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giovedì 30 dicembre 2021

We are the Gentry

 

We are the Gentry

Alla memoria di Cristian

Racconto di Conor Adam tratto dal libro "Per sempre con noi - Tributo a Christian Lafauci" ed. Urbone Publishing, scritto a più mani per ricordare ed onorare la memoria dell'amico Christian. Il libro, compreso quello qui riportato con il permesso dell'Editore e dell'autore, contiene 34 racconti sul calcio e sulla cultura o semplicemente su un legame come l'amicizia nei confronti di un ragazzo che ci ha salutati troppo presto lasciando però in noi il suo indelebile ricordo. Il ricavato delle vendite del libro verrà utilizzato per scopi benefici, quindi, oltre per i suoi contenuti, vi consiglio di acquistarlo sul sito dell'Editore: 

http://www.urbone.eu/obchod/per-sempre-con-noi-tributo-a-christian-la-fauci

o sui siti delle varie librerie online.

Grazie :)

Premessa: sono tifoso del Preston North End e l'amico Christian, tempo fa, incuriosito ed interessato, mi aveva chiesto informazioni sul "Gentry Day", una giornata organizzata annualmente dai supporters del PNE per ricordare gli amici che ci hanno lasciato. Si tratta di un racconto nato dalla mia fantasia, ma che rispecchia comunque la realtà.

E’ la sera del 14 febbraio 2014, qualcuno festeggia San Valentino, ma non a Preston, i cittadini della città del Lancashire hanno appena appreso la tragica notizia della morte di Sir Tom Finney, un simbolo del Preston North End, la squadra locale, ma anche di tutta la comunità, il leggendario fuoriclasse era sempre stato uno di loro, uno che aveva vestito nella sua carriera da calciatore soltanto le maglie bianche del PNE e della Nazionale Inglese tra il 1946 ed il 1960, uno che aveva sempre onorato quelle candide maglie, uno che si era sempre dimostrato fedele alle proprie origini con orgoglio.

Al Sumner Pub c’è silenzio e sgomento, qualcuno alza una pinta in alto in onore di Sir Tom, un uomo, prima che un calciatore, amato da ogni tifoso dei Lilywhites e da ogni cittadino di Preston, un eroe, una leggenda, ogni persona all’interno di quel locale pensa a lui ed a proprio modo gli da il suo addio.

Tra di loro c’è anche Trevor, è lì a trascorrere la serata con qualche amico, tutti fedelissimi tifosi del North End, dopo i primi momenti di dolore ed incredulità la gente inizia a parlare, tra una birra e l’altra ognuno di loro ricorda Tom, chi condivide qualche aneddoto, chi pensa alle sue giocate in campo, chi invece spiega quanto lo rispettasse anche come cittadino modello.

Poi Trevor pensa anche a suo padre Phil, a quanto possa essere colpito dalla brutta notizia ed allora va da lui, abita proprio lì vicino, poco distante dal pub, poco distante da Deepdale, la storica dimora del Preston NE, quella che fu la casa anche di Finney, bussa alla porta, lo accoglie sua madre che senza nemmeno chiedere prepara il tè; Phil è in salotto sulla sua sedia a rotelle e Trevor se ne accorge che ha le lacrime agli occhi, sta guardando alla televisione un programma dedicato a Sir Tom, per lui sono ricordi ancora vivi, lui li ha vissuti quegli anni, lui lo ha visto deliziare i tifosi con le sue giocate in campo, e più volte gli ha parlato, avevano più o meno la stessa età, quando Tom iniziò a giocare da professionista per il PNE nel ’46, subito dopo la fine della guerra, lui iniziava ad andare a Deepdale con suo padre, quanti bei momenti, le giocate di quel ragazzino davano un po’ di conforto a quella gente che negli occhi aveva ancora gli orrori del secondo conflitto mondiale, quel ragazzino dava speranze, i giovani lo prendevano come esempio, Phil capì che doveva lottare per raggiungere i propri scopi, per realizzare i suoi sogni, proprio come aveva fatto Tom che era riuscito a vestire la maglia della sua squadra del cuore, la squadra della sua città, l’unica per lui.

A Trevor ed a Phil bastano poche parole per capirsi, una pacca sulle spalle, un sorriso di conforto, la condivisione di quel dolore, così come fanno allo stadio, ci vanno sempre insieme a Deepdale, sono abbonati da anni, sempre allo stesso posto, nella “Sir Tom Finney Stand”, nella quale, con i colori dei seggiolini, è raffigurato il volto del più grande di sempre nella storia del glorioso Preston North End.

Anche Harris, il sedicenne figlio di Trevor, è un grande tifoso del North End, ma lui ha smesso presto di andarci con il padre a Deepdale ed ha iniziato già da un paio di anni a frequentare un gruppo di amici con i quale va nella Town End, il settore più caldo, dove partono i cori di incitamento alla squadra, suo padre non lo sa, ma qualche volta gli è capitato anche di fare a pugni con qualche tifoso avversario, forse Phil lo sa, ma non ha mai detto niente, vuole tanto bene a quel ragazzino.

I tifosi ed i cittadini di Preston hanno ricordato ed onorato la loro leggenda partecipando con commozione alle manifestazioni organizzate nei giorni successivi alla sua morte e nel giorno del suo funerale, a Deepdale la statua che lo raffigura, la famosa “The Splash”, che rappresenta una sua giocata contro il Chelsea sul campo infangato di Stamford Bridge, è stata ricoperta da innumerevoli sciarpe del PNE.

Passano le settimane, i tifosi del North End hanno organizzato il Gentry Day per il venerdì di Pasqua, il 18 aprile, giorno in cui i Lilywhites affronteranno al Griffin Park di Londra il Brentford, per loro questo è un giorno davvero speciale e molto sentito nei loro cuori, infatti è per loro tradizione ricordare in questa giornata tutti gli amici scomparsi, persone legate alle squadra, anche ex giocatori, è abitudine vestire in modo elegante e soprattutto indossare una bombetta, questo per rendere giustizia alla frase di Alan Ball, manager dei Whites negli anni 60, che li definì appunto “La Gentry”.

“Papà, lo sai quanto ci tengo, ma il venerdì di Pasqua proprio non posso venire a Londra! Mi dispiace non onorare il Gentry Day, l’ho sempre fatto da quando è stato reintrodotto nel 2005!” dice con dispiacere Trevor.

“Figliolo non ci pensare, lo capisco, ma non ti preoccupare, sono certo che Tim e John saranno disponibili ad accompagnarmi sul bus organizzato dal PSG (Preston Supporters Group), andrò con loro, non ci sono problemi, sei sempre venuto, ci sei sempre stato e ti ringrazio per questo!”

“No, no, papà, non mi va di impegnare Tim e John… ma.. adesso che ci penso, puoi andarci con Harris! Perché no? E’ tuo nipote, sarà contento di esserti di aiuto, gliene parlerò questa sera, tranquillo”

“Ma cosa ti viene in mente Trevor?? Quel ragazzo ci va con i suoi amici, soprattutto in trasferta! Ma cosa credi? Che preferisca andarci con il suo vecchio nonno in carrozzina? Lascialo libero, non voglio essere un peso per lui, immagino quanto sia gasato per questa trasferta nella Capitale!”

“Sei suo nonno e sarà contento di…” sta per dire Trevor, ma Phil lo interrompe “Ma come fai a non capire? Quel ragazzo è cresciuto, vuole stare con i suoi amici, non gli interessa andare allo stadio con noi, vuole divertirsi, eri anche tu così alla sua età!”

Infatti Phil aveva ragione, quella sera, a casa, quando Trevor parla della sua idea con Harris, il ragazzo si infuria “Io non ci vado con il nonno! E come faccio con quella sedia a rotelle! Io vado con i ragazzi, sappiamo come divertici noi, sarebbe un peso per me e poi a me non me frega proprio niente del Gentry Day! Noi andiamo per far casino,  mica ci mettiamo quelle ridicole bombette! Io ci vado con le mie Adidas e il capellino che uso tutti i giorni, non ci interessa di questa tradizione, la lasciamo a voi vecchi!”

Senza pensarci Trevor gli tira uno schiaffo sul viso, se ne pente subito, ma resta la grande delusione per le parole del figlio, sa quanto ne soffrirebbe anche suo padre che ama quel ragazzo e sa quanto Phil ci tenga a partecipare al Gentry Day, soprattutto quest’anno visto che tra gli altri si ricorderà con grande emozione e partecipazione anche Sir Tom.

Passa qualche giorno, Harris ha scherzato con i suoi amici della proposta del padre, i ragazzi ridono tra di loro, ma non ride Jack, che prende da parte l’amico e lo guarda dritto negli occhi parlandogli con rabbia mista a dolore “Harris, la famiglia è importante, cosa credi? Come ti permetti di ridere di tuo padre e di tuo nonno in questo modo? Non ti rendi conto di quanto sei fortunato ad averli ancora con te e così uniti? Mio nonno è morto da anni e mia papà ha sempre avuto un rapporto difficile con lui ed ora che lui non c’è più lo rimpiange, rimpiange di non aver mai fatto con lui tante cose, di non averlo mai portato allo stadio come invece il padre aveva fatto con lui quando era bambino! Devi portar rispetto ai tuoi vecchi e dovresti essere contento di poter essere utile a tuo nonno, almeno in questa occasione così speciale per lui! E’ il Gentry Day, amico, tu proprio non comprendi quanto sia importante?? Lascia perdere la bombetta, pensa al vero significato, io parteciperò con lo spirito giusto, penserò a mio nonno, a Sir Tom, ma anche al piccolo Daz, te lo ricordi vero? Era uno di noi, ma poi è stato più sfortunato, ma il suo ricordo non si spegnerà mai nel mio cuore ed in questa giornata lo onorerò, così come onorerò con orgoglio il Preston North End!”

Le parole di Jack sorprendono Harris che ne rimane colpito, non pensava che l’amico potesse parlare in questo modo, non pensava che anche per lui la famiglia ed il Gentry Day potessero essere così importanti, proprio Jack, uno dei ragazzi più decisi e svelti quando c’è da usare le mani contro i tifosi avversari.

Harris va dai nonni, Phil, nonostante sappia di come il nipote abbia reagito alla proposta del padre, lo accoglie con tutto l’affetto possibile, ma non la nonna, che sembra strana e triste, o forse delusa, prepara comunque come al solito il tè e poco, dopo, seduti in salotto, Harris annuncia “Nonno, non ti preoccupare, ci andremo insieme io e te al Gentry Day, non vedo l’ora” Phil non trattiene le lacrime mentre la nonna accarezza il nipote sui folti capelli e gli sorride con amore.

Arriva il giorno, Harris, come promesso, si presenta con Jack dal nonno ed insieme vanno verso Deepdale da dove partono i bus organizzati dalla tifoseria, per i due ragazzi sembra tutto strano, loro sono abituati ad andare in trasferta con il treno, a bere, a cantare e far casino, sul pullman c’è invece un’atmosfera diversa, ma tra i tifosi del PNE sembra esserci grande amicizia e rispetto reciproco, Phil trova molti suoi vecchi amici, con loro ricorda episodi del passato, ma soprattutto presenta loro con orgoglio suo nipote al quale qualcuno passa una bombetta e lui, con un po’ di imbarazzo, la indossa, ma subito dopo si sente ancor più parte di questa giornata magica, si sente ancor più coinvolto da tutta questa gente, ma soprattutto dall’energia positiva che emana il significato del Gentry Day.

Poi il nonno spiega al nipote quello che prova in questa giornata e quanto sia orgoglioso di averlo con lui “Harris, noi siamo la Gentry, siamo una grande famiglia, non siamo semplicemente una tifoseria, lo disse il grande Alan Ball, ci portiamo nel cuore i ricordi del passato e tra questi anche i ricordi degli amici che abbiamo amato e che non sono più qui con noi, ma noi li dobbiamo sentire ancora qui, qui vicini a noi, li portiamo nei nostri cuori e lo faremo per sempre, sono orgoglioso che tu abbia deciso di vivere il Gentry Day nel modo giusto, devi sentirtelo dentro, non è solo il fatto della bombetta, è molto di più, è sentirsi parte integrante di qualcosa”.

Arrivati a Londra vanno in uno dei 4 pub che circondano Griffin Park e lì, nonostante il significato di questa giornata, i tifosi sono allegri, bevono, ridono e cantano, ma non per mancanza di rispetto verso il Gentry Day e gli amici scomparsi, no, lo fanno perché lo vogliono vivere insieme e con gioia, perché questo è comunque un giorno di festa, da condividere insieme con allegria, perché è giusto ricordare, ma bisogna ricordare gli amici che non ci sono più con la felicità nel cuore, la felicità che loro vorrebbero, la felicità che loro avevano quando erano lì in quei pub, in quegli stadi.

La partita è importante, ma in una giornata del genere diventa quasi un contorno, allo stadio l’incitamento per la squadra è incessante, le bombette vengono agitate ed alzate al cielo, ma quello che si alza con ancor più decisione al cielo è il coro “WE ARE THE GENTRY” che tutti cantano con gioia ed orgoglio.

Il PNE perde per 1-0, ma per oggi può anche andar bene così, i tifosi hanno vissuto il loro Gentry Day e questo nessuno glielo potrà mai togliere, Phil è contento, allo stesso tempo commosso ed emozionato.

Ma forse è in Harris che qualcosa è veramente cambiato, questa giornata che prima avrebbe affrontato in modo del tutto superficiale è ora diventata la più importante per lui, soprattutto quella della stagione successiva quando avrebbe pianto proprio nonno Phil che ha raggiunto in cielo Sir Tom, ma sa che il nonno, proprio come lui stesso gli aveva insegnato, sarà sempre con lui, così come il piccolo Daz, è contento di avergli regalato quella gioia quel giorno.

Harris avrebbe continuato ad andare nella Town End con Jack ed i suoi amici, ma avrebbe sempre partecipato al Gentry Day con lo spirito di quella volta che ci andò con nonno Phil ed avrebbe sempre indossato con orgoglio il “Bowler Hat” cantando a squarciagola “We are the Gentry”.

Capitò poi un fatto strano e curioso ad Harris, una sera venne contattato tramite un Social Network da un ragazzo italiano che ne voleva sapere di più di questo Gentry Day, ne era affascinato.

Il suo nome era Cristian.

A Cristian

By Sergio Francesco Tagliabue “Conor Adam”




 

giovedì 23 dicembre 2021

Lieto Fine nel Lancashire

 Strano a dirsi ma, talvolta, le grandi soddisfazioni arrivano dopo una serie di lunghi cicli colmi di cadute e ricadute, sconfitte che arrivano proprio quando pensi che il più sia stato fatto. C'è sempre una morale nella vita di tutti i giorni e, senza dubbio, molte morali le possiamo trovare anche nel nostro amato mondo del calcio. 

In Inghilterra, come ben sappiamo, la quotidianità della classe operaia (non più soltanto lei) è alimentata a pane e calcio e quindi, molto spesso, gli umori della gente variano in base anche ai risultati della propria squadra del cuore. Negli anni 90 c'è stato un club, in Gran Bretagna, che ha rappresentato più di tutti quella che si dice resilienza. 

Siamo nel nord-ovest d'Inghilterra, più precisamente nella contea del Lancashire, più nel dettaglio, a Blackburn ed il club protagonista di questo racconto sarà proprio il Blackburn Rovers.

Il club venne fondato nel 1875 presso il Lager Hotel sito proprio a Blackburn. Il club ha militato circa settanta volte nella massima serie inglese e, ad oggi, dove si trova relegato in Championship, rimane uno dei club più affascinanti ed iconici soprattutto negli anni 90.

Partiamo dai primi anni 90. I Rovers sono ormai saldamente, e tristemente, bloccati in Second Division (l'allora Championship o serie B inglese detto all'italiana) dalla stagione 1980-81. Non riescono, da diversi anni, a risalire nella massima serie inglese forse per via di una squadra poco competitiva o forse perché, anche in Second Division, il livello si è fortemente alzato. Fatto sta che, nel Lancashire, i tifosi Rovers respirano malumori generali dovuti a piazzamenti da medio alta classifica e, ad ogni play-off, puntualmente arriva la delusione. 

Comunque sia, va detto, nel nord (ovest nel nostro caso) d'Inghilterra vi è, storicamente, gente tosta abituata anche a vivere perenni fasi di stallo le quali, però, prima o poi si dovranno pur sbloccare ed una gioia potrà anche piovere da quelle parti.

Un piccolo spiraglio di luce eccolo arrivare nella stagione 1991-92. Il Blackburn Rovers milita sempre in Second Division ma, in questa stagione, si respira uno curioso ottimismo dalle parti di Ewood Park (stadio del club dal 1890). I Rovers giocano bene e sembrano molto più sicuri delle loro qualità e dei loro mezzi. Forse sarà stato l'arrivo di un centravanti come Steve Livingstone dal Coventry City, di un solido difensore, a gennaio, come Chris Price dall' Aston Villa ma, molto probabilmente, la differenza l'ha fatta l'approdo sulla panchina di Kenny Dalglish al posto di Don Mackay. Fatto sta che al termine della stagione 1991-92 il Blackburn si ritrova sesto in classifica e questo significa, ancora una volta, play-off. 

Il 10 maggio 1992 si gioca l'andata della semifinale play-off contro il Derby County tra le mura amiche. Non c'è storia, i Rovers si impongono per  4-2 grazie alle reti Sellars, Newell e doppietta dello scozzese Speedie.  Tre giorni più tardi si gioca il ritorno in casa del Derby County, nel vecchio impianto noto come Baseball Ground. Il Blackburn, questa volta, perderà per 2-1 ma con la differenza reti dell'andata si avrà un risultato finale di 5-4 il quale permetterà ai Rovers di approdare alla finale play-off contro il Leicester City nella straordinaria cornice di Wembley. Nella finalissima vi sarà una capienza di circa 68.000 spettatori e, molti di questi, provengono dalla contea del Lancashire. I tifosi Rovers ci credono, questo è uno spartiacque importantissimo, c'è entusiasmo e voglia di scrivere una pagina importante. Quel giorno, la pagina importante, verrà scritta ed infatti il Blakcburn Rovers vincerà per 1-0 con la rete dal dischetto di Newell. 

Grande festa nel Lancashire dopo anni di delusioni ed attese snervanti il  Blakcburn torna nella massima serie inglese ed ora c'è una voglia matta di fare bene anche nel principale palcoscenico del calcio britannico. 

L'estate del 1992 si apre subito con una bomba di mercato in tra le mura di Ewood Park. Kenny Dalglish ammette di avere un vero e proprio debole per la nuova stella emergente del calcio inglese il quale, a quei tempi militava nel Southampton. Il calciatore il questione è, niente poco di meno, Alan Shearer, secondo gli esperti il più forte centravanti della storia del calcio inglese. La società accontenta il suo allenatore e porta, nel Lancashire, il nuovo gioiellino inglese da tutti acclamato. Risulterà essere una mossa azzeccatissima e, nonostante oggi Shearer sia ricordato più con la maglia del Newcastle United che quella dei Rovers, va detto che lascerà un'impronta importante da quelle parti nella sue  quattro stagioni in maglia bianco e blu. Nella stagione 1992-93 il Blackburn alterna grandi prestazioni a piccoli inciampi ma, nonostante ciò, i tifosi Rovers credono da morire nei loro beniamini e, si sa, la fiducia attorno ad un ambiente può fare la differenza. Sarà, comunque sia, una stagione straordinaria in quanto il Blackburn Rovers si piazzerà quarto in classifica e, per un sol punto, non riuscirà a piazzarsi al terzo posto che avrebbe concesso l'approdo in coppa Uefa. Ma queste soddisfazioni arriveranno, sono nell'aria. L'amaro in bocca, in quella stagione, sarà dovuto dall'eliminazione dalla Coppa di Lega in semifinale contro lo Sheffield Wednesday. Nonostante si trattasse della prima stagione nella massima serie inglese, dopo quasi dieci anni, il Blackburn Rovers poté ritenersi soddisfatto vista la conquista della semifinale di League Cup ed il piazzamento tra le prima quattro della classe.  

La stagione successiva, 1993-94, regalerà un'altra cavalcata importante per gli uomini di Dalglish. L'allenatore potrà contare su degli innesti importanti del calibro di Henning Berg, in difesa, e dello scozzese Kevin Gallacher, a centrocampo. Il Blackburn, ormai, è diventato una realtà sensazionale che non fa altro che stupire ogni giorno di più. Tutti i tabloid parlano di come i Rovers stiano riuscendo a divertire il calcio inglese, fino a diventare quasi una vera e propria icona come solo le grandi band musicali inglesi stavano facendo in quegli anni 90 colmi di trasformazioni.

In quella stagione i bianco e blu se la giocheranno alla pari, per gran parte del campionato, con il blasonato Manchester United il quale, però, alla fine, avrà la meglio ed alzerà al cielo il suo ennesimo trofeo. Nonostante il secondo posto, per i tifosi Rovers, sarà, comunque sia, una grande festa perché, secondo posto, vuol dire accesso alla coppa Uefa. Ebbene sì, finalmente Ewood Park diverrà vetrina anche per le notti europee. 

Il destino volle, però, che siccome i Red Devils vinsero la Premier League ed anche la FA Cup nella stagione 1993-94, il Blackburn Rovers si ritrovasse, nella finale di Charity Shield (supercoppa d'Inghilterra), faccia a faccia contro gli stessi Diavoli Rossi in quanto, come detto, al termine della stagione 1993-94 si piazzarono in seconda posizione.     

L'occasione di alzare al cielo un trofeo dopo anni ed anni di “purgatorio” calcistico era davvero ghiotta per i Rovers. C'era entusiasmo e forte speranza attorno alla compagine allenata da Dalglish. Wembley sembrava sul punto di esplodere. Ovviamente, sulla carta, il Manchester United aveva più qualità ma, la Blakcburn calcistica era diventata, ormai, una realtà ben nota del calcio britannico ed esser considerati una mina vagante poteva dare il là a grandi soddisfazioni.

L'assenza, in attacco, di Shearer si faceva sentire ed infatti il pensiero che il pupillo della piazza non fosse presente ad un match del genere metteva agitazione a Kenny Dalglish il quale, però, optò per il duo, in attacco, Ripley – Pearce. Quel 14 agosto 1994 avrà la meglio i Man United il quale, va 

detto, giocherà di gran lunga meglio rispetto al Blackburn. Il match terminerà 0-2 per i Red Devils grazie alle reti di Cantona dal dischetto e Paul Ince in rovesciata.

Ancora una volta, per un pelo, il Blackburn non riesce a conquistare un trofeo del quale è a secco dal 1928 (FA Cup). I tabloid si domandano se forse, in realtà, i Rovers siano stati soltanto una cenerentola del calcio inglese non ancora attrezzata per far il vero salto di qualità oppure se, i ragazzi di Dalglish, abbiano qualcosa di straordinario in serbo da far uscire fuori. I tifosi, nonostante tutto, non hanno nulla da recriminare ai loro idoli in quanto, comunque sia, nell'arco di tre anni il Blackburn Rovers è risalito dalla Second Division, ha raggiunto una semifinale di coppa di Lega, è approdata in coppa Uefa piazzandosi al secondo posto in Premier League ed ha giocato una finale di Charity Shield, a Wembley, contro il Manchester United. 

Quindi, sipario...INVECE NO!

Non è finita qui, anzi, possiamo dire che tutto quello scritto sopra fosse la prefazione di ciò che stava per accadere da lì a poco. La stagione 1994-95 inizia subito con sette risultati utili di fila tra vittorie e due pareggi. Anche questa stagione sembrerebbe incanalata verso il solito copione delle precedenti: un Manchester United che vuol fare da padrone ma che, dinnanzi a sé, ha ancora questi folli pazzi del Lancashire che vogliono dare fastidio, per quanto possono, ai campionissimi di Manchester. Il Blackburn tenta di tenere il passo il più possibile e, al giro di boa, sembra che Man United e Rovers stiano giocando un campionato tutto loro. Alan Shearer è il solito “killer” sotto porta e trascina più e più volte il suo Blackburn alla vittoria. Negli scontri diretti tra il Blackburn Rovers ed il Man United ad avere la meglio saranno sempre i Red Devils i quali, però di tanto in tanto inciampano perdendo qualche punto per strada. Va da sé che ogni inciampo mancuniano sarà da sprone, per gli uomini di Dalglish, a non fallire le varie possibilità di sorpasso o di allungo. 

I tifosi Rovers, percepiscono un'elettrizzante sensazione come se, questa stagione, potrà essere quella decisiva. Quella della storia. All'ultima giornata di campionato i Rovers sono primi in classifica ad 89 punti mentre, il Manchester United, è secondo ad 87 punti. Se il Blackburn vince è campione d'Inghilterra, qualora lo United vince ed i Rovers perdono ci sarà il sorpasso al fotofinish. 

C'è tensione, fortissima tensione. Il Blakcburn Rovers va a giocare in casa del Liverpool il quale, si sa, non ha mai avuto rapporti idilliaci con il Man United. I Red Devils vanno ad Upton Park in casa del West Ham United.

Ci siamo: il Blackburn per scrivere una pagina indelebile della sua storia, il Man United per ribadire il concetto della sua forza. I tifosi Rovers presenti ad Anfield Road buttano giù fiumi di birra per scaricare la tensione e scacciare via qualsiasi pensiero pessimista. La partita ha inizio ad Anfield Road e subito, incredibilmente, il Liverpool prova a farsi sotto per cercare la via del goal. Il Blackburn soffre ed ha come una sorta di blocco. I Rovers reagiscono ma non riescono mai ad inquadrare la porta. Al 20esimo, però, ecco che a siglare la rete del vantaggio è proprio lui (sempre lui) Alan Shearer. Delirio nel settore ospiti di Anfield. I tifosi bianco e blu quasi non ci credono. Nella ripresa, però, ecco che scende in campo un Liverpool molto più agguerrito il quale, al minuto 64, trova il pareggio con John Barnes. In tutto questo, nel frattempo ad Upton Park, il match era ancorato sul risultato di 1-1 ed il Manchester United attaccava senza sosta cercando, in tutti i modi, di andare a segno. Con questa situazione di parità in ambo i campi di gioco si sarebbe laureato campione d'Inghitlerra il Blackburn. Il discorso, però, era che i Rovers stavano soffrendo tremendamente contro il Liverpool ed è al 90esimo che accade l'irreparabile. Calcio di punizione per i Reds, tiro a scavalcare la barriera di Jamie Redknapp, Goal! Liverpool 2 Blackburn Rovers 1. 

I tifosi bianco e blu non ci credono e non vogliono crederci. Preghiere, qualche pianto, scongiuri ora nulla sembra più avere senso. L'unica speranza si chiama West Ham United. Gli hammers stanno soffrendo terribilmente contro il Manchester United. Nei minuti di recupero, oltre il 90esimo, il Man United sbatte per l'ennesima volta contro il muro londinese e non appena Ian Bishop del WHU spazza via la palla dall'area di rigore, l'arbitro sancisce la fine del match con il triplice fischio. La notizia arriva ad Anfield Road seguita da altrettanto triplice fischio. INCREDIBILE: IL BLACKBURN ROVERS E' CAMPIONE D'INGHILTERRA. La classifica finale vedrà Blackburn Rovers 89, Manchester United 88. 

E' l'apoteosi nel settore ospiti di Anfiled. In tutti i pub della contea del Lancashire scorrono fiumi di birra. I tifosi del Blackburn non ci possono credere, dopo anni in Second Divison, dopo anni di delusioni proprio sul più bello, ecco che arriva la vittoria della Premier League. La rocambolesca maniera nella quale questa è arrivata ha un retrogusto ancor più romantico degno di essere raccontato per sempre nella storia del calcio d'oltremanica. Quella squadra è considerata, ad oggi, come detto in precedenza, un'icona anni 90 per quello che ha saputo dimostrare sul campo. Inaspettatamente quei ragazzi hanno rovesciato tutti i pronostici e sorpreso tutti, per fino loro stessi, compiendo un'impresa leggendaria. Chissà magari un giorno i Rovers torneranno a rivivere certe emozioni e nel museo di Ewood Park compariranno altri nomi di una qualche altra grande impresa, la speranza è sempre l'ultima a morire. Basta crederci e su questo, i tifosi del Blackburn Rovers, sono dei straordinari “porta bandiera di speranza”. 

Il duro lavoro, le sconfitte e le risalite sono il basamento per le grandi imprese e, non a caso, il motto (latino) che si legge anche sullo stemma del Blackburn Rovers è proprio: “Arte et Labore”.


Damiano F.