La mattina del 22 aprile 1939 Laurie Wensley andò a lavorare
come al solito. Diciannove anni all’anagrafe cittadina e qualcuno in più
scritto dalla fatica su quel volto glabro, che ogni sera puntava la sveglia
alle sei del mattino. Sulla sedia di legno della camera era poggiata una borsa
da calcio accuratamente preparata, mentre ai piedi del letto, ne giaceva
un'altra, molto più sbrigativa e spartana, con dentro scarpe rovinate,
scolorite e annerite, insieme alla divisa da lavoro. Scese al piano di sotto,
dove la madre premurosa gli aveva preparato la sua colazione preferita.. uova
fritte, bacon, purea di patate e broccoli. Insieme a due colleghi salì con
ancora gli occhi pesanti sul camion della ditta mineraria, dove aveva trovato
occupazione. C’erano da consegnare 200 sacchi di carbone per dieci tonnellate
di peso totale. Quantità media per il fabbisogno settimanale dei clienti nella
zona di Bishop Auckland, contea di Durham. Sul pesante mezzo, le gocce di
pioggia, scivolavano zigzagando a scatti sul vetro che lasciava intravedere il
cielo di una bugiarda primavera. Tempi difficili. Il settore minerario del
nord-est dell’Inghilterra mostrava segni d’ampia crisi, dopo il boom
impiegatizio di un decennio prima. Scoppierà la guerra? Non sarebbe dipeso da
lui. Quella sera invece, forse qualcosa sarebbe dipeso dalle sue qualità. Nel
primo pomeriggio, smontati gli abiti da lavoro, sarebbe partito con la sua
squadra alla volta di Sunderland, verso Roker Park per la finale dell’Amateur
Cup.
Lui era il centravanti del Bishop Auckland, e sapeva che
molto dell’esito di quell’incontro passava dai suoi piedi. Quei piedi ereditati
dal padre Harry, anch’egli calciatore per passione dei “vescovi” e che nel 1921
aveva giocato e vinto il quarto trofeo per questo club, battendo a
Middlesbrough lo Swindon Victoria per 4-2. Poi la storia avrebbe consegnato al
sodalizio altre due coppe, l’ultima nel 1935. A Sunderland allo stadio ci sono
oltre ventimila persone. Tutte indossano giacca e cravatta, sfoggiano rosette
colorate, e agitano sonagli, e i giocatori appaiono altrettanto ben curati ed
eleganti. Il prisma del calcio che cambia secondo le epoche. Per il figlio
d’arte la partita non sarà così semplice. I tempi regolamentari restano fermi a
reti inviolate. Il Willington non molla. Poi durante l’appendice dei
supplementari Laurie Wensley si sblocca, infilando tre volte la porta
avversaria e regalando l’ennesimo trionfo ai “The Two Blues”, obbligando il
custode del museo del Bishop Auckland FC a provvedere all’acquisto della
settima teca.
C’è un ventenne in quella squadra. Un talento sbocciato
nella contea che di nome fa Robert Paisley. A tredici anni gioca con l’Hetton
Juniors, e il Bishop Auckland se ne assicura le doti sborsando la “somma
principesca” di tre scellini e sei pence. Il Liverpool era già sulle sue
tracce, ma prima che Bob potesse firmare i moduli del contratto per i Reds,
giocò anche un altra finale di coppa per i Vescovi il 6 maggio 1939, quando
sconfissero il South Shields, sempre a Roker Park, per prendersi la Challenge
Durham Cup e completare il loro acuto. Appena due giorni dopo, l'8 maggio,
Paisley scendeva a bordo di un treno sbuffante alla stazione di Exchange Street
a Liverpool per iniziare una collaborazione con la società di Anfield Road che
sarebbe durata più di mezzo secolo.
“Passi.. Catenacci di ferro appena smossi, umido e silenzio.
Quelle guglie di granito, sembrano spilli infilati nel cielo sopra Auckland
Castle. Si arrampicano a cercare risposte che non troveranno. Mentre il vento
tormenta gli argini del fiume Wear e spazza colline ondulate. State lontani, mi
raccomando, quando la luna balla tonda ed ubriaca, state lontani perché la
notte qui vi afferra per la gola e vi riempie gli occhi delle visioni di
Ranulf. L’antico Vescovo cammina ancora, in equilibrio senza cadere sconfitto
nell’abisso dell’eternità. Ci deve svelare il suo segreto occultato, le
pergamene che ancora infiammano il suo cuore. State lontani, il profilo di
Rudolf Flambard, primo prigioniero trascinato nella torre di Londra, si muove
lento su gradini di marmo. Troppo silenzio per non urlare, un silenzio che
implora giustizia o forse perdono, in cerca di calore, che nemmeno quel
crocifisso saldo nelle sue mani riesce a emanare, nell’aria fumante d’incenso.
Potete vedermi?, potete sentirmi?, potete parlarmi?. Io sono Rudolf Flambard,
vescovo di Durham e Bishop, giustiziato per esorcismo.”
E che Bishop sia terra di Vescovi, lo dice la parola. Era la
residenza principale dell’episcopato di Durham. Il legame si riflette esplicito
nella prima parte della denominazione cittadina. Meno chiaro, a tutt’oggi il
suffisso “ Auckland” . La versione maggiormente accreditata parla di
"roccia o scogliera sul Clyde". Chiarissima, invece, la genesi del
club calcistico.
Anche qui la religione ha il suo peso specifico. Un gruppo
di studenti di teologia di Cambridge e Oxford, residenti nella cittadina
vescovile, che accantonate per un attimo le Sacre Scritture, decidono di
fondare una squadra conosciuta come Bishop Church Auckland Institute. In
seguito nel 1886, una controversia causò una scissione di un gruppo reclamato
come Auckland Town, e sarà da questo trambusto, che il Bishop Auckland Football
Club finalmente nasce nella sua forma moderna. Otto giorni più tardi arrivò
anche la fatidica scelta cromatica. Si propese per il blu chiaro e limpido di
Cambridge, unito a quello più scuro e profondo di Oxford. Ed ecco i vescovi
colorati dai “Two Blues.”
"Stan è magro e minuto, timido, introverso quanto
basta, e frequenta la Grammar School di Bishop. I suoi genitori gestiscono l'Eden
Theatre ora demolito, che si trovava all'incrocio fra Newgate Street e South
Church Road. Ha delle doti. Il padre Arthur, abile artista ed impresario se ne
accorge e prova a farli fare carriera nel mondo dello spettacolo. Grazie signor
Arthur, grazie signor Arthur Laurel.. suo figlio, quel ragazzino mingherlino,
svampito e pasticcione, con due orecchie a sventola e i capelli rossicci
arruffati tenuti sempre alzati all'insù, e che si gratta quando inizialmente
non riesce a comprendere qualcosa che gli sta accadendo è diventato l’attore
comico Stan Laurel. E’ diventato il celeberrimo Stanlio, in coppia con Oliver
Hardy in arte Ollio.. Oggi Stan c’è una statua per te in un parco di Bishop. E
quel bronzo fa sorridere anche se non parla. Proprio come facevi tu."
Nel 1955 il Bishop Auckland ritorna a vincere una finale di
Amateur Cup. In città si parlò di 22000 programmi venduti e 15000 biglietti
acquistati. Sono gli anni d’oro. La prima di tre storiche vittorie consecutive
nella manifestazione. A Wembley davanti a 100000 spettatori contro i londinesi
dell’Hendon. E’ il 16 aprile. Il Bishop Auckland, in quel momento è veramente
una big del calcio non professionistico. Si porta dietro tra le sue file ben
otto giocatori internazionali..
Alla mezz'ora, il portiere Reg Ivey dell’Hendon ebbe una
reazione troppo lenta sul passaggio di Seamus O'Connell, che permise a Derek
Lewin di indovinare un delizioso pallonetto per la rete del vantaggio,
nonostante il disperato tentativo di recupero del difensore in maglia verde
Dexter Adams.
Dopo venti minuti dall'inizio della ripresa, è ancora
O'Connell a provocare scompiglio. La sua esperienza in club di massima
divisione si fa sentire eccome. Il suo tiro verrà respinto da Ivey, ma sulla
ribattuta è prontissimo Derek Lewin ad insaccare. La FA Amateur Cup riprende la
strada del nord. E Bobby Hardisty il capitano, e forse uno dei più famosi
calciatori della storia di questo club, può finalmente alzare quel trofeo
sfuggitoli per ben tre volte.
L’anno seguente l’avversario, per lo meno nel primo match si
dimostrò più ostico. Il Corinthians Casuals strappò un primo pareggio, per 1-1,
ma poi nel replay giocato all’Ayresome Park di Middlesbrough il Bishop
passeggiò sui corinzi grazie alla doppietta del solito Lewin, e ai centri di
Hardisty e Stewart per un rotondo 4-1 finale. Seamus O’Connelly l’ex Chelsea,
decise di diventare commerciante di bestiame. Disse di stare a suo agio più
nell’erba dei pascoli fra le sue mucche, che in quella del campo di calcio.
Infine il canto del cigno. L’ultimo trionfo, datato 13
aprile 1957 quando Il Bishop Auckland sconfiggerà i Wycombe Wanderers, che
ironia della sorte avevano gli stessi colori della squadra della Contea del
Durham, per gli stessi motivi legati alle suggestioni universitarie. Questa
volta finirà 3-1 davanti ai 90000 dell’Empire Stadium. Immancabile la rete di
Lewis. Poi un bel goal di Bradley, e uno di Bill Russell, che segnò per la
prima volta in una finale. Nell’occasione si ritirò Jimmy Nimmins. Uno che
lavorava duro in acciaieria e guadagnava qualche sterlina in più con quel
pallone.
E oggi cosa resta di tutto ciò a Heritage Park. Potremmo
giocare con la parola stessa, con la sua traduzione. Un patrimonio, un retaggio
di gloria. D’altri tempi, ma pur sempre una scia luminosa di storia che ha
attraversato quel cielo dipinto da due blu.
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