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mercoledì 27 marzo 2013

Gentry Day, London.



Londra again….  ma questa volta con un obiettivo in più, quello di trascorrere una giornata meravigliosa in compagnia dei tifosi del Preston North End!
Quando mesi fa prenotai l’aereo sapevo bene che il 16 marzo 2013 si sarebbe giocata a Londra la partita Brentford-Pne, ma ancora non sapevo che proprio in occasione di quel match i tifosi del North End avrebbero poi successivamente organizzato il favoloso e leggendario Gentry Day!
Magia del calcio, magia del Preston North End o forse, chi lo sa, un regalo dei tifosi che leggendo ed intuendo su FB o sul forum Pne On-Line il mio entusiasmo per il prossimo viaggio a Londra per assistere a quel match hanno voluto organizzare il Gentry Day proprio in occasione della trasferta londinese.
Non lo saprò probabilmente mai, mi piace pensarlo, ma più probabilmente è stato un regalo o forse un premio del destino per la mia passione verso questo meraviglioso Club!
Fatto sta che, per un motivo o l’altro, a Londra, oltre a passare una grande vacanza, avrei potuto vivere la fantastica esperienza non solo di partecipare ad una trasferta dei tifosi Northenders, ma addirittura vivere con loro le emozioni di una giornata così importante e particolare!
Il Gentry Day viene organizzato da qualche anno con cadenza annuale in occasione di una partita in trasferta per ricordare gli amici tifosi del PNE o ex giocatori del Club purtroppo scomparsi negli ultimi dodici mesi; pur essendo una ricorrenza molto seria e sentita, la giornata si trasforma sempre in momenti di festa e di aggregazione, forse perchè è giusto ricordare gli amici con serenità e ricordando in questo modo i momenti felici passati insieme, ma anche perchè questa particolare giornata è un’occasione unica per ogni tifoso per incontrarsi e per bere della birra insieme in un clima di armonia e tranquillità.
Il nome Gentry viene utilizzato grazie all’ex manager Alan Ball snr che negli anni 70 definì la tifoseria del Pne la migliore usando queste parole “Preston Fans are the best, They’re the Gentry”. 
Proprio per il fatto di essere stati definiti in questo modo i tifosi del North End usano indossare una bombetta, “bowler hat”, soprattutto in occasione del Gentry Day.
E così anch’io, con la mia bella bombetta acquistata proprio a Londra, a Camden Town, proprio un anno fa e proprio nella speranza di indossarla un giorno in occasione di un Gentry Day, mi sentivo pronto a vivere quello che avrebbe potuto diventare uno dei giorni più belli della mia vita!
Prima della partenza mi ero sentito tramite Facebook con alcuni tifosi inglesi del PNE, ormai diventati amici “virtuali”, per poterci incontrare ed in particolare con Trevor che gentilmente aveva procurato i biglietti per me e per mia moglie Silvia… alla quale avevo più volte sconsigliato di venire alla partita ;) immaginandomi la scena di Fever Pitch quando il nostro mitico Colin Firth porta allo stadio in piena terrace la fidanzata… ve la ricordate la scena con lei che viene spintonata di qua e di là? Ecco… io mi immaginavo precisamente quella scena!

Venerdì sera partiamo, pieno di attese e speranze, ma anche con un po’ di emozione e tensione pensando a quella giornata che si annunciava intensa e piena di emozioni!
Da una parte la grande voglia di stare insieme a quei tifosi… a quei tifosi che rappresentano l’anima vera del Pne, a quei tifosi che riempiono la Town End ogni sabato a Deepdale, a quei tifosi che seguono la squadra con passione e fedeltà in giro per l’Inghilterra, a quei tifosi che sfidano freddo, neve, pioggia per essere sempre vicini e sostenere i ragazzi.
Dall’altra parte un po’ di preoccupazione…. Sono tutte persone che conosco solo per via delle foto su Facebook… e soprattutto parlano inglese!

Comunque durante il viaggio in aereo penso solo alla partita, al Gentry Day e a Londra, la sua bellezza, la sua gente, le sue strade, i suoi monumenti, i suoi negozi… i suoi stadi, ed in particolare il Griffin Park… Griffin Park, Brentford, ma soprattutto Preston North End, almeno per stavolta… Preston North End, la Gentry, le bombette, l’allegria, la voglia di stare insieme, di stare insieme per il Preston North End, di stare insieme e cantare Take my hand take my whole life too For I can't help falling in love with you, The North End… di stare insieme per sostenere sempre e comunque la squadra, la squadra che amiamo, la squadra per cui tifiamo, la squadra del nostro cuore. Il Preston North End. Proud Preston.

Londra ci accoglie con la tipica dolce pioggerellina che mi fa subito sentire bene e che mi fa sentire a casa.. siamo a Londra, e Londra per me significa libertà, significa football, significa pub, significa vivere un’atmosfera per me magica che difficilmente si può spiegare, forse qualcuno di voi mi può capire.. anche se solo per pochi giorni..
Da Stansted arriviamo a Liverpool Street e da lì un black cab ci porta a Russel Square nel nostro solito B&B di fiducia, caldo e accogliente come sempre.

La mattina del sabato piove e fa abbastanza freddo, ma l’unica cosa che sento è l’emozione e la tensione perché so bene che dopo poche ore mi sarei trovato a Brentford in mezzo a tanti tifosi del PNE!
La pioggia che mi bagna, il freddo e il vento che mi accarezza... eppure io sento solo il richiamo del footy, la voglia di Preston NE...
Si va a Covent Garden, ma la testa è già là, Griffin Park, Brentford… Preston North End ed i suoi tifosi, la Gentry… lo stadio, i cori, la partita, i pub, i famosi pub che stanno agli angoli del vecchio Griffin Park, i colori delle due tifoserie, le birre, gli amici… in una parola, il football.
Sono felice, ma teso, emozionato, ansioso… non so perché… dovrei solo essere felice, ed invece penso di non riuscire ad integrarmi con i tifosi, temo di essere visto solo come un estraneo… del resto tra di loro i tifosi che vanno in trasferta si conoscono tutti, però alla fine capisco anche che questo è il Gentry Day, un’occasione di aggregazione, un’occasione per stare tutti insieme nel nome dell’amicizia, nel nome degli amici scomparsi, nel nome del football, nel nome del Preston North End, e allora capisco che questo sarà anche per me il Gentry Day, sarà un Gentry Day che vivrò con gli altri tifosi, ma che vivrò anche dentro me stesso, perché vivrò fortissime emozioni, e allora indosso la mia bombetta e mi avvio deciso verso Griffin Park sicuro che sarà una grande giornata e che tutte le paure scompariranno alla prima birra, al primo Northender che avrò il piacere di salutare.

Così a mezzogiorno si parte dalla stazione di Waterloo in direzione Brentford, venti minuti di treno ed io e Silvia arriviamo a destinazione.
Alla fine è venuta anche lei… ok, sono certo che sarà una giornata di festa, una giornata tranquilla e senza nessun tipo di tensione…. Ma l’immagine di Fever Pitch ce l’ho ancora bene impressa in mente!!
Siamo già stati due volte a Deepdale, ma so bene che in trasferta l’atmosfera è completamente diversa ed ogni tifoso cercherà di far sentire il suo supporto alla squadra ancora più forte, ancora con più convinzione, ancora con più voglia di farsi sentire… sarà un’esperienza fantastica!
Abbiamo portato alcune sciarpe ed adesivi dei GBS con l’intento di regalarli o scambiarli con i tifosi, sia per far conoscere sempre di più il Branch, sia per cercare di far capire quanto ci teniamo ad allacciare rapporti di amicizia con loro.
Ovviamente ho anche la mia bombetta, ma mancano ancora i tickets per la partita!
Sarà il mio amico Trevor a portarceli, speriamo di riuscire a trovarlo in mezzo al casino che ci sarà allo stadio e nei famosi quattro pub !
Non piove, ma fa abbastanza freddo e cosi sono obbligato ad indossare il mio montgomery che mi impedisce di sfoggiare il bellissimo giubbetto “The North End” regalatomi da Trevor! Un giubbetto, forse più definibile felpa che comunque indosso orgogliosamente sotto al montgomery..

Dalla stazione ci avviamo a piedi verso lo stadio e si vedono i primi gruppetti di tifosi in arrivo da Preston, facilmente riconoscibili per la mitica bombetta che portano in testa!
Chi mi vede capisce che sono un tifoso del PNE grazie alla bombetta, mi saluta e io ricambio con entusiasmo, siamo solo all’inizio, ma già sono emozionato e non vedo l’ora di tuffarmi in questa giornata, non vedo l’ora di mischiarmi con loro, loro, i tifosi Lilywhites, loro, i Northenders, loro, quelli che arrivano da Preston, loro, anzi, noi, i tifosi del Preston North End FC! Orgogliosi di esserlo, Proud Preston.

Lo stadio non è lontano, è ancora presto e si vedono pochi tifosi in strada, o forse sono già chiusi dentro nei pub a bere in attesa del kick off.
Noi esploriamo un po’ la zona, arriviamo al Griffin Park, giriamo tutti i lati e vediamo i quattro pub, poi ci fermiamo davanti all’ingresso principale dello stadio per qualche foto, c’è qualche tifoso del Brentford, ma anche piccoli gruppetti del PNE, anche se non riconosco nessuno.




                                             

                               


                                     

Ad un certo punto arrivano i giocatori di casa a piedi, bella atmosfera, grande tranquillità e tanta voglia di football!




Più tardi decido di andare alla ricerca di un Pub nel quale Geoff, il Chairman del PSG, mi aveva detto che si sarebbero fermati a pranzare i tifosi in arrivo con dei pullman organizzati da Preston… purtroppo cerco questo famoso Brewery Tap Pub senza risultato… trovo High Street, mi ero segnato da casa la via, ma del pub non c’è traccia… chiedo informazioni ad un paio di tifosi del Brentford, ma nessuno riesce a darmi indicazioni precise e desisto… immaginando che comunque parecchi tifosi li avrei trovati nei pub vicini allo stadio ed in particolare nel pub che si trova nel lato del settore ospiti.
Ci avviamo così nuovamente verso lo stadio e nel frattempo, preoccupato per i miei tickets, mando un messaggio a Trevor… che però si trova in un pub a Putney con altri tifosi arrivati da Preston in treno… spero che arrivi in tempo per il match!!
Faccio un giro veloce nello shop del Brentford ed acquisto il match programme, non potevo perdermelo!


L’iniziale delusione per non aver trovato Geoff e Trevor si cancella quando, ormai arrivato in prossimità del Griffin Pub, sento una voce che mi chiama… ovviamente con il mio nickname… e sento “Conor, Conor!”…. incredibile, mi hanno subito riconosciuto!
A quanto pare Facebook serve a qualcosa… a chiamarmi infatti è Gemma, una ragazza, diciamo così, abbastanza esuberante che subito mi presenta ad un gruppo di tifosi, alcuni dei quali mi riconoscono, ed ai quali spiega che sono un tifoso italiano del PNE.
Vengo accolto da tutti con entusiasmo e sorpresa… molti mi chiedono i motivi per cui tifo North End, altri mi chiedono da quale parte dell’Italia arrivo, altri vogliono sapere quando andrò a Deepdale… tutto bellissimo, facciamo delle foto, regalo parecchi adesivi dei GBS ed una sciarpa e ovviamente entro al pub per bere una Guinness… Nel pub trovo John, un altro ragazzo conosciuto tramite FB, ed uno degli organizzatori del Gentry Day, è bello conoscersi di persona, scambiare qualche battuta… anche se una mi preoccupa un po’… infatti quando dico a John che i miei biglietti li ha Trevor lui mi guarda divertito e mi dice… “Trevor? Oh… good luck!”….. intuisco che l’amico Trevor non deve essere tra le persone più affidabili che potevo trovare… ma sono certo che arriverà! Allo stadio dovrà pur arrivare e dovrà entrare dal settore ospiti!
Per sicurezza lo chiamo al telefono…. Beh… non è che sia molto rassicurante sentire il casino che c’è dall’altra parte e le risate di persone diciamo… allegre, ma comunque Trev mi rassicura dicendomi che sta per arrivare, io gli indico il nome del pub in cui mi trovo, speriamo in bene.. anche perché ormai non manca moltissimo all’inizio della partita!
Non mi preoccupo perché comunque gli devo anche dei soldi per i biglietti, ma anche per del materiale che mi aveva spedito a casa qualche settimana prima, tra cui il giubbetto di cui ho parlato sopra…. E poi sento di potermi fidare, sento di non dovermi preoccupare, sento di dovermi solo divertire e godermi in pieno questi fantastici momenti insieme ai tifosi, questi fantastici momenti che da tempo sognavo!
E così io e Silvia usciamo dal pub e ci godiamo lo spettacolo dei tifosi che cantano, inneggiano alla squadra e alla Gentry, cerco di fare qualche foto e qualche filmato, ma preferisco vivere in pieno questi momenti mischiandomi con loro, cercando di sentirmi veramente uno di loro…
A volte penso che forse sarebbe stato meglio non essere nemmeno riconosciuto come italiano… fingermi uno di loro e basta, senza dover per forza sentirsi al centro dell’attenzione, fingere che per me essere lì sia la normalità, fingere di essere un tifoso come gli altri… in fondo è così, non mi sento di certo diverso da loro o più particolare per il solo fatto di essere italiano, ma è comunque bello vedere il loro entusiasmo e la loro incredulità nel venire a sapere dell’esistenza di un Fans Club italiano della loro squadra!
Molti conoscono già i GBS grazie alle pagine FB e twitter, grazie al blog, grazie all’articolo comparso tempo fa sul sito ufficiale, grazie al forum Pne On-Line, grazie alla premiazione durante la quale, la scorsa estate a Deepdale, consegnai una targa a Will Hayhurst premiato dal Branch come miglior giovane della scorsa stagione, ma naturalmente conoscersi di persona, vedere il mio entusiasmo e la mia voglia di sentirmi uno di loro, credo che li abbia colpiti.
Sono sensazioni bellissime, sono certo che questi sono momenti che mi porterò per sempre dentro nel cuore, momenti da immortalare come in una foto, momenti di gioia e condivisione di qualcosa di meraviglioso come il tifo e la passione per il Club che amiamo e che ci accomuna… inglesi o italiani, poco importa, è il PNE che ci unisce.. è questa passione che ci nasce da dentro e che non può fermarsi davanti a niente, è questa passione che ci porta a bere, cantare, ridere insieme nonostante sia la prima volta che ci vediamo, è questa passione che ci porta a cercare la libertà non solo nei novanta minuti di gioco, ma anche in questi attimi di pazza gioia, è questa passione che ci fa prendere un aereo o un treno per seguire la nostra squadra di calcio fin dove ci porta il cuore, è questa passione che ci fa stare lì, in piedi, magari al freddo o sotto la pioggia, a sostenere questa nostra squadra… ah, quanto mi piacerebbe poterlo fare ogni sabato, ah, quanto mi mancherà questa atmosfera quando questa meravigliosa giornata sarà finita, ah, quanto vorrei provare queste emozioni più spesso, ah, quanto vorrei perdere la voce, sentire freddo, bagnarmi, saltare, cantare, stare con loro, loro, i tifosi del Preston North End… quanto vorrei …







Ad un certo punto, mentre canto e chiacchiero un po’ con Adam, Dougie, Ben, Gemma e gli altri, sento John che mi chiama… “Conor, Trev is in the pub!” e allora io e Silvia andiamo subito a conoscere Trev… che gran personaggio… Trevor sta naturalmente bevendosi una pinta, ci presentiamo, io gli consegno subito una confezione di tabacco che mi aveva chiesto di prendergli al duty free in aeroporto, lui ricambia con adesivi vari, ma soprattutto adesivi creati appositamente per i GBS, con il classico disegno del pugno e la scritta Italian Whites G.B.S. al posto del solito North End Soul… bellissimi, questo mi fa capire ancora una volta la straordinaria gentilezza di questa gente, mi hanno accolto come uno di loro, e, se devo essere sincero, in quei momenti mi sentivo proprio così… uno di loro!
Non potrò mai andare come loro a Deepdale ogni volta, non potrò mai, ma la mia è una passione forte e sincera, la mia passione è tifo, indipendentemente da dove vivo, indipendentemente da quello che posso vivere, indipendentemente dalle volte che riuscirò ad andare allo stadio… io so che ci sarò con il cuore e so che sarò là a casa a seguire i ragazzi come potrò, davanti ad un pc, pronto esattamente come loro a sostenerli ed a soffrire, sperare e gioire.
Restiamo al pub con Trevor e John, si parla, si fanno foto, si beve e…. finalmente ho tra le mani i preziosi tickets… terrace, che bello, finalmente…
Regalo alcuni adesivi ed una sciarpa dei GBS a Trev ed a John, entrambi apprezzano moltissimo, le sciarpe, effettivamente, sono davvero belle!
Sono orgoglioso e felice di regalarle proprio a loro, due persone che stimo e che anche oggi, cosi come successo tramite i social network, si stanno dimostrando disponibili e simpatici.
Pago i tickets a Trev che però non vuole assolutamente nulla per il materiale che mi aveva spedito a casa, insisto, ma non c’è niente da fare, incredibile, altro esempio di disponibilità e generosità che quasi mi commuove…





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John si avvia verso la stadio, noi restiamo ancora un po’ con Trev, ma ormai è tardi e poco dopo anche noi andiamo all’entrata del settore ospiti in Brook Road.Emozione pura, passiamo i tornelli, io e Trev lasciamo qualche adesivo di ricordo appiccicato qua e là, entriamo, la partita è già iniziata, ma ad accogliermi c’è lo spettacolo del settore ospiti gremito, festante, chiassoso e pieno di entusiasmo!
Ci sono ragazzi come me, ma anche adulti, anziani, donne, bambini, e c’è anche la bandiera del Norwegian Branch, e ci sono le bombette, e ci sono i cori, e ci sono facce rilassate, divertite, orgogliose e ci siamo noi, io e Silvia, due italiani, lì in mezzo a loro, a loro, i tifosi del Preston North End FC. Orgogliosi. Proud Preston.

Siamo in piedi, ci sistemiamo e poi, dopo esserci goduti lo spettacolo dei tifosi Whites on tour, iniziamo anche a guardare la partita… sembra strano… posso finalmente rivedere il PNE dal vivo, ma sembro più interessato a guardare lo spettacolo sugli spalti.. il nostro settore non smette mai di cantare e di incitare la squadra, questo è il Gentry Day e tutti vogliono esserci e farsi sentire e lo stesso vale per me!
La partita non si sblocca dallo 0-0, i padroni di casa giocano forse meglio, ma i ragazzi, contro una delle squadre più forti del campionato, si comportano benissimo, forse non brillano come invece successo nelle ultime partite, ma non si soffre nemmeno più di tanto.
Purtroppo è fuori per infortunio Will Hayhurst, peccato davvero, mi sarebbe piaciuto rivederlo dopo averlo premiato la scorsa estate ed averci scambiato qualche battuta, mi sarebbe piaciuto vederlo giocare adesso che, con il nuovo manager Grayson, sta giocando con continuità e sta giocando pure molto bene avendo anche segnato tre gol nelle ultime partite… peccato davvero, noi GBS siamo stati tra i primi a dargli la fiducia che merita, mi sarebbe piaciuto molto vederlo in campo, incitarlo e, magari, avere la possibilità di scambiare ancora con lui qualche battuta..
I Northenders sono pieni di entusiasmo per questa giornata, ma anche per l’andamento della squadra che da quando è arrivato Grayson sembra essersi trasformata e sta facendo molto bene.
Simon Grayson is a White, cantiamo, il nuovo manager è già entrato nel cuore dei tifosi!
Ma tra i tanti cori è certamente Can’t help falling in love quello che più mi fa emozionare, Take my hand take my whole life too, For I can't help falling in love with you, The North End… è il coro con il quale I tifosi del North End si fanno sempre riconoscere, è l’inno che si canta prima dell’inizio delle partite a Deepdale (anche se nell’era Westley era stato sostituito da un’altra canzone… chissà perché..), è il coro che per me ha sempre rappresentato questo Club, questa tifoseria, anche se so che non siamo gli unici a cantarlo, ma per me è così, per me rappresenta solo il North End!












Il primo tempo finisce senza gol e nell’intervallo molti tifosi vogliono conoscermi e finalmente arriva anche Geoff, è un onore ed un piacere per me fare la sua conoscenza, ci presentiamo e scambiamo qualche battuta, io mi tolgo la sciarpa dei GBS  che ho al collo e gliela regalo, lui è molto contento e mi regala la sua sciarpa… bellissima, una sciarpa che chissà quante volte ha portato con sé al collo  a Deepdale ed in giro per l’Inghilterra! Un regalo che apprezzo tantissimo, un regalo vero, un regalo importante e che non dimenticherò! 
Parliamo per un po’ insieme, ma poi anche altri tifosi vogliono parlare con me e facciamo qualche foto, io mostro anche la bandiera dei GBS che piace molto a tutti… è blu con una croce bianca all’interno della quale c’è scritto “Preston North End Italian Branch” e nei quattro spazi ci sono rappresentati il nostro logo, quello del PNE, dei Gigli Bianchi ed un tifoso White a bordo di una lambretta.. simbolo italiano certamente apprezzato anche nel Regno Unito.. che molti osservano con simpatia e divertimento..
Mi diverto anche perché gli inglesi non riescono a pronunciare la “gl” e quindi Gigli per loro diventa Gighli… cerco di far capire la pronuncia esatta, ma è inutile!
E’ tutto bellissimo, un tifoso mi regala una spilla, un altro un adesivo, alcuni intonano il coretto “Italia Italia” anche se probabilmente non sanno del mio amore per le loro Terre, per la Gran Bretagna, per l’Inghilterra!



Quasi mi dispiace che inizi il secondo tempo…. Saluto Geoff che torna al suo posto, ci diamo appuntamento a Deepdale… il prima possibile!
Mi spiace solo di non essere riuscito a conoscere i tifosi norvegesi, anche con loro avevo avuto dei contatti tramite facebook, ma il settore ospiti è veramente pieno e c'è parecchia confusione!
Sono felicissimo, spero ci saranno altre occasioni, altre partite, altre trasferte, ma le prossime volte vorrei tanto sentirmi veramente uno di loro, a me non interessa essere riconosciuto come “l’italiano che tifa il Preston”, certo, fa molto piacere vedere l’ammirazione e la curiosità e sorpresa dei tifosi inglesi, ma a me piacerebbe arrivare ad un punto in cui per loro sia normale vedermi lì, mi piacerebbe bere una birra parlando normalmente della squadra, parlando della partita, senza necessariamente sentirmi in qualche modo al centro dell’attenzione.
Beh, forse dire al centro dell’attenzione è esagerato, probabilmente la maggior parte dei tifosi non mi conosce e non si è nemmeno accorta di me, ma comunque, in ogni caso, è stato bello vedere l’entusiasmo e la gentilezza di chi ho avuto l’occasione di conoscere!

La partita inizia, cerco di viverla nel miglior modo possibile e mi faccio trascinare dall’entusiasmo, canto con loro, gioisco e soffro con loro, salto e alzo la bombetta con loro, mi diverto con loro, spero con loro, ed alla fine mi dispero con loro per il rigore assegnato al Brentford al 93° minuto…e poi sono triste con loro per il gol delle Bees, ma subito poco dopo ritorno ad essere felice ed orgoglioso con loro, torno a cantare come se nulla fosse con loro, ringrazio i giocatori all’uscita dal campo con loro, applaudo e continuo a cantare anche dopo la fine con loro, continuo a cantare con loro fino a quando non esce l’ultimo di loro, l’importante per me è aver vissuto tutto questo, tutte queste emozioni con loro, loro, i tifosi del Preston North End FC. Orgogliosi. Proud Preston.

La partita finisce cosi con la grande delusione di aver perso a causa di un rigore, tra l’altro dubbio, nei minuti di recupero, ma nemmeno la sconfitta potrà togliere un po’ della gioia che provo, oggi si va oltre il risultato, oggi c’è solo gioia, soddisfazione ed entusiasmo per me.
Ma quello che più di tutto ho provato è libertà. In quei minuti mi sentivo libero, libero di non pensare a niente, libero solo di divertirmi e di godermi quei momenti.
E c’è la convinzione, la convinzione di essere uno di loro, perché il tifo non ha confini, perché il tifo va oltre, perché il tifo non si giudica da quante partite vedi… soprattutto se tifi una squadra inglese e vivi in Italia…





Saluto Trevor, forse non sono ancora del tutto pago, vorrei stare ancora con loro, forse mi aspettavo di ritrovarmi ancora in qualche pub con loro, ma alla fine i tifosi si dirigono ognuno verso i pullman, i treni o le macchine, Preston è lontana e un lungo viaggio di ritorno li attende.
Non sono deluso, ma mi dispiace che sia finita questa grande giornata, sarebbe stato bello proseguirla, ma è ovvio che loro debbano tornare.. e allora anche noi ci dirigiamo verso la stazione, entriamo ancora in un pub, ma ci sono pochi tifosi del PNE, mischiati senza problemi a quelli del Brentford, anche qualcuno di loro mi sorride, mi saluta… che bella atmosfera, che belle giornata di football.

Ce ne andiamo, forse con un po’ di tristezza, ma un’ultima sorpresa questa grande giornata ha deciso di darmela ancora… magia del football britannico, magia della Football League.. io e Silvia camminiamo ed intravediamo due ragazzi con la felpa del Preston N.E., uno di loro ci sorride e si ferma per salutarci… è lui, non ci posso credere, è proprio lui, Will Hayhurst!
Destino forse.. io credo sia la magia del caro footy…
Will si ricorda ancora di noi e della premiazione dello scorso agosto, sorride per la mia bombetta e si meraviglia di trovarmi lì. Facciamo una foto insieme, mi congratulo con lui per i gol che ha segnato nelle ultime partite e per le belle prestazioni e mi informo sulle sue condizioni che non gli hanno permesso di scendere in campo oggi… gli auguro di continuare così, lui mi dice ancora qualcosa, ma per l’emozione e probabilmente per il suo inglese veloce non capisco perfettamente… poi ci salutiamo.. è stato un bellissimo incontro, beh, mi rendo conto di non essere un ragazzino, ma io ho molto a cuore il futuro da calciatore di Will, credo molto in lui e dopo la famosa premiazione si è creata da parte di mia una particolare simpatia per questa giovane promessa del PNE, un local lad, che spero possa restare a lungo con i Lilywhtes e che possa avere una carriera piena di soddisfazione con la maglia bianca del Preston North End FC!
Sono stupito dal fatto che sia stato lui a riconoscermi ed a volermi fermare per strada, è una stata una bella sensazione!
E così la giornata di football si chiude con questa piacevole ed inaspettata sorpresa, possiamo ora dirigerci verso la stazione più rilassati e con un bellissimo ricordo in più!

Sul treno ripenso a questa incredibile giornata… Silvia non ha fatto la fine della fidanzata di Colin in Fever Pitch, ma è comunque stanca e “provata” da queste emozioni e da tutto questo entusiasmo! Non penso che insisterà ancora per accompagnarmi in una trasferta del PNE!
Riavvolgo tutti i momenti vissuti con i tifosi, ricordo ognuno di loro, le loro facce simpatiche, il loro entusiasmo, la loro passione e la loro voglia di stare insieme.
Sono felice ed orgoglioso, sono soddisfatto e non vedo l’ora di ripetere questa fantastica esperienza.. la partita, ma soprattutto i tifosi, farsi trascinare in quella marea di entusiasmo bianco e blu è stata la cosa più bella, dimenticarsi di tutto per quella mezza giornata, dimenticarsi di tutto e pensare solo al PNE, pensare solo a passare una giornata memorabile, una giornata che resterà in modo indelebile nella mia testa e soprattutto nel mio cuore, una giornata all’insegna del Gentry Day, una giornata all’insegna dell’amicizia, una giornata all’insegna del divertimento, ma anche del ricordo, una giornata che rappresenta molto per me, una giornata da tifoso del Preston North End, una giornata all’insegna del Preston North End FC, sono orgoglioso, Proud Preston.

Oltre alla felicità personale provo anche soddisfazione per i GBS, il Fans Club dopo questa giornata sarà ancora più conosciuto e credo anche più rispettato.
Credo che chi abbia potuto conoscere i GBS abbia anche potuto capire che i GBS fanno sul serio, che i GBS vogliono crescere, che i GBS ci credono veramente, che i GBS vogliono instaurare rapporti sinceri di amicizia e di collaborazione con il PNE ed i suoi meravigliosi tifosi.
Penso che questa possa essere una giornata davvero importante per il Branch, non per merito mio, ma per merito della nostra passione e della nostra voglia di condividere con sempre più persone questo fantastico tifo per questo fantastico Club!
La giornata all’insegna del football è veramente finita.. arriviamo a Waterloo, torniamo a Russel Square e dopo un breve riposo andiamo a mangiare alla Steak House in Leicester Square, non abbiamo pranzato ed una bella bistecca ci vuole proprio, accompagnata ovviamente da una pinta.
Stanchi per la giornata intensa torniamo al B&B e, da puro malato di calcio, resto sveglio per godermi The Football League Show appena iniziato un TV sulla BBC ONE.
Ecco, la giornata di football non era ancora finita  a quanto pare..

Il giorno dopo andiamo a Covent Garden e da lì prendiamo il bus che ci porta al Tower Bridge, sempre meraviglioso vederlo, sempre così imponente.. piove, fa abbastanza freddo, ci rifugiamo, dopo aver scattato qualche foto alla Torre di Londra, nel suo shop pieno di libri storici interessanti e più tardi in un comodo Starbucks a scaldarci con una cioccolata.





Più tardi proseguiamo la passeggiata oltrepassando anche il London Bridge, e ci fermiamo per pranzo al pub The Anchor che, nella giornata in cui gli irlandesi festeggiano il St.Patrick Day, è addobbato per l’occasione.
Per me Bangers and Mash (Salsicce con purè di patate) e la solita Guinness; ci rilassiamo in un ambiente davvero accogliente e ci gustiamo con calma il pranzo.






     

Continuiamo a passeggiare e ci fermiamo ad osservare e fotografare il Globe, il teatro di Shakspeare e poi torniamo al B&B per un breve riposo prima di fiondarci nello shopping a Carnaby Street. 







Proprio a Carnaby Street, però, la grossa delusione… non ci sono più i negozi di Merc, Luke ed Henri Lloyd… incredibile.. entro da Ben Sherman, ma la nuova collezione non mi entusiasma ed alla fine mi “accontento” di una maglia anni 70 dei Rangers da Soccer Scene… niente male direi! A Covent Garden non c'è più nemmeno il negozio della Baracuta... sfortuna pura..




La serata è fantastica: abbiamo appuntamento a London Bridge con Guido (The Lions88) e Massimiliano, il leggendario conduttore della trasmissione radiofonica “Anglocalcio”… un grandissimo piacere ed onore per me poterli finalmente conoscere di persona! Entrambi vivono a Londra da qualche mese e stanno proseguendo il grande lavoro di Marco (Hibees1875) con Londra Calcistica.
Inizialmente infatti li avevo invitati a Griffin Park, ma entrambi erano in “missione” in qualche campo di non league, appunto, per conto di Londra Calcistica.
Andiamo insieme in un pub, serata davvero piacevole, tra chiacchiere riguardanti il football, ma non solo; Guido mi aiuta a cercare di convincere Silvia ad andare a St.Albans il giorno dopo, ma credo che questa volta non l’avrò vinta..
E’ un grande piacere passare la serata in compagnia di due persone così simpatiche… sono contento per Guido che si è ambientato davvero bene a Londra ed alla vita londinese, sono felice di ascoltare i racconti di Massimiliano, uno che parlava di calcio inglese in Italia quando ancora in ben pochi lo seguivano… grande tifoso del WBA, mi trovo subito benissimo con entrambi!
Parliamo molto, il tempo scorre veloce e in tarda serata ci salutiamo, ognuno va per la sua direzione con la felicità di aver trascorso delle ore veramente piacevoli.




Il giorno dopo è dedicato allo shopping… rinuncio a St.Albans e Oxford… le avrei visitate molto volentieri, ma effettivamente il tempo non è molto e dato che domenica non eravamo riusciti ad acquistare niente decidiamo di riscattarci il lunedì… Camden Town, Covent Garden, Carnaby Street, Regent Street… facciamo parecchi acquisti ..  Lyle & Scott, Fred Perry, Barbour… e, grazie ad una segnalazione dell’amico Mc.Millan, troviamo anche il negozio della Weekend Offender… una marca casual molto in voga.




Si pranza al Pub The Sussex, dove mi gusto un favoloso sidro della Magners… lo sponsor del PNE tra l’altro, e dove possiamo riposare in un clima tranquillo ed amichevole.




Giriamo tutto il pomeriggio per Piccadilly Circus, Oxford Street, Leicester Square… piove, ma ci possiamo ritenere fortunati dato che da casa giungono notizie che in Italia sta nevicando…
La sera mangiamo alla Steak House e restiamo un po’ in giro a goderci lo stupendo spettacolo della Londra notturna…

Martedì mattina ci si sveglia con il solito malumore dell’ultimo giorno… ma decisi a passare nel migliore dei modi le ultime ore a Londra sfruttando ogni singolo secondo.
La prima cosa che facciamo è andare a Sheperd’s Bush al negozio Stuart London dove acquisto una polo ed una camicia della Merc, poi, senza perdere tempo, torniamo in zona Carnaby e torniamo da Weekend Offender per acquistare un giubbetto per l’amico Mc.Millan… ne approfitto per scambiare qualche battuta con il commesso parlando di football, lui è un tifoso del Cardiff e subito gli chiedo cosa ne pensa del cambiamento dei colori sociali e del crest e lui mi dice che per lui quello non è il vero Cardiff e che non segue più la squadra anche a causa del suo trasferimento a Londra per gestire il negozio.
Io gli spiego del mio tifo per il North End… sempre bello parlare di footy!


                 


L’ultima ora a disposizione, prima di pranzare, la dedichiamo alla libreria Waterstone’s… reparto… football tanto per cambiare.. trovo tanti libri che già conoscevo grazie ad Amazon e mi compiaccio della mia collezione, dato che molti dei libri presenti sono già nella mia libreria!
Inizia a piovere e ne approfittiamo per fermarci al pub Leicester Arms dove posso gustarmi un ultimo fish & chips ed una gustosa birra… il nostro tavolino è situato proprio vicino ad una finestra dalla quale possiamo vedere la vita fuori dal pub…la pioggia cade sui vetri e li bagna dolcemente, il suono della pioggia che picchia sui vetri mi sembra musica bellissima, tutto mi sembra fantastico … capisco che la vacanza sta per finire e la nostalgia sta cominciando a far breccia nel mio cuore.. è sempre bello arrivare a Londra, ma è anche sempre doloroso lasciarla, abbandonare quei luoghi che amo, quella folla nella quale vorrei perdermi, questa città che ogni volta ti lascia sorpreso come se fosse la prima volta…questa città infinita e colorata, questa città che nasconde mille misteri, mille sorprese, questa città così carica di fascino e di storia… questa è Londra, e lasciandola non si pensa mai ad un addio, ma ad un arrivederci, non potrei mai immaginare di non tornarci più, una città che è sempre nei miei pensieri, una città che è un punto di riferimento, una città che è di milioni di persone, ma che sento mia più di ogni altro posto al mondo.




                   


E arriva poi il momento… il momento di salutarla, il momento di salire su un treno che ti porta a Stansted, il momento delle valigie, il momento di guardar fuori dal finestrino con malinconia, il momento di far trascorrere il tempo ascoltando della musica e leggendo qualcosa, il momento di prendere un aereo che ti riporta in Italia, il momento di dirle arrivederci, goodbye..

Conor Adam

domenica 24 marzo 2013

Black and Amber


Si può chiamare un edificio sacro, “torsolo” o “moncone”? Si a quanto pare. Succede a Boston, cittadina del Lincolnshire, dove questa stranezza riguarda un punto di vista storico-architettonico, della famosa Chiesa di St. Botolph’s. Qui, dove nel seicento fu vicario John Cotton, uno dei massimi esponenti del dissenso contro il protestantesimo di Re Giacomo I, che incoraggiò i fedeli insofferenti alla mancanza di libertà religiosa ad unirsi alla Massachussets Bay Colony, la colonia creata dai padri pellegrini sbarcati dalla Mayflower, e che ebbe un ruolo determinante nell’indurli a fondare nel 1630, una vera e propria città oltreoceano, alla quale venne dato il nome, guarda caso di Boston, nella quale si trasferì lui stesso nel 1633.

Dicevamo però del Boston Stump. Inizialmente questa sorta di nomignolo fu affibbiato solo alla torre della chiesa, e, in seguito estesa nel linguaggio comune, per indicare l’intero complesso ecclesiastico. La verità è che questo soprannome, è stato dato alla torre sin dall'inizio della sua messa in opera, senza un attestato che ne delucidi chiaramente il motivo. Le possibili interpretazioni date dagli studiosi in materia, sono molteplici, tra le quali le principali sono tre: la prima, secondo cui, dati i tempi lunghi di costruzione della torre, quest’ultima, sembrasse per molto tempo agli abitanti di Boston e del territorio circostante, una sorta di strampalato moncone. La seconda, dice che lo “Stump”, nel progetto di nascita, avrebbe dovuto essere completato con una guglia posta sulla sua sommità, per cui, non essendo quest’appendice mai stata costruita, sarebbe rimasto una sorta di semplice moncone. La terza infine, prevede che il nome sia derivato dall’impressione che destava, l’ergersi nel bel mezzo di un terreno totalmente pianeggiante, di questa torre alta oltre 80 metri. Ora, a dire il vero, tutte e tre queste spiegazioni hanno delle forti argomentazioni sia a favore sia contro, per cui dire quale sia quella corretta è difficile, se non impossibile.

Cambiando argomento una cosa è certa, a Boston, si è giocato a calcio anche prima del fatidico 1933, solo che, in quell’anno il 3 di luglio un gruppo di sportivi locali tenne una riunione, per discutere la possibilità di trovare una proposta alternativa alla società calcistica del momento, nel tentativo di formare un nuovo club di calcio cittadino, da chiamarsi Boston United, che avrebbe occupato il posto del precedente Boston FC, nella Midland League. Ci fu nell’occasione un sostegno sufficientemente ampio per avallare la nuova iniziativa, e il club nell'estate di quell’anno mosse i suoi primi passi. E anche se non sarà in grado di iscriversi immediatamente alla Lega come nuova entità sportiva, iniziò la sua avventura giocando la partita d’esordio come Boston United, contro le riserve del Grimsby Town il 26 agosto 1933, perdendo per 3-1 nello storico impianto di York Street. Per semplice nota di cronaca negli anni precedenti erano presenti nella cittadina due diversi sodalizi: nell'ordine, il Boston Town, il cui quartier generale era situato al “The Coach and Horses”, e il Boston Swits (diventato poi dopo la fine della prima guerra mondiale semplicemente Boston FC), che usava il “The Indian Queen”.

In ogni caso nel gennaio del 1934 per rinforzare economicamente il nuovo club, entrerà in società un certo Ernest Malkinson, un imprenditore locale, proprietario di luoghi di intrattenimento e svago, come sale da ballo, bingo e altre amenità. E così, per la maggior parte dei successivi settanta anni, la famiglia Malkinson, sarà una delle forze trainanti e punto di riferimento principale del Boston United, conoscendo dopo appena due anni dal loro insediamento, non solo il centravanti del momento Frank Bungay, che nel 1935 realizzò la bellezza di 61 centri, ma anche un giocatore che è stato probabilmente il più famoso ad aver mai indossato la bella maglia black & amber. Stiamo parlando di Freddy Tunstall, ex calciatore dello Sheffield United e della nazionale inglese. Aveva fatto sette presenze per l'Inghilterra tra il 1923 e il 1925 scendendo in campo nelle vesti di capitano, per le partite contro Canada e Francia. Non solo, aveva anche segnato l'unico gol nella finale di FA Cup del 1925, quando le Blades sconfissero il Cardiff City in finale a Wembley davanti a 91.763 tifosi. Tunstall, fu nominato player manager a Boston, e realizzerà un piccolo record prestando servizio qui in questo ruolo per nove anni.

Occorre andare agli anni cinquanta per trovare i primi momenti da ricordare di un certo spessore. Negli anni, fra l’altro, in cui il club ritornò a sfoggiare quell’originale kit nero-ambra acquisito con Mister Malkinson. Un abbigliamento, che nel periodo a causa di una carenza di materiale conseguente al conflitto bellico, era stato razionato, e l'unico vestiario disponibile in quantità sufficiente per poter garantire una muta di divise da gioco, era, di nuovo, il vecchio colore bianco blu. Dal 1951, tuttavia, i Pilgrims, resteranno invariabilmente in magliette ambra, recanti in petto l’emblema della Mayflower a vele spiegate, su pantaloncini neri. Nel 1954, il Boston United nomina l'ex portiere del Derby County Ray Middleton come nuovo allenatore-giocatore. Middleton metterà insieme una squadra che raggiungerà il secondo turno di FA Cup nel 1955/56, andando a far visita, ironia della sorte proprio ai Rams al Baseball Ground. Il finale di match scrisse nel referto un incredibile 6-1 per i Pilgrims, con una tripletta di Geoff Hazledine. Resterà a tutt’oggi ancora un punteggio record realizzato da un team di Non-League nei confronti di un club professionista sul loro terreno. Davvero roba d’altri tempi. Altra giornata da menzionare pur senza essere tornati a casa ebbri di successo, fu quella del 7 gennaio 1956. Quando per la partita contro il Tottenham Hotspur disputatesi a White Hart Lane davanti a un pubblico di 46.185 persone (un quantitativo di folla che lo United non rivedrà più in futuro), i pellegrini ne presero quattro da quelli di Londra Nord, ma la partita sarà ricordata a Boston più per il commovente viaggio a sostegno della squadra degli oltre 10.000 tifosi, partiti con un treno speciale diretto a King Cross.

Certo, tornando per un attimo a quella partita con il Derby del 1956, ci sarebbe da dire che i bianconeri militavano allora in terza divisione, e in quel Boston vittorioso giocavano ben sei ex giocatori dei caproni. Ma quando le due squadre furono di nuovo accoppiate nel 1974, per il terzo turno, le cose erano decisamente cambiate. Intanto il Derby County era diventata una delle squadre più forti d’Inghilterra e forse d’Europa, e i Pilgrims vivacchiavano ancora nelle loro categorie dilettantistiche, potendo vantare solo un elemento che aveva calciato un pallone sui campi di Prima Divisione, Phil Waller, e tanto per farci una risata c’era in rosa un certo Steve Powell, parente povero di un Tommy Powell, che aveva giocato per il Derby County nell’anno della grande affermazione dei Black&Amber di diciotto anni prima.

La prima partita si sarebbe dovuta giocare a Baseball Ground e da Boston partirono in 4000. Settanta pullman e un treno dedicato. Questa volta le speranze erano davvero ridotte al lumicino. Il Derby County di Dave Mackay, disponeva di ben cinque giocatori internazionali e stava lottando per il titolo di campione d’Inghilterra, insieme al Leeds United e al Liverpool di Shankly. Il Boston United dal canto suo era sotto la gestione dell'ex giocatore del Grimsby Town, Keith Jobling, che la stagione precedente aveva portato il titolo della NPL, sistemandosi davanti a Scarborough e Wigan Athletic. L’arrivo al terzo turno era passato attraverso quattro incontri, iniziati nel preliminare del 3 novembre contro il Corby Town, vinto fuori casa per 2-1. Sempre a proposito di Corby Town, c’è da aggiungere che in quel 1955 questa squadra andò a inaugurare i riflettori dello stadio di Boston, dove per la curiosità della prima in notturna accorsero in ben 9000. Ma rieccoci all’FA Cup. Il 24 novembre a York Street per il primo turno, arrivò l’Hayes, che davanti a un più modesto numero di spettatori riuscì a portare via lo 0-0, imponendo così la necessità di un replay da giocarsi quattro giorni dopo a Londra, dove però stavolta i Pilgrims passeranno per 2-1 con le reti di Alan Tewley e di John Froggatt. Il 15 dicembre invece, è di scena a Boston l’Hitchin Town. Una rete di Jim Conde spedirà i padroni di casa nell’urna del terzo turno di gennaio, dove come detto pescheranno il temibile Derby County. Fin qui era stato tutto piuttosto semplice, solo l’Hayes aveva creato qualche difficoltà risolte dal capocannoniere Froggatt nei tempi supplementari della seconda partita. Ora però per Nigel Simpson il ventenne portiere dei pellegrini si preventivava un pomeriggio decisamente più complicato. Venticinquemila persone ad alitare sul collo, e il Derby County parte a testa bassa mettendo il Boston United sotto pressione fin dall'inizio della partita. Quattro corner nei primi cinque minuti. Ma la difesa di Boston parve tenere bene. Sembrò che l’impatto con i mostri sacri fosse stato meno brutto del previsto. Alan Hinton troverà un attento difensore in John Lakin, e anche il duo Dick Bate e Billy Howells, resse con una certa tranquillità il ritmo degli avversari. E dopo dieci minuti arriverà pure una bella occasione. Howard Wilkinson (si proprio lui, il manager che vincerà il titolo con il Leeds nel 1992..) subisce un fallo sulla linea di centrocampo da Henry Newton. Calcio di punizione di Phil Waller è John Froggatt costringe Colin Todd a rifugiarsi in calcio d’angolo. Dopo mezz'ora l’esperto Roy McFarland del Derby si infortunò e fu sostituito da Peter Daniel. Nel secondo tempo, il Derby County fra l’imbarazzato e l’indispettito, prova a chiudere la pratica con Jeff Bourne, ma il suo tiro sorvolerà di poco la traversa. A venti minuti dalla fine, quelli di Boston capiscono che possono tentare il colpo. Wilkinson serve Tewley che non ci pensa troppo e infila il portiere, ma la palla rotola troppo lentamente sul campo allentato dalla pioggia fino a rimanere maledettamente bloccata nel fango quasi a ridosso della linea di porta, prima di essere spazzata via da Rod Thomas. Evidentemente era un segno chiaro del destino.

Il Sunday Express scrisse " il manager del Derby Dave Mackay dovrebbe chiedere al custode di Baseball Ground di scavare la zolla di fango che ha salvato la sua squadra da una sconfitta umiliante e poggiarlo in una teca di vetro nella sala del consiglio.

Doug Moody dello Standard Lincolnshire riportò: "E’ stato un pomeriggio da ricordare, nonostante fosse una serata grigia, un buio giorno di gennaio, ma per un attimo la magia di questa coppa poteva renderlo immortale.”

Il Boston insomma porterà via un prestigioso pareggio a reti inviolate, ma reso inutile nel replay della settimana seguente nel centrale impianto di York Street, carico di 11000 entusiasti tifosi, dove il Derby ottenne la vendetta non solo della scialba partita precedente ma anche del disastro patito nel 1956, vincendo pensa te, con lo stesso punteggio subito allora 6-1, e con Jim Conde, che segnò l'unico gol per i suoi. A dire il vero, i Rams faranno comunque poca altra strada, perché già nel turno successivo saranno eliminati dalla Coppa d'Inghilterra dal Coventry City dopo una ripetizione. Mentre, il Boston dal canto suo si affermerà ancora nel suo campionato grazie alla vittoria nell’ultimo match stagionale contro il Morecambe.

Passeranno gli anni, i campionati, molta acqua sul fiume Witham, e nel 1985 per i Pilgrims arriverà un attraente viaggio a Wembley, giusto in tempo per festeggiare i 50 anni sulle scene calcistiche, grazie al raggiungimento della finale di FA Trophy. Non solleveranno la coppa, i ragazzi di Arthur Mann e di bomber Bob Lee, sostenuti da più di 12000 sostenitori. Si imporrà invece, il Wealdstone per 2-1. L’unica e storica rete, fu messa a segno dal biondiccio e sorridente Chris Cook. Il giorno dopo, le strade di Boston saranno ugualmente piene, per rendere omaggio ai loro beniamini. Un po’ come nel 2000 quando la squadra di Steve Evans fu promossa in Conference ai danni dei rivali locali del Grantham Town, o un anno più tardi per il raggiungimento della Football League, dopo circa sessant’anni di onorato sottobosco, ritrovato purtroppo nel 2007 alla fine della celebre e sfortunata gara di Wrexham. Ma siamo pur sempre di fronte ad onesti pellegrini, basta poco per essere felici.


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di Sir Simon


A season in the Sun


Cumbria, Inghilterra del Nord, XIX secolo.

“Eh ci risiamo” pensò preoccupata la giovane donna incrociando combattiva le braccia e fissando l’autunno fuori dai vetri della finestra del soggiorno. Le foglie cadenti, la foschia velata all’orizzonte, il colore rossiccio degli alberi che per lei non aveva niente di malinconico o pittoresco, significavano solo, che la stagione della caccia alla volpe era alle porte. C’era mancato poco che non aveva sposato suo marito per quella ragione. Lui era un cacciatore. Certo detta così la questione faceva sorridere ma lei non ne aveva per niente voglia. L’intera casa era piena di documenti venatori, libri e stampe sul cacciatore perfetto, stivali, cappelli, corni da richiamo, fucili, e tutto il necessario per quel rito a suo modo di vedere barbaro e incivile. Ma la caccia alla volpe in quel periodo era diventata necessaria per controllare l'aumento demografico di questo animale. E suo marito non era uno qualunque. John Peel è ricordato, infatti, come uno dei più famosi cacciatori inglesi di sempre e le sue gesta sono state anche celebrate in una canzone scritta da John Woodcock Graves. Le volpi uccidevano le bestie da cortile, costringendo gli agricoltori a cacciarle con l’ausilio dei propri cani della razza detta Foxhound. Massicci, ben proporzionati, dagli occhi vivaci color nocciola, a pelo corto e fitto, per resistere meglio alle intemperie del clima ostile della Cumbria, e adatti a stanare una certa Olga...

Ora chissà mai se John Peel e Olga si sono mai incontrati. Forse no, perché Olga non è altro che una volpe nata dall’immaginario collettivo della gente della zona, e che fu presa in prestito per simboleggiare la locale squadra di calcio di Carlisle, e il nostro Peel è morto nel 1854, cinquant’anni prima della nascita dello United. Un sodalizio in realtà, sorto come spesso è accaduto da queste parti, da un altro già preesistente formato nel 1880, noto come Shaddongate AFC. Succede, che nel 1904, lo Shaddongate venne radiato dalla federazione a seguito di una disputa su partite rimandate e posticipate, e così, in una turbolenta riunione fra i soci del club, alla fine (e non è un gioco di parole..) si decise per un nuovo inizio. Il nome della squadra fu modificato in Carlisle United, anche nel tentativo esplicito di attirare un più ampio sostegno locale possibile.

Carlisle, è una città di frontiera dove confluiscono i fiumi Eden, Caldew e Petteril, a soli 16 km dal confine con la Scozia. E lo scozzese Bill Shankly ha incominciato qui la sua carriera di allenatore nel 1949. Una parabola che lo portò a diventare in seguito il leggendario manager del Liverpool fino al 1974. Esattamente fino all’anno in cui il Carlisle United è promosso per la prima e unica volta della sua storia in First Division. Ovviamente Shankly non è più il manager, al suo posto in quel momento a Brunton Park c’era Alan Ashman da Rotherham, uno che fra il 1951 e il 1957 aveva segnato 98 goal con la maglia dei Cumbrians. Oh, curiosità, “Goal” è l’anagramma di Olga, la volpe, un tempo disegnata sul crest della squadra dalle belle maglie blu listate di biancorosso. Questo, almeno fino al 1995, quando l’animale fu sostituito con l’emblema cittadino rappresentato da due viverne che sorreggono lo scudo con la croce di San Giorgio avente sottostante un cartiglio recante, il motto, “ Siate giusti e non abbiate paura”, liberamente ripreso da una citazione dell’Enrico VIII di William Shakspeare.

Nel 1974 Bill Shankly era in procinto di andare in pensione. Il suo Liverpool, aveva appena vinto la FA Cup, ed era arrivato secondo in campionato. In quel famoso campionato che sancì la clamorosa retrocessione del Manchester United. E chi sarà uno dei sostituti nella massima serie dei Red Devils, e di Southampton e Norwich City? Loro, gli undici della Cumbria. Il Carlisle era salito in Seconda Divisione nel 1964, alla prima esperienza di Ashman, ma per un decennio ha dovuto sudare e lottare per la permanenza nei cadetti, mantenuta alle volte per un solo punto di distacco. Insomma, nessuno si aspettava che un anno più tardi questo club, che esordì sulle scene in un incontro giocato contro il St.Helens Town nel 1905, entrasse nell’ élite delle grandi d’Inghilterra. Con una media di circa 7.000 spettatori e senza le offerte di TV e di sponsorizzazioni moderne, si trattò veramente di una cenerentola improvvisata. L’astuto Ashman, e il suo Carlisle, guidato in campo dall’esperienza di Allan Ross, chiuse il 1973/1974 con una partita in casa contro l'AstonVilla. Una vittoria lo avrebbe sistemato in terza posizione, l’ultima utile per il salto di categoria. Fu un trionfo. Le reti di Joe Laidlaw e Frank Clarke regalarono una vittoria davanti a 12.494 tifosi entusiasti. Ma per festeggiare la promozione occorreva aspettare il risultato del Leyton Orient, che poteva ancora sperare di rubare il terzo posto se avesse vinto la sua partita conclusiva della stagione, il sabato successivo, guarda caso anche loro con l’AstonVilla, ma al Villa Park. La sera del tre maggio 1974, Orient e Villa pareggeranno per 1-1. Il Carlisle United è in Prima Divisione. Mai successo, né prima né dopo. Fra gli spettatori interessati quella sera a Birmingham c’era il capitano dei Cumbrians, Bill Green, un Geordie dal ghigno temibile, che disse :

"E’ stata piuttosto dura, e soprattutto molto snervante, dopo la partita sono dovuto andare a Londra, ma al telefono ho sentito tutti i ragazzi che stavano festeggiando e mi raccontarono di essere stati chiamati e ricevuti nel palazzo del quotidiano locale News & Star in Dalston Road.”

"Un’esperienza incredibile per me. Dodici mesi prima ero stato a Hartlepool a combattere per la salvezza e abbastanza sorprendentemente mi ritrovavo in Prima Divisione. “

Fu una sorpresa. In un anno legato per sempre a giocatori come Frank Clarke, Bobby Owen, Dennis Martin, Les O'Neill, Ray Train, John Gorman, Chris Balderstone, Alan Ross e altri non meno importanti. La Cumbria assaporava la prospettiva di stipare Brunton Park, e chi fosse restato fuori poteva sempre sbirciare attraverso le fessure delle case in Warwick Road. Si trattava del più piccolo club iscritto alla massima serie dai primi del novecento ad allora, promosso con 49 punti, e che qualche ripresa delle telecamere della BBC aveva fatto entrare nelle case inglesi, con la sua originale visuale di pecore a pascolo nei campi dietro la rimessa di Scratching.

Sarebbe stato difficilissimo tentare di salvarsi. Questo appariva chiaro. Per aumentare le probabilità di sopravvivenza la società acquistò il difensore Bobby Parker dal Coventry staccando un assegno record per il club, pari a 60.000 sterline, e inoltre riportò a Carlisle il leggendario attaccante Hugh McIlmoyle, sperando nel suo terzo incantesimo a Brunton Park.

Fatto sta che qualche addetto ai lavori grazie anche a questi due nuovi acquisti non indicò subito i blues come una delle vittime sacrificali della stagione. Un campionato che prese il via a Stamford Bridge, contro il Chelsea, il 17 agosto, 1974, al consueto orario delle quindici pomeridiane. Un paio di ore più tardi mentre l’Inghilterra si fermava per la tradizionale ora del the, il Carlisle United, guizzante nel suo kit giallo da trasferta si gustava uno storico successo esterno per 2-0 su un team che comprendeva gente del calibro di Peter Bonetti, David Hay, Charlie Cooke e Ron “Chopper” Harris.

Un successo conquistato grazie al goal più rapido del torneo, segnato da Bill Green dopo neanche due minuti di gioco, e al raddoppio siglato nella ripresa dal centrocampista Les O'Neill. In tribuna al Bridge quel giorno c’era David Steele, un tifoso appassionato che scriverà un libro sulla crescita sportiva dei Cumbrians, dalla Terza Divisione al salotto calcistico inglese, dal titolo, “Carlisle United: A Season in the Sun 1974-1975”.

Tre giorni dopo la formazione di Ashamn vinse 2-0 a Middlesbrough, e il sabato seguente in un clima di totale euforia, a Brunton Park, lo United sconfisse il Tottenham Hotspur 1-0, con un rigore di Chris Balderstone, che beffò l’icona Pat Jennings.

Nessuno poteva crederci. La classifica della Prima Divisione inglese era scossa, da un evento impensabile. Il piccolo Carlisle era in testa davanti a tutti.

Troppo bello. Non poteva durare, e così è stato.

Fra ottobre e novembre la squadra incappò in una striscia di sei sconfitte consecutive. Qualcuno imprecò sul fatto che le partite di calcio durassero novanta minuti, poiché tutte quelle gare furono perse negli ultimi cinque giri d’orologio. Come per esempio nel giorno di Santo Stefano del 1974, mentre i Mud cantavano “Lonely this Christmas”, e il Carlisle cedette in casa allo scatenato Malcolm McDonald che trascinò il Newcastle alla vittoria proprio allo scadere del tempo. Il nuovo anno non cominciò meglio, e la battuta d’arresto patita a Luton contro una diretta concorrente alla salvezza, scrisse sui muri che quel campionato non sarebbe finito bene. Restò la consolazione che ovunque andavano, Green e compagni ricevevano sempre i complimenti per il loro modo di giocare e d’intendere il calcio. Se non altro più che i punti il Carlisle si guadagnò un sacco di amici e di pinte di birra pagate in giro per il paese.. E tuttavia raggiunsero i quarti di finale della Coppa d'Inghilterra per la prima volta nella storia del club, perdendo malamente fra le mura amiche contro il Fulham, a causa di un goal realizzato da Les Barrett.

Ci fu anche qualche scalpo importante in campionato, come quelli conquistati in casa con il Derby County e l’Arsenal di Bertie Mee, e fuori quello dell’ Manchester City battuto a Maine Road..

Non bastò, ma l’esperienza di giocare davanti a platee come Anfield, Highbury e St.James’s Park fu veramente emozionante. La stagione “sotto il sole” terminò matematicamente a Liverpool dove John Toshack e Kevin Keegan segnarono il destino del Carlisle, e cronologicamente a Derby il 26 aprile 1975 con un rispettabile 0-0 in un Baseball Ground che festeggiava i Rams di Dave Mackay laureatesi campioni. David Steele era lì, come nella prima partita a Londra, e nonostante tutto non restò per niente deluso, anzi all’uscita dallo stadio dirà:

"Se sei un cacciatore di gloria e facili successi non devi seguire una squadra come il Carlisle.. E’ sempre triste essere retrocessi, ma dovete chiedere a voi stessi, se è meglio aver amato e perso, o non aver mai amato affatto.. "

carlisle1974


di Sir Simon