Atterriamo al John Lennon Airport in tarda mattinata ed un bus ci porta dritti a Liverpool ONE, in pieno centro città dove possiamo già assaporare l’atmosfera di questa città che avevamo già visitato troppo velocemente una decina di anni prima.
Dopo una breve sosta con spuntino
da Sturbucks iniziamo a girare per i negozi del centro, tappe obbligatorie da
Size? e Fred Perry, ma anche al record shop “Rough Trade”, ma abbiamo fretta di
vedere più cose possibili ed allora andiamo in direzione Royal Albert Docks, un
complesso di magazzini in mattoni situato nell’area portuale della città a sud
del Pier Head, qui possiamo ammirare lo skyline della città in lontananza che
si affaccia sul fiume Mersey e fermarci qualche minuto nel fantastico pub “The
Pumphouse”, un edificio in mattoni rossi bellissimo, il suo interno è suggestivo
e pieno di quadri e cimeli storici riguardanti Liverpool.
Proseguiamo verso il Pier Head passando dal Merseyside Maritime Museum e dalla Tate Modern, fino ad arrivare alla famosa statua di bronzo raffigurante John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr e George Harrison, ovvero i “The Beatles”, uno dei principali simboli cittadini, qui scattiamo diverse foto anche se è difficile trovare l’attimo giusto visto che il monumento, svelato nel 2015, è attorniato da turisti intenti come noi a fotografarlo.
Alle spalle dei 4 si possono ammirare le cosiddette “tre grazie”, gli storici edifici Royal Liver Building, Cunard Building e Port of Liverpool Building, ci incamminiamo poi verso il nostro albergo dove possiamo lasciare gli zaini e riposare qualche minuto prima di addentrarci nel quartiere più vivace e colorato di Liverpool, a Mathew Street possiamo infatti trovare pub e locali, un negozio interamente dedicato ai Beatles oltre al museo della band, non entriamo a visitarlo, ma già la facciata esterna principale ci soddisfa, su di essa ci sono infatti rappresentate immagini dei quattro, ma anche di altre band che hanno fatto la storia della musica, tra queste anche i Joy Division, i Clash, gli Echo and The Bunnymen, i Talking Heads e gli O.M.D., subito dopo c’è l’Eric’s, storico locale dove si suona musica dal vivo, in passato si esibirono anche queste stesse band.
Ma il piatto forte sono il The Cavern Club ed il The Cavern Pub, c’è anche il The Cavern Restaurant, ma ci interessa di meno, compriamo due biglietti per entrare nel Club e sono soldi spesi benissimo perché il locale è meraviglioso, c’è musica dal vivo in continuazione per tutto il giorno e la sera e tantissimi riferimenti storici ai Beatles, quadri, locandine, strumenti musicali, foto, ritagli di giornali, troviamo posto ad un tavolo e restiamo lì parecchio tempo ad ascoltare ottima musica sorseggiando ottima birra.
Più tardi ci incamminiamo verso
il centro città proseguendo poi in direzione di Chinatown e poi della
Cattedrale, sta cominciando a fare buio e si avvicina anche il momento di
cenare, torniamo quindi in Mathew Street, entriamo al The Cavern Pub, anche qui
c’è musica dal vivo, ma non è possibile mangiare e nemmeno all’Eric’s dove
comunque facciamo un giro per vederlo internamente, anche qui ci sono
tantissimi riferimenti alle band che ci hanno suonato in passato, poi,
direttamente dal suo interno, si entra nel fantastico pub King John
completamente arredato in stile medievale, ci sono raffigurazioni di cavalieri,
, re, draghi e così via, tornando in strada incappiamo anche nel “Beatles Bar”,
entriamo anche qui a dare un’occhiata, al suo ingresso ci sono delle statue della
band, è davvero bello, ma anche qui non si può cenare.
La fame, e la voglia di sederci
tranquillamente anche per riposarci un pò, ci porta al pub “Flannagans Apple”,
sempre in Mathew Street, anche qui c’è musica dal vivo, ordiniamo la nostra
cena, per me un’ottima pie di carne, accompagnata dall’immancabile birra,
mangiamo con calma mentre ascoltiamo il cantante solista che si sta esibendo,
oltre a vedere dallo schermo gigante la partita di League One tra Shrewsbury
Town ed Exeter City.
Soddisfatti e contenti possiamo
tornare in albergo in attesa della giornata successiva che sarebbe stata
intensa ed interessante.
Dopo una Full English Breakfast
andiamo a piedi in centro città, Liverpool si sta svegliando, alcuni negozi
sono ancora chiusi, ma la nostra destinazione non ha un orario di apertura,
andiamo infatti ad ammirare in una via secondaria il murale disegnato
dall’artista Paul Curtis in onore ed in ricordo di Wade Smith, storico negozio
che negli anni ’80-’90 era un punto di riferimento per la sottocultura dei
Casuals, qui si vendevano svariati modelli di Adidas introvabili da altre parti
e l’abbigliamento giusto; il murale raffigura due ragazzi, vestiti secondo lo
stile Casual, appoggiati alla vetrina del negozio, sapendo già che ci sarei
venuto, ho indossato un maglione “Circa 81” giallo a rombi molto simile a
quello disegnato su uno de due ragazzi, inutile dire che mia moglie Silvia mi
ha scattato delle foto fantastiche e davvero particolari!
Torniamo verso il centro ed
andiamo al Metquarter, un complesso di negozi tra i quali “Transalpino”, uno
shop che realizza magliette con grafiche che richiamano la sottocultura dei
Casuals negli anni ’80, ce ne sono davvero tante e molto belle, scelgo ed
acquisto quella che raffigura lo stesso disegno del murale dedicato a Wade
Smith.
Ma siamo solo all’inizio, infatti
ci portiamo alla fermata dei bus dove saliamo su quello diretto a Birkenhead,
per arrivarci si passa nel tunnel che attraversa il fiume Mersey, arriviamo
nella piccola cittadina nella periferia di Liverpool e scendiamo a Prenton,
dove sorge il Prenton Park, lo stadio del Tranmere Rovers FC., poco prima c’è
un pub chiamato, appunto, Prenton Pub, durante il tragitto avevo notato un
murale raffigurante due giovani tifosi della squadra con alle loro spalle lo
stadio ed in particolare la statua al suo esterno dedicata a Johnny King,
leggendario manager del Club.
Osserviamo lo stadio esternamente
fino ad arrivare alla facciata dove c’è il fantastico murale con il quale è
stato omaggiato il libro ed il film “Awaydays”, che parlano proprio di un
gruppo di tifosi Casuals del Tranmere, e che raffigura delle Adidas indossate
da quegli stessi ragazzi, anche in questo caso posso sfoggiare un look a tema
composto da un giubbetto “cagoule” vintage della Peter Storm e delle Adidas
Forest Hills, i simboli di quello stesso film, su una parete in una via
parallela c’è un altro meraviglioso murale, realizzato sempre da Paul Curtis,
che ha disegnato una scena davvero particolare che raffigura un tifoso dei
Rovers, un pensionato di 72 anni di nome Charlie Lindsay, che nel 1979 durante
una partita che il Tranmere stava perdendo per 0-5 contro il Bournemouth,
scavalcò le barriere ed entrò in campo colpendo con il suo bastone da passeggio
il portiere ospite Kenny Allen, venne arrestato, ma restò per sempre nel
ricordo dei tifosi.
Proseguendo arriviamo alla statua
del leggendario e più vincente manager del Club, Johnny King che giocò tra il
1960-1968 ed allenò tra il 1987-1996 il Tranmere, posto davanti al cancello
principale dello stadio, anche qui c’è un murales, sulla parte alta di una
facciata dell’impianto, che rappresenta la squadra femminile dei Rovers.
Andiamo poi al Club Shop dove
compro la maglia della stagione in corso che celebra il 140° anniversario dalla
fondazione del Club, con il nome di Belmont FC, nel 1884, è molto bella anche
la away, ma nella mia piccola collezione da tempo cercavo di avere la classica
maglia del Tranmere e quindi decido di prendere la home.
Chiedo in modo gentile e senza
pretendere nulla ad una ragazza che lavora nello shop se è possibile scattare
qualche foto all’interno dello stadio, lei fa una telefonata e mi risponde in modo
affermativo, ma devo aspettare qualche minuto; attendo con impazienza perché
non vedo l’ora di vedere Prenton Park, nei piani iniziali di questo viaggio
avevo programmato di vedere una partita proprio qui, ma poi ho dovuto cambiare
weekend e quindi la mia scelta è andata su un altro match (comunque molto
gradito e che svelerò più avanti).
Quando arriva, il simpatico
signore ci accompagna all’interno dello stadio facendoci passare attraverso i
corridoi che portano agli spogliatoi dei giocatori e del manager, Nigel Adkins,
fino ad arrivare al tunnel che porta all’ingresso in campo, lo stesso che
utilizzano le squadre durante le partite, è una grossa emozione attraversarlo
ed entrare poi sul terreno di gioco.
Mi guardo intorno e vedo gli
spalti con la scritta Tranmere Rovers, i seggiolini blu, poi il campo con un
prato perfetto, il signore che ci accompagnati non ha alcuna fretta e mi lascia
scattare le foto che voglio, ammirare Prenton Park, ma soprattutto mi spiega
parecchie cose, una non mi piace molto, infatti non ero al corrente del fatto
che è in progettazione un nuovo stadio, se ho ben capito i lavori di
costruzione sono già iniziati e mi spiega dove si trova, purtroppo non abbiamo
il tempo di andare a vedere visto che i programmi di giornata sono altri e non
riusciremmo a fare tutto, gli chiedo il motivo di questa decisione visto che lo
stadio attuale è molto bello e lui in risposta allarga le braccia e fa un
sospiro di disapprovazione.
Una volta salutato il simpatico
accompagnatore torniamo all’esterno dello stadio e ci accomodiamo al Prenton
Pub per bere una birra fresca, il locale è bello, ma a quest’ora del venerdì è
praticamente vuoto, a parte un gruppetto di signori che a quanto pare non hanno
di meglio da fare, provo ad immaginare come deve essere pieno e chiassoso nei
matchday.
Non contento voglio ancora vedere
un murale che avevo visto da alcune foto, chiedo al pub dove si trova e mi
indicano di tornare verso lo stadio e che è disegnato sulla facciata di una
casa, ci incamminiamo, ma non riusciamo a trovarlo, allora fermo un signore che
sta portando a spasso il suo cagnolino, gli mostro una foto e lui, invece che
spiegarci dove sia, decide di accompagnarci, chiacchieriamo un po’ durante il
breve tragitto e resta meravigliato che degli stranieri possano essere
interessati al Tranmere Rovers, la sua squadra locale per la quale fa
ovviamente il tifo.
Arriviamo al murale, sul quale
sono rappresentati sempre da Paul Curtis in collaborazione con il Tranmere
Rovers Trust, due leggendari giocatori del Club del passato, si tratta di Ian
Muir e Ray Mathias, sotto di esso c’è un altro disegno che raffigura in modo
stilizzato lo stadio compresa la statua di Johnny King, il signore con il
cagnolino, che riluttante viene affidato temporaneamente a mia moglie, ci
scatta un paio di foto e poi ci saluta simpaticamente.
Si sta facendo un po’ tardi
considerando il programma della giornata ed allora ci avviamo verso la prima
fermata del bus che ci dovrà riportare alla stazione dei bus di Liverpool One,
il problema è che un cartello indica che non è in funzione, quindi dobbiamo
portarci verso il centro di Birkenhead per trovarne un’altra, finalmente il
nostro bus arriva abbastanza in fretta, saliamo e salutiamo questa piccola
cittadina che mi ha sempre attirato, probabilmente per via del film “Awaydays”,
è proprio come me l’aspettavo, non di certo bella, ma con un fascino per me
irresistibile tipico del nord Inghilterra.
Arrivati a Liverpool l’attesa del
successivo bus è un po’ lunga ed inizia anche a piovere, ma poi arriva il
momento di salire, ci accomodiamo nei nostri posti preferiti, quelli al piano
superiore ai primi posti in modo da poter vedere dalla miglior posizione
possibile le strade che stiamo percorrendo intravedendo scorci di Liverpool
anche nelle sue periferie.
E’ facile capire quando arriviamo
alla nostra destinazione, infatti vediamo in lontananza Anfield, lo stadio,
come tutti sanno, del Liverpool FC, la parte rossa cittadina, ammetto di non
aver mai avuto simpatia per questo famoso e blasonato Club, ma vedere anche
solo dall’esterno questo impianto storico è comunque emozionante, appena
scendiamo dal bus, ha smesso di piovere, ci troviamo al “Bob Paisley Gate”, il
cancello proprio sotto alla famigerata “Kop”, la sezione calda del tifo dei
Reds, scattiamo qualche foto, poi ci incamminiamo fino a trovare la statua del
leggendario Bill Shankly, grandissimo manager del Club, ma anche ex giocatore
del mio amato Preston North End, poi, di fronte, c’è un murale ed un'altra
statua raffigurante Bob Paisley, altro manager storico del LFC, dedicato alle
grandi vittorie della squadra.
Facciamo il giro dello stadio dal
suo esterno passando le scalinate che portano agli ingressi, fino poi ad
arrivare al monumento dedicato alla memoria delle vittime della tragedia di
Hillsborough avvenuta nel 1989, proseguiamo fino a trovarci di fronte al
cancello con la scritta “You’ll never walk alone”, il motto del Club, c’è anche
un muro sul quale sono poste delle grandi foto di giocatori del passato, poi,
su una strada adiacente, c’è un bel murale dedicato ad Ian Rush, altro ex
giocatore, una delle leggende del Club.
Facciamo il giro completo di
Goodison Park scattando foto bellissime, come detto le gigantografie presenti
sono davvero belle, trovo anche un riferimento ad una partita di coppa tra
Toffees e PNE, ma la cosa migliore è quella di essere lì, peccato non poter
entrare, ma con la mia immaginazione penso a quanto deve essere fantastico
assistere ad una partita qui, cammino sotto la facciata dove c’è il grosso
stemma del Club e mi sento per un attimo un tifoso di questa squadra così
affascinante.
Continuando il giro ci troviamo
di fronte alla statua del giocatore più leggendario dell’Everton, si tratta
ovviamente del grande attaccante Dixie Dean, è meraviglioso come in UK sappiano
onorare e ricordare i propri eroi, c’è tantissimo rispetto per il passato e per
le persone che lo hanno reso grande.
Distaccato dallo stadio, anche se
poco distante, c’è lo shop ufficiale, come sempre c’è qualsiasi cosa con i
colori ed i simboli del Club, io acquisto una maglietta della Toffs, una fedele
riproduzione della mitica maglia che l’Everton indossava nella stagione
1984-85, una stagione trionfante al termine della quale si laureò Campione
d’Inghilterra per l’ottava volta nella sua storia oltre ad essere finalista in
FA CUP e soprattutto vincitore della Coppa delle Coppe e della Charity Shield,
è sempre stata una delle divise dei Toffees che ho sempre preferito con quello
collo a V “prolungato”.
Quando decidiamo di tornare
indietro, sta cominciando a fare buio e stanchezza e fame cominciano a farsi
sentire, torniamo verso Anfield attraversando Stanley Park ed in attesa del
bus, la fermata è proprio di fronte alla “Kop”, posso ammirare ancora questo
iconico stadio, le gigantografie dei giocatori attuali sotto la siglia “YNWA”,
c’è ancora in giro parecchia gente che è lì solo ed esclusivamente per
visitarlo.
Il bus ci riporta in centro
Liverpool, scendiamo alla fermata più vicina al nostro hotel e dopo una doccia
ed aver riposato per qualche minuto torniamo fuori per cenare, sappiamo che i
pub non cucinano dopo un certo orario e quindi è meglio affrettarsi, su
consiglio di un amico inglese andiamo al “The Ship & Mitre”, che tra
l’altro è anche lì vicino, ed appena entriamo capisco che è stata la scelta
migliore che potessimo fare, il pub è già affollato, del resto è venerdì sera,
c’è giusto un tavolino da due libero e ci affrettiamo ad occuparlo, la gente è
più che altro intenta a bere, ordinando da mangiare mi sento un po’ strano, ma
non mettiamo niente tra i denti dalla mattina e non mi sembra il caso di
digiunare… prendiamo due fantastiche Scouse Beef, un buonissimo stufato di
carne e Guinness accompagnato ovviamente da un paio di ottime birre, qui la
cosa particolare è che al bancone si può ordinare solo da bere, mentre per il
cibo ci si deve affidare direttamente alla cucina.
Il pub è stupendo, pieno di
quadri, c’è anche una piccola libreria e delle poltrone, l’arredamento è
completamente in legno, si tratta di un locale storico ed amatissimo dalla
gente del posto, anche il cibo è ottimo e la serata scorre via veloce.
Il sabato non può che essere
dedicato al football, sono pronto a vivere il mio “Saturday at 3.00 p.m.”, per
farlo prendiamo dalla stazione Lime Street un treno che ci porta nella
bellissima Chester, la mia città preferita in Inghilterra e che avevamo già
visitato nel 2013 restandoci per tre giorni, stavolta ci dovremo far bastare
una giornata, ma sarà molto intensa.
Nel corso della mattinata giriamo
per il centro di Chester tra le sue costruzioni in stile Tudor, le mura
costruite dai Romani che ancora attraversano la città e soprattutto uno dei
simboli cittadini, l’Eastgate Clock, un grande orologio posto al di sopra di un
ponticello nella via principale piena anche di negozi e ristoranti, uno di
questi, ovviamente italiano, si chiama “Sergio”… come me… percorrendo le mura
arriviamo anche sul fiume Dee, c’è già parecchia gente in giro, questa è una
città davvero bella e che attira molti turisti sia dalla stessa Inghilterra che
dall’estero.
La partita che ho scelto di
andare a vedere si giocherà infatti al Deva Stadium dove il Chester FC terzo in
classifica affronterà la capolista Scunthorpe United, è un big match e c’è
grande attesa, una bella atmosfera e tante aspettative, è stato facile per me
decidere di partecipare a questo match innanzitutto per la grande simpatia che
provo nei confronti dei Blues dal 2012, principalmente mi aveva colpito il
fatto che dopo il fallimento del Chester City i tifosi avevano subito creato un
nuovo Club gestito da loro stessi, anni fa poi vidi in una camera di hotel
sempre in Inghilterra in tv una partita di Coppa tra il Leeds United e proprio
il Chester FC, mettiamoci anche il fatto che amo questa città ed il gioco è
fatto, come detto, avevo anche visitato il Deva e rimasi colpito positivamente
dall’accoglienza dello staff che mi aveva permesso di visitare lo stadio al suo
interno facendomi fare un mini tour gratuito.
Dopo le prime due birre, le
presentazioni ed un pò di chiacchiere i miei amici mi dicono che sono soliti
andare allo stadio, che non è in centro, a piedi e che ci fermeremo in qualche
pub sulla strada, per me va benissimo, saluto Silvia, che ha preferito restare
in città, e li seguo, anche qui, come avevo notato lo scorso anno a Stockport, l’abbigliamento
è decisamente Casual, nessuno indossa sciarpe e colori del Club, è uno
sfavillare di Adidas di ogni modello ai piedi dei lads, anche io indosso un
paio di Ardwick accompagnate da felpa e giubbetto CP Company, jeans della Lois
e cappellino Aquascutum, qui la sottocultura dei Casuals è viva più che mai
anche se siamo in una piccola realtà di un Club di Conference North, la sesta
divisione della piramide del calcio inglese.
Dopo qualche minuto di camminata entriamo nel pub “The Shropshire Arms”, un’altra birra, chiacchiere e risate, c’è anche qualche poliziotto che tiene sotto controllo la situazione, oggi c’è un po’ più tensione del solito, vista l’importanza della partita ci sarà molta più gente e magati qualcuno sarà anche un più “agitato” di quanto lo sia solitamente.
Dopo qualche minuto usciamo e camminiamo verso lo stadio, ma prima si fa tappa al “The Bouverie”, birra d’obbligo, ci si diverte, molti sono incuriositi dalla mia presenza, tutti mi parlano comunque in tono molto amichevole, c’è chi mi chiede i motivi per cui seguo il Chester, c’è chi vorrebbe venire in Italia a vedere una partita del Lecco, il mio local team, stringo amicizia in particolare con Tom ed Arikan, ma anche con il simpaticissimo Chris, il ragazzo che vive a Preston, con il quale scopro di aver un conoscente, tifoso del PNE, in comune.
Usciti da questo pub li vedo entrare in un mini market, penso abbiano fame, ed invece escono con borse piene di lattine di birre e me ne offrono una, ne farei anche a meno, ma non posso rifiutare, stavolta ci dirigiamo diretti verso lo stadio anche perché mancano pochi minuti alle 15, quando lo intravedo l’adrenalina sale, vederlo in un matchday con tanta gente è certamente più suggestivo, facciamo un brevissimo giro al club shop, ma ci sono soltanto maglie con taglie enormi, quindi ci dirigiamo verso l’ingresso della Harry McNally Terrace, la “home standing area”, dove si può stare solo in piedi, solo gradoni, niente seggiolini, come piace a noi.
Appena entriamo veniamo subito
avvolti in un’atmosfera magica, fumogeni blu, un bandierone tenuto aperto e
teso dai tifosi, altre bandiere che sventolano ed un gran tifo, ci mettiamo in
piedi nel primo “buco” che troviamo, siamo immersi in quel bellissimo clima, è
fantastico vedere tanti giovani tifare con entusiasmo per il loro local team
nonostante militi in sesta serie, è tutto fantastico e coinvolgente, i cori
andranno avanti incessantemente per tutti i 90 minuti, peccato solo che le squadre
in campo non riescano a regalarci lo stesso spettacolo, la partita termina
infatti a reti inviolate e senza grandi emozioni, un’occasione persa per il
Chester che vincendo avrebbe potuto avvicinarsi al primo posto della
classifica.
Durante l’intervallo siamo usciti
dal settore andando all’esterno della terrace, non ci sono bar che vendono
birra, ma forse è meglio così, si resta lì a parlare, facciamo altre foto e
conosco altri ragazzi, è tutto bellissimo ed anche il tempo è perfetto, sole
pieno e fa quasi caldo.
L’ultima tappa è lo “Shropshire
Arms”, il pub in centro dove ci eravamo fermati anche prima della partita, qui
arriva anche Silvia, restiamo ancora qualche minuto con i lads del Chester, poi
decidiamo di tornare a Liverpool, mi
sarebbe piaciuto restare a Chester e cenare lì, magari al “The Architect”, un
pub bellissimo dove eravamo stati nel nostro precedente viaggio in questa
città, ma la stanchezza ci consiglia di tornare in albergo, salutiamo Arikan,
Tom e gli altri, li ringrazio per l’ospitalità e la stupenda giornata, speriamo
di poterci rivedere prima o poi, ci dirigiamo poi verso la stazione
accompagnati da Chris, che deve tornare a Preston, poi, arrivati a
destinazione, ci salutiamo e ci diamo appuntamento alla prossima occasione.
E’ stata una giornata intensa, ma
bellissima, è andata proprio come speravo, mi sono trovato benissimo con i
ragazzi del Chester, l’esperienza allo stadio è stata come me l’aspettavo,
forse anche meglio, c’era una grande atmosfera e sembrava di essere ad una
partita di Championship per l’intensità del tifo, il numero di spettatori
presenti, l’entusiasmo e l’amore nei confronti della squadra della città.
La domenica mattina passiamo le
nostre ultime ore a Liverpool facendo un po’ di shopping, in particolare
entriamo in un negozio di abbigliamento vintage bellissimo, si chiama “The Resurrection”,
qui trovo la nuova versione, appena uscita, del leggendario “Trango”, un giaccone
della Berghaus che spopolava negli anni 90 e che di recente è stato riproposto,
peccato che il prezzo sia davvero proibitivo, acquisto comunque un maglione
della Fila, ma ci sarebbero tanti altri articoli che mi piacerebbe prendere,
dai tracktop di Sergio Tacchini o Ellesse, dai pantaloni della Lois, le giacche
Berghaus e di tanti altri marchi legati alla sottocultura casual, al piano superiore
c’è anche il reparto dell’usato con tante giacche a vento Adidas o di altri
brand, c’è anche un reparto dedicato alla musica con vinili, cd ed anche
musicassette d’altri tempi.
Giriamo un po’ per il centro ed a
Liverpool One, poi arriva il tanto temuto momento di dover prendere il bus che
ci porta in aeroporto e la vacanza è ufficialmente terminata, conservo grandi
ricordi, momenti bellissimi, la città di Liverpool ci ha sorpresi positivamente,
in particolare Mathew Street con i suoi locali ed i pub, ma anche i Docks, e
poi gli stadi, da Prenton Park, ad Anfield, da Goodison Park fino al Deva di
Chester, e proprio a Chester sono legate le emozioni più grandi, quel matchday
che ricorderò per sempre, il pre-match in tre pub diversi, la partita ed il
post-match in altri pub, ma soprattutto conserverò le amicizie, i rapporti che
si sono creati con i lads del CFC, alla fine sono queste le cose più
importanti, essere riuscito ad instaurare dei bellissimi rapporti mi riempie di
felicità ed orgoglio, spero di tornare a Chester e di poter rivedere Tom,
Arikan, Chris e gli altri, la loro ospitalità ed amicizia valgono tantissimo
per me.