Si chiama Partick Thistle Football Club ma con l'omonimo
quartiere di Glasgow non ha più niente a che fare dal 1908. Da quando lo stadio
delle origini il Meadowside ground, usato dalla fondazione del 1876, fu
demolito per fare posto a un granaio. Quei modesti pedatori dovevano fare
spazio all' operosa e fervente Glasgow di inizio secolo. Porto, cantieri,
fabbriche e ciminiere. Se lo cercate dovrete spostarvi di qualche chilometro a
nord est, esattamente nella zona di Maryhill. Fra vecchi edifici vittoriani di
fine ottocento. Pietra arenaria, soffitti alti, e ringhiere nere spesso fradice
di pioggia. Quartiere relativamente benestante e socialmente variegato con una
forte connotazione studentesca per la presenza nelle vicinanze, della Glasgow
Strathclyde University e vari campus universitari. Il quartiere dell' oasi
verde di Ruchill Park e del Firhill Stadium, la casa del Partick Thistle.
La tana dei “Jags”. Uno stadio con un piccolo record. Nel
1955 infatti gli svedesi del Djurgarden a causa dell'ondata di gelo che aveva
colpito il paese decisero di giocare la loro partita casalinga contro l'Hibernian
proprio al Firhill Park di Glasgow, e lo stadio del Partick diventò così il
primo impianto scozzese ad ospitare un match della coppa dei campioni. Una
delle più importanti squadre di Glasgow dopo i giganti dell'Old Firm, il
Partick Thistle adottò all'inizio la maglia blu navy con il cardo sul petto,
mutuandola da quella della nazionale. La divisa fu abbandonata nel campionato
1936/37 sostituendola con il kit giallo-rosso-nero attuale preso in prestito
dalla squadra di rugby del West of Scotland. Da allora non si cambierà più, e
oserei dire fortunatamente. Solo per la recente commemorazione del centenario a
Firhill, il club ha deciso di rispolverare per una stagione la maglia delle
origini. La disomogenea composizione del quartiere ha favorito una marcata
“libertà religiosa” di cui i tifosi ne vanno molto fieri e le loro canzoni lo
rimarcano spesso. D'altro canto le vittorie da ricordare agli avversari non
sono molte, ma questo è un problema che in Scozia goliardicamente parlando
hanno quasi tutti i club... Ma c'è un successo che tutti ricordano, che ha
fatto scalpore, e messo il club sotto la luce dei riflettori. Si tratta della
famosa vittoria nella Scottish League Cup del 1971 contro il Celtic.
Sabato 23 ottobre 1971. Le parole di chiusura di Sam Leitch
su “Focus Football Tribune” furono più o meno queste: “Oggi si gioca la finale
di Coppa di Lega fra il Celtic e il Partick Thistle e questi ultimi ovviamente
non hanno alcuna speranza”.
In tutta verità veramente nessuno avrebbe potuto dissentire
da questa affermazione. Chi poteva obiettare? Il grande Celtic di Jock Stein
era nel bel mezzo di un regno che lì aveva già portati non solo a dettare legge
in patria ma anche a vincere la Coppa dei Campioni nel 1967, e solo l'anno
precedente avevano perso la possibilità di bissare il successo di Lisbona
perdendo malamente la finale di San Siro contro il Feyenoord. Una squadra piena
di campioni di livello internazionale come Jimmy Johnstone, Kenny Dalglish,
Bobby Murdoch, Tommy Gemmell, e Davie Hay. Eh si, probabilmente Sam aveva
ragione, il Thistle si sarebbe dovuto inchinare ai biancoverdi. I ragazzi di
Davie McParland erano saliti da poco in prima divisione con un età media di
appena 22 anni. In molti gicavano full-time, ma c'era anche chi aveva ottenuto
la qualifica di elettricista, Jackie Campbell per esempio era un disegnatore,
Frank Coulston l'attaccante un insegnante di educazione fisica, e il giovane
Denis McQuade stava studiando filosofia all' Università di Glasgow. Nel cammino
verso Hampden avevano avuto la fortuna di incontrare squadre di rango
medio-basso come l'East Fife, il Raith Rovers, l'Arbroath, Alloa, St. Johnstone
e infine il Falkirk in semifinale.
Ad Hampden Park sono in 62.470 la sera della finale. In
tribuna anche Alan Hansen 16 anni fratello del terzino John Hansen del Thistle.
Quell'Alan che ha esordito proprio con il Thistle nel 1973 per poi fare le
fortune del Liverpool qualche anno dopo. I giocatori del Partick non avevano
neppure voglia di uscire dal tunnel degli spogliatoi per il riscaldamento di
rito. Troppa paura, troppo timore reverenziale nei confronti dei campioni
affermati del Celtic. Non volevano incrociare i loro volti, i loro sguardi,
temevano che lì avrebbero guardati dall'alto in basso, che gli avrebbero presi
in giro. Quando finalmente si decisero a saggiare il terreno di gioco, Lou
Macari del Celtic andò loro incontro sorridente dicendogli: “Beh almeno andrete
a casa con una bella medaglia d'argento..” Malizioso o gentile? Questo non lo
sapremo mai.
Poi l'attesa del fischio d'inizio. Il nervosismo, le parole
del manager, i gesti scaramantici, il respiro affannoso, le mani
dell'massaggiatore, forti e sicure, i muscoli che riacquistano vigore ed
energia, e le maglie gialle da indossare e onorare. Il brusio e i canti della
folla in sottofondo. Ma ora basta si gioca, il saluto, la stretta di mano. Alla
fine le partite vanno giocate. Nonostante la forza degli avversari, tutto è
ancora da decidersi, nel gioco labile e sottile delle possibilità. Quando si
batte il calcio d'inizio, è un po' come gettare i dadi in aria, come pescare
una carta, in fondo a volte i sogni si avverano, a volte non naufragano nelle
illusioni. Fu una serata magica, di dolci memorie, quasi di commozione. Come
una serata a teatro. E nel teatro di Hampden gli attori vestiti di giallo rosso
dopo soli 37 minuti stanno conducendo per 4-0. Rea, Lawrie, McQuade, e per
finire Jimmy Bone. Incredibile.
Nel secondo tempo Dalglish firmerà a venti
minuti dal termine il goal della bandiera per il Celtic, mentre molti tifosi dei
Bhoys iniziano già a sfollare delusi, e all'interno di Hampden incomincia a
spuntare qualche tifoso dei Rangers che non poteva mancare all'umiliazione
degli eterni rivali. La festa che ne seguì per le strade di Maryhill, fu di
quelle da ricordare. Brividi che entrano nel cuore, sensazioni, e frammenti di
storia che fanno impallidire questo volgare presente. Era il 23 ottobre 1971,
il giorno in cui il cardo punse quattro volte il Celtic.
di Sir Simon
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