Si può chiamare un edificio sacro, “torsolo” o “moncone”? Si
a quanto pare. Succede a Boston, cittadina del Lincolnshire, dove questa
stranezza riguarda un punto di vista storico-architettonico, della famosa
Chiesa di St. Botolph’s. Qui, dove nel seicento fu vicario John Cotton, uno dei
massimi esponenti del dissenso contro il protestantesimo di Re Giacomo I, che
incoraggiò i fedeli insofferenti alla mancanza di libertà religiosa ad unirsi
alla Massachussets Bay Colony, la colonia creata dai padri pellegrini sbarcati
dalla Mayflower, e che ebbe un ruolo determinante nell’indurli a fondare nel
1630, una vera e propria città oltreoceano, alla quale venne dato il nome,
guarda caso di Boston, nella quale si trasferì lui stesso nel 1633.
Dicevamo però del Boston Stump. Inizialmente questa sorta di
nomignolo fu affibbiato solo alla torre della chiesa, e, in seguito estesa nel
linguaggio comune, per indicare l’intero complesso ecclesiastico. La verità è
che questo soprannome, è stato dato alla torre sin dall'inizio della sua messa
in opera, senza un attestato che ne delucidi chiaramente il motivo. Le
possibili interpretazioni date dagli studiosi in materia, sono molteplici, tra
le quali le principali sono tre: la prima, secondo cui, dati i tempi lunghi di
costruzione della torre, quest’ultima, sembrasse per molto tempo agli abitanti
di Boston e del territorio circostante, una sorta di strampalato moncone. La
seconda, dice che lo “Stump”, nel progetto di nascita, avrebbe dovuto essere
completato con una guglia posta sulla sua sommità, per cui, non essendo
quest’appendice mai stata costruita, sarebbe rimasto una sorta di semplice
moncone. La terza infine, prevede che il nome sia derivato dall’impressione che
destava, l’ergersi nel bel mezzo di un terreno totalmente pianeggiante, di
questa torre alta oltre 80 metri. Ora, a dire il vero, tutte e tre queste
spiegazioni hanno delle forti argomentazioni sia a favore sia contro, per cui
dire quale sia quella corretta è difficile, se non impossibile.
Cambiando argomento una cosa è certa, a Boston, si è giocato
a calcio anche prima del fatidico 1933, solo che, in quell’anno il 3 di luglio
un gruppo di sportivi locali tenne una riunione, per discutere la possibilità
di trovare una proposta alternativa alla società calcistica del momento, nel
tentativo di formare un nuovo club di calcio cittadino, da chiamarsi Boston
United, che avrebbe occupato il posto del precedente Boston FC, nella Midland
League. Ci fu nell’occasione un sostegno sufficientemente ampio per avallare la
nuova iniziativa, e il club nell'estate di quell’anno mosse i suoi primi passi.
E anche se non sarà in grado di iscriversi immediatamente alla Lega come nuova
entità sportiva, iniziò la sua avventura giocando la partita d’esordio come
Boston United, contro le riserve del Grimsby Town il 26 agosto 1933, perdendo per
3-1 nello storico impianto di York Street. Per semplice nota di cronaca negli
anni precedenti erano presenti nella cittadina due diversi sodalizi:
nell'ordine, il Boston Town, il cui quartier generale era situato al “The Coach
and Horses”, e il Boston Swits (diventato poi dopo la fine della prima guerra
mondiale semplicemente Boston FC), che usava il “The Indian Queen”.
In ogni caso nel gennaio del 1934 per rinforzare
economicamente il nuovo club, entrerà in società un certo Ernest Malkinson, un
imprenditore locale, proprietario di luoghi di intrattenimento e svago, come
sale da ballo, bingo e altre amenità. E così, per la maggior parte dei
successivi settanta anni, la famiglia Malkinson, sarà una delle forze trainanti
e punto di riferimento principale del Boston United, conoscendo dopo appena due
anni dal loro insediamento, non solo il centravanti del momento Frank Bungay,
che nel 1935 realizzò la bellezza di 61 centri, ma anche un giocatore che è
stato probabilmente il più famoso ad aver mai indossato la bella maglia black
& amber. Stiamo parlando di Freddy Tunstall, ex calciatore dello Sheffield
United e della nazionale inglese. Aveva fatto sette presenze per l'Inghilterra
tra il 1923 e il 1925 scendendo in campo nelle vesti di capitano, per le
partite contro Canada e Francia. Non solo, aveva anche segnato l'unico gol
nella finale di FA Cup del 1925, quando le Blades sconfissero il Cardiff City
in finale a Wembley davanti a 91.763 tifosi. Tunstall, fu nominato player
manager a Boston, e realizzerà un piccolo record prestando servizio qui in
questo ruolo per nove anni.
Occorre andare agli anni cinquanta per trovare i primi
momenti da ricordare di un certo spessore. Negli anni, fra l’altro, in cui il
club ritornò a sfoggiare quell’originale kit nero-ambra acquisito con Mister
Malkinson. Un abbigliamento, che nel periodo a causa di una carenza di
materiale conseguente al conflitto bellico, era stato razionato, e l'unico
vestiario disponibile in quantità sufficiente per poter garantire una muta di
divise da gioco, era, di nuovo, il vecchio colore bianco blu. Dal 1951,
tuttavia, i Pilgrims, resteranno invariabilmente in magliette ambra, recanti in
petto l’emblema della Mayflower a vele spiegate, su pantaloncini neri. Nel
1954, il Boston United nomina l'ex portiere del Derby County Ray Middleton come
nuovo allenatore-giocatore. Middleton metterà insieme una squadra che raggiungerà
il secondo turno di FA Cup nel 1955/56, andando a far visita, ironia della
sorte proprio ai Rams al Baseball Ground. Il finale di match scrisse nel
referto un incredibile 6-1 per i Pilgrims, con una tripletta di Geoff
Hazledine. Resterà a tutt’oggi ancora un punteggio record realizzato da un team
di Non-League nei confronti di un club professionista sul loro terreno. Davvero
roba d’altri tempi. Altra giornata da menzionare pur senza essere tornati a
casa ebbri di successo, fu quella del 7 gennaio 1956. Quando per la partita
contro il Tottenham Hotspur disputatesi a White Hart Lane davanti a un pubblico
di 46.185 persone (un quantitativo di folla che lo United non rivedrà più in
futuro), i pellegrini ne presero quattro da quelli di Londra Nord, ma la partita
sarà ricordata a Boston più per il commovente viaggio a sostegno della squadra
degli oltre 10.000 tifosi, partiti con un treno speciale diretto a King Cross.
Certo, tornando per un attimo a quella partita con il Derby
del 1956, ci sarebbe da dire che i bianconeri militavano allora in terza
divisione, e in quel Boston vittorioso giocavano ben sei ex giocatori dei
caproni. Ma quando le due squadre furono di nuovo accoppiate nel 1974, per il
terzo turno, le cose erano decisamente cambiate. Intanto il Derby County era
diventata una delle squadre più forti d’Inghilterra e forse d’Europa, e i
Pilgrims vivacchiavano ancora nelle loro categorie dilettantistiche, potendo
vantare solo un elemento che aveva calciato un pallone sui campi di Prima
Divisione, Phil Waller, e tanto per farci una risata c’era in rosa un certo
Steve Powell, parente povero di un Tommy Powell, che aveva giocato per il Derby
County nell’anno della grande affermazione dei Black&Amber di diciotto anni
prima.
La prima partita si sarebbe dovuta giocare a Baseball Ground
e da Boston partirono in 4000. Settanta pullman e un treno dedicato. Questa
volta le speranze erano davvero ridotte al lumicino. Il Derby County di Dave
Mackay, disponeva di ben cinque giocatori internazionali e stava lottando per il
titolo di campione d’Inghilterra, insieme al Leeds United e al Liverpool di
Shankly. Il Boston United dal canto suo era sotto la gestione dell'ex giocatore
del Grimsby Town, Keith Jobling, che la stagione precedente aveva portato il
titolo della NPL, sistemandosi davanti a Scarborough e Wigan Athletic. L’arrivo
al terzo turno era passato attraverso quattro incontri, iniziati nel
preliminare del 3 novembre contro il Corby Town, vinto fuori casa per 2-1.
Sempre a proposito di Corby Town, c’è da aggiungere che in quel 1955 questa
squadra andò a inaugurare i riflettori dello stadio di Boston, dove per la
curiosità della prima in notturna accorsero in ben 9000. Ma rieccoci all’FA
Cup. Il 24 novembre a York Street per il primo turno, arrivò l’Hayes, che
davanti a un più modesto numero di spettatori riuscì a portare via lo 0-0,
imponendo così la necessità di un replay da giocarsi quattro giorni dopo a
Londra, dove però stavolta i Pilgrims passeranno per 2-1 con le reti di Alan
Tewley e di John Froggatt. Il 15 dicembre invece, è di scena a Boston l’Hitchin
Town. Una rete di Jim Conde spedirà i padroni di casa nell’urna del terzo turno
di gennaio, dove come detto pescheranno il temibile Derby County. Fin qui era
stato tutto piuttosto semplice, solo l’Hayes aveva creato qualche difficoltà
risolte dal capocannoniere Froggatt nei tempi supplementari della seconda
partita. Ora però per Nigel Simpson il ventenne portiere dei pellegrini si
preventivava un pomeriggio decisamente più complicato. Venticinquemila persone
ad alitare sul collo, e il Derby County parte a testa bassa mettendo il Boston
United sotto pressione fin dall'inizio della partita. Quattro corner nei primi
cinque minuti. Ma la difesa di Boston parve tenere bene. Sembrò che l’impatto
con i mostri sacri fosse stato meno brutto del previsto. Alan Hinton troverà un
attento difensore in John Lakin, e anche il duo Dick Bate e Billy Howells,
resse con una certa tranquillità il ritmo degli avversari. E dopo dieci minuti
arriverà pure una bella occasione. Howard Wilkinson (si proprio lui, il manager
che vincerà il titolo con il Leeds nel 1992..) subisce un fallo sulla linea di
centrocampo da Henry Newton. Calcio di punizione di Phil Waller è John Froggatt
costringe Colin Todd a rifugiarsi in calcio d’angolo. Dopo mezz'ora l’esperto
Roy McFarland del Derby si infortunò e fu sostituito da Peter Daniel. Nel
secondo tempo, il Derby County fra l’imbarazzato e l’indispettito, prova a
chiudere la pratica con Jeff Bourne, ma il suo tiro sorvolerà di poco la
traversa. A venti minuti dalla fine, quelli di Boston capiscono che possono
tentare il colpo. Wilkinson serve Tewley che non ci pensa troppo e infila il
portiere, ma la palla rotola troppo lentamente sul campo allentato dalla
pioggia fino a rimanere maledettamente bloccata nel fango quasi a ridosso della
linea di porta, prima di essere spazzata via da Rod Thomas. Evidentemente era
un segno chiaro del destino.
Il Sunday Express scrisse " il manager del Derby Dave
Mackay dovrebbe chiedere al custode di Baseball Ground di scavare la zolla di
fango che ha salvato la sua squadra da una sconfitta umiliante e poggiarlo in
una teca di vetro nella sala del consiglio.
Doug Moody dello Standard Lincolnshire riportò: "E’
stato un pomeriggio da ricordare, nonostante fosse una serata grigia, un buio
giorno di gennaio, ma per un attimo la magia di questa coppa poteva renderlo
immortale.”
Il Boston insomma porterà via un prestigioso pareggio a reti
inviolate, ma reso inutile nel replay della settimana seguente nel centrale
impianto di York Street, carico di 11000 entusiasti tifosi, dove il Derby
ottenne la vendetta non solo della scialba partita precedente ma anche del
disastro patito nel 1956, vincendo pensa te, con lo stesso punteggio subito
allora 6-1, e con Jim Conde, che segnò l'unico gol per i suoi. A dire il vero,
i Rams faranno comunque poca altra strada, perché già nel turno successivo
saranno eliminati dalla Coppa d'Inghilterra dal Coventry City dopo una
ripetizione. Mentre, il Boston dal canto suo si affermerà ancora nel suo campionato
grazie alla vittoria nell’ultimo match stagionale contro il Morecambe.
Passeranno gli anni, i campionati, molta acqua sul fiume
Witham, e nel 1985 per i Pilgrims arriverà un attraente viaggio a Wembley,
giusto in tempo per festeggiare i 50 anni sulle scene calcistiche, grazie al
raggiungimento della finale di FA Trophy. Non solleveranno la coppa, i ragazzi
di Arthur Mann e di bomber Bob Lee, sostenuti da più di 12000 sostenitori. Si
imporrà invece, il Wealdstone per 2-1. L’unica e storica rete, fu messa a segno
dal biondiccio e sorridente Chris Cook. Il giorno dopo, le strade di Boston
saranno ugualmente piene, per rendere omaggio ai loro beniamini. Un po’ come
nel 2000 quando la squadra di Steve Evans fu promossa in Conference ai danni
dei rivali locali del Grantham Town, o un anno più tardi per il raggiungimento
della Football League, dopo circa sessant’anni di onorato sottobosco, ritrovato
purtroppo nel 2007 alla fine della celebre e sfortunata gara di Wrexham. Ma
siamo pur sempre di fronte ad onesti pellegrini, basta poco per essere felici.
di Sir Simon
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