Cumbria, Inghilterra del Nord, XIX secolo.
“Eh ci risiamo” pensò preoccupata la giovane donna
incrociando combattiva le braccia e fissando l’autunno fuori dai vetri della
finestra del soggiorno. Le foglie cadenti, la foschia velata all’orizzonte, il
colore rossiccio degli alberi che per lei non aveva niente di malinconico o
pittoresco, significavano solo, che la stagione della caccia alla volpe era
alle porte. C’era mancato poco che non aveva sposato suo marito per quella
ragione. Lui era un cacciatore. Certo detta così la questione faceva sorridere
ma lei non ne aveva per niente voglia. L’intera casa era piena di documenti
venatori, libri e stampe sul cacciatore perfetto, stivali, cappelli, corni da
richiamo, fucili, e tutto il necessario per quel rito a suo modo di vedere
barbaro e incivile. Ma la caccia alla volpe in quel periodo era diventata
necessaria per controllare l'aumento demografico di questo animale. E suo
marito non era uno qualunque. John Peel è ricordato, infatti, come uno dei più
famosi cacciatori inglesi di sempre e le sue gesta sono state anche celebrate
in una canzone scritta da John Woodcock Graves. Le volpi uccidevano le bestie
da cortile, costringendo gli agricoltori a cacciarle con l’ausilio dei propri
cani della razza detta Foxhound. Massicci, ben proporzionati, dagli occhi
vivaci color nocciola, a pelo corto e fitto, per resistere meglio alle
intemperie del clima ostile della Cumbria, e adatti a stanare una certa Olga...
Ora chissà mai se John Peel e Olga si sono mai incontrati.
Forse no, perché Olga non è altro che una volpe nata dall’immaginario
collettivo della gente della zona, e che fu presa in prestito per simboleggiare
la locale squadra di calcio di Carlisle, e il nostro Peel è morto nel 1854,
cinquant’anni prima della nascita dello United. Un sodalizio in realtà, sorto
come spesso è accaduto da queste parti, da un altro già preesistente formato
nel 1880, noto come Shaddongate AFC. Succede, che nel 1904, lo Shaddongate
venne radiato dalla federazione a seguito di una disputa su partite rimandate e
posticipate, e così, in una turbolenta riunione fra i soci del club, alla fine
(e non è un gioco di parole..) si decise per un nuovo inizio. Il nome della
squadra fu modificato in Carlisle United, anche nel tentativo esplicito di
attirare un più ampio sostegno locale possibile.
Carlisle, è una città di frontiera dove confluiscono i fiumi
Eden, Caldew e Petteril, a soli 16 km dal confine con la Scozia. E lo scozzese
Bill Shankly ha incominciato qui la sua carriera di allenatore nel 1949. Una
parabola che lo portò a diventare in seguito il leggendario manager del
Liverpool fino al 1974. Esattamente fino all’anno in cui il Carlisle United è
promosso per la prima e unica volta della sua storia in First Division.
Ovviamente Shankly non è più il manager, al suo posto in quel momento a Brunton
Park c’era Alan Ashman da Rotherham, uno che fra il 1951 e il 1957 aveva
segnato 98 goal con la maglia dei Cumbrians. Oh, curiosità, “Goal” è
l’anagramma di Olga, la volpe, un tempo disegnata sul crest della squadra dalle
belle maglie blu listate di biancorosso. Questo, almeno fino al 1995, quando
l’animale fu sostituito con l’emblema cittadino rappresentato da due viverne
che sorreggono lo scudo con la croce di San Giorgio avente sottostante un
cartiglio recante, il motto, “ Siate giusti e non abbiate paura”, liberamente
ripreso da una citazione dell’Enrico VIII di William Shakspeare.
Nel 1974 Bill Shankly era in procinto di andare in pensione.
Il suo Liverpool, aveva appena vinto la FA Cup, ed era arrivato secondo in
campionato. In quel famoso campionato che sancì la clamorosa retrocessione del
Manchester United. E chi sarà uno dei sostituti nella massima serie dei Red
Devils, e di Southampton e Norwich City? Loro, gli undici della Cumbria. Il Carlisle
era salito in Seconda Divisione nel 1964, alla prima esperienza di Ashman, ma
per un decennio ha dovuto sudare e lottare per la permanenza nei cadetti,
mantenuta alle volte per un solo punto di distacco. Insomma, nessuno si
aspettava che un anno più tardi questo club, che esordì sulle scene in un
incontro giocato contro il St.Helens Town nel 1905, entrasse nell’ élite delle
grandi d’Inghilterra. Con una media di circa 7.000 spettatori e senza le
offerte di TV e di sponsorizzazioni moderne, si trattò veramente di una
cenerentola improvvisata. L’astuto Ashman, e il suo Carlisle, guidato in campo
dall’esperienza di Allan Ross, chiuse il 1973/1974 con una partita in casa
contro l'AstonVilla. Una vittoria lo avrebbe sistemato in terza posizione,
l’ultima utile per il salto di categoria. Fu un trionfo. Le reti di Joe Laidlaw
e Frank Clarke regalarono una vittoria davanti a 12.494 tifosi entusiasti. Ma
per festeggiare la promozione occorreva aspettare il risultato del Leyton
Orient, che poteva ancora sperare di rubare il terzo posto se avesse vinto la
sua partita conclusiva della stagione, il sabato successivo, guarda caso anche
loro con l’AstonVilla, ma al Villa Park. La sera del tre maggio 1974, Orient e
Villa pareggeranno per 1-1. Il Carlisle United è in Prima Divisione. Mai
successo, né prima né dopo. Fra gli spettatori interessati quella sera a
Birmingham c’era il capitano dei Cumbrians, Bill Green, un Geordie dal ghigno
temibile, che disse :
"E’ stata piuttosto dura, e soprattutto molto
snervante, dopo la partita sono dovuto andare a Londra, ma al telefono ho
sentito tutti i ragazzi che stavano festeggiando e mi raccontarono di essere
stati chiamati e ricevuti nel palazzo del quotidiano locale News & Star in
Dalston Road.”
"Un’esperienza incredibile per me. Dodici mesi prima
ero stato a Hartlepool a combattere per la salvezza e abbastanza
sorprendentemente mi ritrovavo in Prima Divisione. “
Fu una sorpresa. In un anno legato per sempre a giocatori
come Frank Clarke, Bobby Owen, Dennis Martin, Les O'Neill, Ray Train, John
Gorman, Chris Balderstone, Alan Ross e altri non meno importanti. La Cumbria
assaporava la prospettiva di stipare Brunton Park, e chi fosse restato fuori
poteva sempre sbirciare attraverso le fessure delle case in Warwick Road. Si
trattava del più piccolo club iscritto alla massima serie dai primi del
novecento ad allora, promosso con 49 punti, e che qualche ripresa delle
telecamere della BBC aveva fatto entrare nelle case inglesi, con la sua
originale visuale di pecore a pascolo nei campi dietro la rimessa di
Scratching.
Sarebbe stato difficilissimo tentare di salvarsi. Questo
appariva chiaro. Per aumentare le probabilità di sopravvivenza la società
acquistò il difensore Bobby Parker dal Coventry staccando un assegno record per
il club, pari a 60.000 sterline, e inoltre riportò a Carlisle il leggendario
attaccante Hugh McIlmoyle, sperando nel suo terzo incantesimo a Brunton Park.
Fatto sta che qualche addetto ai lavori grazie anche a
questi due nuovi acquisti non indicò subito i blues come una delle vittime
sacrificali della stagione. Un campionato che prese il via a Stamford Bridge,
contro il Chelsea, il 17 agosto, 1974, al consueto orario delle quindici
pomeridiane. Un paio di ore più tardi mentre l’Inghilterra si fermava per la
tradizionale ora del the, il Carlisle United, guizzante nel suo kit giallo da
trasferta si gustava uno storico successo esterno per 2-0 su un team che
comprendeva gente del calibro di Peter Bonetti, David Hay, Charlie Cooke e Ron
“Chopper” Harris.
Un successo conquistato grazie al goal più rapido del
torneo, segnato da Bill Green dopo neanche due minuti di gioco, e al raddoppio
siglato nella ripresa dal centrocampista Les O'Neill. In tribuna al Bridge quel
giorno c’era David Steele, un tifoso appassionato che scriverà un libro sulla
crescita sportiva dei Cumbrians, dalla Terza Divisione al salotto calcistico
inglese, dal titolo, “Carlisle United: A Season in the Sun 1974-1975”.
Tre giorni dopo la formazione di Ashamn vinse 2-0 a Middlesbrough,
e il sabato seguente in un clima di totale euforia, a Brunton Park, lo United
sconfisse il Tottenham Hotspur 1-0, con un rigore di Chris Balderstone, che
beffò l’icona Pat Jennings.
Nessuno poteva crederci. La classifica della Prima Divisione
inglese era scossa, da un evento impensabile. Il piccolo Carlisle era in testa
davanti a tutti.
Troppo bello. Non poteva durare, e così è stato.
Fra ottobre e novembre la squadra incappò in una striscia di
sei sconfitte consecutive. Qualcuno imprecò sul fatto che le partite di calcio
durassero novanta minuti, poiché tutte quelle gare furono perse negli ultimi
cinque giri d’orologio. Come per esempio nel giorno di Santo Stefano del 1974,
mentre i Mud cantavano “Lonely this Christmas”, e il Carlisle cedette in casa
allo scatenato Malcolm McDonald che trascinò il Newcastle alla vittoria proprio
allo scadere del tempo. Il nuovo anno non cominciò meglio, e la battuta
d’arresto patita a Luton contro una diretta concorrente alla salvezza, scrisse
sui muri che quel campionato non sarebbe finito bene. Restò la consolazione che
ovunque andavano, Green e compagni ricevevano sempre i complimenti per il loro
modo di giocare e d’intendere il calcio. Se non altro più che i punti il
Carlisle si guadagnò un sacco di amici e di pinte di birra pagate in giro per
il paese.. E tuttavia raggiunsero i quarti di finale della Coppa d'Inghilterra
per la prima volta nella storia del club, perdendo malamente fra le mura amiche
contro il Fulham, a causa di un goal realizzato da Les Barrett.
Ci fu anche qualche scalpo importante in campionato, come
quelli conquistati in casa con il Derby County e l’Arsenal di Bertie Mee, e
fuori quello dell’ Manchester City battuto a Maine Road..
Non bastò, ma l’esperienza di giocare davanti a platee come
Anfield, Highbury e St.James’s Park fu veramente emozionante. La stagione
“sotto il sole” terminò matematicamente a Liverpool dove John Toshack e Kevin
Keegan segnarono il destino del Carlisle, e cronologicamente a Derby il 26
aprile 1975 con un rispettabile 0-0 in un Baseball Ground che festeggiava i
Rams di Dave Mackay laureatesi campioni. David Steele era lì, come nella prima
partita a Londra, e nonostante tutto non restò per niente deluso, anzi
all’uscita dallo stadio dirà:
"Se sei un cacciatore di gloria e facili successi non
devi seguire una squadra come il Carlisle.. E’ sempre triste essere retrocessi,
ma dovete chiedere a voi stessi, se è meglio aver amato e perso, o non aver mai
amato affatto.. "
di Sir Simon
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