Ecco un altro fantastico racconto "storico" del nostro amico Simon... godetevelo tutto!!
Se cercate il cuore dell'Inghilterra, troverete Chesterfield. La storica città anglosassone di Chesterfield Peak District, il parco nazionale più antico della Gran Bretagna, dove il panorama più marcatamente cittadino sfuma nelle immense distese di verde della campagna e dove la storia di duchi e duchesse si mescola a quella leggendaria del vicino Nottinghamshire di Robin Hood.
E’ questa una parte di Gran Bretagna molto diversa da quella che probabilmente ci si aspetta avendo come punti di riferimento le grandi metropoli inglesi. Per immaginarsela basta aver presente qualche pagina del romanzo di Emily Bronte, Cime Tempestose, là dove l’autrice descrive con dovizia di particolari paesaggi spianati nell’orizzonte pianeggiante e crinali spazzati dal vento.
Grandi spazi aperti, dunque, con una natura che sovrasta architetture e circonda strade asfaltate, questa è l’impronta definitiva del Derbyshire - Peak District, regione di confine dell’East Midlands britannico, dove si trova Chesterfield. E’ quasi scontato iniziare a parlare della città citando quel curioso monumento che la simboleggia, noto come “Crooked Spire”, in gergo “twister”, il più fotografato e il più chiacchierato. Ma tant’è. Questa specie di torre in cima al campanile della Chiesa di Saint Mary and all Saints ha una inedita forma ricurva e avvolgente, che ha dato adito a svariate interpretazioni tra lo scientifico e il folkloristico, non ultima quella che attribuisce il merito o la colpa al Diavolo in persona..A Chesterfield il rito del tè viene preso molto seriamente, e per questo non sarete mai lontani da una sala dove poter gustare un'ottima tazza della bevanda nazionale. Come per esempio all' Hobb’s Cafe, dove potrete riscaldarvi le mani di fronte a un caminetto scoppiettante, oppure avvolgendole attorno a una grande tazza di tè bollente. Questo delizioso caffè si trova affacciato sulla Valle di Monsal e sull'elegante viadotto, così potrete anche rilassarvi osservando uno splendido panorama.
Forse gli appassionati bibliofili preferiranno la Music Room della libreria Scarthin Books, con i comodi tavolini e le pareti ricoperte degli oggetti più disparati, dalle mappe antiche a un paio di corna di cervo. Ma naturalmente, se sarete immersi nella lettura del vostro romanzo preferito, forse non vi accorgerete di nulla. Ma di certo non potrete non notare gli scones biologici con la frutta secca o la deliziosa torta alla polenta e limone, che meritano senza dubbio la massima attenzione.
E nel frattempo, se avete voglia di ascoltare della musica mentre sorbite la vostra tazza di tè, provate da Old Smithy, ai confini della tenuta di Chatsworth. Anticamente l'edificio ospitava l'officina di un fabbro, ma oggi è stato trasformato in un rinomato caffè. E oggi, in luogo del rumore della ferratura dei cavalli, sentirete solo il tintinnio delle tazze di porcellana, accompagnato dalle note del gruppo musicale 'Smithy’s Brew Folk Club', che si esibisce regolarmente nel locale.
Ma il nome di Chesterfield in Gran Bretagna è noto soprattutto per il più grande mercato all’aperto che vi si svolge ogni lunedì, venerdì e sabato, il Chesterfield Market appunto, di cui si ha notizia storicamente accertata sin dal 1165. Nei banchi sparsi per tutto il centro storico si può trovare di tutto, dall’abbigliamento alla gastronomia all’antiquariato.
Se invece cercate il Chesterfield F.C., avete invece due opzioni. Se come mi auguro avete un animo romantico, allora la prima visita obbligatoria è giù in Saltergate, al vecchio Recreation Ground, lo stadio che, dal 1871, fino a due anni fa ha ospitato le partite interne degli Spireites.
La seconda è nel nuovissimo impianto in Sheffield Road che le odiose regole del calcio moderno hanno ribatezzato New B2 stadium. Struttura moderna è accogliente, ma senza radici, tanta comodità, e poca anima. Ma probabilmente era giusto cambiare e ammodernarsi, se poi la scelta è stata dettata da un referendum fra i tifosi, allora, amen. Forse siamo noi nostalgici che non ci accorgiamo del tempo che cambia e ci illudiamo che nessuna ruspa possa seppellire i nostri ricordi.
Il Chesterfield è il quarto club più antico d'Inghilterra (dopo Notts County, Nottingham Forest, Sheffield Wednesday; anche se alcuni ritengono che lo Stoke City sia la seconda più antica). Il Chesterfield sostiene di essere stato fondato nel 1866. Il primo documento ufficiale è stato un avviso su un giornale locale messo da parte dei membri del Chesterfield Cricket Club (19 ottobre 1867). La squadra è stata ammessa per la prima volta in un campionato di seconda divisione nel 1899 ed ha assunto questo nome dal 1919 eliminando di fatto l'appellativo “Town” . Gli spireites ha trascorso la maggior parte della loro storia in basse divisioni e non hanno ma raggiunto la massima serie. Il più importante risultato è stato raggiunto nel 1997, quando raggiunse una clamorosa semifinale di FA Cup contro il Middlesbrough. Un traguardo storico solo se si considera che l'ultima volta che una squadra non partente dal terzo turno era arrivata a disputare una semifinale fu il Plymouth Argyle nel 1984, eliminato poi dal frizzante Watford di Peter Taylor e Elton John. Uno degli artefici dell'impresa fu senza dubbio il manager scozzese John Duncan che prese, (anzi sarebbe meglio dire riprese visto che aveva già guidato il club dal 1983 al 1987) le redini della squadra nel 1993. E solo dopo due anni il Chesterfield conquistò la promozione in second division attraverso le emozioni dei play off's. Fu il preludio alla grande giornata, a quel 14 aprile 1997 che vide quasi 30000 tifosi in blu arrivare all' Old Trafford. Per sostenere i loro beniamini. Per battere il Middlesbrough dei campioni di Brian Robson, e per sognare Wembley. Il sogno era cominciato come il romanzo più famoso di Mary Shelley, ovvero in “in una fredda e grigia sera di novembre” quando al Recreation Ground al primo turno di FA Cup si presentò un agguerrito Bury deciso a vendere cara la pelle. Servì un goal di testa del centrale Williams susseguente a un calcio d'angolo per superare l'ostacolo e aspettare il sorteggio successivo che disse Scarborough, e, per fortuna, ancora nello stadio di casa. Su un terreno visibilmente allentato dalla pioggia uno splendido pallonetto di Kevin Davies, e un astuzia di Holland, che approfittò di uno sbandamento della difesa ospite siglando il 2-0 finale, inserì il Chesterfield nella nobile urna del turzo turno. La sorte fu ancora benevola per gli uomini di Duncan. L'avversario non era di quelli di grande richiamo ma per lo meno le possibilità di andare avanti c'erano tutte. Il 14 gennaio 1997 a Chesterfield arriva il Bristol City. Nel primo tempo un contropiede dei padroni di casa interrotto da un fallo all' limite dell' area lascia i robins in 10 uomini. Nella ripresa una doppietta di Jonathan Howard farà letteralmente esplodere di entusiasmo il pubblico accorso a Saltergate. Il quarto turno dice Burnden park, la tana del Bolton Wanderers. E qui bisogna aprire una parentesi. Digressione necessaria perché sarà la serata di Kevin Cyril Davies. Nato nel 1977 a Sheffield tira i suoi primi calci a un pallone con la maglia dello Sheffield United, poi a 15 anni lascia le “Blades” e la città dell'acciaio per trasferirsi a Chesterfield. Biondiccio, scaltro, istrionico quanto basta. Ai tempi di Charles Dickens si sarebbe confuso benissimo fra i personaggi di Oliver Twist. Scarpe bucate, risse, e fughe. Ma il suo romanzo è l'area di rigore. Quella sera a Bolton, manderà completamente in tilt la difesa dei “Trotters”mettendo a segno una tripletta variegata per stile d'esecuzione, che aprirà ai suoi l'accesso agli ottavi di finale. Per la cronaca l'incontro terminerà 3-2 per il Chesterfield.
Il quinto turno se non è proprio un derby, vi assomiglia molto. A Saltergate arriva un nome di grido, una squadra che ha fatto la storia in Inghilterra e sopratutto in Europa. Arriva il Nottingham Forest. C'e un bel sole su Chesterfield. Nel Forest giocano gente del calibro di Dean Saunders e Brian Roy, mentre in panchina ringhia Stuart Pearce. Ma gli Spireites, non si lasciano intimorire. Lasciano l'iniziativa agli ospiti, e appena possono colpiscono con micidiali contropiedi. E infatti in avvio di ripresa Mark Crossley, il portiere del Forest è costretto ad atterrare in piena area di rigore il lanciatissimo Holland. Dal dischetto Tom Curtis angola splendidamente per l' 1-0, che sarà anche il risultato finale.
Il sorteggio successivo per il sesto turno confermerà il trend fortunato per i ragazzi di Duncan. Il sogno della semifinale se lo giocheranno ancora in casa contro un avversario decisamente alla loro portata. Il 9 marzo 1997 si gioca Chesterfield- Wrexham, in un clima visibilmente eccitato e con una folta rappresentanza di tifosi gallesi, anche loro alla ricerca di un giorno di gloria. E se sono gli eroi che si procurano la gloria, quel giorno è Chris Beaumont che sale l'olimpo del calcio inglese. Al 58° del secondo tempo soffia furbescamente un pallone alla difesa del Wrexham alzando una parabola che si insacca dolcemente in rete fra il giubilo generale. Beaumont avrebbe nei piedi anche la palla del raddoppio ma stavolta il palo gli dirà di no. Duncan esulta in panchina, assomiglia a un Harry Potter attempato. La sua bacchetta magica funziona alla meraviglia. Il Chesterfield vola in semifinale. Ad attenderlo in un Old Trafford che si preannuncia esaurito ci sarà il “Boro” dei campioni. L' “attendance” ufficiale dichiarerà 49640 presenze. Due macchie di colore distinte e entusiaste. E' il 13 aprile 1997. Chesterfield è deserta. Si va in campo così:
Chesterfield (4-4-2): Mercer; Hewitt, Williams, Dyche, Jules; Howard, Curtis, Holland, Perkins, Morris, Davies. Substitute Carr, Leaning, Beaumont.
Middlesbrough (4-3-2-1): Roberts; Fleming, Festa, Vickers, Kinder; Hignett, Emerson, Mustoe; Juninho, Beck, Ravanelli. Substitute Blackmore, Whyte, Campbell.
Referee: D Elleray (Harrow-on-the-Hill).
Sulla carta non dovrebbe esserci partita. Il Middlesbrough è una squadra ricca che può permettersi campioni affermati. C'e “Silver Fox” Fabrizio Ravanelli fresco reduce della vittoria in Champions League con la Juventus di Lippi, c'è il brasiliano Juninho, biondo, piccolo, quasi gracile, ma pieno di estro, finte, percussioni letali. C'è il suo connazionale di colore Emerson, uno scorcio di 700 adagiato su botti di rum nel mar delle Antille, ma non siamo su un brigantino diretto in Giamaica, siamo su un campo di calcio. E lui nonostante la stazza e agile e preciso, e in mezzo al campo si fa sentire. C'è Gianluca Festa proveniente dall'Inter. Tenace e orgoglioso come tutti i sardi. Sembra un ufficiale pensieroso delle guerre del risorgimento italiano. In realtà lontano da facili metafore un ottimo e poderoso difensore. Il primo tempo si chiude sullo 0-0 ma ci saranno due episodi significativi. Il primo è l'espulsione di Kinder per doppia ammonizione, il secondo un salvataggio sulla linea dei difensori del Chesterfield. Con l'uomo in più gli Spireites guadagnano fiducia e nella seconda parte di gare arrivano i fuochi d'artificio. Ad aprire le marcature sarà Morris al 54° che si ritrova nei piedi un pallone con su scritto “spingere” frutto di un precedente tiro di Davies che Roberts smorza ma non allontana. 1-0. Sull'onda dell'entusiasmo Morris è incontenibile. Sfugge di forza ai centrali del Boro e Roberts lo stende platealmente. Elleray dice che è calcio di rigore. A trasformarlo è il capitano Sean Dyche. Testa calva, uno fuoriuscito dalla guerra dei cent'anni, compagno di sbronze e saccheggi nei villaggi francesi. 2-0. A Duncan cadono gli occhiali mentre esulta. Sembra fatta. Non lo è. Il Middlesbrough reagisce, e il Chesterfield incredibilmente viene rimontato. Prima Ravanelli, poi Hignett su rigore portano l'incontro ai tempi supplementari. Ma fra la rete di di Ravanelli e il pareggio ci sarà un episodio che sarà ricordato. Un tiro a botta sicura di Davies che sbatte violentemente sulla traversa e rimbalza dentro la linea di porta. Ma l'arbitro e i suoi assistenti non vedono, o non vogliono vedere. E allora arriva l'ulteriore punizione che sa tanto di beffa. Dopo 10 minuti Gianluca Festa sembrerà chiudere i conti e ristabilire le impazzite gerarchie del calcio inglese. Un goal, quello del 3-2 che avrebbe spezzato le gambe a chiunque. I tifosi in rosso cantano “Que sera sera, whatever will be, will be, We're going to Wem- ber-ley Que sera, sera! Ma la dea fortuna non ha ancora abbandonato del tutto il Chesterfield. C'é ancora un lembo della sua tunica che sfiora la testa di John Hewitt a un minuto dal termine del match. Il suo colpo di testa sul lancio disperato di Beaumont è una preghiera che si insacca nell' angolino alto alla sinistra di un Roberts incredulo. Tre a tre. La favola del piccolo Chesterfield non è finita. Ma nel replay giocato a Hillsborough, questa volta il Middlesbrough non farà sconti. Finirà 3-0. Beck, Ravanelli, Emerson. Il Boro va a Londra a giocarsi la finale di FA Cup contro il Chelsea, ma dovrà inchinarsi per 2-0 ai blu di Stamford Bridge.
di Sir Simon