domenica 24 agosto 2025

Recensione - Aprile 97

Ancora una volta, di nuovo, un ultimo "valzer" in salsa britannica. 

Eravamo rimasti, con lo scrittore di questa trilogia che, i fatti narrati nei primi due romanzi, "Una Nuova Alba" e "No Love Lost", sarebbero rimasti in stand-by in attesa di un terzo capitolo. 

Un terzo capitolo che, in verità, è passato, leggermente, sottotraccia rispetto ai primi due. Invece, per i fedelissimi di Damonstone (protagonista dei romanzi), il terzo capitolo andava letto, gustato e goduto perchè in "No Love Lost", lo scrittore aveva lasciato tutti, ancora una volta, con dei punti di domanda. Della serie: "Ed ora cosa succederà? Finisce davvero così?".

"Aprile 97", titolo di questo terzo scritto, è stato, senza ombra di dubbio, il sipario perfetto per tutta questa storia. Siamo, ormai, negli anni 90, anni di cambiamento in ogni dove, soprattutto in terra d'Albione e nella difficile periferia di Manchester. 

I protagonisti dei primi due romanzi sono, ormai, quarantenni con tutte le responsabilità che ne consegue avere quarant'anni. Chi ha messo su famiglia, chi ci ha provato, chi ancora deve capire cosa fare della propria vita e chi, il protagonista, si ritrova a dover reagire dopo una situazione personale davvero difficile che gli si palesa davanti. Damon ha la scocca dura, è un  quarantenne che ne ha vissute di tutte i colori, come viene raccontato nei primi due romanzi, ma, di nuovo, la vita lo mette dinnanzi ad un fatto davvero difficile e tendenzialmente insuperabile. 

I fattori chiave che lo aiuteranno, salvo qualche ricaduta, a rialzarsi, saranno sempre quelli che hanno reso magica tutta questa storia. Parlo dell'amicizia, della lealtà e della fratellanza con i suoi storici amici nonché ex membri della loro amata firm dello Stockport County, la SNB.

Il fattore stadio qui sarà, nuovamente, importante in quanto fungerà da rifugio in momenti personali difficili ma i tempi sono cambiati, tutto è cambiato, anche la violenza sulle terraces la quale inizierà ad essere vista dai nostri protagonisti con occhi diversi e che li porterà a prendere decisioni in merito. 

La musica, pure, è cambiata e sta al passo con i tempi che corrono, siamo nei 90's e c'è una vera e propria elettricità nell'aria. Il post punk, il rock alternativo ormai sembrano appartenere ad un'altra era. Un'era al quale, il buon Damon, rimarrà per sempre legato.

Se in "No Love Lost" abbiamo assistito ad un romanzo dinamico, della serie che i protagonisti viaggiavano e si spostavano spesso per varie situazioni, in "Aprile 97" i viaggi saranno, perlopiù, temporali. SI...lo scrittore, mi prendo licenza di dire, è stato fenomenale nell'usare la tecnica narrativa del, cosiddetto, flashback. Questi salti, a situazioni passate, saranno fondamentali per chiudere un cerchio apertosi nella prima opera, "Una Nuova Alba". Senza questi viaggi (temporali) narrativi si rischia di perdere il filo logico delle varie vicissitudini di tutti i personaggi ma, come già detto, il nostro amico scrittore ha dato vita ad un eccellente lavoro.

La sottocultura continua ad esserci. Il casual continua a fare da padrone visto che tutti e tre i romanzi hanno orbitato attorno ad esso. Però, come già visto nel secondo romanzo, pian piano si è usciti dalla "comfort zone" della sottocultura casual e tutta la storia si è incentrata sulle questioni personali, sentimentali e di quotidiano vivere dei personaggi. Il casual anni 90 è diverso da quello "originale", come spesso diranno i membri della SNB, e questa è l'ennesima prova di come tutto ormai sia mutato anche in ambito terraces.

Un elemento chiave di tutta la storia sarà l'alone di "mistero" che girerà attorno ad un altro personaggio chiave di cui, realmente, non si capisce qual sia stato il suo destino visto che viene spesso menzionato ed appare, di rado, in quei flashback citati qualche rigo sopra. Anche qui grande giocata, a parer mio, da parte dello scrittore. Ha reso infatti, e giuro che è stato così durante tutta la lettura, quasi interattiva la storia attorno a questo personaggio ponendo, al lettore stesso, il fato di questa figura chiave di tutta la storia sin dal primo romanzo.

In "Aprile 97", come detto all'inizio di questa recensione, abbiamo assistito al giusto sipario di un percorso iniziato, con lo scrittore, negli anni 70 con "Una Nuova Alba", passando per gli ancor più difficoltosi 80's raccontati in "No Love Lost" fino ad arrivare a questo terzo ed ultimo (?) capitolo ambientato nei movimentati e mutevoli anni 90.

Vita da stadio, pub, sottoculture, difficoltà giovanili, musica, amicizia, sentimenti ed amori non sempre corrisposti, cambiamenti, passioni, rabbia, violenza, cadute e risalite. Possiamo dire che tutti questi ingredienti hanno fatto si che, finalmente, tutti gli appassionati di una narrativa che esce un pò da determinati "schemi" abbiano potuto avere la loro trilogia perfetta. Su questo non possiamo fare altro che ringraziare lo scrittore Sergio per averci dato tutto ciò di cui avevamo bisogno.

 

Damiano












giovedì 3 aprile 2025

Un gran weekend rovinato dal football

Articolo di Conor Adam tratta dalla Fanzine "Profilo Basso"


Già agli ottavi di FA CUP il Preston NE era destinato ad essere eliminato dal favorito Burnley, ma a sorpresa, come spesso accade in questa magica competizione, i Lilywhites hanno sconfitto nettamente per 3-0 i rivali in uno dei derby del Lancashire riempendo di entusiasmo ed ottimismo ogni tifoso, al momento dei sorteggi per il turno successivo eravamo tutti collegati in diretta per conoscere quale sarebbe stato il nostro avversario, io ed il mio amico Alessandro eravamo pronti a prenotare un volo, ma prima avevamo bisogno di conoscere almeno quale sarebbe stata la destinazione, Londra, Nottingham, Brighton, Birmingham, Manchester, Bournemouth o forse proprio Preston? E’ uno di quegli appuntamenti ai quali non si può mancare, il North End non si qualificava ai quarti di FA CUP da 59 anni, l’ultima vinta fu nel 1938 quando nei Whites ci giocava il mitico Bill Shankly. Quella domenica sera il sorteggio ritarda visto che la partita degli ottavi in corso si porta ai supplementari, la tensione così sale sempre di più fino a quando arriva il momento in cui viene pescato il biglietto indicante “Preston North End”, già da questo sappiamo che si giocherà a casa nostra, a Deepdale, pochi secondi dopo il biglietto sorteggiato ed abbinato al PNE dice “Aston Villa”, bellissimo! Attendiamo qualche giorno per capire quale sarà il giorno esatto della partita, ma ad un certo punto prenotiamo prima di saperlo per evitare che i prezzi dei voli aumentino, faremo il sabato e la domenica, non possiamo infatti fermarci anche il lunedì, male che vada ci vedremo altre partite.

Qualche giorno dopo si viene a sapere che la partita si giocherà domenica 30 marzo alle 1.30 pm, beh… noi avremo il volo alle 6.30 pm da Manchester, sarà una corsa, ma ne varrà la pena, in caso di extra-time non voglio nemmeno immaginare come faremo a lasciare lo stadio al 90° con l’adrenalina che a quel punto sarebbe a mille.

Dato che abbiamo deciso che al sabato saremmo andati in quelle zone a vedere una partita, la prima tappa del weekend è dalle parti di Liverpool, direttamente dall’aeroporto di Manchester ci portiamo infatti di buon ora a visitare il piccolo stadio del Prescot Cables, è chiuso, ma un gentilissimo e simpatico ragazzo dello staff ci permette di entrare per scattare qualche foto, un po’ come mi era successo in altri posti, di recente, ad esempio, a Prenton Park, casa del Tranmere Rovers, questo è il classico impianto di non-league davvero ben tenuto anche se a dire il vero non mi ha lasciato particolari emozioni, le tappe successive, trovandoci da quelle parti, sono obbligate ed infatti, anche se ci ero già stato, vediamo dall’esterno Anfield e, dopo aver attraversato lo Stanley Park, l’affascinante Goodison Park, uno stadio che meritava un’ultima visita ed al quale faremo una grande fatica a dare il nostro addio visto che dalla prossima stagione l’Everton giocherà nel nuovo moderno impianto, andiamo a vedere pure quello, ma non ci dice niente, non ci si può nemmeno avvicinare ed un addetto ci intima pure a non scattare foto. 

















Da lì Uber ci porta in meno di 1 ora a Chester al “Bear and Billet” dove abbiamo appuntamento alle 12.30 con un gruppo di lads della squadra locale, gli stessi con i quali avevo già passato un sabato memorabile un paio di mesi fa assistendo al match di Conference North contro lo Scunthorpe, un “When Saturday Comes” di tutto rispetto soprattutto grazie al pre-match alcolico e che aveva decisamente lasciato il segno. Al pub ad aspettarci ci sono i soliti e soprattutto Tom ed Arikan, due ragazzi con i quali ho instaurato un bel rapporto di amicizia, ci accolgono alla grande e la prima birra è già lì che ci aspetta. Qualche minuto più tardi ci spostiamo a piedi al “The Black Bush”, un Irish Pub in piena regola, altra birra e foto di rito, la scena qui nel nord è ostinatamente Casuals e ci si abbiglia con Three Stripes d’ordinanza ai piedi, giacchetti CP, Paul & Shark e Berghaus, cappellini Aquascutum. Tom ci spiega che oggi il clima è purtroppo abbastanza calmo, il Chester ha infatti perso nello scorso turno uno scontro decisivo proprio a Scunthorpe per la promozione diretta, ma soprattutto molti lads preferiscono non farsi vedere in giro dopo qualche “momento un po’ troppo concitato” nell’awayday, un tipo che conosco bene, Connor, è stato pure bannato, inoltre l’avversario odierno, il Curzon Ashton, non ha praticamente nessuna “brigata” al seguito e questa non è certo una partita che attira i più agitati che preferiscono mantenere un profilo basso e che sono piuttosto più interessati alla prossima trasferta ad Hereford.

Il pub successivo è il “The Golden Eagle”, il più bello dei tre, affascinante ed accogliente, chiacchieriamo e ce ne facciamo un’altra, poi ci spostiamo verso il Deva col taxi, l’atmosfera, lo si nota già, non è quella dei giorni migliori, mangiamo un cheeseburger accompagnato da una leggera pioggerella, il cosiddetto “typical british weather”, poi entriamo nella terrace che la partita sta per iniziare, il tifo non è male, tamburo incessante e ragazzini ben vestiti e pieni di voglia cantano decisi cercando di spingere la squadra ad una vittoria che permetterebbe di avere ancora qualche piccola speranza di promozione diretta. Il gol non tarda ad arrivare, esultiamo soddisfatti, ma la gioia dura poco infatti la squadra di Ashton-under-Lyne pareggia poco dopo e da quel momento la partita diventa un po’ bloccata ed avara di emozioni, ne risente anche l’atmosfera sugli spalti, il fatto poi che i tifosi in trasferta sono pochissimi e silenziosi non da a quelli di casa un incentivo per farsi sentire di più, senza confronto con gli avversari manca un po’ di sano spirito di rivalità.




















Il match si trascina così verso la fine senza grosse occasioni da gol terminando sul 1-1, torniamo a piedi in città, i nostri amici ci accompagnano in giro per il centro, bellissimo e pieno di storia, su tutto spicca la famosa Eastgate Clock, ma anche le tante costruzioni in stile Tudor, i canali, la cattedrale, i resti dell’anfiteatro romano e le mura romane originali che ancora circondano Chester, percorrendole ci portiamo al “The Architect”, uno dei mie pub preferiti, ci ero stato anni fa, si trova nei pressi della Racecourse e quando ci sono le corse dei cavalli qui è sempre affollatissimo, ci godiamo una rilassante birra prima di cenare con il classico fish & chips, qui l’atmosfera è tipicamente british, famiglie allegre, coppie giovani ed anziane, gruppi di amici, l’arredamento del locale regala poi un fascino irresistibile a questo posto. Più tardi ringraziamo e salutiamo gli amici di Chester e con il treno ci spostiamo a Preston, è sera e c’è un vento freddo, ma come al solito, ormai non mi stupisco più, le ragazze sono già in abbigliamento decisamente estivo, se così vogliamo dire.




















La mattina seguente ci svegliamo con la tipica agitazione del matchday ed è un matchday che dice PNE vs Villa, non una partita qualsiasi, un quarto di FA CUP contro un avversario di Premier League fortissimo, ma qui tutti sono ottimisti, non si fa altro che parlare del sogno chiamato Wembley, le semifinali, infatti, si giocheranno proprio lì, per non pensare troppo a quella sfida, dopo un’ottima colazione in hotel, andiamo nella vicina Bamber Bridge a visitare il “Sir Tom Finney Stadium”, stadio della squadra locale dedicato alla grande leggenda proprio del Preston NE, ci tenevo a vederlo proprio per questo motivo, ma anche perché qui praticamente ogni estate il North End ci gioca la classica amichevole estiva contro i “vicini di casa”. Lo troviamo chiuso, ma intorno al piccolo impianto ci sono le classiche villette inglesi con giardino sul retro che si affaccia proprio al campo di gioco, appena vedo un signore che abita in una di queste non esito a chiedergli se ci sia un modo per poter vedere lo stadio internamente e lui con la classica gentilezza british ci apre il cancelletto che porta al suo giardino da dove possiamo vedere gli spalti ed il terreno di gioco. 







Sono quasi commosso, lo ringraziamo e dopo averlo salutato torniamo a Preston, giriamo per il centro, è una città che conosco benissimo, ci vengo da 15 anni, ma è sempre bello vederla nelle prime ore della mattina quando ancora sonnecchia, ma sappiamo bene che tra poco i pub si riempiranno, si verseranno birre a volontà e si canterà a squarciagola l’orgoglio di essere Lilywhites.












Intorno alle 10,30 ci portiamo al “The Hogarths” dove abbiamo appuntamento con i miei soliti amici, gli stessi che un mese prima erano venuti a trovarmi a Lecco assistendo anche ad una partita del mio local team per ricambiare in un certo senso il fatto che io segua da tanti anni e con grande passione il loro Club. Ci sono quasi tutti, da John a “Brunny”, da James a Charlie, il più scatenato nei cori, l’atmosfera è elettrica ed è fantastico essere qui oggi, lo è sempre, ma sento qualcosa di diverso questa volta, tutti sono pieni di entusiasmo e fiduciosi, sanno che servirà un’impresa, ma non hanno dubbi sul fatto che la squadra darà tutto, lotterà con orgoglio onorando quella magica maglia bianca. Il pub è bellissimo e le nostre bandiere appese gli danno ancora più fascino, ogni tanto guardiamo fuori per vedere se c’è in giro qualcuno del Villa, ma sembra che quelli di Birmingham non si facciano vedere, noi intanto continuiamo a cantare spensierati, allegri e carichi, speriamo che anche i ragazzi in campo lo saranno. Poco prima ho detto “ci sono quasi tutti”, ed infatti manca Trevor. Trevor lo potrei definire il mio migliore amico in terra inglese, gli voglio un gran bene intendiamoci, ma in questo momento ammetto che la cosa principale che mi spinge a volerlo incontrare è il fatto che è lui ad avere i nostri preziosi biglietti… ed allora, preoccupati, andiamo a piedi in direzione stadio e più precisamente al “The Moorbrook Inn” dove ci tranquillizzano, Trevor arriverà a momenti, intanto per non sbagliare ci facciamo un’altra birra accompagnata da una pizza che qui la fanno buonissima al forno a legna nel giardino esterno… beh, nonostante i tentativi di sentirci inglesi in tutto e per tutto in questo caso non resistiamo e tradiamo le nostre italiche origini! Quando arriva Trevor ed ho finalmente il mio biglietto tra le mani sono più tranquillo, lo ringrazio di cuore, non fosse stato per lui sarebbe stato difficile riuscire ad acquistarli, Deepdale oggi è sold out e la vendita era iniziata in anticipo solo per gli abbonati. 
















Ci portiamo a piedi verso lo stadio un po’ prima di quanto si sia abituati qui, infatti il tifo organizzato aveva raccomandato a tutti di entrare prima sugli spalti per poter accogliere la squadra al suo ingresso in campo con il nostro entusiasmo e sventolando le bandierine poste sui seggiolini per creare la coreografia e l’atmosfera giusta per caricare i ragazzi che vestono quella maglia con l’agnello sul petto e con la sigla P.P. che per noi tutti significa “Proud Preston”. Orgoglio. La breve camminata verso casa nostra è piena di tensione, il momento si avvicina, vedo gente che segue il suo local team da tutta una vita con le facce tirate, lo sognano da anni un giorno come questo e non ci sono abituati, possiamo dire che sia la partita più importante nella storia recente del PNE, forse più del derby più sentito, quello contro il Blackpool, forse anche più della Finale Playoff di League One giocata e vinta a Wembley, forse più del Quinto Turno di FA CUP contro il Man Utd, quello di oggi è un Quarto di Finale che potrebbe portarci alle semifinali, di nuovo a Wembley. Purtroppo non trovo il classico Match Programme, è infatti esaurito, le file agli ingressi ai vari settori sono lunghe, ma ce la caviamo in qualche minuto e siamo dentro poco prima del fischio di inizio, prendiamo posto nella prima fila dell’Invincibles Pavillon, praticamente la tribuna principale sul rettilineo, non era praticamente possibile trovare i biglietti nella Town End, la terrace, prendiamo la nostra bandierina che sventoliamo con entusiasmo all’ingresso in campo delle due squadre con il sottofondo delle note di “Can’t Help Falling in Love”, la canzone di Elvis nella versione cantata dagli UB40, un classico qui a Deepdale.

Deepdale che oggi è straordinario, così pieno non lo avevo mai visto nonostante ci sia stato tantissime volte ormai, ma a parte il sold out è l’entusiasmo che mi colpisce e mi coinvolge, tutti sventolano le bandiere e cantano a gran voce, la coreografia nella Town End è commovente perché ne ricorda una classica del passato, tutto il settore è infatti bianco a parte la parte blu navy che va a formare la grossa scritta “PNE”, semplice, ma di grande impatto, emozionante, decisamente indovinata. Ci sono bandiere dei vari gruppi e c’è anche quella dei GBS, il Fans Club Italiano del PNE che ho fondato nel 2010, ne sono davvero orgoglioso, mi sento parte di tutto questo ed è bellissimo. Devo dire che anche il settore ospiti, la Kop, gremita da 5.500 Villans ha il suo fascino soprattutto quando cantano l’immancabile “Villa Villa Villa” tutti insieme a gran voce.  La partita inizia, siamo tutti tesi, ma adesso quella tensione viene sostituita dall’adrenalina, è come se fossimo in campo per quanto ci sentiamo partecipi ed essere a pochi passi dai giocatori sul terreno di gioco ci fa sentire ancora più vicini a loro per spingerli a compiere l’impresa, sarebbe un sogno, vogliamo provare a crederci, in fondo sognare, dicono, non costa niente. Il primo tempo è bellissimo ed equilibrato ed anzi è il North End che sembra essere più “in palla”, resistiamo e ci portiamo sullo 0-0 negli spogliatoi. Comincio a pensare ai temuti supplementari ed a come fare ad andare via per non perdere l’aereo, forse sarei disposto a fare la pazzia, come si potrebbe abbandonare tutto questo e la squadra a quel punto? Non voglio pensarci, dobbiamo vincere al 90°, dobbiamo farlo e poi andare a Wembley. Il secondo tempo inizia con grande ottimismo, ad un certo punto qualcuno dei nostri canta “Wemberley” e dentro di me penso che qui proprio non sono scaramantici… poco dopo, al 58°, Marcus Rashford porta in vantaggio il Villa e dal settore ospiti arriva il coro di scherno che a sua volta dice “Wemberley”…. Noi rispondiamo con tutta la voce che abbiamo alzandoci in piedi e guardando in loro direzione urlando “PNE PNE PNE”, tutto il nostro orgoglio di essere North End. Purtroppo qualche minuto dopo i Villans guadagnano un calcio di rigore che lo stesso attaccante in prestito dal Man U trasforma chiudendo di fatto il match, al 71° arriva anche lo 0-3, ma davvero nessun tifoso Lilywhite ne sembra in qualche modo scalfito nel suo entusiasmo, nella gioia di essere lì in un Deepdale stracolmo per una partita storica che nessuno dimenticherà mai nonostante il risultato negativo. Da quel momento è solo un susseguirsi di cori tra le due tifoserie, i Villans sono giustamente allegri ed hanno voglia di farsi sentire, ma noi del PNE non cediamo e rispondiamo alle provocazioni con i nostri canti inneggianti alla squadra più bella che il mondo abbia visto mai, il Preston North End, gli Invincibili originali. La partita finisce, abbiamo il tempo per applaudire con orgoglio e ringraziare la squadra per aver fatto del proprio meglio onorando la maglia, per scattare foto e fare qualche gesto non proprio educato ai Villans, poi è il momento di salutare e di andare di fretta, attraversando la folla di tifosi delle due squadre pacificamente mischiati, al nostro appuntamento con l’autista della Vauxhall che ci porterà in tempo in aeroporto nonostante il traffico generatosi a Preston in seguito al big match.





















Lunedì sera io ed Alessandro completeremo la tre giorni calcistica andando a vedere il nostro local team al Rigamonti-Ceppi, posso essere contento, avrò infatti a quel punto assistito a tre partite in fila delle mie tre squadre preferite, il Chester, il Preston NE ed, appunto, il Lecco.

Speriamo che almeno i Blucelesti lunedì riescano a vincere perché questo è stato a tutti gli effetti un grande weekend fuori con i lads di Chester e Preston, fantastico, perfetto, divertente, emozionante, ma… rovinato dal football!