domenica 24 marzo 2013

Black and Amber


Si può chiamare un edificio sacro, “torsolo” o “moncone”? Si a quanto pare. Succede a Boston, cittadina del Lincolnshire, dove questa stranezza riguarda un punto di vista storico-architettonico, della famosa Chiesa di St. Botolph’s. Qui, dove nel seicento fu vicario John Cotton, uno dei massimi esponenti del dissenso contro il protestantesimo di Re Giacomo I, che incoraggiò i fedeli insofferenti alla mancanza di libertà religiosa ad unirsi alla Massachussets Bay Colony, la colonia creata dai padri pellegrini sbarcati dalla Mayflower, e che ebbe un ruolo determinante nell’indurli a fondare nel 1630, una vera e propria città oltreoceano, alla quale venne dato il nome, guarda caso di Boston, nella quale si trasferì lui stesso nel 1633.

Dicevamo però del Boston Stump. Inizialmente questa sorta di nomignolo fu affibbiato solo alla torre della chiesa, e, in seguito estesa nel linguaggio comune, per indicare l’intero complesso ecclesiastico. La verità è che questo soprannome, è stato dato alla torre sin dall'inizio della sua messa in opera, senza un attestato che ne delucidi chiaramente il motivo. Le possibili interpretazioni date dagli studiosi in materia, sono molteplici, tra le quali le principali sono tre: la prima, secondo cui, dati i tempi lunghi di costruzione della torre, quest’ultima, sembrasse per molto tempo agli abitanti di Boston e del territorio circostante, una sorta di strampalato moncone. La seconda, dice che lo “Stump”, nel progetto di nascita, avrebbe dovuto essere completato con una guglia posta sulla sua sommità, per cui, non essendo quest’appendice mai stata costruita, sarebbe rimasto una sorta di semplice moncone. La terza infine, prevede che il nome sia derivato dall’impressione che destava, l’ergersi nel bel mezzo di un terreno totalmente pianeggiante, di questa torre alta oltre 80 metri. Ora, a dire il vero, tutte e tre queste spiegazioni hanno delle forti argomentazioni sia a favore sia contro, per cui dire quale sia quella corretta è difficile, se non impossibile.

Cambiando argomento una cosa è certa, a Boston, si è giocato a calcio anche prima del fatidico 1933, solo che, in quell’anno il 3 di luglio un gruppo di sportivi locali tenne una riunione, per discutere la possibilità di trovare una proposta alternativa alla società calcistica del momento, nel tentativo di formare un nuovo club di calcio cittadino, da chiamarsi Boston United, che avrebbe occupato il posto del precedente Boston FC, nella Midland League. Ci fu nell’occasione un sostegno sufficientemente ampio per avallare la nuova iniziativa, e il club nell'estate di quell’anno mosse i suoi primi passi. E anche se non sarà in grado di iscriversi immediatamente alla Lega come nuova entità sportiva, iniziò la sua avventura giocando la partita d’esordio come Boston United, contro le riserve del Grimsby Town il 26 agosto 1933, perdendo per 3-1 nello storico impianto di York Street. Per semplice nota di cronaca negli anni precedenti erano presenti nella cittadina due diversi sodalizi: nell'ordine, il Boston Town, il cui quartier generale era situato al “The Coach and Horses”, e il Boston Swits (diventato poi dopo la fine della prima guerra mondiale semplicemente Boston FC), che usava il “The Indian Queen”.

In ogni caso nel gennaio del 1934 per rinforzare economicamente il nuovo club, entrerà in società un certo Ernest Malkinson, un imprenditore locale, proprietario di luoghi di intrattenimento e svago, come sale da ballo, bingo e altre amenità. E così, per la maggior parte dei successivi settanta anni, la famiglia Malkinson, sarà una delle forze trainanti e punto di riferimento principale del Boston United, conoscendo dopo appena due anni dal loro insediamento, non solo il centravanti del momento Frank Bungay, che nel 1935 realizzò la bellezza di 61 centri, ma anche un giocatore che è stato probabilmente il più famoso ad aver mai indossato la bella maglia black & amber. Stiamo parlando di Freddy Tunstall, ex calciatore dello Sheffield United e della nazionale inglese. Aveva fatto sette presenze per l'Inghilterra tra il 1923 e il 1925 scendendo in campo nelle vesti di capitano, per le partite contro Canada e Francia. Non solo, aveva anche segnato l'unico gol nella finale di FA Cup del 1925, quando le Blades sconfissero il Cardiff City in finale a Wembley davanti a 91.763 tifosi. Tunstall, fu nominato player manager a Boston, e realizzerà un piccolo record prestando servizio qui in questo ruolo per nove anni.

Occorre andare agli anni cinquanta per trovare i primi momenti da ricordare di un certo spessore. Negli anni, fra l’altro, in cui il club ritornò a sfoggiare quell’originale kit nero-ambra acquisito con Mister Malkinson. Un abbigliamento, che nel periodo a causa di una carenza di materiale conseguente al conflitto bellico, era stato razionato, e l'unico vestiario disponibile in quantità sufficiente per poter garantire una muta di divise da gioco, era, di nuovo, il vecchio colore bianco blu. Dal 1951, tuttavia, i Pilgrims, resteranno invariabilmente in magliette ambra, recanti in petto l’emblema della Mayflower a vele spiegate, su pantaloncini neri. Nel 1954, il Boston United nomina l'ex portiere del Derby County Ray Middleton come nuovo allenatore-giocatore. Middleton metterà insieme una squadra che raggiungerà il secondo turno di FA Cup nel 1955/56, andando a far visita, ironia della sorte proprio ai Rams al Baseball Ground. Il finale di match scrisse nel referto un incredibile 6-1 per i Pilgrims, con una tripletta di Geoff Hazledine. Resterà a tutt’oggi ancora un punteggio record realizzato da un team di Non-League nei confronti di un club professionista sul loro terreno. Davvero roba d’altri tempi. Altra giornata da menzionare pur senza essere tornati a casa ebbri di successo, fu quella del 7 gennaio 1956. Quando per la partita contro il Tottenham Hotspur disputatesi a White Hart Lane davanti a un pubblico di 46.185 persone (un quantitativo di folla che lo United non rivedrà più in futuro), i pellegrini ne presero quattro da quelli di Londra Nord, ma la partita sarà ricordata a Boston più per il commovente viaggio a sostegno della squadra degli oltre 10.000 tifosi, partiti con un treno speciale diretto a King Cross.

Certo, tornando per un attimo a quella partita con il Derby del 1956, ci sarebbe da dire che i bianconeri militavano allora in terza divisione, e in quel Boston vittorioso giocavano ben sei ex giocatori dei caproni. Ma quando le due squadre furono di nuovo accoppiate nel 1974, per il terzo turno, le cose erano decisamente cambiate. Intanto il Derby County era diventata una delle squadre più forti d’Inghilterra e forse d’Europa, e i Pilgrims vivacchiavano ancora nelle loro categorie dilettantistiche, potendo vantare solo un elemento che aveva calciato un pallone sui campi di Prima Divisione, Phil Waller, e tanto per farci una risata c’era in rosa un certo Steve Powell, parente povero di un Tommy Powell, che aveva giocato per il Derby County nell’anno della grande affermazione dei Black&Amber di diciotto anni prima.

La prima partita si sarebbe dovuta giocare a Baseball Ground e da Boston partirono in 4000. Settanta pullman e un treno dedicato. Questa volta le speranze erano davvero ridotte al lumicino. Il Derby County di Dave Mackay, disponeva di ben cinque giocatori internazionali e stava lottando per il titolo di campione d’Inghilterra, insieme al Leeds United e al Liverpool di Shankly. Il Boston United dal canto suo era sotto la gestione dell'ex giocatore del Grimsby Town, Keith Jobling, che la stagione precedente aveva portato il titolo della NPL, sistemandosi davanti a Scarborough e Wigan Athletic. L’arrivo al terzo turno era passato attraverso quattro incontri, iniziati nel preliminare del 3 novembre contro il Corby Town, vinto fuori casa per 2-1. Sempre a proposito di Corby Town, c’è da aggiungere che in quel 1955 questa squadra andò a inaugurare i riflettori dello stadio di Boston, dove per la curiosità della prima in notturna accorsero in ben 9000. Ma rieccoci all’FA Cup. Il 24 novembre a York Street per il primo turno, arrivò l’Hayes, che davanti a un più modesto numero di spettatori riuscì a portare via lo 0-0, imponendo così la necessità di un replay da giocarsi quattro giorni dopo a Londra, dove però stavolta i Pilgrims passeranno per 2-1 con le reti di Alan Tewley e di John Froggatt. Il 15 dicembre invece, è di scena a Boston l’Hitchin Town. Una rete di Jim Conde spedirà i padroni di casa nell’urna del terzo turno di gennaio, dove come detto pescheranno il temibile Derby County. Fin qui era stato tutto piuttosto semplice, solo l’Hayes aveva creato qualche difficoltà risolte dal capocannoniere Froggatt nei tempi supplementari della seconda partita. Ora però per Nigel Simpson il ventenne portiere dei pellegrini si preventivava un pomeriggio decisamente più complicato. Venticinquemila persone ad alitare sul collo, e il Derby County parte a testa bassa mettendo il Boston United sotto pressione fin dall'inizio della partita. Quattro corner nei primi cinque minuti. Ma la difesa di Boston parve tenere bene. Sembrò che l’impatto con i mostri sacri fosse stato meno brutto del previsto. Alan Hinton troverà un attento difensore in John Lakin, e anche il duo Dick Bate e Billy Howells, resse con una certa tranquillità il ritmo degli avversari. E dopo dieci minuti arriverà pure una bella occasione. Howard Wilkinson (si proprio lui, il manager che vincerà il titolo con il Leeds nel 1992..) subisce un fallo sulla linea di centrocampo da Henry Newton. Calcio di punizione di Phil Waller è John Froggatt costringe Colin Todd a rifugiarsi in calcio d’angolo. Dopo mezz'ora l’esperto Roy McFarland del Derby si infortunò e fu sostituito da Peter Daniel. Nel secondo tempo, il Derby County fra l’imbarazzato e l’indispettito, prova a chiudere la pratica con Jeff Bourne, ma il suo tiro sorvolerà di poco la traversa. A venti minuti dalla fine, quelli di Boston capiscono che possono tentare il colpo. Wilkinson serve Tewley che non ci pensa troppo e infila il portiere, ma la palla rotola troppo lentamente sul campo allentato dalla pioggia fino a rimanere maledettamente bloccata nel fango quasi a ridosso della linea di porta, prima di essere spazzata via da Rod Thomas. Evidentemente era un segno chiaro del destino.

Il Sunday Express scrisse " il manager del Derby Dave Mackay dovrebbe chiedere al custode di Baseball Ground di scavare la zolla di fango che ha salvato la sua squadra da una sconfitta umiliante e poggiarlo in una teca di vetro nella sala del consiglio.

Doug Moody dello Standard Lincolnshire riportò: "E’ stato un pomeriggio da ricordare, nonostante fosse una serata grigia, un buio giorno di gennaio, ma per un attimo la magia di questa coppa poteva renderlo immortale.”

Il Boston insomma porterà via un prestigioso pareggio a reti inviolate, ma reso inutile nel replay della settimana seguente nel centrale impianto di York Street, carico di 11000 entusiasti tifosi, dove il Derby ottenne la vendetta non solo della scialba partita precedente ma anche del disastro patito nel 1956, vincendo pensa te, con lo stesso punteggio subito allora 6-1, e con Jim Conde, che segnò l'unico gol per i suoi. A dire il vero, i Rams faranno comunque poca altra strada, perché già nel turno successivo saranno eliminati dalla Coppa d'Inghilterra dal Coventry City dopo una ripetizione. Mentre, il Boston dal canto suo si affermerà ancora nel suo campionato grazie alla vittoria nell’ultimo match stagionale contro il Morecambe.

Passeranno gli anni, i campionati, molta acqua sul fiume Witham, e nel 1985 per i Pilgrims arriverà un attraente viaggio a Wembley, giusto in tempo per festeggiare i 50 anni sulle scene calcistiche, grazie al raggiungimento della finale di FA Trophy. Non solleveranno la coppa, i ragazzi di Arthur Mann e di bomber Bob Lee, sostenuti da più di 12000 sostenitori. Si imporrà invece, il Wealdstone per 2-1. L’unica e storica rete, fu messa a segno dal biondiccio e sorridente Chris Cook. Il giorno dopo, le strade di Boston saranno ugualmente piene, per rendere omaggio ai loro beniamini. Un po’ come nel 2000 quando la squadra di Steve Evans fu promossa in Conference ai danni dei rivali locali del Grantham Town, o un anno più tardi per il raggiungimento della Football League, dopo circa sessant’anni di onorato sottobosco, ritrovato purtroppo nel 2007 alla fine della celebre e sfortunata gara di Wrexham. Ma siamo pur sempre di fronte ad onesti pellegrini, basta poco per essere felici.


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di Sir Simon


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