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domenica 11 febbraio 2024

Music, Subculture & of course Football

Articolo di Damiano F. 


Connubio è quella parola che, spesso, viene usata per star a significare un'unione di più cose tutte insieme. Cose che, unite tra di loro, possono dar vita ad un qualcosa di unico, raro, particolare, indimenticabile e per, alcuni, identificativo.

L'Inghilterra, da sempre, è una nazione in continua evoluzione ed in continuo cambio di vesti. Storicamente parlando è stato, probabilmente, uno degli epicentri per lo sviluppo di determinate tendenze, culture sociali ed identitarie. Erroneamente, talvolta, pensando all'Inghilterra si pensa che sia stata sempre e solo Londra la portavoce di vari sviluppi in ambito socio-culturale.

Eppure le cose non stanno proprio così.

Andiamo con ordine, di cosa si parlerà in questo mio scritto? Il Regno Unito non è sempre stato, solamente, un faro che ha illuminato la sola strada legata al calcio, con le sue tradizioni, le sue storie, i suoi anedotti ricolmi di un fascino senza tempo. Nella terra d'Albione, tra gli anni 50 fino ai primi 2000, vi è stata una vera e propria rivoluzione (parola presa in prestito) di strada e giovanile che ha dato il là a nuove tendenze sia musicali che attitudinali.

La storia che verrà raccontata questa volta dista, circa, 150 km da Londra. Ci troviamo nelle West Midlands (nord-ovest rispetto la capitale inglese) più precisamente nella città di Coventry. Una città del nord dal tipico clima oceanico con estati fresche ed inverni, più o meno, tiepidi. 

Coventry è, rispetto alle vicine Birmingham e Leicester, una città di gran lunga più antica ed è stata, per tanto tempo, uno degli epicentri per la lavorazione di tessuti divenendo, nel periodo medievale, una delle più importanti città a livello economico. Durante la seconda guerra mondiale insieme a Londra ed Hull fu una delle città più duramente colpite dagli attacchi portati avanti dalla Germania nazista. 

Nel secondo dopoguerra molte furono le difficoltà ed altrettanti gli strascichi lasciati dal conflitto. La ripresa economica locale non fu per nulla semplice ma, con il tempo, la città riuscirà, pian piano, a risollevarsi grazie anche al boom delle aziende automobilistiche che aprirono, da quelle parti, negli anni 70.

Alla fine degli anni 50 vi fu un grande esodo, dalle ex colonie britanniche, in particolare dalla Giamaica, di diversi migranti di colore i quali cercavano miglior fortuna nella "terra promessa" chiamata Inghilterra. Insieme a Londra, la città di Coventry, fu una di quelle che più di tutte subì questa "invasione". Ma con il senno di poi, questa "invasione", porterà tanta ma tanta notorietà alla città delle Midlands ed una forte ventata di novità soprattutto tra la gioventù cresciuta tra gli anni 60, 70 ed 80.

Quelli erano anni di forte rabbia sociale e di forte contrasti tra quella generazione appena uscita dalla seconda guerra mondiale e quella nata subito dopo. I giovani dell'epoca erano rabbiosi, rancorosi e non vedevano di buon occhio l'avvenire. I ragazzi della cosiddetta working class britannica erano alla ricerca continua di nuove sfide, tendenze e stili. C'era quella voglia matta di cambiare tutto. 

Eppure quella novità arrivò proprio dall'immigrazione. Non a caso con i flussi migratori, dalla Giamaica, venne importato uno stile musicale che per i ragazzi bianchi della classe operaia inglese fu una vera e proprio ventata d'aria fresca. Reggae, Rocksteady e, soprattutto, lo Ska furono delle vibrazioni totalmente nuove a livello musicale che crearono una miscelazione tra i giovanotti bianchi e neri di quei tempi. Ma non fu solo la musica a fare da padrone. Infatti i giovani inglesi rimasero molto affascinati dal dress-code di molti coetanei dalla pelle scura. Fu grazie a loro che, in Inghilterra, fecero il loro esordio i cosiddetti "rudeboys". Questi erano dei ragazzi di colore con una stile molto "dandy" (per così dire) e molto curato. Giacca, cravatta, scarpa lucida, bretelle, pantalone stretto. Tutto ciò venne assimilato dai kids britannici i quali, soprattutto, la sera dopo le fatiche del lavoro giornaliero andavano al club a ballare a ritmi musicali sopracitati qualche rigo sopra. 

Un aspetto "smart" ma con un attitudine molto "riottosa". Si perchè sia il classico rudeboy giamaicano che il rudeboy versione british avevano in comune anche il fatto di far bisboccia, casino e perchè no...menare un pò le mani. Dopotutto si trattava di due stili provenienti dalle difficoltà della strada. Una strada che congiungeva Kingston e Londra...anzi Coventry.

Coventry, come spiegato poc'anzi, fu un vero e proprio fulcro di questa miscelazione. Nulla aveva da invidiare a Londra in tal senso. Le prime sottoculture nacquero, infatti, nelle Midlands oltre che, ovviamente, nella capitale. I Rudeboys giamaicani in "salsa britannica" furono, forse, gli Skinheads della prima ondata nata a fine anni 60. I cosiddetti "originals".  Anche i Mods, nati anni prima degli Skin, senza dubbio hanno subito una forte influenza, soprattutto, a carattere musicale.

La città di Coventry negli anni 70/80 divenne la città il simbolo con cui combattere la piaga del razzismo che, comunque sia, in quegli anni attanagliava tutto il Regno Unito. Spesso, ai concerti Ska o Reggae, personalità vicine a movimenti notoriamente ed estremamente destrorsi, i quali avevano avuto l'astuzia di "accalappiare" molti giovani sbandati vicini al mondo sottoculturale, tendevano a rovinare i concerti o a fare volantinaggi di dubbio gusto circa l'apertura mentale verso nuove realtà entiche. Ciò comportava, talvolta, violente risse tra giovani di vedute differenti.

Non sempre ciò accadeva ai concerti Reggae o Ska, forse più nella scena, che sorse verso la fine degli anni 70, chiamata Oi!...una scena nata, a sua volta, da una costola del già noto, in quegli anni, Punk. Questa dilagante piaga fu utile, molto spesso, alla stampa per dare vita ad articoli, il più delle volte, fantasiosi dove si tendeva ad etichettare i giovani legati ad una sottocultura, piuttosto che un'altra. "Violenti e razzisti senza cervello" questi i termini. Il "folk devil" per eccellenza, per gli "addetti stampa" erano un pò tutti: Skinheads, Mods, Rockers, Punk. Tutti colpevoli insomma, intercambiabili in base all' articolo da "sfornare".

Per combattere questi stereotipi, a Coventry, iniziò una vera e propria battaglia sociale e, molto spesso, le frecce da usare per questo arco erano date proprio dalla musica. Musica popolare, meticcia, urbana, sintomo di angoscia e sofferenza, ma anche di un desiderio collettivo di gioia, rivalsa e rabbia gridata a gran voce. Una musica che desse voce a tutti, agli ultimi reietti della società giovanile britannica post-coloniale e multiculturale.

Band arcinote come The Specials, Madness, The Selecters, Bad Manners, The Beat furono i portabandiera i questa svolta suonata al ritmo dello Ska "Black-British Version". Questi gruppi sopracitati erano le "top band" del genere musicale nato a fine anni 70, a Coventry, famoso come 2Tone Ska. 

Ad onor di cronaca va detto che solo i The Specials, veri pionieri del movimento, erano proprio di Coventry. Questa musicalità prevedeva una miscelazione tra il classico Ska alimentato con un poco di New Wave, Pop e Punk. Da lì a poco nascerà anche la label chiamata 2Tone Records ideata da Jerry Dammers già membro dei The Specials.

L'obiettivo era semplice: abbattere tensioni sociali e divisioni razziali nell'Inghilterra neo-liberista dell'era Margharet Thatcher. Molti giovani erano attratti da questa scena che andava mano a mano crescendo. Una scena sottoculturale che accomunava tutti: mods, rudeboys, skinheads, bianchi, neri...tutti insieme appassionatamente!

Ma in tutto ciò...il calcio? Il club noto della città di Coventry è il Coventry City. Un club che non ha mai avuto i grandi riflettori puntati. Nel suo palmarés può vantare, solamente, una Coppa d'Inghilterra ma ha, da sempre, un grande seguito soprattutto nella regione delle West Midlands. Le sue storiche arcirivali sono, da sempre, Aston Villa e Leicester City. Rivalità dovute alla "supremazia territoriale" vista la stessa locazione geografica.




Il club ha sempre fatto grandi campagne contro ogni forma di razzismo soprattutto negli ultimi anni e, proprio recentemente, ha creato un CONNUBIO (ecco che torna la prima parola dell'articolo) che unisce calcio, sottocultura e musica per una nobile battaglia qual'è quella contro il razzismo. Nel 2019, a quarant'anni dalla nascita della 2Tone, il Coventry City creò una bellissima collaborazione con la label in onore di essa. La terza maglia, infatti, venne fatta completamente a scacchi bianconeri. La stessa armocromia che rappresenta da più di quarant'anni il genere Ska. Bianchi e neri insieme (le band più influenti della scena erano formate da membri inglesi e giamaicani). Ma non è tutto, su queste maglie da gara andate completamente a ruba, vi era rappresentato, ovviamente, anche il mitico Walt Jabsco, rudeboy in abito nero, camicia bianca, cravatta nera, cappello stile "pork pie", calzini bianchi e mocassini neri simbolo di questo movimento/label.





Il 18 dicembre 2022 è venuto a mancare la voce ed il leader dei The Specials, Terry Hall. Un vero e proprio figlio di Coventry, nato e cresciuto in quelle strade. Un'icona musicale ed un perno fondamentale, anche, nell'ambito sottoculturale. Il Coventry City, già prima della sua dipartita, era solito mettere in filodiffusione, prima d'ogni match casalingo al City of Coventry Stadium, musica Ska della 2tone. ma dalla morte di Terry Hall è diventata un consuetudine imprescindibile.

In un'intervista del 2019 Terry disse testualmente: "Quando siamo nati con gli Specials abbiamo compreso e giudicato la nostra condizione sociale. Eravamo giovani ragazzi, senza lavoro, senza futuro, zero, un bel niente! Decidemmo di fare qualcosa e di condividere con gli altri le nostre difficoltà. I problemi della società non se ne sono andati. Hanno solo cambiato forma e colore". 




Questa è stata, probabilmente, la missione della 2Tone e della sua "prima linea musicale". Una luce nel buio in una situazione sociale, quella dell'Inghilterra thatcheriana, molto difficile soprattutto per i giovani troppo spesso usati come capro espiatorio di turbolenti situazioni nelle strade, sugli spalti e/o nelle fabbriche. Tensioni sociali e razziali che tendevano, perlopiù, a creare spaccature non da poco.

Questo raccontato non è stato l'unico esempio di una miscela che è stata in grado amalgamare calcio, musica e sottocultura. Doveroso fare altri esempi quali il connubio tra Manchester City e lo storico club musicale mancuniano noto con il nome di The Hacienda, anche le continue sponsorizzazioni tra il Manchester United e la famosa band, sempre di Manchester, degli Stone Roses. Anche nelle realtà meno note vi è l'esempio della giovanile squadra del Seven Sisters FC di Neath sponsorizzata dalla band degli Sleaford Mods.

Diciamo che di esempi ve ne sono ma, quello di Coventry, è forse quello con un chiaro richiamo, oserei dire, politico-sociale non da poco. Una chiara presa di coscienza della propria unicità in ambito territoriale e del tessuto sociale della città stessa. Città da sempre aperta al multiculturalismo che ha dato modo di salire alla ribalta soprattutto in ambito musicale e CULTURALE. 

Voglio scriverla in grande questa parola perchè a Coventry, ormai, si tratta proprio di cultura e non più di una mera subcultura di strada. Chissà se anche il suo ultracentenario club calcistico locale riuscirà mai a raggiungere risultati importanti e ad arricchire un giorno (chissà) il suo palmarés, ad oggi, alimentato solo da quell'unica FA Cup vinta negli 80's. Anni, come spiegato, di grande rivolta nelle strade, una rivolta cantata e ballata a più riprese sotto i palchi ai concerti Ska della 2Tone.

Vediamo quale destino per gli Sky Blues del Convetry City... nel frattempo mettiamo su un bel disco dei The Specials, chiudiamo gli occhi ed immaginiamo di essere nel moderno City of Coventry Stadium. Vicino a noi qualche amico, due passetti a ritmo Ska per smorzare la tensione prima del match e poi in alto le pinte se sul maxischermo dello stadio dovesse apparire il volto di Terry Hall. 

Un brindisi gli è più che dovuto.

"Too much...too young!"





Damiano F.

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