martedì 9 agosto 2022

Recensione libro “No Love Lost”

 Quando ci si imbatte in storie avvincenti diventa davvero più forte di noi non continuare a parlarne anche nei giorni a venire. Certe storie, reali o meno, ti restano dentro, scavano un solco profondo nell'anima e nella coscienza di coloro i quali, metaforicamente parlando, ne prendono parte. Questo spesso accade anche con i libri. Ci si trova a leggere un libro, una storia o, meglio ancora, un romanzo ed ecco che quei fatti inventati, ma non del tutto finti, dall'idea geniale di uno scrittore, diventano parte anche, o quasi, del tuo quotidiano. 

Chi, almeno una volta, durante la lettura di un libro, una volta messo il segno al capitolo dov'è arrivato, non si domandava : “chissà che succederà nelle prossime pagine...” 

Questo è stato, per quanto riguarda il sottoscritto, la continua sensazione avuta durante la lettura di No Love Lost. 

Questo romanzo è il proseguimento di un più che buon lavoro fatto con il primo libro, intitolato “Una Nuova Alba”, da parte di Sergio Francesco Tagliabue. 

Se nel primo libro, lo scrittore, ha presentato i protagonisti come giovani ragazzi della periferia di Manchester in preda alle grandi difficoltà del loro vivere da emarginati, in questo libro, gli stessi lads, si ritrovano a dover fare i conti con cose molto ma molto più grandi loro a fronte, anche, degli anni che corrono anche per loro a livello anagrafico. 

Il protagonista in assoluto è sempre il tenebroso Damon Stone. Confuso da alcune situazioni personali e sentimentali si troverà a dover prendere decisioni lasciate in sospeso nel primo capitolo. Su questo mi voglio soffermare sulla bravura, da parte dello scrittore, di creare una perfetta coerenza tra i due libri, riallacciando il filo della storia dal punto esatto in cui esso era stato lasciato. 

La cornice sono gli anni 80, precisamente i primi cinque anni degli anni ottanta. Anni particolari in cui il Regno Unito (ma anche tutto il mondo) è in preda a momenti di forte tensione. Il lavoro sempre precario, un governo, quello della Thatcher, che si ritrova a far politiche sempre più strane e discutibili sia in campo nazionale che internazionale. Ovviamente tutto ciò si ripercuoterà su Damon ed il resto dei protagonisti.

Ci sarà, questa volta, un nemico molto particolare da affrontare. La droga. Ma questa cosa non riguarderà direttamente Damon Stone ma persone, una in particolare, a lui care. La droga negli anni 80, nel Regno Unito e non solo, è una costante nei quartieri difficili dove giovani reietti si trovano a dover crescere e a dover prendere decisioni importanti. Ci sono anche tante tematiche nuove le quali, adesso, non vengono riportate sperando che possano incuriosirvi alla lettura ma fidatevi se vi dico che lo scrittore tocca contenuti importanti con uno stile ed una delicatezza d'animo in grado di riversarla nei personaggi della storia. 

Ovviamente non manca il calcio, lo stadio, le bevute ai pub e le risse. Risse sempre con certo stile. Si perché in questo libro, così come nel primo, le sottoculture giovanili, nate in terra d'Albione, sono il giusto contorno alle vicende. Ci sono i punk, qualche skinhead e, come i protagonisti principali, i casuals. Proprio quest'ultimo movimento, nel primo capitolo molto di nicchia e quasi “senza nome”, prenderà piede in tutto il Regno Unito arrivando fino in Scozia.

L'autore nel primo capitolo tende perlopiù a tenere i nostri protagonisti ancorati nella periferia mancuniana tra Stockport e location limitrofe, vuoi per il calcio, vuoi per la musica. Nel secondo capitolo, invece, non c'è più la “staticità” (che ci può stare in un primo romanzo) ma c'è molto movimento, anche per lunghi periodi, in parti del Regno Unito e dell'Europa. Aberdeen, Colonia, Galway, Karlsruhe per arrivare nei paesi scandinavi passando anche per la nostra Italia. 

L'amore. L'amore ci farà a pezzi come cantava Ian Curtis dei Joy Division nel brano, probabilmente, più noto della band post punk inglese di fine anni 70. I sentimenti, gli amori, talvolta, non corrisposti, il rincorrersi, le amicizie sono continuamente onnipresenti nel quotidiano vivere dei protagonisti. Tematiche importanti che si legano all'amore ed ai sentimenti prenderanno vita portando i protagonisti a scelte difficili, sofferte ma che, comunque sia, avranno conseguenze nel bene o nel male.

Questi argomenti, ribadisco delicati, vengono toccati con profonda umanità da parte della penna di questo storia. 

La violenza, in questo sequel letterario, c'è sempre ma non si limita più soltanto alla violenza legata al mondo del calcio e al tifo sulle terraces che, come ben si sa, negli anni 70 ed 80 erano quasi una routine del fine settimana. Proprio la violenza legata al mondo del tifo porterà Damon e gli altri, a seguito tra l'altro di alcuni accadimenti realmente avvenuti, a rivedere determinate cose, priorità e a darsi, appunto, un limite. Come dicevamo la violenza assumerà altre forme forse più cruente e che, con il proseguire della storia, psicologicamente lasceranno segni importanti ben peggiori di un pugno in faccia.

Lo scrittore, anche qui, si è superato toccando alcuni “topic”, collimanti con la violenza, in maniera signorile e senza mai cadere nei luoghi comuni.

Come non citare, ovviamente, l'importanza che, anche in questo romanzo, ha la musica. Nel primo capitolo la morte di Ian Curtis lascia Damon molto turbato e, questo turbamento, lo ritroveremo anche in questo nuovo romanzo. I tempi, anche musicalmente parlando, stanno cambiando. Nuove band emergono, band che faranno la storia come gli Smiths, i REM ed i New Order. Quest'ultimi nati proprio dalle ceneri dei Joy Division. La band che ha segnato Damon per le loro sonorità ma, soprattutto, per i loro testi. Il locale Hacienda di Manchester diviene sempre più il posto di spicco di tutto il Regno Unito ed in quegli anni, in quel luogo, emergeranno sempre più favolose band volte ad animare le serate dei giovani ragazzi.

Nonostante Damon ami andare ai concerti, comprare nuovi dischi ed ascoltare nuova musica, egli rimarrà sempre legato ai Joy Divion e a Ian Curtis. Personaggio che con maestria lo scrittore, fin dal primo capitolo, riesce a rendere fondamentale per l'esistenza di Damon arrivando quasi al punto che se i due venissero sovrapposti potrebbero quasi risultare la stessa persona. 

A questo punto dilungarsi risulterebbe inutile perché rischierebbe che questa recensione possa divenire una parte stessa del libro. Ma se proprio così qualcuno volesse intenderla, spero sia stato recepito il messaggio che questo è un vero elogio al secondo lavoro di Sergio. Argomenti importanti vengono portati alla ribalta. Tematiche molto delicate le quali, spesso, non sono facilissime da raccontare su di un romanzo, perlopiù, di fantasia. Una fantasia la quale, però, prende spunto dal reale e da vicende che potrebbero, probabilmente, riguardare ognuno di noi. Poi, certamente, ci sono le sottoculture, la musica, lo stadio ed il pub ma queste cose, così come nel primo capitolo, sono soltanto una cornice o, se preferite, la vetrina. Dentro c'è molto ma molto di più. Contenuti molto spesso tosti arricchiti con dialoghi profondi e toccanti. 

Ancora una volta, Sergio, hai colpito nel segno creando un gancio perfetto con il primo libro. Hai fatto un grosso salto con questo nuovo romanzo che, rispetto al primo, ha sorpreso e non poco almeno il sottoscritto. Ora, però, concedici il lusso di chiederti un terzo capitolo. Un terzo romanzo per chiudere (ovviamente l'ultima parola spetta a te) un cerchio che quasi mai avevo voglia di chiudere. Come solo le grandi trilogie.

 

Damiano  




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