lunedì 15 agosto 2022

No Love Lost – Intervista all'Autore del Romanzo



 No Love Lost – Intervista all'Autore del Romanzo

 

Come fu per il primo romanzo, “Una Nuova Alba”, anche stavolta, dopo la recensione di questo secondo capitolo delle vicende di Damon ed i suoi amici, ci siamo ripromessi con lo scrittore, Sergio Tagliabue, di fare un'altra bella chiacchierata su questo nuovo romanzo dall'inconfondibile titolo ispirato dai Joy Division: “No Love Lost”. 

 

 

− Ciao Sergio, eccoci di nuovo qui a distanza di due anni giusto? Come stai prima di tutto?

Ciao, tutto bene, poi in questo periodo sono abbastanza occupato per cercare di promuovere il nuovo libro ma allo stesso tempo sono contento perché , come per Una Nuova Alba, credo molto anche in questo secondo capitolo. Ti ringrazio per la fiducia che mi dai sempre e mi fa piacere essere ancora qui, come successo per Una Nuova Alba, a parlare con te di un mio libro.

È bello parlarne con chi, come te, ha le mie stesse passioni.

 

− Lusingato. Senti a proposito di Una Nuova Alba, quanto è stato importante per il primo romanzo e su cosa hai fatto leva per No Love Lost dall'esperienza passata nel primo capitolo?

Una Nuova Alba mi ha dato davvero grande carica e fiducia in me stesso, infatti quello che mi ha fatto più piacere e che mi ha convinto a continuare a scrivere sono gli apprezzamenti ricevuti dai lettori, sicuramente ne avevo bisogno, non sono mai stato un tipo molto sicuro di se’ ed avevo davvero timore del giudizio di chi ha letto il libro. Poi rileggendo più volte una nuova Alba ho anche cercato di migliorare qualcosa nelle mie narrazioni, mi è servito quindi anche dal punto di vista pratico e del mio stile di scrittura. Poi mi sono affezionato ai miei personaggi ed è stato bello “dar loro vita” in questo secondo capitolo, continuare a crescere con loro, vederli maturare

proprio come abbiamo fatto tutti noi nella nostra vita , mi sono rivisto molto in alcuni di loro. 

 

− Effettivamente ho notato dialoghi, nel secondo romanzo, più profondi forte, da quello che leggo, della maturazione di Damon e di Sergio a questo punto?

Direi di si, già nel primo libro c’erano argomenti seri ed importanti ma appunto i personaggi erano dei giovani ragazzi alle prese con i problemi che più o meno tutti abbiamo avuto a quell’età. Stavolta sono cresciuti loro anagraficamente e penso di essere cresciuto anche io con loro come scrittore, ho infatti affrontato, cercando sempre di avere la massima delicatezza, argomenti molto più delicati e difficili da narrare. Senza anticipare troppo posso dire che in questo romanzo uno dei grossi nemici che uno o più personaggi devono affrontare è quello dell’uso di droga. Non è stato facile parlarne perché, non avendo avuto un’esperienza diretta (per fortuna), temevo di dire cose sbagliate o di mancare di rispetto a chi invece ha dovuto affrontare per davvero questa dura prova. Credo di averlo fatto con delicatezza e rispetto, penso di esserci riuscito bene anche grazie ad alcune letture che ho fatto per cercare di informarmi. Oltre alla droga ci sono tanti altri temi importanti che fanno parte della vita dei giovani ma stavolta ho voluto dare anche risalto ed importanza alle donne, una delle protagoniste femminili sarà infatti nel libro il simbolo della voglia di vivere e lottare con forza e determinazione. Anche i dialoghi tra i personaggi sono più maturi e profondi perché come detto sono cresciuti e devono affrontare tante difficoltà con grande forza.

 

− Cosa ne pensi della mia recensione a questo tuo secondo lavoro?

Sempre molto seria ed appassionata, come detto prima si capisce che anche tu ami argomenti trattati nel libro come il calcio, le sottoculture e la musica, ma a parte questo mi ha fatto piacere che tu abbia notato una mia maturità nello scrivere e nell’affrontare certi temi. Voglio far capire anche stavolta, ma ancora di più rispetto a una nuova Alba, che questo è un libro per tutti, non solo per gli appassionati di quei temi, e tu nella recensione lo fai capire bene.

 

− Cosa ne pensi delle vendite? Stanno andando come ti immaginavi, ti ha sorpreso, poteva andare meglio?

Come scrittore non professionista non ho mai avuto grandi pretese, ma dopo aver ricevuto diversi apprezzamenti ho cominciato a rendermi conto (senza voler essere presuntuoso) che forse questi due libri meriterebbero di più, non tanto nelle vendite, ma nella considerazione generale. Posso essere quindi soddisfatto delle vendite, ma sono convinto che con una promozione più accurata e con più presentazioni (che durante il periodo del covid non ho potuto fare) si potrebbe vendere di più. Comunque sono sincero e non è una frase di circostanza: quello che più mi interessa è interagire con i lettori, sia per critiche che possono essere per mr costruttive, sia per complimenti che mi fanno davvero piacere e che mi danno il coraggio di continuare a scrivere. Per rispondere alla tua domanda diciamo che le vendite non stanno andando male, ma secondo si potrebbe fare molto di più se si riuscisse a far conoscere questi libri a tutti, a mio parere potrebbero piacere anche a tanti ragazzi ed anche ragazze visto che soprattutto in No Love Lost i ruoli di alcuni personaggi femminili sono fondamentali e spesso quasi più di quello del protagonista Damon. Penso che questo libro mandi messaggi importanti e molto forti, mi piacerebbe farli conoscere anche ad un “pubblico” diverso e più ampio.

 

− Costante continua in questo libro, così come il primo, è la musica. Vediamo un'evoluzione dovuta ai tempi che corrono musicalmente parlando. In questo secondo romanzo che ruolo gioca la musica? Lo stesso come nel primo? Un poco più marginale oppure ha sempre una grande rilevanza per i protagonisti?

La musica è sempre importante ma nel primo libro effettivamente c’era quel rapporto tra Damon ed Ian Curtis e le sue canzoni che nel secondo libro c’è di meno ovviamente a causa della morte del cantante. Forse non c’è più quel legame così forte e diretto da questo punto di vista, ma c’è comunque ancora soprattutto con alcune canzoni dei Cure. Spesso nel romanzo la musica è il filo conduttore nel rapporto tra i personaggi, a volte una canzone diventa importante per i personaggi che si immedesimano nei testi. Ho giocato molto sul fatto che dei personaggi lontani fisicamente si sentissero comunque anche inconsapevolmente vicini ascoltando la stessa canzone nello stesso momento senza saperlo. E’ importante perché, oltre a continuare ad analizzare lo sviluppo della scena musicale a Manchester e non solo, nel libro c’è in particolare una canzone che, come dimostrato dal titolo, diventa grande protagonista. Ovviamente parlo di No love Lost dei Joy Division, che ha dato non solo il titolo al libro ma molto di più , sarà fondamentale per alcuni personaggi, ma non posso dire di più. In pratica poi ho interpretato a modo mio il termine No Love Lost giocando un po’ sul significato che queste tre parole possono avere in lingua italiana. Questo termine in inglese, e nella canzone dei JD, significa amore perso e non corrisposto, un amore che non c’è mai stato. Ma la mia interpretazione è un po’ diversa e lo si capirà solo leggendo il libro . Poi la musica nel romanzo è importante per un personaggio in particolare, lo aiuta a reagire ed a combattere nei momenti più difficili. Non voglio anticipare troppo ma la musica aiuterà alcuni personaggi davvero tanto, li farà ritrovare, li terra insieme in tanti momenti, a volte sarà l’unica cosa a tenerli ancora uniti.

 

− In No Love Lost si nota meno staticità rispetto ad Una Nuova Alba. I protagonisti viaggiano molto e per lunghi periodi. Perché questa scelta di far entrare location diverse rispetto alla già nota Stockport?

Tutto parte dal fatto che nel finale di UNA si lasciava intendere che Damon potesse partire per la Germania per raggiungere Keira. Non svelerò ovviamente se lo farà, o se lo farà subito o più avanti, ma comunque si era capito da quel finale che lui avesse bisogno di cambiare aria per voltare pagina. Però non è solo questo il motivo , volendo analizzare lo sviluppo della sottocultura dei Casuals ho voluto/dovuto parlare anche della Scozia, li il movimento è iniziato ad Aberdeen e quindi in un modo o nell’altro ho spostato parte della storia anche lì, poi avendo una piccola simpatia per l’Aberdeen fc ho voluto seguire un po’ le sorti di questo club (oltre a quelle dello Stockport) e come sapete in quel periodo i Dons guidati da un emergente Alex Ferguson andavano alla grande e giocavano anche in Europa, ho così raccontato anche della finale di coppa giocata in Svezia. I personaggi inoltre seguono anche le Nazionali Inglese e scozzese e quindi parti del romanzo sono ambientate anche in Italia e Spagna dove si svolsero gli europei del 1980 ed i Mondiali del 1982. Ma forse, a parte queste esigenze pratiche, inconsciamente l’ho voluto fare perché sono cambiato un po’ anche io. Nella mia vita attuale, dopo un lungo periodo passato a viaggiare solo in Uk, ho aperto un po’ i miei orizzonti capendo che ci sono tanti altri posti belli e che mi possono piacere. Un recente viaggio a Copenhagen e Malmö mi ha dato questa conferma.

 

− Aberdeen sembra essere in questa storia l'altra faccia di Stockport. Conoscevi tu la città? Hai avuto modo di visitarla personalmente?

Purtroppo non ho ancora avuto modo di visitarla ma lo dovrò fare assolutamente! In UNA ho parlato di città che conoscevo e nelle quali ero stato per davvero, stavolta no, ma, come detto, avevo proprio bisogno di ambientate parte della storia ad Aberdeen per via dello sviluppo proprio lì della sottocultura dei Casuals. Ho visitato altre città scozzesi ma Aberdeen, soprattutto per il calcio, è la mia preferita, ed è stato quindi bello per me parlarne e darle molta importanza, quasi allo stesso livello che ne hanno Stockport e Manchester. E poi, visto che la storia è ambientata in quegli anni, non potevo lasciarmi sfuggire la possibilità di raccontare della fantastica trasferta a Göteborg da parte del popolo dei Dons, partito con tutti i mezzi possibili per la Svezia per poter essere presenti a quell’appuntamento con la storia per il loro club.

 

− A proposito di sottoculture. Come ben sappiamo tu sei un vero cultore in tal senso. Ti faccio una domanda un pò personale. Nel curare, nel minimo dettaglio, il dress code Casual dei protagonisti da dove prendi spunto?

Nel primo capitolo ho preso spunto dal film/libro Awaydays dato che era anch’esso ambientato a fine 70s e dalla lettura di libri che spiegano di come è nata questa sottocultura. Quello era il periodo che personalmente preferisco, giubbetti antipioggia, stan Smith e Forest Hills, maglioncini Slazenger e taglio Wedge. Poi anche il dress code dei Casuals si è evoluto negli anni e quindi in no love lost ho dovuto adattarmi, infatti sono cominciati a spuntare nuovi brand e l’uso di abbigliamento più sportivo ispirato ai tennisti Borg e McEnroe. Prendo spunto da libri ed esperienze personali di chi c’era e che lo ha raccontato. Questo ovviamente non solo per il libro ma anche per il mio look personale , molto ispirato ai Casuals originali di fine 70s.

 

− Oggi come lo vedi il mondo delle sottoculture? Pensi sia cambiato qualcosa? C'è stato ricambio generazionale o vedi che si sta perdendo un pò un certo dress code e/o attitudine? Ovviamente parlo di sottoculture in senso più ampio o di quelle vicine ai tuoi romanzi, non solo dei Casuals. Cosa ne pensi?

Non le vivo in prima persona , a parte un po’ quelle dei Casuals allo stadio e nel modo di vestire, quindi posso dire qual’e’ la mia impressione. Mi sembra che ci sia meno l’idea di sentirsi parte di una vera e propria sottocultura. Mi pare che anche i Casuals nel modo di vestire a volte si mischiano un po’ con lo stile Mod, le sottoculture che piacciono a noi e di cui si parla nei miei libri sono nate e di sono sviluppate in altri tempi così diversi da quelli odierni ed il mondo è cambiato tanto, forse c’è meno voglia e necessità di aggregazione, forse si segue più un modo di vestire ma meno gli ideali di una specifica sottocultura. I Casuals sembrano essere tornati sulle terraces ma a me pare che si tratti solo di un modo di vestire e non di una mentalità . Ho sentito di recente uno scambio di opinioni tra alcuni Mods, loro stessi dicono che ormai ai loro raduni/feste ci sono persone un po’ di tutti i tipi ed anche loro sono meno selettivi e non fanno distinzioni particolari accettando un po’ tutti. Spero di aver detto cose giuste, magari chi ha esperienze più dirette mi potrebbe smentire.

 

− Amicizia, amore, lealtà, sentimenti...tutto ciò lo troviamo nel libro. Quanto contano per te questi fattori sia nel tuo quotidiano vivere ma anche nella tua scrittura?

In No Love Lost ci sono davvero tanti intrecci di amori corrisposti o no, inseguiti, persi o ritrovati, ma anche storie di grandi amicizie che sono più forti di tutto, ci sono sentimenti e legami davvero forti e credo che siano questi la colonna portante del libro, molto più del calcio , delle sottoculture ecc per me sono valori fondamentali nella mia vita ed ho voluto farlo capire anche nei miei libri, sicuramente anche la famiglia rappresenta un valore importante ed anche alcuni personaggi del libro lottano per essa, per riunirla. Nei due libri ci sono dei rapporti di amicizia/amore davvero forti, soprattutto no love Lost è molto sentimentale e stavolta non riguarda solo Damon, ci sono tante storie intrecciate tra di loro, ho voluto anche dare più risalto anche ad altri personaggi ai quali mi sono parecchio affezionato. Nella mia vita credo molto in questi valori, soprattutto crescendo e maturando mi sono reso conto dell’importanza della famiglia, non ho figli ma se li avessi avrei dato tutto per loro, non ho tantissimi amici, ma nei rapporti che ho cerco di dare del mio meglio, credo in queste amicizie e soffro parecchio se magari nel corso della mia vita ne ho persa qualcuna, magari senza motivo particolari, spesso la vita è così , le cose cambiano, le persone cambiano, ma i rapporti veri restano.

 

− Damon, secondo te, ha una lezione da insegnare e trasmettere ai suoi lettori?Tramite lui sembra come che tu voglia comunicare qualcosa. E' così?

Si, in UNA un po’ meno perché lui era sempre molto indeciso ed anche nel finale lo abbiamo lasciato con tanti dubbi ma in NLL , dopo un inizio difficile, lui si riprende e lotta con tutte le sue forze per quello in cui crede, spesso contro tutto ed il parere di altri, nonostante tante difficoltà e vicissitudini non si darà mai per vinto continuando a credere in quei valori di cui parlavamo prima, l’amore, l’amicizia, la famiglia. Però a parte Damon, nel quale è più facile per me immedesimarmi, credo che i messaggi più forti li dia un altro personaggio, un personaggio che si ritrova in situazioni davvero complicate ma che non si arrende soprattutto dopo aver toccato il fondo cercando di ripartire da zero, ricadendo a volte ma cercando poi ancora di rialzarsi. Ma non lo potrebbe fare senza l’affetto degli amici. Credo che quindi alla fine il messaggio che vuole dare il libro attraverso tutti i suoi personaggi, e non solo Damon, sia quello di voler lottare per quello in cui si crede, è un inno alla vita, alla voglia di non arrendersi nonostante le avversità. E se si hanno delle persone vicine tutto diventa più semplice, gli affetti sono assolutamente fondamentali nel libro e nelle nostre vite.

 

− Siamo alle battute finali. Mi domandavo quando ho finito il libro: "ed ora?". Te lo dico a te...ed ora? Avremo una trilogia? Ci stai pensando ad un terzo capitolo od hai altri progetti prima?

Ho sempre pensato ad una trilogia, ma Quando ho terminato NLL mi sono detto “basta “, pensando che forse con questi due libri avevo gia detto abbastanza e poi forse fare il terzo mi sembrava una cosa un po’ scontata e forzata, potrebbe anche annoiare, perché comunque continuerei a parlare inevitabilmente degli stessi argomenti cadendo magari nell’errore di ripetermi troppo. E poi avevo voglia di cimentarmi in altri argomenti, scrivere un romanzo al di fuori delle mie solite passioni, nell’ultimo periodo ho cominciato a guardare un po’ oltre alle mie abitudini, come ti dicevo prima ho iniziato a viaggiare anche al di fuori della Gran Bretagna, ho nuove esigenze, nuove cose e posti da scoprire, ho anche iniziato ad ascoltare un po’ di cose diverse dal punto di vista musicale e mi piacerebbe scrivere ispirandomi a queste mie nuove sensazioni. Però … sono davvero molto affezionato a Damon ed agli altri ed in più già diversi lettori mi hanno chiesto un terzo capitolo e quindi a questo punto credo proprio che ci ricascherò! Ma per farlo devo trovare nuovi stimoli, continuare questa storia senza essere ripetitivo, trovare l’ispirazione di proseguire sul percorso tracciato dai due precedenti libri cercando però di trovare qualcosa di diverso tentando di essere originale ma allo stesso tempo di non spezzare il filo conduttore della storia fino ad ora raccontata, non vorrei essere banale o cadere nell’errore di voler esagerare rischiando di annoiare i lettori.

 

 

 

 

− In questi romanzi, concedimelo, non sei mai stato banale. Sergio siamo ai saluti, è sempre un piacere parlare con te di scrittura, libri, musica, sottoculture e tutto ciò che ne consegue. Ti auguro il meglio con No Love Lost ed il meglio per il futuro.

Ti ringrazio tantissimo e sono contento del rapporto di amicizia che si è ormai instaurato tra di noi, come dicevo è un valore importante e da non prendere alla leggera, ma nei tuoi commenti noto grande serietà e passione, mi fa molto piacere. Spero che NLL abbia un buon riscontro tra i lettori, ci credo tantissimo, penso di aver lanciato dei messaggi importanti e positivi, più di quanto fatto con UNA che era invece un libro più cupo e che lasciava in sospeso molti discorsi poi chiusi nel secondo capitolo. 

 

 

 

Damiano



 

martedì 9 agosto 2022

Recensione libro “No Love Lost”

 Quando ci si imbatte in storie avvincenti diventa davvero più forte di noi non continuare a parlarne anche nei giorni a venire. Certe storie, reali o meno, ti restano dentro, scavano un solco profondo nell'anima e nella coscienza di coloro i quali, metaforicamente parlando, ne prendono parte. Questo spesso accade anche con i libri. Ci si trova a leggere un libro, una storia o, meglio ancora, un romanzo ed ecco che quei fatti inventati, ma non del tutto finti, dall'idea geniale di uno scrittore, diventano parte anche, o quasi, del tuo quotidiano. 

Chi, almeno una volta, durante la lettura di un libro, una volta messo il segno al capitolo dov'è arrivato, non si domandava : “chissà che succederà nelle prossime pagine...” 

Questo è stato, per quanto riguarda il sottoscritto, la continua sensazione avuta durante la lettura di No Love Lost. 

Questo romanzo è il proseguimento di un più che buon lavoro fatto con il primo libro, intitolato “Una Nuova Alba”, da parte di Sergio Francesco Tagliabue. 

Se nel primo libro, lo scrittore, ha presentato i protagonisti come giovani ragazzi della periferia di Manchester in preda alle grandi difficoltà del loro vivere da emarginati, in questo libro, gli stessi lads, si ritrovano a dover fare i conti con cose molto ma molto più grandi loro a fronte, anche, degli anni che corrono anche per loro a livello anagrafico. 

Il protagonista in assoluto è sempre il tenebroso Damon Stone. Confuso da alcune situazioni personali e sentimentali si troverà a dover prendere decisioni lasciate in sospeso nel primo capitolo. Su questo mi voglio soffermare sulla bravura, da parte dello scrittore, di creare una perfetta coerenza tra i due libri, riallacciando il filo della storia dal punto esatto in cui esso era stato lasciato. 

La cornice sono gli anni 80, precisamente i primi cinque anni degli anni ottanta. Anni particolari in cui il Regno Unito (ma anche tutto il mondo) è in preda a momenti di forte tensione. Il lavoro sempre precario, un governo, quello della Thatcher, che si ritrova a far politiche sempre più strane e discutibili sia in campo nazionale che internazionale. Ovviamente tutto ciò si ripercuoterà su Damon ed il resto dei protagonisti.

Ci sarà, questa volta, un nemico molto particolare da affrontare. La droga. Ma questa cosa non riguarderà direttamente Damon Stone ma persone, una in particolare, a lui care. La droga negli anni 80, nel Regno Unito e non solo, è una costante nei quartieri difficili dove giovani reietti si trovano a dover crescere e a dover prendere decisioni importanti. Ci sono anche tante tematiche nuove le quali, adesso, non vengono riportate sperando che possano incuriosirvi alla lettura ma fidatevi se vi dico che lo scrittore tocca contenuti importanti con uno stile ed una delicatezza d'animo in grado di riversarla nei personaggi della storia. 

Ovviamente non manca il calcio, lo stadio, le bevute ai pub e le risse. Risse sempre con certo stile. Si perché in questo libro, così come nel primo, le sottoculture giovanili, nate in terra d'Albione, sono il giusto contorno alle vicende. Ci sono i punk, qualche skinhead e, come i protagonisti principali, i casuals. Proprio quest'ultimo movimento, nel primo capitolo molto di nicchia e quasi “senza nome”, prenderà piede in tutto il Regno Unito arrivando fino in Scozia.

L'autore nel primo capitolo tende perlopiù a tenere i nostri protagonisti ancorati nella periferia mancuniana tra Stockport e location limitrofe, vuoi per il calcio, vuoi per la musica. Nel secondo capitolo, invece, non c'è più la “staticità” (che ci può stare in un primo romanzo) ma c'è molto movimento, anche per lunghi periodi, in parti del Regno Unito e dell'Europa. Aberdeen, Colonia, Galway, Karlsruhe per arrivare nei paesi scandinavi passando anche per la nostra Italia. 

L'amore. L'amore ci farà a pezzi come cantava Ian Curtis dei Joy Division nel brano, probabilmente, più noto della band post punk inglese di fine anni 70. I sentimenti, gli amori, talvolta, non corrisposti, il rincorrersi, le amicizie sono continuamente onnipresenti nel quotidiano vivere dei protagonisti. Tematiche importanti che si legano all'amore ed ai sentimenti prenderanno vita portando i protagonisti a scelte difficili, sofferte ma che, comunque sia, avranno conseguenze nel bene o nel male.

Questi argomenti, ribadisco delicati, vengono toccati con profonda umanità da parte della penna di questo storia. 

La violenza, in questo sequel letterario, c'è sempre ma non si limita più soltanto alla violenza legata al mondo del calcio e al tifo sulle terraces che, come ben si sa, negli anni 70 ed 80 erano quasi una routine del fine settimana. Proprio la violenza legata al mondo del tifo porterà Damon e gli altri, a seguito tra l'altro di alcuni accadimenti realmente avvenuti, a rivedere determinate cose, priorità e a darsi, appunto, un limite. Come dicevamo la violenza assumerà altre forme forse più cruente e che, con il proseguire della storia, psicologicamente lasceranno segni importanti ben peggiori di un pugno in faccia.

Lo scrittore, anche qui, si è superato toccando alcuni “topic”, collimanti con la violenza, in maniera signorile e senza mai cadere nei luoghi comuni.

Come non citare, ovviamente, l'importanza che, anche in questo romanzo, ha la musica. Nel primo capitolo la morte di Ian Curtis lascia Damon molto turbato e, questo turbamento, lo ritroveremo anche in questo nuovo romanzo. I tempi, anche musicalmente parlando, stanno cambiando. Nuove band emergono, band che faranno la storia come gli Smiths, i REM ed i New Order. Quest'ultimi nati proprio dalle ceneri dei Joy Division. La band che ha segnato Damon per le loro sonorità ma, soprattutto, per i loro testi. Il locale Hacienda di Manchester diviene sempre più il posto di spicco di tutto il Regno Unito ed in quegli anni, in quel luogo, emergeranno sempre più favolose band volte ad animare le serate dei giovani ragazzi.

Nonostante Damon ami andare ai concerti, comprare nuovi dischi ed ascoltare nuova musica, egli rimarrà sempre legato ai Joy Divion e a Ian Curtis. Personaggio che con maestria lo scrittore, fin dal primo capitolo, riesce a rendere fondamentale per l'esistenza di Damon arrivando quasi al punto che se i due venissero sovrapposti potrebbero quasi risultare la stessa persona. 

A questo punto dilungarsi risulterebbe inutile perché rischierebbe che questa recensione possa divenire una parte stessa del libro. Ma se proprio così qualcuno volesse intenderla, spero sia stato recepito il messaggio che questo è un vero elogio al secondo lavoro di Sergio. Argomenti importanti vengono portati alla ribalta. Tematiche molto delicate le quali, spesso, non sono facilissime da raccontare su di un romanzo, perlopiù, di fantasia. Una fantasia la quale, però, prende spunto dal reale e da vicende che potrebbero, probabilmente, riguardare ognuno di noi. Poi, certamente, ci sono le sottoculture, la musica, lo stadio ed il pub ma queste cose, così come nel primo capitolo, sono soltanto una cornice o, se preferite, la vetrina. Dentro c'è molto ma molto di più. Contenuti molto spesso tosti arricchiti con dialoghi profondi e toccanti. 

Ancora una volta, Sergio, hai colpito nel segno creando un gancio perfetto con il primo libro. Hai fatto un grosso salto con questo nuovo romanzo che, rispetto al primo, ha sorpreso e non poco almeno il sottoscritto. Ora, però, concedici il lusso di chiederti un terzo capitolo. Un terzo romanzo per chiudere (ovviamente l'ultima parola spetta a te) un cerchio che quasi mai avevo voglia di chiudere. Come solo le grandi trilogie.

 

Damiano