Racconto di Alex McGiro
Le cose più belle sono quelle che saltano fuori
all'improvviso, senza che te lo aspetti, e che durano il tempo di scambiarsi un
paio di sms. Era un giorno di Novembre, in ufficio avevo appena scoperto che
l'agenzia sarebbe rimasta chiusa dal pomeriggio del 31 Dicembre fino al 7
Gennaio. Accendo il pc, aspetto che la lentissima connessione internet inizi a
carburare e mi collego sul sito Ryanair: controllo i voli, le possibili
destinazioni. Anche se la destinazione è sempre solo una. La Scozia. Glasgow.
Celtic Football Club. C'è solo un problema: niente aerei per Glasgow fino a
Marzo, Edinburgo con Easyjet costa oltre 200 €. Rimane l'opzione Manchester e
conseguente spostamento oltre il Vallo di Adriano. Trovo una buona offerta con
partenza il 1 Gennaio e ritorno il 6. Scrivo subito a Giuseppe, neanche un
quarto d'ora dopo ho già preso i biglietti, nei giorni seguenti si aggiungo
anche il fedelissimo Geometra, Gianluigi e Giorgio che arriverà da Messina. I
giorni che mancano alla partenza sono un fremito di idee, posti dove andare,
stadi da visitare, match a cui assistere. Perchè il British Football è un Dio
generoso e in quei giorni di vacanza ha da offrire tanto. Mica come da noi che
i calciatori devono andare ai caraibi con le loro sgallettate. E così si conclude
questo prologo, con l'aereo del 1 Gennaio che ci porta a Manchester in serata,
un kebab, qualche birra, poi a letto. Ah...Giuseppe dorme per terra perché come
al solito hanno fatto casino con la prenotazione. La mattina sveglia alle 5.30,
alle 7.15 il treno per Glasgow. Assonnati ma carichi.
ONE TEAM IN AYRSHIRE
E' il 2 Gennaio, è mattina ed è ancora buio là fuori. Siamo
tutti sul treno diretto verso nord e il viaggio, almeno nella parte iniziale,
procede lentamente con diverse fermate, tutte interessantissime. Assistiamo
all'alba su Wigan e Preston, passiamo dalla bella Lancaster e poi una tirata
dritta fino a Carlisle, città dove ebbe una certa importanza il ruolo svolto a
favore di Edoardo Plantageneto da parte di Robert Bruce VI, Conte di Carrick e
Signore di Annandale. Il padre di Robert the Bruce, futuro Re di Scozia. Segno
che siamo vicini. Il treno procede e passiamo accanto allo stadio del Celtic
Nation, team di Non-League di cui prendo l'impegno di approfondire la storia,
anche perchè scopro che diversi tifosi del Celtic lo seguono organizzando degli
autobus. Prima delle 10.30 siamo a casa. Finalmente Scozia. Finalmente Glasgow.
Città che per quanto grigia e triste non riesco a non amare, a dimostrazione
che il cuore non guarda all'aspetto esteriore ma alla bellezza interiore. Ci
sistemiamo rapidamente in ostello, una razzia veloce e indolore al Celtic Store
e un pranzo genuino da Burger King. Alle 13.30 siamo nuovamente su un treno in
direzione Kilmarnock, Ayrshire. In stazione troviamo subito Joanna,
incredibilmente puntuale ad accoglierci. Ha deciso di venire con noi a salutare
un altro vecchio amico, il capitano dei Killie, Manuel Pascali che come al
solito ci regala i biglietti della partita nonostante un bilancio non molto
positivo in questi anni (0-0 con espulsione contro i Rangers nel 2009, 0-0 con
suo gol annullato contro il Motherwell nel 2011, sconfitta interna 1-3 con
l'Aberdeen nel 2012, sconfitta interna 2-5 col Celtic lo scorso Settembre).
Vediamo come finirà col St. Mirren, o si svolta o si sbotta. Prendiamo posto a
Rugby Park dopo aver fatto il pieno di birra e sidro al pub dello stadio. La
partita non è proprio molto emozionante e sugli spalti fa un freddo cane. I
padroni di casa nonostante l'ottima partita di Pascali traballano molto dietro
e il St. Mirren la sblocca con Campbell. Pregustiamo l'ennesima sconfitta,
quando una decina di minuti dopo McKenzie tira fuori il coniglio dal cilindro
con un bel tiro dal limite e riporta il risultato sul 1-1. Nell'intervallo mi
incazzo perché al bar hanno finito le Killie Pie e le Scotch Pie. Torno
sconsolato a sedermi in tribuna. Nel secondo tempo il Kilmarnock gioca meglio,
sbagliando anche due occasioni clamorose con Kris Boyd. Ma è proprio Boyd a
regalare finalmente una gioia segnando il gol vittoria nei minuti di recupero.
2-1 e tutti a casa. Contento sono contento, ma di esultare a un gol di Kris
Boyd non se ne parla. Mi limito a sorridere. Va bene così. Dopo la partita
classico meeting con Pascali nella VIP Lounge di Rugby Park, dove non perdiamo
occasione di ringraziarlo e di scambiare ancora qualche parere sulla partita e
su quanto siano imbarazzanti tecnicamente alcuni suoi compagni di squadra. Ci
incamminiamo poi verso la stazione, facendo prima una lunga sosta al pub dove
Joanna insiste per offrirci da bere e farci conoscere il barista che è il sosia
proprio di Kris Boyd (ma ci tiene subito a precisare di essere un tifoso del
Celtic). Conosciamo anche il proprietario che ci regala subito delle spille e
delle bandiere della Scozia. E' il 2014 in fin dei conti...
I 7 COLLI DI EDINBURGO
C'è una città che, proprio come Roma, sorge su sette colli.
Ma qui la potenza di Roma non arrivò mai, anzi Roma preferì tutelarsi chiudendo
l'accesso da e per la terra che chiamava Caledonia con un muro o meglio un
vallo. Sveglia con calma al mattino. Il viaggio in bus è piacevole e non troppo
lungo, attraverso la campagna scozzese e passando di fianco a Murrayfield, il
tempio del rugby scozzese. Ad accoglierci troviamo pioggia battente e un vento
maledetto, che ti gela le ossa e fa volar via cappelli e ombrelli ai passanti.
Le differenze con Glasgow sono enormi: dalla quantità di negozi di souvenir
capisci subito di essere in una città turistica, ma vedere in vetrina tutti
quei kilt e tartan, tutte quelle bandiere e clan crest ti fa di respirare un
po' di tradizione scozzese nonostante il tutto sia una semplice trovata
commerciale. Giuseppe ci fa da guida fino al Deacon Brodie's un bellissimo e
affollatissimo pub dove ci fermiamo a pranzare a base di pie e fish &
chips, placando la nostra sete con un'ottima Dark Island Ale, probabilmente la
birra migliore che abbia mai bevuto. Riprendiamo la strada verso Castle Hill e
il relativo castello. La pioggia è cessata e il vento è meno violento, il che
rende la camminata più piacevole. Ho modo di apprezzare ogni scorcio di questa
città che ha davvero tanto da offrire in termini culturali e artistici.
Arrivati in cima apprezziamo il bellissimo panorama che domina la città, prima di
infilarci in un negozio-museo di kilt lì accanto prima e alla Scotch Whisky
Experience poi. Ammiriamo il meglio che la Scozia ha da offrire in termini di
kilt e tessuti e ci facciamo ammaliare dal profumo di whisky prima di iniziare
la discesa verso il parlamento scozzese e Holyrood Park. Sulla nostra sinistra
scorgiamo Calton Hill che ci saluta, regalandoci l'ennesimo scorcio
indimenticabile che rende il tutto davvero magico. Magico come la Toolboth
Tavern, stupendo pub tradizionale in cui ci fermiamo a bere l'ennesima birra di
questo viaggio. Ambiente tranquillo, niente turisti e un bel gruppetto di
allegri pensionati scozzesi a farla da padrone. L'ora si fa tarda ed è ora di
lasciarci tutta la raffinatezza di Edinburgo alle spalle per fare rientro a Glasgow,
dove ceniamo velocemente prima di dirigerci in quella che davvero è la nostra
casa: Gallowgate. Sentiamo della musica live provenire dall'Emerald Isle Pub e
ci infiliamo subito dentro. È il solito tripudio di abbracci e strette di mano.
Alcuni si ricordano di noi, altri non li avevamo mai incontrati, tra tutti
spiccano un vecchio con la moglie più brutta del pianeta e il sosia di George
Best. La serata prosegue velocemente tra brindisi e canzoni, finchè il
proprietario suona la campana dell'ultimo giro prima di accompagnarci
gentilmente fuori, con la promessa di una sfida a calcio tra gli Italian Celts
e la sua squadra del pub la prossima volta che ci incontreremo.
COME ON YOU
SONS!
Altro giro altra corsa. Oggi sarà di nuovo football. Quello
vero. Quello genuino. Quello che piace a noi. Nei giorni precedenti la scelta
era caduta sul Dumbarton Football Club e sul suo bellissimo stadio, sovrastato
dalla Dumbarton Rock e dal castello da una parte, accarezzato dallo scivolare
delle acque del Clyde dall'altra. La squadra è impegnata nel "derby dello
stretto" col Greenock Morton. Saliamo sul treno, una ventina di minuti di
viaggio e ci siamo. Arriviamo allo stadio abbastanza presto, scattiamo qualche
foto ma è ancora tutto chiuso e decidiamo così di tornare verso il centro per
mettere qualcosa sotto i denti. L'unica cosa che troviamo aperto è un
McDonald's quindi la scelta è obbligata. Usciamo ed arriva subito la pioggia ad
accompagnarci lungo tutto il tragitto per lo stadio. Ora è finalmente aperto,
paghiamo l'ingresso (purtroppo non ci lasciano un biglietto cartaceo alla
cassa) e ci fiondiamo subito al bar interno che ospita anche un piccolissimo
shop, che vende solo sciarpe e cappellini smorzando subito il mio desiderio di
acquistare una maglietta ufficiale della squadra. Dovrò accontentarmi del match
programme. Qualcuno si accorge che abbiamo una parlata strana e inizia a fare
domande e in poco tempo diventiamo l'attrazione del giorno. Anche qui sono
abbracci e strette di mano, coi tifosi locali incuriositi da cosa ci facessero
cinque italiani a vedere una squadra di Championship (Serie B) Scozzese. Vanno
subito a chiamare il fotografo ufficiale del club e fino al kick off fanno il
possibile per farci sentire parte della loro piccola famiglia raccontando
aneddoti e spiegazioni sulla storia del club. Finalmente arriva il momento
della partita e ci posizioniamo insieme alla parte calda della tifoseria che ci
coinvolge nel suo tifo incessante. Il loro modo di sostenere la squadra è molto
goliardico e sentito. A ogni fallo degli avversari tutti in piedi a urlare
"OFF! OFF! OFF!" poi come un mantra interminabile parte il coro
"COME ON YOU SONS!". La partita è piacevole, il Dumbarton gioca un
bel calcio rapido palla a terra sfruttando molto le sovrapposizioni nei
terzini, in particolare quello destro che sembra molto ispirato e vincerà poi
il premio di Man Of The Match. La punta Colin Nish, con un importante passato
neanche troppo lontano in Scottish Premiership con le maglie di Kilmarnock,
Hibernian e Dundee Utd, gioca molto bene di sponda per favorire gli inserimenti
dei due trequartisti che giocano alle sue spalle. Ci sono tante occasioni da
gol non concretizzate, finchè sul finire del primo tempo viene concesso un
rigore per un fallo di mano e i padroni di casa passano finalmente in
vantaggio. Nell'intervallo il Geometra manda tutti fuori di testa mettendosi a
petto nudo come un true scottish venendo platonicamente nominato dai locali
nuovo capo ultrà. Nella ripresa il Dumbarton amministra il vantaggio nella
prima parte, per poi dare il colpo di grazia negli ultimi minuti chiudendo la
partita sul 2-0. Bella vittoria e situazioni in classifica tranquilla adesso,
il che ci permette di rientrare a Glasgow con la coscienza pulita. Cena neanche
troppo veloce a base di Haggis, Neeps and Tatties al Crystal Palace dove
veniamo raggiunti da Joanna che è impaziente di incominciare la serata a
Gallowgate. Serata ovviamente memorabile, prima al Bar '67, poi all' Hoops Bar,
dove incontriamo nuovamente il sosia di George Best e il nostro vecchio amico
Allan di ritorno da Carlisle dove era andato a guardare la partita del Celtic
Nation FC, per poi concludere tutto con il tragico karaoke al Cabin, sempre
aperto a oltranza quando tutti gli altri chiudono. Accompagnamo, per Km e Km la
nostra amica Joanna a prendere l'autobus e rientriamo in ostello, stanchi ed
esaltati per la stupenda giornata trascorsa. Consapevoli che il giorno
seguente, finalmente, andremo a seguire il nostro Celtic.
FANS NOT CRIMINALS
5 Gennaio, cielo grigio e gonfio di pioggia che potrebbe
iniziare a precipitarci addosso da un momento all'altro. Viaggio in treno breve
e tranquillo per raggiungere Paisley poco fuori Glasgow. Prima di tutto va
fatta una premessa: il biglietto lo abbiamo comprato tra mille difficoltà, ma
visto il sold out nel settore ospiti siamo stati costretti ad acquistarlo in
uno dei settori del St. Mirren, nella Main Stand per l'esattezza. Siamo quindi
usciti in tenuta casual, tristemente abolito il colore verde e qualsiasi cosa
possa far sospettare steward e tifosi di casa che siamo un gruppetto di
sostenitori dei Bhoys. Dicevamo di Paisley quindi. Scendiamo alla stazione centrale
per fare una camminata lunghissima fino allo stadio, una bella piazzetta e poi
il nulla più assoluto. Il New St. Mirren Park vale la fatica però perché si
tratta di un vero e proprio gioiellino. Ritiriamo i biglietti al ticket office
e, a testa bassa e volto coperto dalla sciarpa entro dentro seguito da
Giuseppe, Geometra e Gian, mentre Giorgio rimane indietro a scattare qualche
foto e per farsi controllare lo zaino dalla polizia come spesso avviene in UK.
I nostri posti sono fantastici, coi nostri idoli che fanno riscaldamento a poco
più di 2m da noi. Come dei bambini eccitati iniziamo a scattare foto, anche
agli avversari per non farci beccare. Tutto sembra procedere bene ma Giorgio
ancora non si vede. A un certo punto un addetto alla sicurezza si avvicina a
noi sorridendo, iniziando in maniera tranquillissima a chiederci come mai
facciamo foto ai giocatori del Celtic con tanta insistenza. Noi gli spieghiamo
che siamo turisti italiani appassionati di calcio scozzese e che c'è anche un
altro amico fuori che sta per entrare. Fin qui sembra essere tutto a posto. Poi
la situazione diventa tragica: maliziosamente il tizio ci chiede se siamo
tifosi del Celtic e Giuseppe con un'ingenuità che abbiamo rischiato di pagare
molto cara gli dice di sì e che siamo lì perchè purtroppo non abbiamo trovato i
biglietti per il settore ospiti. Lo steward sorride, sembra averla presa bene e
ci chiede gentilmente di seguirlo un attimo. Per un secondo, vista la sua
gentilezza e simpatia, ci illudiamo che ci faccia entrare nel settore
biancoverde. Arrivati fuori troviamo invece Giorgio bloccato da un altro
addetto, perché nello zaino gli hanno trovato un sacchetto del Celtic Store. Ci
dicono che dobbiamo andarcene, che non possiamo assistere alla partita e che
non abbiamo neanche diritto al rimborso dei biglietti perchè non avevamo
diritto a comprarli essendo tifosi del Celtic. Noi gli spieghiamo che non siamo
criminali ma gente per bene, che ci interessa solo guardare la partita senza
creare casini. Gli diciamo che abbiamo già assistito ad altre partite in questi
giorni senza problemi ma lui non vuole sentirci. Dopo un quarto d'ora buono di
suppliche e spiegazioni decide di andare a chiedere a un responsabile del
servizio di sicurezza. Siamo ormai rassegnati ad andarcene quando torna dandoci
una buona notizia: possiamo entrare ma saremo tenuti sotto osservazione e se
oseremo anche solo applaudire a una bella azione del Celtic ci porterà fuori
una volta per tutte. Veniamo anche a scoprire che a dei tifosi del Celtic
provenienti da Elgin è stata sequestrata una bandiera irlandese solo perchè al
centro era raffigurato Che Guevara. Questi di Paisley ce l'anno per vizio di
rompere le scatole. Passiamo quindi la partita seduti immobili ai nostri posti
come delle statuine, con la pioggia che ci cade finalmente addosso, sostenendo
i ragazzi solo mentalmente. Alla fine la partita finisce 4-0 per noi e ogni
volta che si segna si 'esulta' solamente urlando dei poderosi
"VAFFAN***O" che tutti pensano siano rivolti al Celtic ma che noi
sappiamo essere rivolti a tutta la società del St. Mirren Football Club, dal
presidente all'ultimo dei magazzinieri. Finito il supplizio torniamo a Glasgow,
direzione Brazen Head dove fanno come al solito il concerto di Gary Og. Qui
torniamo a essere noi stessi e idoli incontrastati della popolazione locale. Un
signore ci fa fare prima una foto con la replica della Coppa dei Campioni vinta
dal Celtic nel 1967, poi col pellerossa mascotte del locale. La serata prosegue
bene, come sempre quando si è in mezzo al popolo biancoverde. Poi si fa tardi,
arrivano le 23.40, ora dell'autobus per Manchester. Alle 04.30 siamo in
Inghilterra, treno per l'aeroporto e volo alle 12.45. Stanchi e distrutti ma
completamente appagati dalle grandissime emozioni che la buona Scozia ci ha saputo
regalare anche questa volta. Sempre più consapevoli di essere parte integrante
della Celtic Family.
Alex McGiro