Racconto di Alessio
Dopo quattro lunghi anni e tutti i problemi annessi e connessi che ha causato la pandemia, decido che finalmente è arrivato il tanto atteso momento di tornare in Uk. Inizialmente la scelta sarebbe dovuta ricadere su un ritorno a Londra, ma per una serie di motivi, decido di optare per Manchester. Si tratta di una città che mi incuriosiva e che avrei usato ovviamente come base, inizialmente per cercare di visitare le numerose località della Greater Manchester (con relativi stadi, ovviamente) e per spostarsi facilmente nella vicina Leeds per assistere alla prima di campionato, visto che “casualmente” :asd: decido di soggiornare proprio durante il weekend della partita. Si arriva quindi al momento di partire e ormai in tarda serata tocco di nuovo terra britannica. C'è però poco da rilassarsi perchè l’inizio è frenetico, cercando di prendere il treno ed arrivare il prima possibile in albergo. La mattina seguente comincia subito con la visita della città, carina in alcuni luoghi e perennemente affollata a qualsiasi ora del giorno. Per prima cosa faccio visita al memoriale di Alan Turing, per rendere omaggio ad un personaggio ingiustamente dimenticato dalla storia e per molto tempo tristemente rinnegato dal suo stesso popolo inglese.
Dopo questa doveroso e triste momento, mi sposto
successivamente verso la bellissima cattedrale, assolutamente meritevole di
essere visitata soprattutto internamente.
Decido infine di passare in rassegna i vari musei, tra i
quali il deludente (parere mio ) museo del calcio. A parte qualche cimelio di
maglie storiche, l'ho trovata prevalentemente un attrazione per bambini.
Il giorno dopo, la copiosa pioggia, mi costringe ad
annullare le prime escursioni nei paesi limitrofi, che però recupererò in
pomeriggio con la tanto attesa visita esterna degli stadi delle due squadre di
Manchester. Parto con l’Old Trafford, che ovviamente già dall’esterno fa
percepire la sua bellezza e maestosità. Nonostante la rivalità con il Leeds,
bisogna comunque ammettere il fascino che ha questo club ed il suo stadio, che
non a caso è soprannominato "il teatro dei sogni”. Rimango invece deluso
(ma un po’ già lo immaginavo) dell’Etihad, di fatto uno stadio che poco ci
azzecca con il calcio inglese e che assomiglia più ad un enorme ed immenso
palasport.
Nel tardo pomeriggio faccio un bel giro in centro nella
famosa Market Street, dove però punto il negozio di maglie vintage “Classic
Football Shirts”. Bellissime le storiche maglie in esposizione, anche se però
alcune di essi costano cifre da mercato dei collezionisti. C’era veramente di
tutto, sia dalle big di Premier che anche di bassa Football League. Credevo di
fare razzia tra acquisti e regali, ma i costi mi hanno fatto cambiare idea e
non ho poi trovato niente di convincente tra quelle a prezzi umani (e io che
già mi ero immaginato di uscire con qualche vecchia maglia del Leeds e la 14 di
Henry ai tempi d'oro di Highbury).
La domenica è finalmente il giorno del football, in cui
faccio il mio ritorno ad Elland Road proprio a distanza di quattro anni
dall'ultima volta, quando ancora sognavamo con Bielsa in panchina e con una
squadra che si stava apprestando a farci vivere la stagione della promozione.
Prendo il treno da Manchester e dopo un viaggio molto tranquillo, arrivo a
Leeds e trovo un’atmosfera già carica in vista della partita. Faccio un giro in
centro e con molto anticipo prendo il bus che porta direttamente allo stadio.
Nonostante l'orario, troviamo purtroppo la solita e stucchevole coda che è
ancora più massiccia per via di lavori stradali abbastanza invasivi. Siamo
fermi già una decina di minuti ed a quel punto l’autista ci concede di scendere
quasi praticamente in mezzo alla strada, facendo a piedi lo slalom tra le
macchine incolonnate. Compro il classico match programme e faccio un giro nello
store, dove ammiro da vicino le belle nuove maglie. Come desiderato da tempo,
mi porto a casa il dvd della commovente serie "Take us home" uscita
su Amazon Video, che racconta da vicino le ultime due stagioni di Championship.
L'ho vista tantissime volte, ma ci tenevo tanto ad averne una copia fisica da
conservare. Finalmente, come la prima volta, mi decido ad entrare nuovamente
nella “chic” West Stand, dove si può godere di una vista notevole. Non è una
zona da tifo caldo e da cori, ma i tifosi si fanno comunque sentire quando c’è
da cantare “Marching on Together” e quando l’azione si fa pericolosa. Si inizia
e c’è subito un Leeds che comanda il gioco, facendolo però con un giro palla
prolungato ma che però non porta quasi mai ad azioni pericolose (nel primo
tempo avrò visto una quantità indefinita di passaggi all’indietro). Nonostante
un Cardiff quasi mai attivo oltre la propria metà campo, entra puntualmente in
scena la dura legge del goal, con i bluebirds che all'intervallo si ritrovano
sullo 0-2. La gente è talmente incredula che quasi non sa se ridere o
disperarsi, ma ad inizio ripresa, ci pensa capitan Cooper a rianimare le
speranze con una bella incornata di testa su calcio d'angolo. Sfortunatamente
però, nel cadere dopo lo stacco aereo, il giocatore mette male la caviglia a
terra ed è costretto ad uscire, trasportato in barella proprio davanti al
nostro settore. C'è tempo anche per un bel momento nostalgico, ovvero il
ritorno in campo della nostra ex stellina Sam Byram. Sembrava destinato ad una
carriera radiosa, ma invece una lunga catena di infortuni ha fatto si che
sparisse dai radar. Mi ricordo ancora il dispiacere che provai quando se ne
andò per provare l'esperienza in Premier, ma invece adesso il figliol prodigo è
tornato a casa. Stravedevo per lui ed è stato bello rivederlo in azione proprio
sotto il nostro settore, ma sopratutto sentire il sincero applauso del pubblico
al momento del suo ingresso in campo. Il Leeds aumenta la pressione e con essa
anche il volume dello stadio, con tutti noi che ormai seguiamo la partita quasi
stabilmente in piedi. Proprio quando ormai non ci speravo più, al 95’ arriva il
meritatissimo goal di Summerville che ci fa urlare di gioia.
Ci sono tante cose ancora da sistemare, ma tra tutto abbiamo
potuto ammirare il buonissimo esordio assoluto del 17enne Archie Gray (nipote
di Eddie Gray, leggenda del Leeds nel quale ha trascorso tutta la carriera tra
gli anni 60 e 80). Arriva poi il momento di salutare ancora Elland Road,
tornando in serata stravolto in quel di Manchester. L’ultimo giorno il clima ci
sorride ed arriva finalmente il momento nel quale mi posso concedere qualche
giro nei dintorni. Insieme alla domenica con Elland Road, questa si rivelerà
poi la giornata che più mi porterò nel cuore, sia per le esperienze che per le
persone incontrate. Tramite il comodissimo metrolink, arrivo nella
graziosissima cittadina di Bury. Si gira molto bene in quanto il centro è
piccolo e tra l'altro ad un passo dalla fermata del tram.
Dopo un giretto, arriva uno dei momenti che sto aspettando,
ovvero andare a Gigg Lane e magari cercare di visitarlo. Dal centro sono una
decina di minuti abbondanti a piedi. Ad un certo punto arrivo in zona ed è
proprio come immaginavo, ovvero lo stadio di fronte la classica zona
residenziale. Faccio tutto il giro fuori sperando di trovare un posto da cui
vedere un pezzetto di stadio, poi entro nel grande parcheggio ed avanzo verso
l'entrata. Quasi convinto di dovermi accontentare di vederlo da fuori, prendo
poi coraggio e decido di bussare ad una porticina che da verso gli uffici dello
stadio. Mi viene ad aprire un signore che mi accoglie cordialmente, non solo
facendomi entrare, ma addirittura mostrandomi tutto Gigg Lane. Vengo
accompagnato lungo tutti i corridoi, spogliatoi, bar, zona hospitality, il
tunnel e naturalmente sugli spalti.
Nel mentre inizia una discussione sul calcio e sugli stadi
inglesi, mi dice di essere un volontario e di quanto hanno lavorato duramente
per rimettere a posto il campo. Per sdebitarmi di questa bella accoglienza mi piacerebbe
comprare qualcosa allo shop che però è chiuso, ma questo signore addirittura mi
fa un regalo, dandomi una sorta di boccale griffato con lo stemma del club. Non
prima di averlo ringraziato in tutte le lingue del mondo, mi saluta come se
fossi un vecchio amico e mi dice che il prossimo passo sarebbe quello di
assistere dal vivo ad una partita del Bury a Gigg Lane. Sono rimasto veramente
stupito della gentilezza e dall'ospitalità di questa persona (che in quanto
volontario poteva anche non essere tenuto a farmi fare un tour dello stadio)
dalla quale traspariva tutta la voglia di far conoscere il proprio club e di
trasmettere una passione smisurata. Per tanti potrà essere una cosa da poco, ma
personalmente sono rimasto davvero colpito da questa esperienza e spero di
poterlo ringraziare nuovamente, magari ad una partita del Bury. Se in Italia ci
fosse questo spirito, tante piccole realtà calcistiche sarebbero ancora salve.
Dopo Bury, decido di spostarmi a Rochdale tramite l'autobus.
Lungo il tragitto mi capita anche di scendere alla fermata sbagliata, che per
ironia della sorte, si trova per l'appunto in una via chiamata Bamford Street
:asd: . Quantomeno un risvolto simpatico in una situazione non bella. Una volta
arrivato a Rochdale, che ho trovato meno carina rispetto Bury e con un centro
meno ricco, prendo un altro bus in direzione Spotland. Come in precedenza,
decido di mettere da parte la timidezza e di provarci per la seconda volta.
Caso vuole che quel Lunedì si riveli essere uno dei miei pochi giorni
fortunati, in quanto la ragazza della reception asseconda la mia richiesta e mi
accompagna (stavolta per una visita più breve, ma non mi lamento) verso gli
spalti.
Ho mancato alcuni posti che volevo visitare (ad esempio
l’accoppiata Stockport ed Altrincham visto che sono vicine) ma il poco tempo,
la stanchezza e il Sabato molto piovoso hanno un po’ azzoppato i miei
programmi. Spero di tornarci presto, anche perchè ormai andare a caccia di
stadi è una delle poche cose che evidentemente mi permette di buttarmi con più
sicurezza e coraggio verso chi parla una lingua diversa dalla mia