domenica 20 giugno 2021

Acciaio

Racconto di Damiano F.


Nel mondo del calcio, da sempre, esiste un connubio che ha aggiunto a questo sport un qualcosa di unico e di magico. Quante volte si è sentito parlare di calcio e lo si è associato ad una questione sociale, nella fattispecie, proletaria?

“Football & Working Class” sono due elementi che riescono a dar vita ad una miscela, senza dubbio, caratteristica che crea un forte senso di appartenenza sia in senso sociale che in senso sociologico. Se ragioniamo con la mentalità del calcio moderno è lecito pensare che un senso di classe operaia non può essere assolutamente associato ai vari magnati e sceicchi che investono miliardi su di un club, perlopiù, per fini di marketing ed immagine; quindi, forse, oggi il calcio moderno, si può affermare, senza ombra di dubbio, che ha preso forti distanze dall'aspetto proletario dal quale questo nacque.

Ci sono posti e luoghi, però, dove l'essenza del proletariato ancora è il cuore pulsante di una città anche sportivamente parlando.

Ci troviamo in Inghilterra precisamente nella regione dello Yorkshire & Humber e, dirigendosi a sud della regione, South Yorkshire, ci si imbatte nella cosiddetta “Città di Acciaio” la protagonista del nostro articolo. Siamo a Sheffield.

Durante il XIX secolo Sheffield diventò famosa a livello internazionale per la produzione dell'acciaio appunto. Proprio lì si svilupparono molte innovazioni, inclusi il crogiolo e l'acciaio inossidabile, che portarono ad un'impennata della popolazione di quasi dieci volte durante la Rivoluzione industriale. Sheffield divenne ufficialmente una città nel 1893, ricevendo il suo statuto municipale. La città è cresciuta molto grazie alle sue forti radici industriali e ora si fonda su una base economica più ampia. Sorge su di un terreno di tipo collinare e, per questo motivo, è nota anche con il nome di "the city of seven hills" (la città delle sette colline). Il nome Sheffield lo si deve al fiume che attraversa la città: Sheaf.

Come detto la città ha sempre avuto un'impronta di tipo proletario e proprio questo senso di appartenenza od attitudine sociale è stata portata anche sui campi da calcio delle due squadre locali.

I due club sono lo Sheffield Wednesday, fondato nel 1867, e lo Sheffield United, fondato nel 1889. Il derby tra le due compagini ha il nome caratteristico di “Steel City Derby” proprio richiamando alla produzione d'acciai all'interno delle fabbriche presenti in città. Questo derby è considerato uno dei più affascinati, storici e sentiti di tutto il Regno Unito. I due club si sono affrontati a livello competitivo per un totale di 131 volte, con lo United in testa negli scontri diretti con 46 vittorie contro le 42 del Wednesday.

Lo Sheffield Wednesday è il club più antico tra le due compagini ed è caratteristico il suo nome perché quando venne fondato si chiamava “The Wednesday Cricket Club” la cui denominazione era dovuta al giorno in cui la squadra giocava i propri incontri: Mercoledì.

I colori sociali sono storicamente il bianco e blu ed il suo simbolo, il gufo, è dal 1956 lo stemma ufficiale del club da dove prende vita il soprannome: “Owls”.

Le partite casalinghe vengono disputate all'interno del famoso impianto Hillsborough Stadium. Questo divenne l'impianto ufficiale del club a partire dal 1899 quando, il Wednsday, abbandonò l'Olive Grove.

Per quanto riguarda lo Sheffield United, questo venne fondato, come detto, nel 1889 con il nome di Sheffield United Cricket Club in quanto riuniva anche i club di cricket presenti in città. I colori del club sono il bianco e rosso ed ha come simbolo due spade incrociate dal quale deriva il soprannome del club, The Blades (lame). Le partite casalinghe vengono giocate in un altro storico impianto britannico, Bramall Lane. Questo impianto vanta la notorietà di essere il più antico stadio al mondo ancora in grado di ospitare partite di calcio professionistico.

Per quanto riguardano i palmarès dei due club, ad oggi, lo Sheffield Wed può vantare nove trofei in bacheca mentre, i cugini dello United, sono fermi a cinque trofei.

Il primo derby tra le due squadre venne giocato il 15 dicembre del 1890 ad Olve Grove (vecchio impianto degli Owls). Fu una partita amichevole dove lo Wed si impose sul neonato Sheffield United per 2-1. Il primo vero e competitivo Steel City Derby, invece, venne giocato il 16 ottobre del 1893 durante la stagione di First Division 1893-1894 dove si ebbe, come risultato finale, un pareggio per 1-1. I due club, dalle loro rispettive fondazioni, si sono scontrati spesso tra la prima divisione e la seconda divisone eccetto nelle stagioni 1979–80 e 2011–12 dove le due compagini si scontrarono addirittura nella terza divisione inglese.

Tra le indimenticabili partite tra i due club, la più famosa resta quella giocata a Bramall Lane l'8 settembre del 1951 dove, lo United, s'impose sullo Wed per 7-3. Il Wednesday passò in vantaggio dopo appena novanta secondi con Thomas, ma i gol di Derek Hawksworth e Harold Brook hanno dato, allo United, la possibilità di ribaltare la situazione portandosi in vantaggio di 2 reti a 1 che sarebbe stato maggiore se McIntosh, portiere del Wed, non avesse parato un rigore a Fred Furniss.

Nella ripresa Dennis Woodhead pareggiò per gli Owls dopo sessanta minuti ma, in rapida successione, Alf Ringstead , Hawksworth, Ringstead di nuovo e Fred Smith andarono a segno per lo United. Infine, Woodhead dello Sheffield Wednesday, andò in rete prima del conclusivo settimo goal di Brookha per gli Blades. Dunque, il match, si concluse con un risonante 7–3 e, a fine stagione, nessuna delle due squadre venne promossa in Prima Divisone o retrocesse in Terza Divisione. Comunque sia questa partita rimase indelebile in questa rivalità e viene ricordata, ovviamente, con più piacere dai tifosi biancorossi dello Sheffield United.

Altra battaglia che viene ricordata negli annali di questo derby storico è quella che venne rinominata “The Boxing Day Massacre”. Questa partita venne giocata il 26 dicembre del 1979 e viene ricordata come la più grande e risonante vittoria dello Sheffield Wednesday. Si giocava in quel di Hillsborough (casa del Wed) e i due club militavano, addirittura, in Terza Divisione. Il match fu praticamente a senso unico con i padroni di casa che impartirono, ai rivali cittadini, una lezione di calcio. Grazie alle reti di Ian Mellor , Terry Curran , Mark Smith e Jeff King, gli Owls ebbero ragione sugli avversari per quattro reti a zero. Lo United, all'epoca di quella partita, era in testa alla classifica mentre il Wednesday era al quarto piazzamento in classifica. La vittoria dei bianco blu spinse, gli stessi, alla promozione. E' opinione diffusa pensare che, quella vittoria e quella promozione in Seconda Divisione, abbia plasmato le fortune dei prossimi venti anni per lo Wed, mentre lo United languiva nella Terza Divisione prima di essere retrocesso, addirittura, in Quarta Divisione.

Altro scontro leggendario fu quello giocato niente poco di meno che tre anni fa, precisamente il 24 settembre del 2017. In quella stagione lo Sheffield United approdò dalla League One in Championship dove, ad attenderli, c'erano proprio i rivali dello Sheffield Wednesday i quali mancarono la promozione in Premier League perdendo ai play-off nella stagione 2016-2017. Quel giorno si giocava ad Hillsborough e quella stessa partita porta un nome simile a quella giocata il 26 dicembre del 1979. Quella partita viene ricordata come “The Bouncing Day Massacre”. Appena prese il via la partita, al terzo minuto, lo United si portò in vantaggio grazie alla rete su punizione di Fleck. Al 15' ecco un'altra rete per gli Blades siglata da Clarke che portò tutto Hillsborough in un silenzio assordante eccetto i tifosi biancorossi dello United atti a sbeffeggiare gli avversari. L'orgoglio Owls non si fece attendere ed ecco che, nei minuti di recupero della prima frazione di gara, arrivò il goal di Hooper che accorciò le distanze prima del fischio finale del primo tempo. Nella ripresa, ovviamente, lo Sheffiled Wednesday ha più fame anche perché, il risultato, li vede sotto di una rete. Al 65' arriva il tanto ambito goal del pareggio, siglato dal portoghese Lucas João, che fa letteralmente scoppiare di gioia tutto lo stadio a maggioranza Wed. Il calcio, però, lo sappiamo un attimo ti porta in paradiso per poi farti ripiombare nell'inferno. Mentre i tifosi padroni di casa dello Sheffield Wednesday sono presi dai festeggiamenti, sbeffeggiamenti verso gli avversari e saltelli in ogni settore dell'impianto...arriva la doccia gelata. Al minuto 67, esattamente due minuti dopo il pareggio, su di una verticalizzazione lo United passa nuovamente in vantaggio grazie alla rete di Duffy. Improvvisamente, sopra ad Hillsborough, cala il buio totale il quale, però, dà il via agli sfottò dei tifosi Blades verso i tifosi Owls. Siamo sul 2-3. Dieci minuti più tardi, al minuto 77, la vera esplosione di gioia dei tifosi “away”. Clarke si fa largo con la forza tra i due difensori del Wednsday, Lees e Van Aken, e a tu per tu con Westwood insacca per la rete del definitivo 2-4. I tifosi di casa dello Wednsday non possono far altro che osservare i tifosi rivali atti a sbeffeggiarli con cori di scherno quali: “your not bouncing anymore!” (non salti più!). Quella partita viene ricordata con gioia da parte dei tifosi United più che altro per la dinamica del match in sé. Le prese in giro da parte dei Blades arrivarono a tal punto di produrre magliette, felpe, tazze da tè, bottiglie e gadget vari con su scritto, appunto, “The Bouncing Day Massacre”.

L'altra partita che merita di essere ricordata fu quella giocata il 3 aprile del 1993 in occasione della semifinale di FA Cup. La Football Assosation decise che quel “Steel City Derby” dovesse giocarsi in campo neutro ad Elland Road (lo stadio del Leeds United) mentre, l'altra semifinale tra Arsenal e Tottenham, si dovesse disputare sempre in campo neutro ma a Wembley. I tifosi di Sheffield Wednesday e Sheffield United non furono d'accordo con questa decisione, in quanto, non capita tutti i giorni di andare a vedere i propri beniamini all'ombra delle due torri che vi erano nel vecchio Wembley. Grazie alla pressione dei tifosi, spalleggiati dalla rispettive società, alla fine la Football Assosation decise di far giocare la partita a Londra presso Wembley. Il match si concluse con la vittoria per 2-1 dello Sheffield Wednsday nei tempi supplementari. Quel giorno venne raggiunto un record di media spettatori con la cifra 75.364 tifosi presenti sugli spalti dell'impianto per eccellenza del Regno Unito.

Per quanto riguardano schermaglie tra le due tifoserie, va detto, che spesso è capitata qualche scazzottata ma il tutto non ha mai avuto un'ampia cassa di risonanza di episodi clamorosamente violenti. Si dice che le due tifoserie abbiano un tipo di rapporto feroce ma sano come gli stessi rispettivi club. Basti pensare che lo Sheffield Wednesday costituito, ricordiamo, nel 1867, giocava le sue partite a Bramall Lane fino al 1889 abbandonandolo, poi, a causa di una disputa sull'affitto. Per compensare la perdita di entrate, il Comitato Cricket prese la decisione di formare un'altra squadra di calcio, così fu fondato lo Sheffield United diventando, Bramall Lane, la casa di quest'ultimi.

I due club molto spesso hanno collaborato tra di loro in onore della città stessa. Nel 2011 presero parte alla conferenza congiunta chiamata “Supporting Sheffield” nella quale venne annunciata una comune sponsorizzazione, da parte dei due club, di aziende produttive locali della città di Sheffield. I due sponsor locali erano Westfield Health (un'organizzazione sanitaria no-profit) ed il Gilder Group (un concessionario di automobili).

Arrivati a questo punto penso sia doveroso fare delle riflessioni conclusive. Probabilmente con il calcio moderno che orbita, ormai, tutto attorno al denaro l'essenza di classe operaia associata al “mondo pallonaro” sta andando sempre più scemando. A Sheffield i tifosi dei due club ancora sono orgogliosi delle loro radici e del loro senso di appartenenza sociale. Questo lo si percepisce sia ad Hillsborough che a Bramall Lane dove, i rispettivi supporters, ogni settimana lavorano nelle fabbriche e nelle acciaierie della città e, quando arriva il weekend, ci sono soltanto gli Owls oppure i Blades. Tutto il resto non conta più. Anche se non sono tra i club più titolati d'Inghilterra, il loro senso di appartenenza, la loro passione, la loro sana rivalità vale, probabilmente, più di qualsiasi fuoriclasse che possa, un giorno magari, approdare ad una delle squadre. 

Che sia Sheffield Wednesday o Sheffield United, che sia Owls oppure Blades, che sia bianco blu o bianco rosso...QUESTA E' SHEFFIELD!




giovedì 10 giugno 2021

Baile Átha Cliath

Articolo scritto da Damiano F.


Il calcio d'oltremanica ha sempre avuto delle particolarità le quali, spesso, non trovi in giro per il mondo. Ovviamente, la vetrina più importante del calcio in terra anglosassone è stata sempre occupata dal calcio inglese visti anche i vari traguardi raggiunti da numerosi club in ambito europeo. Una leggera voce in capitolo ce l'ha sempre avuta, anche, il calcio scozzese, soprattutto grazie ai due club di Glasgow, i Rangers ed il Celtic i quali hanno sempre stra dominato, a livello di trofei, e danno vita, da secoli ormai, a quello che è considerato il Derby per eccellenza: l'Old Firm.

A proposito di derby e/o rivalità. Oggi, in un calcio moderno in continua evoluzione dove vi sono grandi magnati pronti ad investire somme capienti nel business del calcio, le stesse faide tra squadre stanno perdendo sapore e tradizione nonostante i tifosi cerchino sempre di tenere alimentata quella fiamma ardente della passione per il football.

Se, ad oggi, l'Old Firm di Glasgow rimane il derby più accesso non solo in tutto il Regno Unito ma, bensì, in tutto il mondo molto lo si deve al fatto che le due compagini non hanno mai abbandonato vecchie ruggini che sono sempre state il motore di questa sfida. Certo, il caso di Glasgow, trattasi di una faida che affonda radici molto lontane dal mondo del calcio, però ancora resiste alla prova del tempo. Ci sono tante altre faide, tra UK ed Irlanda, che sono ai più sconosciute ma che posseggono di gran lunga più fascino di tanti altri derby in giro per la terra anglosassone.

Ok, parlavamo di Glasgow, rechiamoci all'aeroporto e prendiamo il primo volo disponibile per la vicina Irlanda. A Dublino c'è una storia di calcio degna di esser raccontata.

Siamo a Dublino, la capitale d'Irlanda situata sulla foce del fiume Liffey il quale nasce sulle pendici del monte Kippure ed attraversa le contee di Wicklow, Kildare e Dublino prima di sfociare nella Baia di Dublino e, dunque, nel Mare d'Irlanda.

L'Irlanda è sempre stata una nazione dal cuore ribelle ma soprattutto indipendentista e, non a caso, i momenti salienti della sua storia passano proprio attraverso la guerra d'indipendenza dalla corona britannica. Dublino è, da sempre, il centro della cultura irlandese e quando si parla di cultura irlandese vengono subito in mente i canti rivoluzionari irlandesi, la birra, il whisky, i pub e ancora San Patrizio, la carne di manzo irlandese, il rugby, l'hurling (sport popolare gaelico). Ma in tutto ciò, è possibile che non ci sia del caro vecchio calcio? Va detto, il calcio non è lo sport che va per la maggiore da quelle parti ma, senza dubbio, vi è una nutrita parte di abitanti che segue con passione il mondo “pallonaro”.

A Dublino vi sono ben quattro club di calcio che sono suddivisi nella varie aree geografiche della città. In particolare sono due i club che hanno sempre avuto una cassa di risonanza molto ampia nella Premier Division della League of Ireland; parliamo dello Shamrock Rovers FC e del Bohemian FC. Questi club sono i più titolati della città e, lo Shamrock Rovers, detiene il primato di club più titolato di tutta l'Irlanda. I Bohemian sono, ad oggi, il terzo club più titolato d'Irlanda dopo il Dundalk FC.

Tradizionalmente Dublino è sempre stata caratterizzata dalla rivalità che vi è fra le zone separate dal passaggio del fiume Liffey. Zona settentrionale (il Northside) e quella meridionale (il Southside). Il Northside è sempre stato considerato come la parte, perlopiù, popolare abitata dalla classe operaia della città, mentre nel Southside si ha una presenza, in gran parte, borghese e dei ceti più abbienti.

Questa suddivisione in realtà riflette solo parzialmente la situazione sociale ed economica della città. Basti pensare che la residenza del Presidente della Repubblica è situata nel Northside così come alcuni dei quartieri più ricchi della città, Howth, Malahide e Castleknock, son situati a nord del fiume. Allo stesso modo quartieri come Tallaght, Palmerstown, Crumlin, e Ballyfermot, sono quartieri tradizionalmente di lavoratori ma sono posti a sud del fiume.

Come spesso accade, questioni sociali e suddivisioni territoriali, di riflesso, vengono portate, dai tifosi, sui campi da gioco. I Bohemian appartengono alla zona Nord della città quindi, diciamo, la zona più proletaria mentre gli Shamrock Rovers hanno il proprio bacino d'utenza nella zona Sud di Dublino.

Il Bohemians FC venne fondato il 6 settembre del 1890 da un gruppo di giovani studenti e come colori sociali porta la combinazione rossa e nera a righe verticali. Nei primi trent'anni della sua storia ha militato nella Irish Football League (quello che oggi è il campionato nordirlandese). Dal 1921, a seguito dell'indipendenza irlandese, i Bohs (abbreviativo del club) presero parte alla costruzione della League of Ireland dove vi militano a tutt'oggi. Le partite casalinghe vengono disputate presso il modesto, ma caratteristico, impianto denominato Dalymount Park.

Lo Shamrock Rovers, invece, non ha una data certa della sua fondazione ma l'anno di nascita sembra possa risalire al 1899. Gli Shamrock Rovers sono originari di Ringsend, un sobborgo di Dublino. Il nome del club viene dalla strada Shamrock Avenue, a Ringsend, dove si trovava la prima sede del club. I colori sociali del club sono il bianco ed il verde a bande orizzontali come, il più noto, Celtic Glasgow. Le partite casalinghe dei Rovers, invece, vengono disputate presso stadio chiamato Tallaght Stadium.

La prima partita giocata tra le due squadre fu quella nella Leinster Senior Cup sabato 9 gennaio 1915. Il match andò in scena a Dalymount Park e terminò 3-0 per i Bohemian. La prima vittoria dello Shmarock Rovers arrivò nella semifinale di FAI Cup del 1921-22.

Nel 1945, i due club, disputarono la prima finale dove in palio vi era, di nuovo, la FAI Cup; quella partita viene ricordata per il record di spettatori presenti, 45.000. L'incontro terminò con la vittoria dello Shamrock Rovers per 1-0 e con la conseguente alzata al cielo della coppa nazionale.

Nel 1969, i Bohs abbandonarono la loro etica amatoriale a favore del calcio professionistico a tutti gli effetti. Con la scomparsa di Drumcondra FC (altro club dublinese delle serie minori irlandesi), i rossoneri divennero il principale club del Northside. Da allora, la rivalità relativamente minore che esisteva tra Shamrock Rovers e Bohemian iniziò a crescere fino a diventare una classica dando vita a partite intense e grandi scontri...non solo in campo.

 Spesso, questo derby, è stato palcoscenico di curiose situazioni grottesche tipiche dell'Irlanda. Durante la partita, del 24 febbraio 2004, tra le due compagini avvenne un episodio singolare che viene ricordato, ormai, da anni. L'attaccante irlandese Tony Grant militò per diversi anni nelle fila dei Rovers ma, nella stagione 2003-2004 passò ai rivali del Bohemian. Questa cosa non andò a genio ai tifosi bianchi e verdi ed ecco che durante la partita, sopracitata, i tifosi dello Shamrock tirarono, in segno di scherno ed insulto, in direzione di Grant, una testa di maiale. Quella partita terminò 2-2 ma verrà ricordata come il “pig head day”. Altri incidenti degni di essere raccontati sono stati la profanazione del monumento che commemora l'ex casa degli Shamrock Rovers, Glenmalure Park, e due casi di ordine pubblico a Dalymount Park nel 2000 e Richmond Park nel 2003. Quest'ultimo portò allo sfratto dei Rovers dalla vecchia sede di Inchicore (sobborgo ad ovest lontano circa 5 km dal centro città). È capitato, spesso, soprattutto negli anni passati, che nelle vie della città a ridosso dei pub, usati come punti di ritrovo delle tifoserie, vi siano state schermaglie tra gruppi organizzati ma, va detto, che la violenza negli incontri tra le due è sempre più sporadica, questo grazie anche ad una grande presenza del Garda (polizia irlandese). L'ultima vera schermaglia risale al 2016 a Dalymount Park quando ci fu più di un'invasione di campo e qualche tentativo di scontro tra le due tifoserie. Fortunatamente, però, il tutto venne soppresso dalle forze dell'ordine irlandesi. Quella partita, per la cronaca, si concluse con un netto 0-4 in favore dei Rovers ai danni dei Bohs.

Generalmente, oggigiorno, quasi tutte le tifoserie hanno una certa connotazione od accostamento ad una filosofia di pensierio politica e sociale. Fare politica allo stadio, per molti, è una rovina in quanto tende a creare forti spaccature tra persone le quali, tutto sommato, hanno una passione comune che è quella verso la propria squadra del cuore. Anche io mi trovo su questa linea di pensiero. A Dublino, nel caso di questo “derby North-South Side”, le tifoserie hanno sempre avuto un'inclinazione politica ma, differentemente da altre realtà, la questione politica mette le due tifoserie pienamente d'accordo. La tifoseria del Bohemian FC e dello Shamrock Rovers FC hanno sempre avuto forti posizioni antifasciste, antirazziste e tendenti a sinistra. Molto spesso i vari striscioni o stendardi hanno un forte richiamo a quella tendenza politica. Si possono tranquillamente notare bandiere dell'Antifascist Action vicino a quella del Bohemian oppure la classica stella rossa su di uno stendardo dello Shamrock Rovers. Nonostante questo comune denominatore quando è DERBY è DERBY!

Per quanto riguardano gli scontri a livello statistico la questione è sempre stata abbastanza patta tra i due club con un leggero vantaggio (due partite in più) dei Bohs ai danni dei Rovers.

Non sarà una di quelle partite che possono essere messe sul piano di un Old Firm, di un Second City Derby, di un Whu-Millwall, di un Linfield-Glentoran, di uno Steel City Derby ma va detto, però, che il calcio irlandese non viene raccontato come si dovrebbe. Ovviamente non si trova in una posizione alta del ranking UEFA, però molto spesso questo tipo di calcio, oserei dire, provinciale ha, in sè, una perfetta miscela di passione, appartenenza e tradizionalità. I tifosi sono, a tutti gli effetti, i veri protagonisti in questa faida dublinese. Magari un giorno verranno tanti sceicchi o magnati ad investire nella League of Ireland portando il calcio irlandese sul tetto d'Europa ma, sinceramente, per i pochi che almeno un poco seguono quel calcio, ai più sconosciuto, la cosa va bene anche così in quanto da quelle parti dove gli impianti non sono capienti, gli sponsor sono in gran parte locali, i calciatori vanno ancora a farsi pinte al pub magari con i propri tifosi la magia del football, per come la intendiamo noi innanmorati, è ancora viva e pulsante.

Prendiamo la sciarpa, fumogeno in tasca e andiamo allo stadio passeggiando per le vie di Baile Átha Cliath...oggi c'è il Derby!




martedì 8 giugno 2021

The Grand Old Team

Autore: Damiano F.


Tra i vari scenari di carattere sociale e geopolitico europeo non vi è luogo più ricolmo di contraddizioni e questioni ideologiche, molto spesso contrastanti, dell'Irlanda del Nord. Le “sei contee” a nord della Repubblica d'Irlanda sono state, da molto tempo, terreno fertile per vere e proprie battaglie sociali dove, nella maggior parte dei casi, finivano sempre con dei feriti o, peggio, dei morti da ambo le fazioni.

Queste due suddivisioni presero vita a partire dal 1922 a seguito della guerra anglo-irlandese la quale si concluse con la vittoria dell'IRA, sulla British Army, portando così l'Irlanda, come la conosciamo oggi, ad una tanto sognata indipendenza da Londra.

Nel nord dell'Irlanda, però, sei contee rimasero sotto il predominio della corona. Queste sei contee sono racchiuse nella cosiddetta regione “Ulster” e, dal 1922, sono sempre rimaste fedeli a Sua Maestà. In Irlanda del Nord i cittadini cattolici, nonché simpatizzanti per l'unità e per l'indipendenza irlandese, venivano discriminati sia dalla maggioranza protestante che dal governo della provincia dove, partito di maggioranza del parlamento autonomo nordirlandese, era l'Ulster Unionist Party.

Per i cattolici era più difficile trovare lavoro. Questi subivano discriminazioni anche quando si trattava delle assegnazioni delle case popolari. Tutto ciò avveniva anche dove i cattolici erano la maggioranza come, per esempio, a Derry. Anche da quelle parti le circoscrizioni elettorali erano disegnate in modo da non permettere ai cattolici di vincere le elezioni.

In una perenne polveriera come quella nordirlandese determinate tensioni si sono, molto spesso, mescolate con lo sport più seguito al mondo. Il calcio.

Tra i club che fecero e fanno grande il calcio nordirlandese vi sono: Linfield, Glentoran, Lisburn Distillery e Belfast Celtic.

Proprio quest'ultima è la protagonista di questo articolo. Oggi, purtroppo, il Belfast Celtic non esiste più in quanto venne investita da una triste sorte che verrà spiegata più avanti nell'articolo. Andiamo con ordine.

Il club venne fondato il 14 marzo del 1891 portando il nome, semplicemente, di “Celtic” prendendo palese ispirazione dal più noto Celtic Football Club di Glasgow. Tra gli altri riferimenti con il club di Glasgow, oltre al nome, vi erano anche i colori sociali. Venne adottata la casacca da gara a bande orizzontali bianche e verdi. Nel 1901 il club divenne un società per azioni così dovette mutare il suo nome in Belfast Celtic Fc proprio per differenziarsi dagli amici di Glasgow. Lo storico simbolo del club era la nota Arpa Irlandese con un predominio di tonalità color verde. Le partite casalinghe venivano giocate al Celtic Park (stesso nome dell'impianto del più famoso Celtic scozzese) soprannominato dai propri tifosi: “The Paradise”. Questo impianto era sito in Donegall Road a West Belfast, non lontanissimo dal quartiere “lealista” colmo di tifosi del Linfield, storici tifosi rivali filo britannici.

Il Belfast Celtic vinse il suo primo titolo nel 1900 proprio ai danni dei più blasonati rivali del Linfield. La violenza politica che travolse l'Irlanda negli anni '20 si riversò sugli spalti della Lega irlandese. Nel 1920, l'Irish Football Association multò e sospese il club in seguito a violenti incidenti avvenuti durante la semifinale della Irish Cup. Quel giorno il Belfast Celtic affrontava il Glentoran: una persona portò una pistola allo stadio e iniziò a sparare sulla folla. Come detto in precedenza quelli erano anni molto difficili per l'Irlanda in cui era in pieno svolgimento la guerra d'indipendenza irlandese.

Quando il club venne reintegrato dalla Football Association questi attraversò un periodo di straordinaria grazia vincendo numerosi trofei nazionali tra coppe e campionati di massima serie. Il periodo a cavallo tra le due guerre mondiali venne rinominato “era d'oro del Belfast Celtic”.

Sul campo, il Celtic di Belfast, dava vita a straordinarie prestazioni e vittorie cercando di emulare il, “fratello maggiore”, Celtic Glasgow in Scozia. D'altro canto, però, l'Irlanda del Nord e Belfast in particolare erano sempre terreni fertili per tensioni sociali non da poco e, molto spesso, i tifosi del Belfast Celtic si trovavano coinvolti in questioni di ordine pubblico particolarmente quando l'avversario dinnanzi a loro era il tanto odiato Linfield Fc.

Nel 1946, terminato il secondo conflitto mondiale, riprese il campionato di calcio nel nord dell'Irlanda nonostante negli della guerra non venne mai realmente sospeso. Le vecchie rugini tra filo-indipendentisti irlandesi e filo-britannici persistevano, il Belfast Celtic era sempre la squadra dei cattolici pro-indipendenza ed il Linfield rimaneva la rivale lealista alla corona. Sulle gradinate, ad ogni incontro, si temeva sempre il peggio ovviamente non per il fatto che le due squadre più blasonate erano sempre in cima alla classifica a contendersi la Premiership. Anche la tensione sociale lontano dai campi gioco era terribilmente aumentata nel secondo dopoguerra. I cattolici erano ancora la minoranza in molte zone non solo di Belfast ma anche di tutta l'Irlanda del Nord. La situazione, purtroppo, precipitò durante il Boxing Day del 1948. Si giocava a Windsor Park, la tana del Linfield. I padroni di casa non vincevano un titolo dal 1935 in quanto sovrastati dalla forza dominante del Belfast Celtic. A questo si aggiungeva, anche, la proclamazione della Repubblica d'Irlanda con il riconoscimento britannico. La Repubblica d'Irlanda rivendicava anche le sei contee dell'Ultster e questo fece sì ad alimentare tensioni ulteriori nella capitale. La partita si giocava in un tipico clima nord europeo colmo di freddo e grigiore. I calciatori in campo, da una parte e dall'altra volevano a tutti i costi vincere e di certo nessuno tirava indietro la gamba. La tensione era ai massimi storici e, molto spesso, i calciatori in campo arrivavano alle mani. La partita era bloccata sullo 0-0 i padroni di casa del Linfield giocavano in 9 uomini a causa di due espulsioni; a 10 minuti dalla fine il Belfast Celtic passò in vantaggio grazie al rigore messo a segno da Harry Taylor ma, incredibilmente, poco prima del 90esimo minuto il Linfield pareggiò la contesa grazie alla fortunosa rete di Jackie Russel. Triplice fischio, 1-1, tutti a casa con un punto per parte. Assolutamente no! Fu in quel momento che scoppiò il finimondo con i tifosi del Linfield che invasero il rettangolo di gioco cercando di aggredire i giocatori del Belfast Celtic. Tre calciatori biancoverdi rimasero feriti tra cui Jimmy Jones, centravanti del Belfast Celtic, il quale venne preso di forza dai tifosi di casa trascinato nella tribuna e pestato con una violenza tale tanto da spezzargli un gamba. La sua colpa principale fu quella di essere un protestante che militava in una squadra di chiare radici cattoliche.

La notte stessa la dirigenza del club decise di ritirare la squadra dal campionato in quanto venne superato un certo limite che lasciò tutti sbigottiti in terra d'albione. La rabbia della dirigenza biancoverde era, perlopiù, dovuta alla totale disorganizzazione della polizia la quale rimase in disparte per molto tempo prima di intervenire seriamente a sedare gli animi dei facinorosi. La decisione ormai era stata presa. Si era giunti ad un livello di odio, intolleranza e violenza di ogni genere da parte dei lealisti senza precedenti. Le ultime apparizioni del Belfast Celtic furono in una tournée negli U.S.A. in sporadiche amichevoli nel 1949.

Il Belfast Celtic cessò definitvamente di esistere, a livello di societario, nel 1960 ma, come detto qualche rigo sopra, nel 1949 fu l'ultima partita dei biancoverdi di Belfast.

Finì così, in questa maniera così cruenta e triste, la breve ma intensa storia di uno dei club più importanti e titolati del calcio nordirlandese. Il Belfast Celtic voleva essere, oltre che un squadra di calcio, un punto di riferimento per molti tifosi, più o meno giovani, di fede cattolica e di chiare ideologie indipendentiste. Voleva rappresentare un punto di aggregazione per quella minoranza presente nella capitale dell'Irlanda del Nord. Nel 2011 il noto giornale d'oltremanica, The Guardian, chiese ad un ex tifoso del Belfast Celtic, tale Jimmy Overend, cosa rappresentasse il Belfast Celtic per lui.

L'ottantaseinne rispose così: “il club, aveva illuminato le vite dei cattolici politicamente oppressi e impoveriti come me. Lo scioglimento fu come una nuvola nera che scendeva su di noi. Sembrava come se non ci fosse più nulla per cui vivere. E' un dolore che non se ne è mai andato”. Per gli amanti della questione irlandese, a prescindere da come la si voglia guardare, e per gli amanti dello sport più seguito al mondo, la triste sorte che toccò al Belfast Celtic lascia tanto malumore e rancore. Com'è possibile che in un terra martoriata, come quella nordirlandese, da continue tensioni sociali si possa essere arrivati a questo? Com'è possibile che un club così importante debba cessare di esistere in questa maniera così violenta e priva di senso? Sicuramente chi vive da quelle parti ne saprà molto più di noi che vediamo il tutto dalla nostra “comfort zone” e forse ancora non ne cogliamo realmente la gravità di questo triste finale che colpì il Celtic di Belfast. Senza dubbio è un finale che con il calcio non ha nulla a che vedere. In conclusione è giusto ricordare che nel 2003 è stata creata la “Belfast Celtic Society” un'organizzazione che ha lo scopo di preservare e diffondere la conoscenza storica del “Grand Old Team”.