Il vento tira forte. Ostinato. Spazza strade larghe. Piega
la testa della gente. Pochi sguardi, assenza apparente di calore umano. Belfast
è una città che ti afferra la gola all'improvviso, che stritola, con una presa
invisibile fatta di pelle biancastra, facce paonazze, sguardi torvi e odori
rancidi di fritto mattutino. Salcicce, sanguinacci, uova e tè bollente lasciato
troppo in infusione. In centro e nei quartieri più poveri tutto racconta gesti,
desideri, sofferenze e ricordi fra imponenti edifici vittoriani e modeste case
popolari in mattoni rossi.
Dopo la brillante partecipazione a i mondiali di Svezia del
1958, la coppa del mondo di Spagna 1982 è la seconda partecipazione alla fase
finale per la nazionale dell' l'Irlanda del Nord. Il sorteggio dei gruppi non è
quello dei più fortunati. I verdi pescano i padroni di casa spagnoli e la
Jugoslavia di Miljan Miljanic, una delle compagini più attese della
manifestazione, e infine l'Honduras come solo “teorica” comparsa. L'esordio
avviene il 17 giugno allo stadio La Romareda di Saragozza, il giorno dopo la
pessima figura delle furie rosse che non andranno oltre il pareggio proprio
contro l'Honduras. Jennings, Jimmy e Chris Nicholl, Donaghty, Martin O'Neill,
Sammy McIlroy: la squadra è piena di giocatori di ottimo livello. I presupposti
per non sfigurare ci sono tutti.
Falls Road. Impossibile non andarci. Impossibile non avere
paura. L'emozione ti si appiccica addosso, si riesce a sentirla, ti tocca il
cuore. Grandi murales colorati che inneggiano alla libertà irlandese,
calligrafie sgangherate su muri crepati e sbiaditi. Ci si domanda perché si
debba morire per simili motivi. Ci si chiede se mai è possibile tanto rancore.
Ci sono chiese bruciate, bambini con la faccia da bullo che metterebbero in
riga intere nostre scolaresche di quell'età. Giocano in mezzo alla strada. Ti
guardano male. Le scuole hanno il filo spinato ma tutto sembra normale. Un
muro. Lugubre, lunghissimo. Come a Derry. Peggio, come in Cisgiordania, come
nella striscia di Gaza. “Peace line”. E tutto intorno case violentate. Buchi di
proiettili, e scritte oscene contro gli irlandesi. E ti vengono i brividi.
Ma a far parlare i giornalisti è soprattutto l'impiego dal
primo minuto di Norman Whiteside. Diciassette anni, volto sassone, e palleggio
virile con alle spalle solo qualche scampolo di partita nella prima divisione
inglese, sia pure nel Manchester United di Big Ron Atkinson. Interventi duri,
mai sporchi. Scorribande alla Francis Drake.
Su di lui, che con 17 anni e 41 giorni riuscirà a battere il
record di precocità in un mondiale di Pelè, il tecnico Billy Bingham sa di
giocarsi buona parte della sua credibilità: il ragazzo scoperto dal talent
scout dei red devils Bob Bishop (a cui pare si debba anche la scoperta di
George Best) si presenta come attaccante, ma Bingham ha intuito la sua ecleticcità
tattica e confida che sarà una delle sorprese del torneo. Contro la Jugoslavia
va subito dentro. Classe, e grinta da vendere. Finirà zero a zero con scarse
emozioni. Ci sarà solo un sussulto per un sospetto fallo da rigore proprio sul
ragazzino nativo di Belfast.
Shankill Road. Strade lucide e laceri manifesti arancioni.
Lealisti, Orangisti. Anche qui murales inneggianti ai propri ideali, al proprio
credo. Dogmatici e fanatici. “Evviva mio figlio è morto in guerra”. Anche qui
bambini. Sassi in tasca e occhi guizzanti. Mazzi di fiori davanti a marciapiedi
e portoni, negli angoli. Giardini tristi e improvvisati. Fiori freschi, dai
colori vivaci, oppure ormai avvizziti e spenti. E quando i petali sono secchi
spesso ci si è gia scordato di chi è morto in quel punto.
Il 21 giugno, sempre a Saragozza, la grande occasione
sprecata con l'Honduras: dopo il vantaggio rocambolesco di Armstrong, in
seguito ad una calmorosa doppia traversa di McIlroy e Chris Nicholl, il
migliore in campo diventa addirittura Jennings che riesce a parare tutto tranne
un colpo di testa di Laing: 1-1 e tutto rimandato all' ultimo match del girone,
che arriva dopo il 2-1 sofferto della Spagna alla Jugoslavia e l'1-0 risicato
dagli slavi all'Honduras, con l'ennesimo rigore dubbio di questa competizione.
Stadio Luis Casanova di Valencia, 25 giugno, Spagna-Irlanda
del Nord con i padroni di casa e la Jugoslavia a tre punti, la squadra nord
irlandese e il già eliminato Honduras a due. Per passare il turno l'Irlanda del
Nord ha una sola possibilità: vincere. Nonostante l' immancabile accostamento
del tipo "birra e fidanzate", che non si nega a nessuna squadra
britannica, l'ambiente è in realtà fin troppo carico, tanto che Bingham ha
dovuto interrompere gli allenamenti di due giorni prima per rissa durante la
partitella di rifinitura. Il manager è irato con i suoi per l'ultima partita,
litiga con O'Neill che non ha gradito la sostituzione con gli Honduregni, e
nella conferenza stampa della vigilia va giù ancora più duro: "Avevamo
pescato la carta giusta ma l'abbiamo buttata via: adesso al novanta per cento
siamo fuori". Evita però punizioni per qualche scorribanda notturna e
tavoli da poker clandestini: sa quanto sia difficile andare a un Mondiale e
controproducente fare il sergente di ferro con giocatori sì professionisti ma
probabilmente non del tutto adatti a regimi continentali..
Nell'ambiente spagnolo la tensione è comunque ancora più
alta, per una coppa del mondo nata male, con lo sciopero dei giocatori indetto
da Zamora, e proseguito peggio, con svariate correnti di pensiero politiche e
mediatiche a disturbare il lavoro del Ct Santamaria. Da bravo ex difensore,
l'uruguaiano naturalizzato spagnolo blocca tutti. Con parole dure, ma anche con
grande ottimismo, tanto che assicura a stampa e dirigenti che la vittoria del
girone è cosa fatta. L'albergo a Navajerreta, vicino a Madrid sede
dell'eventuale turno successivo è già prenotato. Zamora è al centro di un
ennesimo caso, una misteriosa tendinite che in realtà sembra una sorta di
vendetta per l'impiego tattico non gradito: Santamaria è stufo e medita di
schierare il madridista Ricardo Gallego, o addirittura Saura, che in quel
momento sembra l'uomo della “suerte” .
Belfast dicono che sia emersa dalle acque come per miracolo.
Un Atlantide che affiora dal mare. Mezzo milione di anime considerando anche la
periferia di Greter Belfast. Due cattedrali, un porto e tante strade. Un luogo
in cui si è disposti a morire per pochi brandelli di stoffa colorata. Questo
sanno i suoi cittadini divisi da secoli di differenze religiose e civili. Un
assurdità, una realtà da rompicapo che ribolle avvelenando il sangue.
Finalmente si gioca. L'Irlanda del Nord decide di non
caricare a testa bassa con il suo 4-3-3 flessibile. Gli spagnoli conoscono i
tori e generalmente tendono a “matarli”. Infatti aspetta la Spagna che
nonostante i tanti attaccanti resta timorosa e impacciata e non si scopre. Poi
l'Irlanda del Nord inizia a costruire gioco, una tela di ragno pronta a
colpire. La Spagna pare non aspetti altro e gliela spezza, rabbiosa, con tutta
una serie di falli interpretati ovviamente molto generosamente dal signor
Ortiz. I padroni di casa ripartono bene, ma senza creare niente di concreto. Su
un corner, al 40', il piedino di Lopez Ufarte trova la testa di Alexanco. Palla
che sfiora il montante, con Jennings che ringrazia. Nella seconda parte di
gioco arriva l'inaspettata svolta. Armstrong parte prepotente dalla sua metà
campo, e arrivato sulla tre quarti appoggia sul settore di destra per Hamilton
e si getta a cercare gloria in mezzo all'area come uno Spitfire sui cieli scuri
di Londra del 1940. Hamilton resiste stoicamente a Gordillo, lo supera in
velocità, e senza nemmeno alzare la testa mette in mezzo un pallone velenoso.
Qui Arconada inventa un numero che lo marchierà a fuoco in negativo per tutta
la carriera successiva, smanacciando il pallone in mezzo all'area senza essere
pressato da nessun avversario. Armstrong arriva e con un missile che brucia
l'erba spagnola si guadagna una pagina di storia.
A questo punto entrambe le squadre in campo sarebbero
qualificate e ce ne sarebbe abbastanza per un finale indolore. Ma la Spagna non
ci sta. L'orgoglio vince la matematica. Vuole il primo posto, per evitare la
Germania, e si butta all'assalto: Jennings salva su Lopez Ufarte, poi fa
un'altra prodezza sulla punta del Real.In ogni zona del campo è una battaglia.
Fra Donaghty e Juanito è duello all'OK Corral: a finire negli spogliatoi è però
solamente il difensore del Luton Town, oltretutto per un fallo non sul
provocatore ma su Camacho. Il non più giovane Quini, subentrato per
Satrustegui, sgomita e si batte in area, ma nei mischioni i nordirlandesi sanno
come cavarsela. A sette minuti dalla fine Gallego, entrato per Lopez Ufarte,
crossa senza troppe pretese, ma Jennings si esibisce in un'uscita degna del suo
collega spagnolo: tutto il Casanova grida al gol, ma Quini non riesce ad
arrivare al colpo vincente davvero per un nulla. Il portiere dell'Arsenal si
rifarà su un tiro di Gordillo salvando definitivamente la propria porta. E' finita.
Entrambe le squadre si guadagnano il girone di
qualificazione per le semifinali. Entrambe saranno eliminate nei due stadi di
Madrid da Germania e Francia, ma per l'Irlanda del Nord fù e resterà un
risultato storico.
Quando cala la sera e dal mare si alza una brezza leggera a
Belfast parla il vento. Dice che l'odio è come Dio. Non è dato vederlo ma se
credete in lui, se combattete in suo nome egli riscalderà le vostre notti. Noi
non capiamo, ma intanto su Belfast sta per sorgere un altra alba.
25.06.82. Valencia, Estadio Luis Casanova
Irlanda del Nord-Spagna 1-0
Reti: 1-0
Armstrong 48°
Irlanda del
Nord: Jennings, J. Nicholl, C. Nicholl,McClelland, Donaghy, McIlroy (50°
Cassidy), M. O'Neill (c), McCreery, Armstrong, Hamilton, Whiteside (72° Nelson)
Spagna: Arconada (c), Camacho, Tendillo, Alexanco, Gordillo,
Sanchez, Alonso, Saura, Juanito, Satrustegui (48° Quini), Lopez Ufarte (78°
Gallego)
Arbitro: Ortiz (Paraguay)
by SIR. SIMON