Potremmo non averci nemmeno mai pensato, ma la camicia che
ogni tanto portiamo addosso potrebbe raccontare migliaia di storie. Oppure il
cappotto che indossiamo, o la giacca che abbiamo sulle spalle. Indumenti che in
molti casi, rappresentano passione, impegno, simboli di generazioni di fatica e
sudore. Tuttavia, sono proprio questi valori che troppe persone, troppo spesso
dimenticano. A Huddersfield nello Yorkshire, dove molti tessuti pregiati
vengono prodotti, gli uomini lavorano su macchine così antiche da essere uniche
al mondo. Oggi, la forza lavoro inglese, è accantonata in nome di produzioni
sempre più moderne ma sempre meno di qualità. Il “tocco” locale resta unico,
impossibile replicarlo senza le giuste conoscenze o senza le condizioni
climatiche dell’area circostante. Loro lo sanno, e nonostante le difficoltà,
con smisurata dignità continuano il loro lavoro. Se ne stanno dritti come eroi,
le facce segnate, che sembrano scavate nella pietra dei vicini monti pennini,
mentre a valle il vento piega l’erba come le loro delicate fibre di tessuto. La
fierezza nel sapere di possedere capacità uniche da trasmettere gelosamente
alla nuova generazione. Huddersfield, è un antico borgo medioevale non molto
lontano da Leeds, dove la tradizione è bellezza da conservare, e i suoi
abitanti lo sanno. E l’Huddersfield Town, la locale squadra di calcio cittadina
fa parte di questi valori. Nel 2008 ha festeggiato il suo centenario. Fu
fondata ufficialmente il 15 agosto del 1908, e un certo Frederick Walker detto
Fred, ne è stato il primo player-manager. Lui naturalmente c’era quando un mese
dopo la nascita, il club fece il suo esordio in un amichevole giocata contro il
Bradford Park Avenue e vinta per 2-1 davanti alle oltre mille persone stimate.
A onore del vero, l’inaugurazione definitiva fu quella del 2 settembre 1911,
dopo l’iscrizione alla Football Association, con la presenza del presidente
della federazione John McKenna. Un irlandese ex giocatore di rugby, con i baffi
a manubrio e lo sguardo accigliato. Non andò tutto per il verso giusto.
L’impianto revisionato l’anno precedente dall’onnipresente Archibald Leitch,
mostrava diverse carenze e problematiche, tanto che ci fu anche un tentativo di
citare in giudizio il celebre architetto, ma gli amministratori del club
trovandosi già alle prese con un debito piuttosto cospicuo desistettero
dall’idea. E non solo da quella. Dopo appena quattro anni l’Huddersfield era in
liquidazione. Venne riformato sette anni dopo, nel 1919, ma le sventure non
erano finite, tanto che rischiò addirittura di scomparire. Volevano portarlo a
Leeds. O meglio, volevano portare a Leeds il titolo sportivo. Il progetto, poi
fortunatamente andato a vuoto, fu portato avanti da Hilton Crowther, ricco
proprietario di un lanificio nonché dell' Huddersfield Town stesso, deluso,
sembra, dalla scarsa partecipazione del pubblico dei Terriers. E qui occorre
ovviamente una digressione obbligatoria. Il soprannome sicuramente molto
azzeccato è stato introdotto però solo nella stagione 1969/70 da un’idea di
Bill Brooke, identificando il terrier,(una razza canina molto diffusa in quella
zona)con le capacità e la tenacia di una squadra giovane come era quella
dell’Huddersfield in quella stagione. Si consideri che Il primo Yorkshire
Terrier è stato registrato nel 1880 ed è stato nominato “Huddersfield Ben”.
Nella seconda metà dell’ottocento gli operai portavano i loro piccoli terrier a
pelo lungo a lavoro con loro affinché cacciassero i topi che arrecavano molti
danni alle sacche di lana. Nello stesso periodo, i minatori dello Yorkshire, si
comportavano allo stesso modo utilizzando questi cani per scacciare i
fastidiosi roditori all'interno delle miniere di carbone. Grazie alle loro
piccole dimensioni e alla loro agilità potevano facilmente entrare nelle
gallerie più strette e cercare nelle evenienze, e in caso di pericolo, minatori
in difficoltà. Oggi chiaramente non si richiede più a questo particolare
cagnolino di cacciare i topi, ma sicuramente l’attitudine a quest’attività, non
è andata perduta. E l’Huddersfield Ben è considerato il progenitore di questa
razza. Tornando a temi più strettamente calcistici, il soprannome più duraturo
del club è stato però, quello usato più di frequente fino al giorno d'oggi è
cioè “The Town”. Adesso sarebbe il momento di provare a cantare, perché nella
storia dell’Huddersfield dei primi anni venti, sta entrando una canzone, popolare
e molto in voga nel periodo: “Smile a While”. Sarà adottata dai tifosi e
diventerà la colonna sonora dei grandi successi di questa squadra, con un
direttore d’orchestra d’eccezione: Herbert Chapman. Chapman nacque il 19
gennaio 1878 a Kiveton Park, un piccolo villaggio minerario al confine fra il
South Yorkshire e il Nottinghamshire. Non fu certo memorabile come giocatore,
una mezzala tozza e robusta ma niente di più. Fra il 1897 e il 1907 militò in
dieci formazioni diverse (Stalybridge Rovers, Rochdale, Grimsby, Swindon,
Sheppey United, Worksop, Northampton, Sheffield United, Notts County e
Tottenham) sempre con uno status di tipo dilettantistico, sfruttando però la
sua laurea in ingegneria mineraria per lavorare nelle varie città in cui in
quel momento si trovava a giocare. Nel frattempo stava cominciando a studiare i
vari metodi di gioco dei suoi allenatori. Nel 1907 fece ritornò a Northampton
nelle vesti di allenatore-giocatore, e due anni dopo decise di appendere le
scarpe al chiodo e cominciò a mostrare notevoli qualità manageriali guidando i
suoi uomini alla conquista del campionato di terza divisione. Dopo altre tre
buone annate a Northampton, fa ritorno a casa, nello Yorkshire, accettando di
diventare l'allenatore del Leeds City. Nel 1913-14 portò la formazione al
miglior risultato della sua storia, vale a dire il quarto posto in seconda
divisione. Il 4 ottobre del 1919 il Leeds City venne espulso dalla Football
League per pagamenti illegali ai giocatori durante il periodo bellico:
dirigenti e allenatori vennero radiati e i giocatori addirittura venduti
all'asta, (tenutasi in un hotel di Leeds) a prezzi stracciati. Nel 1921
Chapman, riuscì a dimostrare la sua estraneità allo scandalo e fu riabilitato.
Le ceneri del Leeds City non vennero comunque gettate nei crinali spazzati dal
vento della contea, la città dello Yorkshire risorse sportivamente con il nome
diventato poi leggenda di Leeds United. E allora ecco Huddersfield, dove al
termine della prima stagione alzò subito il primo trofeo della sua carriera, la
F.A. Cup 1922. Quella fu l’ultima finale che si giocò in uno stadio diverso da
Wembley, che aprì i battenti l’anno successivo. Due anni prima i terriers erano
stati battuti dall’AstonVilla, in una partita dove sulla maglia apparve un
primo “crest” con la” coat of arms” cittadina. L’incontro del 1922 si giocò a
Stamford Bridge contro i rivali del Preston North End e fu deciso da un goal di
Billy Smith su calcio di rigore nel secondo tempo. Smith entra nella storia del
club anche per altri tre motivi. Intanto fu uno dei cinque giocatori
dell’Huddersfield Town facenti parte della nazionale scozzese che demolirono l’
Inghilterra a domicilio per 5-1. Passarono agli annali come i “Wembley
Wizards”. Con lui c’erano Bob Kelly, Roy Goodall, Tom Wilson e Alex Jackson.
Nel novembre del 1924, quando le regole della federazione cambiarono, e fu
possibile convalidare il goal segnato direttamente da calcio d’angolo, fu il
primo a metterlo a segno, in un incontro vittorioso con l’Arsenal terminato
4-0. Non solo, c’è anche una linea di sangue che seguirà il destino di Billy
Smith. Suo nipote Robert giocò anch’egli per i terriers, ed era presente il 30
aprile 1994 quando l’Huddersfield giocò la sua ultima partita a Leeds Road,
davanti a 16195 spettatori, che vide il successo dei padroni di casa sul
Blackpool per due reti a uno. Nel 1924 due anni dopo la conquista della coppa,
l'Huddersfield si laurea per la prima volta campione d'Inghilterra al termine
di una corsa incertissima e combattutissima con il Cardiff City. Il campionato
prese il via il 25 agosto 1923 in casa contro il Middlesbrough, e gli uomini di
Chapman vinsero 1-0 grazie al centro di Charlie Wilson. Charlie Wilson, Charles
all’anagrafe di Atherstone, era arrivato a Huddersfield dopo qualche buona stagione
al Tottenham. Non molto alto, serioso e dal capello tirato indietro con la
brillantina come si addiceva alla moda del tempo, a fine torneo realizzò 20
reti e contribuì in maniera significativa alla vittoria. Il secondo incontro
previsto solo due giorni dopo a Preston fu subito un chiaro segnale che il
potere motivazionale, e i metodi innovativi di Chapman erano ormai validi e ben
assodati nella mente dei suoi giocatori. Finirà 3-1, con un'altra rete di
Wilson, una del già citato Smith e un’altra realizzata da Clem Stephenson, uno
che a Birmingham con la maglia dei villans aveva segnato in maniera piuttosto
continua. Non si smentirà nemmeno a Leeds Road, nonostante la media
realizzativa scenda sensibilmente. Altri nomi da menzionare sono quelli di Ted
Taylor, George Brown e George Cook. Anche perché, alla fine, risulteranno gli
unici marcatori della squadra in quella stagione. Unica eccezione Taylor che
ricoprendo il ruolo di portiere era “teoricamente dispensato”, dal dover
segnare. Ted Taylor è uno scouser dal grugno cattivo e dal collo taurino,
coperto dall’immancabile maglione verde. Il secondo invece è un attaccante alto
e corpulento, che con l’Huddersfield scriverà il suo nome fra i bomber più
prolifici di sempre di questo club. Quando se andrà nel 1929 i centri messi a
referto saranno 142. Decisiva la sua doppietta del primo marzo 1924 in casa
contro il Cardiff City davanti ai 18000 presenti. Segnerà anche nella giornata
della festa, il 3 maggio, nel 3-0 al Nottingham Forest, quando a parità di differenza
reti, una vittoria in più sul Cardiff, premiò i terriers finiti appaiati in
classifica ai bluebirds a quota 57 punti. Infine Cook, uno che resterà quattro
anni con la bella maglia a strisce biancoblu, e che nonostante lo sguardo
assente e una certa apparente apatia, se andrà all’AstonVilla nel 1927
lasciando il dolce ricordo dei due centri datati 10 novembre 1923 nella sfida
interna contro il Liverpool, unica partita dove nel tabellino dell’Huddersfield
appare un giocatore diverso da quelli menzionati perché la terza rete del
“Town” fu frutto di un autorete di un certo Wadsworth. La ferrea disciplina di
Herbert Chapman aveva creato dal nulla uno squadrone imbattibile capace di
vincere anche i due tornei seguenti, senza per altro inserire altri nuovi elementi.
Arrivò solamente Joey Williams, un peperino dal capello riccio nativo di
Rotherham con la cui squadra locale giocò fino al 1924. I tre campionati vinti
consecutivamente lanciarono l’Huddersfield nella storia del calcio inglese,
mentre Chapman , che se andò all’Arsenal, conquistò nel nord di Londra la fama
mondiale. Per lui il 6 agosto 2008 al Galpharm stadium ( prima ancora McAlpine,
oggi John Smith..) si giocò un incontro in memoria ovviamente con l’Arsenal
finito 2-1 per i londinesi, davanti a 19000 persone, la partita pre-stagionale
con una delle affluenze maggiori di sempre, seconda solo al match contro gli
argentini dell’Independiente giocato nel 1954. Ma allora eravamo a Leeds Road.
Smile a while..
di Sir Simon
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