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martedì 8 giugno 2021

The Grand Old Team

Autore: Damiano F.


Tra i vari scenari di carattere sociale e geopolitico europeo non vi è luogo più ricolmo di contraddizioni e questioni ideologiche, molto spesso contrastanti, dell'Irlanda del Nord. Le “sei contee” a nord della Repubblica d'Irlanda sono state, da molto tempo, terreno fertile per vere e proprie battaglie sociali dove, nella maggior parte dei casi, finivano sempre con dei feriti o, peggio, dei morti da ambo le fazioni.

Queste due suddivisioni presero vita a partire dal 1922 a seguito della guerra anglo-irlandese la quale si concluse con la vittoria dell'IRA, sulla British Army, portando così l'Irlanda, come la conosciamo oggi, ad una tanto sognata indipendenza da Londra.

Nel nord dell'Irlanda, però, sei contee rimasero sotto il predominio della corona. Queste sei contee sono racchiuse nella cosiddetta regione “Ulster” e, dal 1922, sono sempre rimaste fedeli a Sua Maestà. In Irlanda del Nord i cittadini cattolici, nonché simpatizzanti per l'unità e per l'indipendenza irlandese, venivano discriminati sia dalla maggioranza protestante che dal governo della provincia dove, partito di maggioranza del parlamento autonomo nordirlandese, era l'Ulster Unionist Party.

Per i cattolici era più difficile trovare lavoro. Questi subivano discriminazioni anche quando si trattava delle assegnazioni delle case popolari. Tutto ciò avveniva anche dove i cattolici erano la maggioranza come, per esempio, a Derry. Anche da quelle parti le circoscrizioni elettorali erano disegnate in modo da non permettere ai cattolici di vincere le elezioni.

In una perenne polveriera come quella nordirlandese determinate tensioni si sono, molto spesso, mescolate con lo sport più seguito al mondo. Il calcio.

Tra i club che fecero e fanno grande il calcio nordirlandese vi sono: Linfield, Glentoran, Lisburn Distillery e Belfast Celtic.

Proprio quest'ultima è la protagonista di questo articolo. Oggi, purtroppo, il Belfast Celtic non esiste più in quanto venne investita da una triste sorte che verrà spiegata più avanti nell'articolo. Andiamo con ordine.

Il club venne fondato il 14 marzo del 1891 portando il nome, semplicemente, di “Celtic” prendendo palese ispirazione dal più noto Celtic Football Club di Glasgow. Tra gli altri riferimenti con il club di Glasgow, oltre al nome, vi erano anche i colori sociali. Venne adottata la casacca da gara a bande orizzontali bianche e verdi. Nel 1901 il club divenne un società per azioni così dovette mutare il suo nome in Belfast Celtic Fc proprio per differenziarsi dagli amici di Glasgow. Lo storico simbolo del club era la nota Arpa Irlandese con un predominio di tonalità color verde. Le partite casalinghe venivano giocate al Celtic Park (stesso nome dell'impianto del più famoso Celtic scozzese) soprannominato dai propri tifosi: “The Paradise”. Questo impianto era sito in Donegall Road a West Belfast, non lontanissimo dal quartiere “lealista” colmo di tifosi del Linfield, storici tifosi rivali filo britannici.

Il Belfast Celtic vinse il suo primo titolo nel 1900 proprio ai danni dei più blasonati rivali del Linfield. La violenza politica che travolse l'Irlanda negli anni '20 si riversò sugli spalti della Lega irlandese. Nel 1920, l'Irish Football Association multò e sospese il club in seguito a violenti incidenti avvenuti durante la semifinale della Irish Cup. Quel giorno il Belfast Celtic affrontava il Glentoran: una persona portò una pistola allo stadio e iniziò a sparare sulla folla. Come detto in precedenza quelli erano anni molto difficili per l'Irlanda in cui era in pieno svolgimento la guerra d'indipendenza irlandese.

Quando il club venne reintegrato dalla Football Association questi attraversò un periodo di straordinaria grazia vincendo numerosi trofei nazionali tra coppe e campionati di massima serie. Il periodo a cavallo tra le due guerre mondiali venne rinominato “era d'oro del Belfast Celtic”.

Sul campo, il Celtic di Belfast, dava vita a straordinarie prestazioni e vittorie cercando di emulare il, “fratello maggiore”, Celtic Glasgow in Scozia. D'altro canto, però, l'Irlanda del Nord e Belfast in particolare erano sempre terreni fertili per tensioni sociali non da poco e, molto spesso, i tifosi del Belfast Celtic si trovavano coinvolti in questioni di ordine pubblico particolarmente quando l'avversario dinnanzi a loro era il tanto odiato Linfield Fc.

Nel 1946, terminato il secondo conflitto mondiale, riprese il campionato di calcio nel nord dell'Irlanda nonostante negli della guerra non venne mai realmente sospeso. Le vecchie rugini tra filo-indipendentisti irlandesi e filo-britannici persistevano, il Belfast Celtic era sempre la squadra dei cattolici pro-indipendenza ed il Linfield rimaneva la rivale lealista alla corona. Sulle gradinate, ad ogni incontro, si temeva sempre il peggio ovviamente non per il fatto che le due squadre più blasonate erano sempre in cima alla classifica a contendersi la Premiership. Anche la tensione sociale lontano dai campi gioco era terribilmente aumentata nel secondo dopoguerra. I cattolici erano ancora la minoranza in molte zone non solo di Belfast ma anche di tutta l'Irlanda del Nord. La situazione, purtroppo, precipitò durante il Boxing Day del 1948. Si giocava a Windsor Park, la tana del Linfield. I padroni di casa non vincevano un titolo dal 1935 in quanto sovrastati dalla forza dominante del Belfast Celtic. A questo si aggiungeva, anche, la proclamazione della Repubblica d'Irlanda con il riconoscimento britannico. La Repubblica d'Irlanda rivendicava anche le sei contee dell'Ultster e questo fece sì ad alimentare tensioni ulteriori nella capitale. La partita si giocava in un tipico clima nord europeo colmo di freddo e grigiore. I calciatori in campo, da una parte e dall'altra volevano a tutti i costi vincere e di certo nessuno tirava indietro la gamba. La tensione era ai massimi storici e, molto spesso, i calciatori in campo arrivavano alle mani. La partita era bloccata sullo 0-0 i padroni di casa del Linfield giocavano in 9 uomini a causa di due espulsioni; a 10 minuti dalla fine il Belfast Celtic passò in vantaggio grazie al rigore messo a segno da Harry Taylor ma, incredibilmente, poco prima del 90esimo minuto il Linfield pareggiò la contesa grazie alla fortunosa rete di Jackie Russel. Triplice fischio, 1-1, tutti a casa con un punto per parte. Assolutamente no! Fu in quel momento che scoppiò il finimondo con i tifosi del Linfield che invasero il rettangolo di gioco cercando di aggredire i giocatori del Belfast Celtic. Tre calciatori biancoverdi rimasero feriti tra cui Jimmy Jones, centravanti del Belfast Celtic, il quale venne preso di forza dai tifosi di casa trascinato nella tribuna e pestato con una violenza tale tanto da spezzargli un gamba. La sua colpa principale fu quella di essere un protestante che militava in una squadra di chiare radici cattoliche.

La notte stessa la dirigenza del club decise di ritirare la squadra dal campionato in quanto venne superato un certo limite che lasciò tutti sbigottiti in terra d'albione. La rabbia della dirigenza biancoverde era, perlopiù, dovuta alla totale disorganizzazione della polizia la quale rimase in disparte per molto tempo prima di intervenire seriamente a sedare gli animi dei facinorosi. La decisione ormai era stata presa. Si era giunti ad un livello di odio, intolleranza e violenza di ogni genere da parte dei lealisti senza precedenti. Le ultime apparizioni del Belfast Celtic furono in una tournée negli U.S.A. in sporadiche amichevoli nel 1949.

Il Belfast Celtic cessò definitvamente di esistere, a livello di societario, nel 1960 ma, come detto qualche rigo sopra, nel 1949 fu l'ultima partita dei biancoverdi di Belfast.

Finì così, in questa maniera così cruenta e triste, la breve ma intensa storia di uno dei club più importanti e titolati del calcio nordirlandese. Il Belfast Celtic voleva essere, oltre che un squadra di calcio, un punto di riferimento per molti tifosi, più o meno giovani, di fede cattolica e di chiare ideologie indipendentiste. Voleva rappresentare un punto di aggregazione per quella minoranza presente nella capitale dell'Irlanda del Nord. Nel 2011 il noto giornale d'oltremanica, The Guardian, chiese ad un ex tifoso del Belfast Celtic, tale Jimmy Overend, cosa rappresentasse il Belfast Celtic per lui.

L'ottantaseinne rispose così: “il club, aveva illuminato le vite dei cattolici politicamente oppressi e impoveriti come me. Lo scioglimento fu come una nuvola nera che scendeva su di noi. Sembrava come se non ci fosse più nulla per cui vivere. E' un dolore che non se ne è mai andato”. Per gli amanti della questione irlandese, a prescindere da come la si voglia guardare, e per gli amanti dello sport più seguito al mondo, la triste sorte che toccò al Belfast Celtic lascia tanto malumore e rancore. Com'è possibile che in un terra martoriata, come quella nordirlandese, da continue tensioni sociali si possa essere arrivati a questo? Com'è possibile che un club così importante debba cessare di esistere in questa maniera così violenta e priva di senso? Sicuramente chi vive da quelle parti ne saprà molto più di noi che vediamo il tutto dalla nostra “comfort zone” e forse ancora non ne cogliamo realmente la gravità di questo triste finale che colpì il Celtic di Belfast. Senza dubbio è un finale che con il calcio non ha nulla a che vedere. In conclusione è giusto ricordare che nel 2003 è stata creata la “Belfast Celtic Society” un'organizzazione che ha lo scopo di preservare e diffondere la conoscenza storica del “Grand Old Team”.




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