Un camion di sabbia, una moglie bizzosa e una breve
passeggiata. Ecco cosa potrebbe essere il Dundee United. Alle volte il destino,
nel calcio come nella vita, è legato a fattori e contingenze che mai ci saremmo
immaginati ma che sorprendentemente pur vedendoli entrare dalla porta di
servizio della storia, senza attribuirli sul momento troppa importanza, ne
escono fondamentali dal portone principale. Oh, certo se poi la città in
questione è chiamata anche “Discovery City” ovvero per i meno abbienti di inglese
città della scoperta, non bisognerebbe sorprenderci più di tanto di certe
curiosità. Come quella per esempio che a sorreggere Dundee ci pensi una lastra
di basalto, lasciata in eredità al paesaggio scozzese da un vecchio vulcano
ormai estinto; la sola città della Scozia affacciata verso sud, il che le
assicura il clima più mite della regione. Qui il sole non è timido come
altrove, e le temperature tendono a mantenersi di circa qualche grado più
elevate rispetto alla granitica e gelida Aberdeen, dove “gli uomini sono
uomini, e anche le pecore sono nervose”. Insomma gli inverni tutto sommato, non
sono così rigidi come quelli cui il resto della Scozia è abituata, grazie alla
vicinanza del mare e all’abbondanza di salsedine. Poco fuori città poi, una
catena di dolci colline riesce ad arginare le nevicate, e mentre le cime sono
spesso candide, Dundee resta immune dalle precipitazioni godendosi le bianche
vette in lontananza. Abbiamo parlato di scienza, di scoperte, ma senza
offendere nessuna attività universitaria, e senza rimettere in mare il vascello
usato durante le esplorazioni dell’Antartico da Robert Falcon Scott, qui
dobbiamo parlare di una delle due più importanti squadre di calcio cittadine,
ovvero quella citata all’inizio: Il Dundee United Football Club, non me ne
vogliano quelli dei Dees, i vicini di casa, forse troppo vicini, tanto che
bastano due passi non metaforici, per visitare entrambi gli stadi. I più
attigui del Regno Unito. Un derby lungo appena duecento metri, forse non
innervato di dogmatica fede come quello di Glasgow, ma comunque carico di
suggestione, di rivalità e storie da raccontare. Duecento metri che invitano a
fare una passeggiata. Ecco subito una delle tre chiavi di volta citate
all’inizio. E, in ordine temporale l’ultima. Partire dalla fine a volte è utile
per capire l’inizio. Succede che dopo diciotto mesi da allenatore del Dundee
FC, il trentaquatrenne James “Jim” McLean, viene chiamato dai rivali cittadini
dello United per sostituire l’iconica figura di Jim Kerr, un personaggio indimenticabile
dalle parti di Tannadice Park, ma che l’era favolosa aperta da McLean tenderà a
offuscare. Era il dicembre del 1971. Su Jim McLean concordano tutti. Difficile
non essere d’accordo. Lui viene da Larkhall, una cittadina di pendolari seduta
sulle rive del pittoresco Clyde a poco meno di quindici Km da Glasgow. Famiglia
operaia e un periodo come apprendista falegname ad Ashgill. Nel 1956 lo chiama
l’Hamilton Academical e inizia la sua carriera sportiva che lo vedrà indossare
anche le maglie di Clyde, Dundee FC, e Kilmarnock. Un buon giocatore, e un
carattere ruspante, probabilmente troppo irascibile, uno di quelli che hanno un
parere su qualsiasi argomento e stentano a non farcelo sapere. Quando arriva
nello spogliatoio dei Tangerines ha ancora i capelli neri e una calvizie
avanzata che fatica a ricoprire con un decoroso riporto, ma la presenza scenica
c’è tutta. Urla, s’impone, e avvia immediatamente una mirata politica di
sviluppo giovanile. Con l’obbiettivo dichiarato di produrre più giocatori bravi
possibile in seno alle giovanili del club nel corso degli anni a venire. Ma
solo con la freschezza e l’entusiasmo della gioventù non si vince, non si
sarebbe mai potuto scalzare quegli antipatici di Glasgow che da tempo immemore
dominavano le scene dello Scottish Football. E allora, McLean usò tutta la sua
conoscenza della scena nazionale per comprare anche giocatori esperti e
smaliziati che gli consentirono di rimodellare sia la squadra sia lo stile di
gioco in linea con il suo approccio mentale alle competizioni. Ma per il
momento lasciamo stare l’era McLean, ci ritorneremo più tardi, ancora dobbiamo
capire quando è perché nasce il Dundee United, e ci restano sempre da svelare
gli altri due aneddoti iniziali.
L'origine del Dundee United risiede innanzitutto nella
volontà indomita di creare una squadra di calcio in grado di soddisfare il
desiderio di aggregazione sportiva della comunità di immigrati irlandesi, che
si erano riuniti a Dundee dai primi anni del 1900. Ad essere sinceri c’era
stato in precedenza un tentativo di fornire un richiamo "pedatorio"
per la comunità, come per esempio tentò di fare il Dundee Harp. La fondazione
del nuovo Club fu raggiunta grazie agli sforzi di un gruppo di imprenditori
locali con chiare origini irlandesi, e verrà formalizzato nei primi mesi del
1909. Sarà questo il punto di riferimento definitivo. Si chiamerà Dundee
Hibernian, in onore del sodalizio di Leith, e la forza trainante del movimento
(accostamento simbolico perfetto) era un commerciante di biciclette del posto,
un certo Pat Reilly, che sarebbe diventato primo Direttore del neonato club.
Senza “notizzare” e essere troppo enciclopedici diciamo che la costituzione
ufficiale porta la data del 24 maggio 1909. Il Dundee Hibernian prenderà in
gestione il Clepington Park, subito rinominato Tannadice, da allora sede
storica del Club. Non sorprenderà nessuno sapere che in rapporto alle fiere
radici d'origine, che i primi colori scelti per le divise saranno il verde e il
bianco. E a rafforzare la fratellanza di un popolo arriva la prima partita
tenuta presso Tannadice Park che previde un amichevole, guarda caso proprio
contro gli Hibs di Edimburgo, il 18 agosto 1909. Finì con un salomonico
pareggio per 1-1 di fronte a una folla 7.000 spettatori. Primo marcatore della
storia del club Jamie Docherty, che siglerà la rete della parità.
Il Dundee Hibernian presenta la domanda di adesione alla
Lega scozzese nel 1909, ma il tentativo andrà a vuoto e i “terrors”
trascorreranno la loro prima stagione nella Northern League. Raccoglieranno un
po’ di argenteria nel frattempo, la Carrie Cup, un trofeo locale organizzato
dai club del Forfarshire. In ogni caso l’anno seguente Pat Reilly e il suo
Consiglio di Amministrazione riusciranno con successo nell’affiliazione alla
Lega nazionale e nel giugno del 1910 la nuova stagione partì con un incontro
con l'Athletic Leith a Tannadice Park. Nel corso degli anni successivi la
squadra gradualmente migliorò le sue prestazioni e si sistemò stabilmente in Seconda
Divisione, finché lo scoppio della prima guerra mondiale chiuse tristemente
tutti i campionati scozzesi e non solo. Dopo qualche anno dal termine del
conflitto il club rischiò di scomparire. Fu salvato dal fallimento da una
cordata di imprenditori cittadini. Era l'ottobre del 1923. Si decise di
cambiare il nome della squadra in Dundee United per attrarre maggiore
interesse; fu considerato anche il nome Dundee City, ma vi furono vibranti
proteste da parte degli acerrimi rivali del Dundee FC, che ovviamente non
volevano che i vicini di casa si fregiassero di questo suffisso. Due anni dopo
arriverà la prima storica promozione nella massima serie, ma conservare la
categoria si mostrò subito impresa ardua e il club tornò abbastanza rapidamente
nei bassifondi delle leghe scozzesi.
Il periodo immediatamente successivo al secondo dopoguerra,
non portò con sé alcuna prospettiva imminente di successo per il Dundee United.
Terminato il periodo di Peter McKay il capocannoniere di tutti i tempi con 158
reti in sette anni che però non portarono alcun trofeo, ecco la svolta del
1959. Arriva un nuovo manager, Jerry Kerr e qualche soldo in cassa in più
grazie al fondo "Taypools" per la riqualificazione dello stadio, che
ebbe presto completata una nuova stand con un sensibile miglioramento per tutti
gli altri settori. C'era anche più denaro per pagare gli stipendi, per le spese
di trasferimento e per trattenere alcuni giovani talenti emersi nell’Academy.
Kerr riportò lo United nella massima serie dopo 28 anni di assenza alla prima
stagione in panchina, grazie al secondo posto raggiunto in Second Division. Fra
i giocatori dell'epoca si ricordano Dennis Gillespie e Jim Irvine, i difensori
Doug Smith e Ron Yeats (che poi ebbe anche l’onore di diventare capitano nel
Liverpool negli anni sessanta). Iniziarono le prime avventure nelle coppe
europee con buoni risultati, poi a testimoniare la crescente reputazione del
club arrivano degli inviti. Nel 1967 infatti, il Dundee United fu chiamato a
partecipare a una tournee estiva denominata “Northern American Soccer League”.
Due anni dopo un nuovo viaggio negli States: Sarà quello fatale. Quello della
moglie bizzosa. Quello in cui l’opera di convincimento della consorte del
manager Jerry Kerr ebbe i suoi frutti. Lui e la società vennero persuasi che il
colore bianco della maglia adottato nel 1923 dopo la rifondazione avrebbe
dovuto essere cambiato in una tonalità più accesa, più moderna, più luminosa. E
allora, potere delle donne, nel 1969, ecco Il nuovo colore “mandarino”
indossato per la prima volta in un gara pre-stagionale contro l'Everton nel
mese di agosto. Prima di tornare a McLean, e alle sue imprese ci sono gli arabi
di mezzo. Gli arabi? direte voi, non sarà un po’ presto? Il fatto è, che un
altro dei soprannomi del club insieme al classico “Tangerines”, e al meno usato
“Terrors” prevede il nomignolo “The Arabs”. L’aneddoto è straordinario.
L'origine del termine a onor del vero non ha una risposta definitiva e avallata
da tutti. E giusto però raccontare la versione più comunemente accettata che
risale ai primi anni sessanta. L'inverno del 1962-1963 era stato
particolarmente duro anche per Dundee, e allo United, era già stato negato il
permesso di giocare delle partite, a causa del Tannadice Park completamente
ghiacciato. Nel disperato tentativo di disputare almeno un incontro di Coppa di
Scozia contro l’Albion Rovers nel gennaio 1963, la società acquistò un
bruciatore United Tar, sul genere di quelli usati sulle strade per sciogliere
gli strati di ghiaccio. La soluzione anti gelo funzionò a meraviglia, ma la
superficie di gioco eccessivamente riscaldata perse completamente il manto
erboso. Imperterriti, gli amministratori del club, ordinarono diversi camion
carichi di sabbia, per rimodellare le asperità del campo, e ridipinsero alcune
linee di gioco scomparse. Sorprendentemente, l'arbitro decise comunque di
giocare nonostante il chiaro imbarazzo dei dirigenti locali. La partita finì in
parità, ma da allora alcuni commentatori definirono lo stadio dello United come
un deserto, e da lì l’appellativo goliardico di arabi. Al quale i sostenitori
tuttavia, si affezionarono e se ne appropriarono rapidamente, e ogni tanto a
rimarcare l’associazione assistono alle partite con il tipico copricapo
mediorientale. A decretare il nickname ci pensò in via definitiva una fanzine
del club uscita nel 1988. Ora torniamo ai fasti di Jim McLean. Quando arrivò
allo United, la squadra aveva in bacheca meno trofei dei rivali cittadini del
City. Un “onta” che fu lavata in breve tempo. Il Dundee United conquista la sua
prima finale di Scottish FA Cup nella stagione 1973-74. Raggiunse anche un
terzo posto nella Prima Divisione del 1977-78, e ancora nel 1978-79. Un
avvertimento all’Old Firm, il presagio dei successi futuri. Il primo di questi
fu la Coppa di Lega stagione 1980. Un affermazione ai danni dell'Aberdeen dopo
un replay, bissata l'anno successivo con un altra vittoria nella
manifestazione, simbolicamente ancora più importante, perché ottenuta in casa
dei dirimpettai, al Dens Park proprio contro i dark blues. Mattatore
dell’incontro Paul Sturrock con una doppietta e Davie Dodds che segnò in
apertura. Punteggio finale 3-0. L’anno seguente altra finale, ma a Hampden non
bastò il goal di Ralph Milne per avere ragione dei Rangers che s’ imposero per
2-1. Ma l’anno di grazia, resta e resterà quello della stagione 1982/83. Per
certi aspetti fu uno shock di proporzioni sismiche. Se pensiamo al calcio
scozzese come un unica sorgente dove si abbeverano avidamente solo Rangers e
Celtic, l’intrusione del Dundee United non se l’aspettava davvero nessuno. Ma
in quel giorno di maggio del 1983, il destino sapeva che era giunto il momento
per far sedere sul trono di Scozia quei ragazzi con la maglia arancione listata
di nero e il leone sul petto. Avrebbero dovuto solo battere i rivali del Dundee
FC nell’ultima gara del campionato. In trasferta al Dens Park. Difficile, ma
non impossibile, visto l’incredibile cammino degli uomini di McLean in quella
stagione. Un campionato che iniziò con una bella vittoria interna contro
l’Aberdeen per 2-0 e con un altrettanta bella partenza in trasferta grazie al
pareggio a reti inviolate a Ibrox nel tempio dei Rangers. Qualche protagonista
conviene citarlo. Hamish McAlpine per esempio. Il portiere. La leggenda narra
che una volta McAlpine abbia rinviato talmente forte un pallone da Tannadice
Park da farlo atterrare addirittura nello stadio del Dundee FC.
Leggenda metropolitana? Forse, ma non si può negare le
qualità del numero uno che firmò per i tangerines nel 1966 e vi rimase per 20
anni prima di indossare le maglie di Dunfermline e Raith Rovers. Una linea
difensiva che comprendeva David Narey (recordmen di presenze nelle competizioni
europee e autore del bellissimo goal segnato con la nazionale scozzese al
Brasile nei mondiali spagnoli), Paul Hegarty, nato attaccante e poi trasformato
in difensore che concesse il giusto tasso di esperienza al reparto arretrato;
Richard Gough, rosso coriaceo diventato anni dopo capitano dei Rangers, e per
finire Maurice Malpas il ragazzo di Dunfermline con il suo incisivo da castoro
che gli regalava un sorriso sornione. A centrocampo il pungente Derek Stark che
purtroppo due anni dopo a causa di un grave infortunio fu costretto a lasciare
il calcio, l’abile Ralph Milne, lo scoglio John Holt, Eamonn Bannon arrivato dal
Chelsea nel 1979 per 165000 sterline, Ian Phillip, uno di quelli che conservò
sempre il senso dell'umorismo beffardo in mezzo alla tirannia del “regno” di
McLean. E davanti la coppia Davie Doods e Paul Sturrock. Il primo l’autentico
battito cardiaco della squadra, il secondo regalò tutta la sua carriera al club
di Tannadice debuttando a 17 anni e chiudendo la carriera a 32, dopo aver messo
a segno in totale 109 centri. Memorabile, e importante la vittoria di aprile
per 3-1 sui Rangers in casa. Fondamentale poi la gara contro il Morton,
arrivata dopo un roboante successo interno contro il Kilmarnock per 4-0.
Greenock non era mai stato un terreno di caccia felice per nessuno e la
trasferta dei 5000 di Dundee fu essenziale per dare il giusto sostegno alla squadra.
Nonostante l’uscita prematura per infortunio di Hamish McAlpine arrivò un altra
significativa vittoria ancora per 4-0. Dopo i due poker ne arrivò un altro, il
terzo consecutivo, stavolta contro Motherwell il 7 maggio 1983. Ora rimaneva un
ultimo ostacolo. Il 14 maggio '83: DundeeFC- Dundee United.
Oltre 29.000 persone stipate al Dens Park a testimoniare 90
minuti di tensione e di speranza, di atmosfera e senso d’attesa. E il Dundee
United diventò campione grazie a una splendida invenzione di Ralph Milne e a un
rigore di Bannon, pronto a ribattere a rete la respinta corta del portiere
avversario. Campioni di Scozia, segnando 90 gol, con un punto di vantaggio sul
Celtic. L’anno dopo ci sarà la sfortunata partecipazione alla Coppa dei
Campioni fermata solo nella semifinale di ritorno, in una partita pieni di
dubbi, veleni e polemiche, all’Olimpico contro la Roma. Poi nel 1987 una
cavalcata strepitosa fino alla finalissima di Coppa UEFA con gli svedesi del
Goteborg, che però si imposero nel doppio confronto. Per ritrovare un successo
degno di nota occorrerà aspettare l'FA Cup 1994 marcata dal goal di Craig
Brewster ai Rangers, e il 2010, due anni dopo la morte dell’amato presidente
Eddie Thompson, con una nuova conquista della Coppa di Scozia guidati in panchina
da Peter Houston. I goal di Goodwillie e il doppio centro di Craig Conway
spezzarono il sogno del Ross County che in semifinale aveva sorpreso tutti
beffando nientemeno che il Celtic. Ma questa è un'altra storia, bella quasi
come quella del Dundee United..
http://rulebritanniauk.forumfree.it/?t=63882710#lastpost
di Sir Simon
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