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lunedì 24 settembre 2012

1981. The Villans are back


A Birmingham batte il cuore profondo del football. Il calcio inglese vi ha fermato le lancette del tempo, su un quadrante di tradizione, pura e forte. Dal 1874. Da quando quattro ragazzi, giocatori di cricket decidono di trovare un passatempo che li tenesse impegnati fisicamente durante i mesi invernali. Si chiamavano Frederick Matthews, William Scattergood, John Hughes e Walter Price. Ancora non potevano immaginare quello che la storia avrebbe riservato a quel piccolo club appena fondato, che venne chiamato AstonVilla.

1981
In un maggio che sembra un Natale dell’anima, Dennis Mortimer, il capitano, barba gitana e cespuglio di capelli in testa, si affaccia dal balcone della Council House in Victoria Square, mostrando a una folla in delirio il trofeo della First Division. L’AstonVilla era tornato finalmente tra i grandi. Era tornato a vincere il campionato dopo 71 anni. Dopo quel lontano 1910, dopo aver calpestato anche i terreni meno nobili delle serie inferiori, dopo un avvincente testa a testa con il raffinato e bellissimo Ipswich Town di Bobby Robson.
Seguendo Witton Road si arriva a Witton Cross. Non un semplice incrocio. Da qui ci si collega alla Aston e alla Witton Lane. Da qui all’orizzonte appare la sagoma dello stadio, la casa di una vita, il Villa Park. Sarà proprio negli uffici signorili e vittoriani della sede del club, che Ron Saunders mise la firma sul contratto da allenatore dei Villans. Ad attenderlo c’era il campo d’allenamento di Bodymoor Heat, e la seconda divisione. Saunders era nato a Birkenhead, poco fuori Liverpool, nel 1932. In 13 anni di carriera come attaccante aveva segnato oltre 200 reti. Una volta con la maglia del Portsmouth si lesionò una vertebra del collo e solo qualche anno dopo si accorse del problema. Un duro, ma con la faccia del buon padre di famiglia. Un primo anno di conoscenze, di assestamento, e poi subito la promozione nella massima serie. Non solo. Nel 1975 e nel 1977 arriveranno anche due coppe di lega, e un assaggio d’Europa. Per un club che non riusciva a vincere niente da quasi quindici anni, davvero un grande risultato. E se non visto alla sentenziosa luce dei posteri lo sarebbe stato. Ma il destino aveva in serbo altri deliziosi programmi per i claret & blue. Imprese che paradossalmente iniziano con una dipartita dolorosa, quella dell’idolo Andrew Gray, che si accaserà al Wolverhampton Wanderers per la cifra record di 1,5 milioni di sterline. A rimpiazzarlo arriva Peter Withe, faccia da montanaro e annesso fisico da taglialegna, con alle spalle qualche buona stagione al Nottingham Forest e al Newcastle. Avrebbe dovuto fare coppia con Brian Little ma un serio infortunio al ginocchio fermò troppo presto la sua carriera, e Saunders promosse in prima squadra un prodotto delle giovanili, il biondissimo local boy diciottenne, Gary Shaw. In totale sarebbero stati 14 i giocatori della rosa dell’Astonvilla 1980/81. In porta l’esperienza di Jimmy Rimmer, protetto dai rocciosi centrali scozzesi, Allan Evans e Ken McNaught; ai lati Kenny Swain e Gary Williams; in mezzo al campo il barbuto Dennis Mortimer ed il giovane talento, con accanto due ali diversissime tra loro: L’agilissimo e guizzante Tony Morley, tipica wing inglese, ed il più difensivo e guardingo Des Bremner, assoluta chiave di volta tattica dello schieramento di Saunders. Ne uscì una formazione votata al dinamismo e a un football piuttosto spregiudicato e offensivo, grazie anche alle fantasie di Gordon “Syd”Cowans che deliziavano e ispiravano ambiente e squadra. La leggenda narrava che poteva far atterrare un pallone su una moneta da 6 pence da 40 metri. Mortimer dirrà che alla fine fu più semplice del previsto amalgamare quella squadra e condurla a traguardi importanti : “Mai una volta Ron ha alzato la voce, e noi abbiamo continuato a lavorare duro e fare le cose che lui ci chiedeva”. Una fiducia ricambiata. Tony Morley si accosta al pensiero del capitano: “E' stato uno spogliatoio fantastico, nessuno dopo la partita o nei giorni successivi parlava degli errori commessi ne tantomeno delle prodezze, pensavamo solo a allenarci bene per la partita seguente”.
Il campionato iniziò il 16 agosto a Elland Road e comincia male visto che i padroni di casa del Leeds andranno in vantaggio su calcio di rigore dopo appena due minuti. Ma il Villa reagirà con Tony Morley, che dapprima mette dentro con un tiro dall’limite dell’area, non senza aver ubriacato con la sua finta preferita il difensore in maglia bianca, per poi servire l’assist del goal vincente a Gary Shaw. Sono le premesse a quella che per entrambi sarà una grande stagione. Dieci reti per l’ala del Lancashire, diciotto per il ragazzo fatto in casa. A dirla con tutta sincerità probabilmente l'Ipswich di quell'anno era forse più forte dei Villans di Saunders, (non a caso la squadra di Robson riuscì nell’epica impresa di conquistare una storica coppa UEFA) come in effetti testimonieranno i due scontri diretti, e anche un terzo, il 3 di gennaio quando un goal di Mariner a Portman Road eliminò Withe e compagni dalla FA Cup. Ma con buona certezza furono proprio i tanti impegni a fiaccare l'Ipswich nel finale di campionato, ed infatti i tractor boys persero ben sette delle loro ultime dieci gare del torneo. A testimonianza della sorpresa che rappresentò quella squadra, che alla vigilia non era contemplata fra le favorite, va notato che "Match of the Day" scelse di riprendere le gesta dell' Aston Villa soltanto ad ottobre inoltrato per la roboante vittoria (4-0) sul Sunderland al Villa Park, dopo che forse il secondo successo esterno ottenuto sette giorni prima a Londra contro il Crystal Palace aveva iniziato a destare qualche piccolo “sospetto”. Seguirà un confortevole pareggio all’Old Trafford e soprattutto la vittoria esterna nel derby con il Birmingham City per 2-1. A St. Andrew’s andranno a segno Cowans su rigore (alla fine per lui i penalty messi a segno saranno 4) e il difensore Allan Evans. Arriveranno comunque altri ottimi risultati, un esponenziale crescita di pubblico (47998 contro il WBA l’8 aprile 1981) e anche qualche sconfitta di troppo, come quelle rimediate a Middlesbrough e Brighton, oppure quella più cocente a Anfield contro il Liverpool per 2-1. Ma come non ricordare però le vittorie del Goodison Park nella gara di ritorno per 3-1, o la secca vendetta sui reds per 2-0 nella partita del 10 gennaio grazie a Peter Withe e a un arrembaggio solitario del capitano Mortimer. Per finire anche il 3-0 al “Boro” alla penultima giornata, in una vittoria griffata, Shaw, Withe, Evans, che di fatto spense i sogni di gloria dell’Ipswich. L'ultima giornata il 2 maggio, l’AstonVilla aveva quattro punti di vantaggio, ma i blu del Suffolk tenevano acceso un flebile lume di speranza avendo una gara da recuperare a Ayresome Park. Di fatto vennero sconfitti, e il Villa scese a Highbury giocando più sull’onda delle emozioni, e sui giri dell’orologio, che sul rettangolo verde dove per altro l’Arsenal si imporrà per due reti a zero. Al triplice fischio, prevedibile invasione di campo, bobbies in chiaro imbarazzo, qualche “colorito” scambio di vedute con quelli della North Bank, e poi una colonna di auto e bus sulla M1 direzione Birmingham, in attesa della parata ufficiale per le vie del centro cittadino. L’AstonVilla è di nuovo seduto sul trono d’Inghilterra, ma il bello fu che non finirà lì…


astonvilla1981


di Sir Simon

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