Un altro stupendo racconto dell'amico Simon:
Questo racconto non è un racconto, è un accozzaglia di ricordi alla rinfusa, recuperati come sempre dal solaio disordinato delle memorie adolescenziali e da qualche filmato d'archivio. Ma perché mi ritrovo sempre con il gusto di raccontare cose vecchie, “cose mie” cose che non hanno interesse neppure per l'antiquario, ma solo per il rigattiere? Cose che ai ragazzi di oggi strappano spesso un malcelato sorrisetto ironico. Sarà forse per via del fatto, che arrivato ai quaranta anche i ricordi più banali assumono profondità, spessore, assumono il valore affettivo del “c'era una volta”. O forse perché il calcio inglese degli anni 80 mi coinvolge nel gioco subdolo e sottile del “come eravamo”, come se riguardando certe immagini dovessi dire a tutti: “ Ecco io quella sera stavo proprio guardando quella partita mentre i miei coetanei scorrazzavano fuori in motorino, ero solo un ragazzino a quei tempi..”
“Eppure non dovrebbe essere molto lontano. Cartina e indicazioni coincidono, ma qui a Bury park sembrano esserci solo file interminabili di case a schiera..”
Mad as a hatter. Sono matti questi cappellai. Non un semplice proverbio. C'è del vero. Se, come riportano le cronache, durante la lavorazione dei cappelli vigeva l'abitudine di utilizzare il mercurio. Sostanza che alla lunga aveva effetti rovinosi sulla salute mentale degli artigiani. Forse Louis Carroll nel suo Alice in Wonderland ha probabilmente ironizzato sul detto popolare quando ha ideato la figura del cappellaio matto. Surreale ed enigmatico personaggio accusato di ammazzare il tempo, che risentito, si bloccò alle sei del pomeriggio in una folle e perenne ora del tea. Forse Louis Carroll avrà pensato a Luton. Alla Luton del XVII secolo quando la cittadina era all'apice in Inghilterra nella produzione di cappelli. Oggi Luton, sobborgo poco più a nord della cintura londinese, non è più famosa per i suoi cappelli se non da un punto di vista prettamente storico, e, a dire il vero non è nemmeno più famosa per i suoi motori dopo che nel 2002 la Vauxall ha deciso di chiudere lo stabilimento aperto agli inizi del secolo, innalzando vertiginosamente il tasso di disoccupazione. Attualmente la leva economica più importante è senza dubbio il Luton Airport che convoglia fra perimetro e indotto circa il 55% della forza lavoro locale.
“No aspetta, eccolo lì, i riflettori non mentono mai. Ecco lo stadio. Ma ne valeva veramente la pena lasciare Londra e salire fin qui nel Bedfordshire a cercare l'impianto degli Hatters incastonato nella didascalica e geometrica edilizia di quartiere inglese?"
Ed è proprio una compagnia aerea che oggi sponsorizza il Luton Town FC 1885. Inadempienze societarie hanno fatto precipitare il club in Football Conference. Quinto livello della piramide inglese. Un limbo di semiprofessionismo. Crepuscolo di speranze e passione. Ma al Kenilworth road sono spesso brillati bagliori di gloria vera. E il più grande di tutti è stato quello che ha illuminato la sera del 24 Aprile 1988. League Cup final. Nell'anno precedente il Luton aveva conquistato un sorprendente settimo posto in First Division, lasciando agli occhi di tutti la prospettiva di un possibile miglioramento nel torneo successivo. Tre anni prima la società decise di ricoprire il terreno di gioco con una superficie artificiale seguendo quello che era stato l'esempio del QPR nel 1981. L'innovazione che da subito venne osteggiata dalla federazione inglese e da quasi tutti i club della lega ebbe a dire il vero vita molto breve tanto che nel 1991 il sintetico dovette essere abbandonato per sempre.
"Ma siamo sicuri che questo è l'ingresso? “ Ma certo. Oak Stand. Quasi una sorta di passaggio segreto mimetizzato fra le palazzine. Stretto e angusto. Non sembra davvero di essere a ridosso di uno stadio. “Ci sarà qualcuno per farci entrare o da buoni italiani tentiamo appena possibile di sgattaiolare all' interno?” “Mmm.. forse per il momento conviene cercare lo shop del club, magari lì domandiamo se ci fanno fare qualche foto, almeno una..”
La coppa di lega 1987/88 inizia in un doppio turno contro il Wigan Athletic che viene battuto in entrambe le partite prima per 0-1 in trasferta poi 4-2 in casa. Per guadagnarsi il terzo turno bisogna salire sino a Filbert Street di Leicester, ma le foxes non c'entrano niente, l'avversario è il Coventry City che si arrenderà 3-1. Negli ottavi il Luton sbanca Portman Road sconfiggendo i padroni di casa dell' Ipswich per 1-0. Si resta a Kenilworth road invece per i quarti e la vittima degli uomini di Ray Harford è il Bradford sconfitto con il classico 2-0. Adesso l'impresa inizia a concretizzarsi, tanto che anche il nome della semifinalista non sembra incutere eccessivi timori. Nella doppia semifinale arriva l'Oxford United che due anni prima aveva sorpreso vincendo proprio questa manifestazione battendo in finale il QPR 3-0. Ma gli U's dovranno far strada al Luton Town che dopo aver pareggiato 1-1 al Manor ground, risolvono il discorso qualificazione sul sintetico di casa per 2-0. E' fatta. Gli Hatters sono in finale, ma davanti si troveranno un autentico mostro sacro. L'Arsenal di George Graham e dei suoi campioni.
“E' aperto meno male.. guarda che meraviglia..” Un surreale prefabbricato biancastro è il club shop degli hatters. Improbabile, quasi anonimo, ma in quel momento avevo l'impressione che contenesse anche il Sacro Graal. Il commesso ci guarda vagamente perplesso, quasi divertito. Difficile farli credere che siamo qui per il Luton Town, ma il mio entusiasmo sembra convincerlo e ci mette davvero a nostro agio."
Il pullman del Luton Town partì per Wembley la mattina del 24. Era difficile mantenere la concentrazione, l'emozione era alle stelle. Quel giorno c'era qualcosa di magico, qualcosa che difficilmente si sarebbe ripetuto. Accadono queste cose. Inaspettate. Come uno starnuto improvviso. Silenzio. In lontananza, incombevano le torri dello stadio con i pennoni e loro bandiere; appena dietro alla seconda, il leone di rame scintillava di verde nella luce brillante di una gradevole primavera londinese. Ma adesso è giusto entrare in dettagli più tecnici.
Il Luton di manager Harford, sarebbe sceso in campo con questa formazione: Dibble, Breacker, Johnson, Hill, Foster, Donaghy, Wilson, Stein, Harford, Preece, Black. In panchina a disposizione c'erano Antony Grimes e Mark Stein.
L'Arsenal che per la cronaca aveva vinto la coppa l'anno precedente sconfiggendo 2-1 il Liverpool, andò in campo con quella che per i tifosi dei gunners assomigliava molto a una litania religiosa: Lukic, Winterburn, Sansom, Thomas, Caesar, Adams, Rocastle, Davis, Smith, Groves, Richardson. Con loro ma bordo campo Hayes e Martin.
“Con un maldestro ma comprensibile inglese, chiedo se per caso hanno la replica della finale della coppa di lega 1988. Me la ricordo. Maglia bianca su pantaloncini royal navy, sponsor tecnico adidas circondato dalla dicitura a ricordo dell'evento, fantastico crest con l'immancabile cappello di feltro a sormontare lo stemma e sponsor Bedford in bella mostra. “Erano degli autocarri vero?” Il commesso mi guarda fra il divertito e l'ammirato, poi ci mostra la “reliquia”. Non guardo nemmeno il prezzo, è mia."
Wembley è una scacchiera di un verde meraviglioso. Uscendo dal tunnel che porta sul terreno di gioco Ray Harford si irrigidisce, poi il boato. Non ce più tempo per pensare. Ci siamo. Joe Worrall fischia l'inizio davanti a una folla di 95732 persone.
Il Luton avverte quello che in gergo si chiama timore reverenziale, appare contratto, quello stadio fa tremare le gambe. Molto meno agli ormai esperti biancorossi di Highbury. E poi sugli spalti loro sono molti di più, più rumorosi. Sembrano dei professionisti delle finali. Marinai di mille navigazioni. Devono aver incontrato corsari e marosi. Devono aver fatto mille battaglie e per ciascuna hanno forse tatuato un cannone sul petto...Ma per diamine, penso io, davanti alla TV anche dalle parti di Kenilworth avranno bevuto mille birre e masticato tabacco, anche loro alla fine non sono agnellini, anche loro è gente che ha visto molto, e molto ha vissuto. Come quella sera con il Millwall. Pagina triste di una serata di FA Cup.
E intanto sul campo Steve Foster regala uno splendido assist a Brian Stein che spezza in due tutta la difesa dell' Arsenal, e batte da breve distanza John Lukic, 1-0. E siamo solo al 13° minuto del primo tempo.
“Compro la maglia e una sciarpa e poi quasi imploro il commesso di poter fare una foto all'interno dello stadio. Il mio amico molto meno patito di football di me ride sommessamente. Sto per ucciderlo lì sul posto. Omicidio al club shop del Luton Town. Poi capisce che non è molto producente e torna serio. Il nuovo libro di Aghata Christie non verrà mai pubblicato. “Follow me” e io dietro come un bambino al luna park con il padre."
Il primo tempo si chiude con il vantaggio del Luton. Per il momento sembra già un impresa. Poi arrivano i 20 minuti più lunghi della storia della League cup, sponsorizzata Littlewoods. Al 71° Martin Hayes subentrato a un poco incisivo Groves firma in mischia il pari per l'Arsenal. L'inerzia del match si inverte nettamente, tanto che tre minuti dopo Alan Smith con la difesa degli Hatters in totale confusione sigla il vantaggio dei Gunners e quella che in quel frangente sembrava davvero la fine delle residue speranze degli uomini di Harford. L' Arsenal ora passeggia sul campo. Quasi irride l'avversario. Poi arriva un episodio. David Rocastle penetra agevolmente all'altezza del vertice sinistro dell'area di rigore del Luton e il nord irlandese Mal Donaghy lo tocca. O forse no. Fatto sta che Worrall è inflessibile e concede il rigore per l'Arsenal. E qui accade che il genietto perverso dello spettacolo ha in serbo un finale diverso. Incredibile. Winterburn si fa ipnotizzare da Dibble che con un balzo sventa la minaccia neutralizzando il rigore. E' la nemesi. Sul ribaltamento di fronte un goffo Gus Caesar svirgola il rinvio inciampando sul retropassaggio di testa di Sansom, innescando un azione caotica che al termine di una serie di tiri e rimpalli porterà al pareggio di Wilson. Ma non è finita perché proprio al 90°, con un finale da brividi, arriva la sorprendente conclusione. Tony Adams, che ha già la fascia di capitano del club, stende sulla tre quarti Stein. Sulla susseguente punizione è lo stesso Adams che prova a liberare ma metterà in movimento sulla fascia il neo entrato Ashley Grimes che scodella il pallone in mezzo all'area dove ancora lui, ancora Brian Stein anticipa tutti depositando in rete il goal vincente del 3-2. Esultano i giocatori, esulta Harford e i suoi assistenti in panchina. Impazzito lo spicchio di Wembley dove sono assiepati i tifosi del Luton. Fiumi di birra scorrono al Duke of Clarence, mentre capitan Foster solleva la coppa.
“Ci sono, siamo dentro. Faccio solo un paio di foto per non approfittare della straordinaria cortesia del commesso. Il mio amico mi chiede:”Ancora non ho ben capito perché sei voluto venire qui..” Lo guardo e dopo un attimo gli rispondo:”Per loro, per quei ragazzi che nel 1988, mentre magari tu eri fuori a giocare a nascondino, ignaro di ciò che stava succedendo a Londra, hanno vinto la coppa di lega a Wembley”.
di Sir Simon
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