Come tutti sappiamo, la Fa Cup per storia e tradizione può
essere definita certamente come la competizione più affascinante del globo,
poiché incarna a pieno tutto ciò che il british football rappresenta. Nella
bacheca di noi gooners è stata riposta dieci volte, quattro delle quali alzate
con Arsène Wenger in panchina.
Dall’ arrivo del nostro manager all’ Arsenal, la Fa Cup ha
sempre riservato interessanti spunti di riflessione. Una competizione che ha
regalato sfavillanti vittorie ma anche rovinose cadute, proprio come la storia
del professore di Strasburgo alla nostra guida. Nel suo primo anno in
Inghilterra, il cammino iniziato nei primissi giorni di Gennaio, si interruppe
ad Highbury, dopo aver eliminato il Sunderland al replay grazie ad una perla di
Dennis Bergkamp, dove una squadra mista tra riserve e titolari come Tony Adams,
Dixon, Merson e Wright perse contro il Leeds United di Wallace, autore dell’
unico goal del match. L’ annata 1998 sarà quella fortunata. Difficoltosa la
scalata verso Wembley, che passò tra la lotteria dei rigori contro Port Vale e
West Ham e la vittoria di misura al Villa Park, dove fu decisivo il liberiano
Chris Wreh, uno che in pochissimi ricorderanno, ma che fu protagonista della
coppa che Tony Adams alzerà al cielo dopo aver liquidato un arcigno Newcastle
con i goals di Overmars e Nicolas Anelka.
La coppa non fu difesa purtroppo l’anno dopo, pur essendo
stati parecchio fortunati nei sorteggi che portarono i Gunners a giocare quasi
sempre in casa, prima di trasferirsi a Birmingham per disputare le semifinale
contro il Manchester United. Una grande prova di forza si ebbe a Deepdale,
quando sotto 2-0 a fine primo tempo, guidato da un Emmanuel Petit in grande
spolvero, l’ AFC riuscì ad uscirne vittorioso con il risultato di 4-2. La
striscia positiva che continuò dopo le vittorie con Wolves, Sheffield United e
Derby County (goal di Kanu), sbattè contro il Manchester United di Sir Alex
Ferguson, in pieno periodo di maturazione. I Red Devils resistettero bene ad
Highbury strappando uno 0-0 e al ritorno, all’ Old Trafford, si guadagnarono la
finale con un epico 2-1, pieno di interventi duri e decisioni arbitrali
discutibili. Pesano su quel match il dubbio fuorigioco fischiato ad Anelka ed
il rigore sbagliato da Bergkamp. L’esultanza di Giggs nel raddoppio la
conosciamo purtroppo tutti. Quello United in finale farà un sol boccone del
Newcastle (di nuovo secondo) e porterà a casa il trofeo.
Gli anni duemila inizieranno male per Wenger e giocatori. Il
sorteggio, dopo il netto 3-1 al Blackpool, riservò il Leicester City, squadra
in quel momento situata a centro classifica in Premier League, che aiutata da
un Arsenal molto impreciso e sprecone, e da un Tim Flowers in giornata di
grazia, riuscì ad ottenere il passaggio del turno ai calci di rigore. La Fa Cup
sarà vinta dall’ italianissimo Chelsea, guidato in panchina da Vialli ed in
campo da Cudicini, Di Matteo (autore del goal) e Gianfranco Zola. Nel 2001 sarà
invece il Liverpool a spezzare i sogni di gloria dei Gunners, Un giovanissimo
Micheal Owen, che vincerà contro ogni pronostico il Pallone d’ Oro,” strappò”
nelle battute conclusive del match letteralmente la coppa all’ Arsenal. Ancora
oggi i tifosi ricordano la camminata nervosa di Wenger e le facce incredule
anche degli stessi giocatori in campo, come Pirès e Henry.
Gioiranno esattamente un anno dopo, a Cardiff . Non fu per
niente facile arrivare a sfidare il Chelsea, perché già al quarto turno la
sorte accoppiò i Gunners ai vincitori della competizione dell’anno prima, il
Liverpool. Niente scherzi, nessun Owen potè fermare quell’ Arsenal che con una
delle sue azioni in velocità, palla a terra, portò Dennis Bergkamp ad andare in
rete, e staccare il pass per il quinto turno. Superati senza particolari problemi
sia il Gillingham che il Newcastle, fu per mano di Gianluca Festa, difensore
italiano ex Inter allora al Middlesborough, che il “Good save the Queen”
risuonò per Wenger il 16 Febbraio nel soleggiato Millennium Stadium di Cardiff.
Le occasioni create fino al 70° minuto non diedero frutti, fin quando il genio
di Ray Parlour “The Romford Pelè” decise di deliziare il pubblico presente con
un goal che solo grandi campioni come lui eran capaci di fare. La fuga con l’
imbucata dai venti metri di un altro diamante come Freddie Ljungberg fece sì
che l’ Arsenal accoppiò la Fa Cup alla Premier League, realizzando il double.
Da campione in carica, l’anno dopo l’ Arsenal entrò nella
competizione come sempre ad inizio del nuovo anno, battendo per 2-0 l’ Oxford
ad Highbury e poi regalando una giornata sensazionale ai tifosi del Farnborough
Town, squadra di Non League che quel giorno raggiunse il picco più alto della
propria storia. Pur essendo sorteggiata in trasferta, la squadra londinese
giocò ad Highbury, vista l’enorme richiesta di biglietti da parte dei tifosi
dell’ Hampshire. Un 5-1 che non scalfì minimamente l’umore degli Yellows,
usciti dal terreno di gioco attorno ad una atmosfera festante, fatta di
abbracci e gara a chi salutasse più giocatori dell’ Arsenal, visti a quel tempo
quasi come divinità per chi ogni sabato era costretto a calcare gli angusti,
anche se affascinantissimi, palcoscenici del dilettantismo. Il quinto turno,
giocato in un primaverile giorno di Febbraio all’ Old Trafford di Manchester,
diede quella consapevolezza di poter bissare il successo dell’ anno prima.
Rischiato più volte lo svantaggio, l’ Arsenal mise la testa avanti con il
brasiliano Edu, fortunato nel trovare una deviazione della barriera dopo aver
provato a piazzare la palla da punizione. Come un coltello nel burro ci pensò
Wiltord a siglare il 2-0 che suonò come una senteza per chi mesi dopo avrebbe
vinto la Premier League con 83 punti in classifica. Sbarazzatosi di Chelsea in
due match e di un coraggioso Sheffield United, gli heroes in maglia rossa con
maniche bianche sfilarono di nuovo, esattamente un anno dopo, a Cardiff, per
giocarsi la vittoria finale contro il Southampton, allora rappresentato dall’
emergente Beattie, autore di 23 reti fino ad allora. Il goal al 38° di Pirès
permise ai Gunners di amministrare il match fino al fischio finale, che scatenò
in campo pazzi festeggiamenti, che coinvolsero oltre agli assenti Campbell,
Patrick Vieira (che alzò la coppa in collaborazione con Seaman) ed Edu, anche
tutti i membri dello staff tecnico.
Nella stagione degli Invincibles, la famosa 2003/04, il
cammino in Fa Cup dei marziani del Nord di Londra terminò al Villa Park di
Birmingham, contro l’avversario per eccellenza, il Man United. Un errato
piazzamento in fase difensiva che causò il facile goal di Scholes, l’assenza
dall’ inizio di Henry che fu rimpiazzato da Aliadiere, ed una non brillantezza
fisica, giocarono a favore dei Red Devils che batteranno poi agilmente a
Cardiff il Millwall, contando non solo su Van Nistelrooy, ma anche su un
Cristiano Ronaldo che iniziava già a regalare giocate di alta scuola.
Il duello renderà spettacolare anche la Fa Cup del
2004/2005, dove i due club si sfideranno in finale, dando vita ad un match
memorabile che nel tempo è sempre ricordato con piacere, soprattutto dai tifosi
londinesi. Una Fa Cup che permetterà a Wenger di dar spazio alle giovani
promesse come il terzino francese Clichy (20 anni), lo spagnolo Fabregas (18
anni), la punta italiana Lupoli (18 anni), il roccioso Senderos (20 anni) e l’
ala Van Persie (22 anni) . Due goal dell’olandese nel 3-0 in semifinale col
Blackburn fecero sì che l’ Arsenal si presentasse a Cardiff a giocarsi la
vittoria della decima Fa Cup nella propria storia. Uno 0-0 nei primi 120’ di
gioco regalò al pubblico presente l’ ottovolante dei calci di rigore. Vinto il
ballottaggio con l’ arbitro Rob Styles a presenziare, lo United battè il primo
rigore con Van Nistelrooy sotto il settore occupato dai tifosi macuniani. Palla
da una parte, portiere dall’ altra, ed un urlo di gioia che fece esplodere sì i
suoi beniamini, ma che non scalfì minimamente la concentrazione del terzino
Lauren che presentatosi di fronte a Carroll, lo spiazzò senza particolari
problemi, mostrando tutta la sua forza a chi, dall’ altra parte, auspicava un suo
errore. Arrivò il turno di Scholes, il Silent Hero come lo chiamano tutti, uno
che raramente si è presentato ai microfoni per qualche dichiarazione, anche
quando c’era da esultare per un trofeo importante portato a casa. La
concentrazione era uno dei suoi punti di forza. La mantenne, ma non considerò
che i pali erano difesi da Jens Lehmann, uno con gli attributi d’acciaio che
mai fece rimpiangere l’adorato David Seaman dalle parti di Islington. Il numero
uno rimase in piedi fino senza dare cenni di indecisione, balzando alla sua
destra proprio all’ ultimo secondo, neutralizzando il pallone calciato dal
centrocampista inglese. Né una esultanza, né un cenno di compiacimento…nulla.
Testa bassa e via verso il suo posto, per assistere al tick messo sulla tabella
di marcia dal compagno Ljungberg. I goal di Van Persie e Cole per i Gunners e
quelli di Ronaldo, Rooney e Keane funsero solo da cornice per il penalty
decisivo del capitano Patrick Vieira. Il resto del team si stringeva forte a
centrocampo mentre sugli spalti la maggior parte dei tifosi si rifiutò di
guardarlo. Il cammino verso il dischetto e la rincorsa per il tiro durarono
pochi secondi, ma parvero infiniti. Spinto dalla folla, il granitico
centrocampista francese impattò la palla e la spedì dritta alle spalle di un
Carroll che intuì sì la traiettoria, ma non potè nulla. Abbraccio a Lehmann e
via con i festeggiamenti. Anche i telecronisti di quel match, Gerry Dobson e
Craig Forrest non poterono non sottolineare la forza di quella squadra e di
come la vittoria finale fosse meritata a pieno. Da quel pomeriggio in Galles
non vedremo più braccia alte, medaglie d’oro o coppe.
Quella Fa Cup resta ancora oggi, molti anni dopo, l’ultimo
trofeo vinto dall’ AFC, il glorioso AFC. Il resto è storia recente, partendo
dall’ eliminazione nel finale di match col Bolton, passando per quelle con
Blackburn l’anno dopo, il poker all’ Old Trafford nel 2008, il goal di Drogba
in semifinale a Wembley davanti a 90.000 persone, il 3-1 al Britannia contro
l’anticalcio Stoke che approfittò di una difesa inesistente, i tap-in di Fabio
e Wayne Rooney nel 2-0 del 2011, l’autogoal di Oxlade Chamberlain allo Stadium
of Light, per finire col capitombolo in casa l’anno scorso col Blackburn,
squadra di bassa classifica di Championship (la seconda divisione inglese) che
passò all’ Emirates con Richards al 72°. Quella partita probabilmente può
rappresentare una parte del regno Wenger che ha fatto storcere il naso ad un
po’ di tifosi, che non pretendono certo di vincere sempre e tutto, ma che una
gloriosa squadra, quale l’ Arsenal, debba per forze di cose onorare la
competizione più bella del mondo.
Quest’anno, ritrovata la brillantezza e quel carattere d’ un
tempo, tutti si aspettano, tutti ci aspettiamo, che il 17 Maggio i nostri
beniamini possano sfilare a Wembley per contendersi la coppa. Riusciremo nell’
impresa? Chi lo sa, c’è un solo modo per scoprirlo…battere tra qualche giorno i
cugini del Nord di Londra, il Tottenham.
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