UNA NUOVA ALBA...
La vita, molto spesso, riesce a metterti di fronte a dei “test” davvero particolari.
Ebbene è successo anche a me. Da amante quale sono della scrittura, perlopiù, informativa riguardo storie, aneddoti e racconti legati al calcio della terra d'Albione, mai avrei pensato che un giorno mi venisse chiesto di recensire un romanzo.
Ovviamente, vista la mia passione per la lettura e per la scrittura, quando mi fu chiesto di fare la recensione di un romanzo il quale, senza dubbio, ha lasciato qualcosa dentro di me, non vi ci ho pensato sopra due volte e mi sono detto: “ma si, fanculo, lo faccio!”.
Dunque eccoci qua, ma non proprio “qua” nella stanza in cui mi trovo a battere sulla tastiera del computer. Eccoci qua...a Stockport!
I più si domanderanno perché proprio Stockport? Il romanzo dal titolo “Una nuova alba” è ambientato nella cittadina del borgo metropolitano Greater Manchester. Probabilmente lo scrittore, Sergio Francesco Tagliabue, per rendere ancor più migliore l'idea al lettore del senso di appartenenza Working Class dei protagonisti, ha scelto la cornice più singolare, particolare, poco detersa, ai più sminuita e più proletaria che potesse esserci nel nord d'Inghilterra. Cosa ne penso? È la cornice PERFETTA.
Una Nuova Alba racconta le vicende di alcuni giovani ragazzi tra i 18 e 20 anni circa i quali, in una polveriera suburbana come la piccola cittadina di Stockport, passano il più del loro tempo tra gli spalti di Edgeley Park (nella loro amata Cheadle End) tra tifo, bevute nei pub limitrofi allo stadio e qualche scazzottata con le tifoserie avversarie. La squadra tifata da questi giovani rampolli è lo Stockport County FC che, ai tempi, siamo alla fine degli anni 70, militava in Quarta Divisione inglese.
Lo scrittore avrebbe potuto quasi rischiare di incappare nella solita solfa, sentita e risentita, legata all'hooliganismo (stadio, risse, pub...repeat) invece con straordinaria maestria e grande capacità di mettersi nei panni anche di chi legge porterà, il suo romanzo, in una direzione meravigliosa dove, tutta la roba sopracitata, altro non sarà che un contesto all'interno della cornice, che abbiamo citato qualche rigo sopra, di Stockport.
Il protagonista, Damon Stone, è la perfetta esaltazione della figura del ragazzo di periferia il quale si trova “centrifugato” all'interno di situazioni dovute al malessere di quegli anni in cui, in Inghilterra, non vi era certo il boom economico e dove la differenza tra classi sociali era fortemente rimarcata.
A tutto questo va aggiunta anche la questione familiare legata all'assenza del padre da molti anni, lo stesso padre che, quando ancora il nostro Damon era un bambino, gli trasmise la passione per lo Stockport County. Le uniche certezze, in una vita piena di incertezze, che Damon ha sono i suoi amici, quelli fedeli, quelli del football e della strada. Sono Jordon, Ciaran e Lennox. Quest'ultimo, in particolare, ha attirato tantissimo la mia attenzione. Lennox è la persona che più di tutti sa capire fino in fondo Damon ed i suoi stati d'animo, si deve tutto ciò al fatto che, Lennox, è nato e cresciuto in un contesto particolarmente turbolento come l'Irlanda del Nord dove da secoli vi si combatte una guerra intestina tra cattolici filo repubblicani e protestanti filo unionisti. Lennox è protestante ma il suo miglior amico, che lascia in quel di Belfast, è cattolico. Questo soltanto rende l'idea di come Lennox possa essere considerato la persona più saggia di tutta la combriccola visti i suoi trascorsi adolescenziali difficili nel clima d'odio irlandese.
Tante situazioni, decisioni difficili da prendere, sentimenti contrastanti porteranno Damon ad avere dissidi con una persona della Firm principale dello Stockport County FC. La via che verrà intrapresa sarà quella di voler creare qualcosa di nuovo nel contesto stadio, un qualcosa legato anche ad un'estetica che, per quei tempi in cui gli spalti erano in gran parte calpestati da Boots, non darà nell'occhio quando si tratterà di fare casino. È la nascita del movimento Casual, un movimento rivoluzionario sopratutto nell'ambito del dresscode da stadio. Questi ragazzi iniziano a spendere i loro risparmi in scarpe da ginnastica, perlopiù, Adidas, in giacchetti sportivi griffati, jeans più aderenti ed un taglio di capelli ispirato a David Bowie, il taglio wedge.
E la musica? Si, c'è anche la musica in questa storia. Anzi, mi vien da dire per fortuna che c'è la musica. In questo romanzo la musica ha un ruolo chiave in tutte le vicende che ruotano attorno a Damon. La musica è ogni presente ed anche se si tratta di un libro ti sembra che tra quelle righe stia risuonando un brano utile per ogni occasione, rissa, bevuta la pub, risata tra amici e sentimenti che vengono provati.
La cosa particolare, delle sonorità presenti, nel libro è il filo conduttore che unisce il protagonista ad un noto personaggio della storia della musica e alla sua band. Ian Curtis, leader dei Joy Division, sembra quasi parlare con le sue straordinarie canzoni al giovane Damon. Sembra come che Ian, dica lui, che la sua rabbia interiore dovuta a diverse situazioni personali e sociali le deve sfogare non con la violenza, non con futili risse ma, appunto, con la musica.
Questo è un passaggio importante perché in diverse situazioni Damon e Ian possono risultare intercambiabili. Chi conosce la storia dei JD saprà che Ian Curtis era una persona malinconia, di poche parole, misteriosa ma quando era sul palco gridava rabbia, una rabbia unica che esplodeva tra un ritornello e l'altro dei suoi brani. La stessa rabbia era quella di Damon il quale, però, la sfogava con scazzottate, il più delle volte, nel contesto stadio. Insieme sembrano una proposizione matematica. Damon:Ian=Ian:Damon (Damon sta a Ian come Ian sta a Damon).
Il leader dei Joy Division ed il protagonista comunicano tramite la musica. Nonostante ciò, qui lo scrittore è stato davvero straordinario, i due non si scambieranno mai neanche una parola. C'è un fluido comunicativo ed emotivo tra Ian Curtis e Damon Stone ma il primo, in realtà, non sa neppure chi sia il secondo. Questo è stato un aspetto molto spirituale del libro e si percepisce anche quando Ian Curtis viene a mancare (18 maggio 1980), in quel momento muore una parte di Damon.
Al contesto calcistico e musicale va ad aggiungersi un altro aspetto molto ma molto importante, quello dell'amore. Damon ha sempre provato forti sentimenti per una ragazza di Stockport di nome Gemma che altro non è che la sorella maggiore di un membro della Firm principale dello Stockport County. Questo membro della HNS (firm dello Stockport County) si chiama Jodi ed ha un talento naturale nel frequentare amicizie sbagliate che lo portano a trovarsi immischiato in situazioni molto spesso più grandi di lui e della sua giovane età da liceale (15 anni). Tra Gemma e Damon la relazione stenterà a decollare in quanto, la prima, proprio non concepisce alcune prese di posizione del secondo sopratutto riguardo il discorso legato alla violenza che, ogni weekend, risucchia Damon per la fede nella sua squadra del cuore. Una serie di circostanze, però, porteranno il protagonista ad allentare la presa riguardo la violenza nel football arrivando a far felice la sua Gemma che, nonostante tutto, c'è sempre stata come amica prima e come fidanzata successivamente.
Anche qui lo scrittore è stato davvero formidabile facendo giocare un ruolo chiave a Gemma. Lei è la rappresentazione di una ventenne che ha dovuto crescere suo fratello più piccolo Jodi, ha dovuto iniziare a lavorare fin da subito ed ha dovuto mettere da parte molti dei suoi sogni nel cassetto. Raffigura perfettamente la purezza, quella purezza che aiuta anche Damon nei momenti soprattutto più complicati della sua esistenza. Oltre a Gemma, però, Damon incontrerà, lungo il suo percorso, un'altra ragazza dal nome Keira. Con questa giovane ragazza di origini irlandesi avvertirà fin da subito un certo legame più spirituale (proprio come con Ian Curtis) dovuto all'amore per la musica e per i Joy Division in particolare. Non a caso, quando esce l'album “Unknown Pleasures”, il primo ascolto avverrà, incredibilmente, a casa di questa ragazza. Damon non capisce se sia un sentimento d'amore quello che prova o di semplice amicizia condito con un po' di percezione affettiva, fatto sta che, con Keira, esce molto probabilmente il vero “io” e la vera anima di Damon Stone.
Nonostante Keira possa sembrare un terzo incomodo nella relazione tra Damon e Gemma, si vedrà, invece, la bontà d'animo e la lealtà del protagonista dinnanzi a certi bivi e scelte.
Sergio Francesco Tagliabue è riuscito nell'intento di non fare mai staccare il lettore dal romanzo. Ogni situazione sembrava quasi di viverla sulla propria pelle, tanto che a tratti ho pensato che si potesse trattare di una “rivisitazione” di un determinato periodo della vita dello stesso scrittore.
In questa recensione tanti altri personaggi, luoghi e situazioni non ho volutamente citato per invogliare più persone possibili alla lettura. Poteva sembrare una storia dove vi era soltanto la “classica canzonata” legata alla violenza negli stadi inglesi negli anni 70-80, invece no. Questo romanzo è di gran lunga più profondo, più spirituale e meno banale di quello che ci si possa aspettare. È uno straordinario elogio alla difficile vita di periferia in quegli anni di crisi economica in Gran Bretagna, uno spaccato di società ai più sconosciuti dove le uniche ancore di salvezza sono l'amicizia, la lealtà anche verso un avversario, il supportarsi a vicenda e, ovviamente, l'amore.
“L'amore ci farà a pezzi” come dicono i Joy Division nel loro brano più celebre, invece no. In questo romanzo sono proprio i sentimenti, belli o brutti che siano, a giocare un ruolo chiave in tutte le varie situazioni. Ovviamente ad ogni azione corrisponde una reazione uguale o contraria e questo romanzo ne è la testimonianza, ogni scelta che viene intrapresa da tutti i vari personaggi avranno ripercussioni sia in senso negativo che positivo ma, il fatto straordinario, è che ogni decisione è presa con il cuore, la coscienza ma, anche, l'impulsività che a vent'anni una persona ha.
Complimenti Sergio, non hai scritto un romanzo soltanto legato alla sottocultura Casual e alle battaglie sulle terraces. Sei riuscito a portare uno spaccato di società di quegli anni così difficili ed incerti, nel nord d'Inghilterra, dove gli stati d'animo avevano quasi sempre ragione sulle azioni che venivano compiute dai protagonisti. C'è di tutto: un passato difficile, un presente in bilico ed un futuro incerto. Tutte queste cose con la meravigliosa colonna sonora dei Joy Division che mi sembra di sentire mentre sto scrivendo questa recensione.
DON'T WALK AWAY IN SILENCE!
Damiano Francesconi
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