John Dobbin ha dieci anni ed è bravissimo a disegnare. Oggi
però deve rinunciare alla sua passione perché tutto intorno a lui è in
fermento. L’intera città si reca nella nuova stazione. Non quella per le
carrozze dei signori, un'altra. Dicono stia arrivando una grande invenzione.
Quando il rumore di quel mezzo sconosciuto incomincia a farsi più forte e
vicino, si aggrappa con più veemenza alla gamba del padre come a volersi
nascondere per la paura. Eppure tutti intorno a lui sembrano entusiasti,
ridono, attendono con ansia che spunti quella macchina di ferro che pare si
chiami locomotiva. Eccola. Sbuffa un fumo denso come John aveva visto fare solo
alle ciminiere delle fonderie della sua città. Un lungo convoglio nero che
ingurgita carbone con bucolica avidità, e scorre, aggredendo due rotaie
parallele che le indicano il percorso.
John alla fine ne resta affascinato, il timore è passato,
ora anche lui fa ampi cenni, in segno di festa e saluto. Ma quasi nessuno si
toglie il cappello, e poi vi spiegherò il motivo.. Anni dopo John diventa un
apprezzato pittore di paesaggi, e il suo dipinto più famoso resterà proprio
quella scena che vide quel giorno con i suoi occhi di bambino: L’inaugurazione
del primo tratto ferroviario del mondo, avvenuta il 25 settembre 1825 fra
Stockton e Darlington.
Una prova tecnica ad essere sinceri. Poiché soltanto cinque
anni più tardi, su quel nuovo mezzo di trasporto chiamato treno potranno salire
veri passeggeri, sulla tratta Liverpool -Manchester, ma in ogni caso il signor
George Stephenson, di professione ricercatore e inventore per diletto, l’aveva
fatta grossa..
C’era di che essere orgogliosi a Darlington.. Ma vi avevo
accennato alla storia del cappello.
E allora cerchiamo di capirci qualcosa in più..
In quest’angolo del profondo nord inglese, non tutto era
apprezzato. La nazione non nutriva eccessive simpatie per le tendenze religiose
della comunità locale. E’ il motivo era sostanzialmente un verbo: To
quake…ossia, tradotto letteralmente, tremare o scuotersi. In pratica quello che
succedeva quando in mistici ritrovi spirituali, sui partecipanti sarebbe dovuto
scendere il fuoco dello Spirito Santo, e si contorcevano in preda a estatici
tremori e improvvisi sussulti..
E tornando al copricapo, una delle regole dello zelante
gruppo recitava di non togliersi mai il cappello di fronte a nessuno.
Quaccheri. Un movimento, o società religiosa, sorto in
Inghilterra nel XVII secolo. Il loro fondatore, George Fox apprendista
calzolaio e figlio di una famiglia di tessitori, si convinse previa
illuminazione, di sistemarsi confessionalmente nell'alveo del puritanesimo
inglese, su posizioni molto critiche nei confronti della Chiesa di Stato
anglicana. E "Quacchero", sarà il nomignolo inventato dai loro denigratori
per ridicolizzare le loro esperienze di culto comunitario.
A Darlington i cappelli neri in stile “pilgrim” con la
fibbia alla base del cono, avranno terreno fertile. Nel centro cittadino c’è
anche un pub chiamato Quaker House, e naturalmente un punto di ritrovo al
numero 6 di Skinnergate, conosciuto come Friends Meeting House. Ed è da lì che
bisogna incominciare la storia del Darlington Football Club, o più
semplicemente del “Darlo”.
Perché da lì, basta fare qualche passo per vedere e toccare
con mano quello che resta del Darlington originario: Feethams.
Ennesimo stadio senza speranza. Le solite tribune invase dal
degrado dell’abbandono. La solita erba che nessuno calpesta più a parte qualche
animale, e che continua a crescere, quasi non come normale ciclo biologico, ma
come se sperasse che nel suo aumento esponenziale e selvaggio, qualcuno si
accorga della sua presenza, e venisse ancora una volta a tagliarla, a curarla,
e a farci rimbalzare un pallone. Un'altra triste e solitaria fine di un
impianto inaugurato calcisticamente nel 1883, quando nel luglio di quell’anno,
fu convocata una riunione alla Grammar School, e nacque il sodalizio sportivo
guidato dall’ingegnere locale Charles Samuel Craven.
Da quel giorno, al 3 maggio 2003 quando Neil Wainwright ha
segnato l'ultimo gol nel venerabile stadio, con un colpo di testa nel pareggio
per 2-2 contro il Leyton Orient, passarono 120 lunghi anni. Feethams era campo
insolito, in quanto dopo aver varcato i tornelli attraversavi le cosiddette
Twin Towers (non quelle di Wembley.. ), e dove i sostenitori più caldi per
molti anni hanno avuto la possibilità di cambiare vista a metà tempo,
accorrendo in massa dietro la porta dove il Darlington stava attaccando. In
gergo trooping..
Torniamo all’inizio. Per la fine c’è tempo. Ben presto il
Darlington crebbe fino a diventare uno delle formazioni leader nella Contea del
Durham, e nel 1889 divenne uno dei dieci membri fondatori della Northern
League. Un’adesione che fu coronata dalle affermazioni sportive, segnate dalle
vittorie nei campionati del 1896 e del 1900. Nel 1908 la domanda del club di
aderire al professionismo venne accolta, e nel 1911 il “Darlo” raggiunse il suo
miglior traguardo di sempre nella FA Cup. Un’impresa ripetuta nel 1958 quando
anche il corrispondente del Times, restò sbalordito dal vedere i “Quakers”
abbattere il Chelsea 4-1 e guadagnare il quinto turno. Ma la Coppa
d’Inghilterra porterà un altro piccolo record nella storia della società.
Infatti, non appena la federazione dette il benestare per le partite in notturna,
la prima gara del torneo giocata sotto la luce artificiale, fu a Feethams, e
festeggiata con la vittoria per 3-1 sul Carlisle United.
Da queste parti passò anche Brian Clough, ma a spezzare un
sogno. Nel 1968 con il suo Derby County, si impose in un rocambolesco 5-4 e in
semifinale della Coppa di Lega ci andarono i “rams”.
Se volete spendere un nome a Darlington, è uno solo: Brian
Little.
Per il nativo di Newcastle, che ha lasciato un segno
indelebile come attaccante dell’Astonvilla, era il primo incarico ufficiale da
manager. Raccolse i bianconeri nel fondo della Football Conference sostituendo
Dave Booth, e in due stagioni, vinse due titoli, portando la squadra in Terza
Divisione. La vittoria del 1990/91, resta iconico torneo non solo dal punto di
vista sportivo ma anche perché ottenuto ai danni dei rivali di sempre del
Hartlepool United staccati di un punto in classifica. I meriti passeranno dalle
mani del portiere Mark Prudhoe, dalla solidità di difensori come Jimmy Willis,
dal talento dei centrocampisti David Cork e Sean Gregan, e dalla vena
realizzativa di David Geddis.
Feethmans chiuderà i battenti nel 2003. Nel 1999 c’erano
state le prime avvisaglie di bancarotta. Le sterline di George Reynolds
salvarono il Darlington e se si fosse fermato lì, sarebbe stato ricordato alla
grande. Purtroppo come tutti i milionari eccentrici ci volle mettere del suo, e
iniziò a varare piani per la costruzione di un nuovo stadio con conseguente
abbandono del vecchio campo da gioco. Così il “Darlo” si trasferì nella nuova
“Reynolds Arena” ma i soldi spesi strinsero in una morsa di debiti il club,
costretto poco dopo all’amministrazione controllata, e consegnato nelle mani di
Stewart Davies.
Ah, il nuovo stadio oggi non si chiama più Reynolds, ma
semplicemente Darlington Arena. E il “Darlo” rinominato Darlington 1883, ha
fortunatamente evitato un fallimento di misura maggiore, vincendo fra l'altro
nel 2011 il prestigioso FA Trophy. Meno male, bravi, ma che nessuno si tolga il
cappello da queste parti. Sono Quaccheri..
di SIR SIMON
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